venerdì 31 luglio 2009

Non est bibendum

Questo stordirsi all’aperto dei giovani, che bevono vagando col bicchiere in mano tra bottiglie che rotolano, da noi prima non c’era. Si vedeva nelle città inglesi fuori di certi pub, dove la gente agitava i boccali di birra così ubriaca, da non sapere se votarsi a una rissa o salutarsi. Ed erano semmai gli studenti americani che abusavano di quelle bevute selvagge, che però all’Europa latina di una volta davano il disgusto. Perché certo, anche nel nord d’Italia si beveva, ma al chiuso, e si esagerava giocando a carte al bar.
In un’altra maniera quindi, e non in quella posa cinematografica dei nostri giovani, che a Campo dei Fiori o in Corso Magenta sono tutti lì ad affollarsi per strada, contagiati, americanizzati da tv e filmetti americani. Perché neanche in Veneto si beveva come bevono i giovani ora. Fino a qualche settennio fa, non solo si restava al chiuso, ma il bere poteva ancora quasi dirsi riflesso di fami ataviche, di un vino cibo di riempimento, da esagerare in un rito ingenuo. Il bere era per l’appunto più ingenuo, meno sceneggiato ed estroverso. Ora è una vera posa etilica recitata: la replica di quanto succhiato in anni di video o tv.
E però, per quanto innaturale agli italiani, questo vizio, come non pochi altri e pessimi esiti della globalizzazione, ormai dilaga. E giustifica la severità del Comune di Milano. Perché quello stordirsi degli europei del nord per quanto disgustoso, ha almeno una spiegazione. Li aiuta, siano inglesi o tedeschi a separarsi da una comunità che li ingloba, e sovente li comprime. È per loro vincere l’atavica timidezza e un dare quindi forza maggiore, seppure precaria, all'individualismo. Ma in una nazione in cui i vincoli e i divieti comunitari hanno la povera forza che hanno in Italia, invece il bere peggiora solo le cose. In una nazione, come la nostra, di sfacciati individualisti, l’alcol eccita soltanto i nostri vizi. Ai nostri guai ne somma di ulteriori; senza importare nessuno dei molti pregi che almeno quelle nazioni hanno da sobrie.
G.Alvi

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Dietro all'alcolismo per noia e per "trasgressione" (balle: ormai in Italia per trasgredire bisogna restare sobri...), a mio parere, c'è solo un'ignoranza senza fine. Sono anni (parecchi, a dire il vero) che leggo di "perdita di valori", "crisi della famiglia", "crisi del ruolo genitoriale", "crisi della Scuola come magistra vitae", "crisi degli adolescenti" e via-via altre tonnellate di infami scemenze simili a queste. Dietro ai bambocci che vanno in giro per le strade "ciucchi come botti" (espressione delle mie parti) c'è solo in nulla. La non voglia e la nausea. Ma non quelle Camussiane o Sartriane: solo la non voglia di crescere (per questo li chiamo e li qualifico "bambocci") ed il ribrezzo che suscitano negli altri.
I poveri illusi che hanno studiato tanto, quelli che hanno cercato e cercano, quelli che credono nella Vita e che bevono solo quando hanno sete. Insomma: quelli che magari hanno 50 anni, ma la testa di un ottuagenario (sveglio) ed il Cuore di un Ragazzo.

"...Saggio è l'Uomo che, nella Maturità, conserva il cuore di un fanciullo..."

Stefano ha detto...

Saintexuperiana (o come diavolo si scrive)l'ultima frase. Bella. Mi ha ricordato il mio primo post:

http://stefanocicetti.blogspot.com/2007/11/prima-presentazione_11.html

Anonimo ha detto...

...comunque, e Saint-Exupéry a parte, io ho pensato - mentre scrivevo l'ultima frase - anche al Mitico Enzo Jannacci (che una volta mi visitò, a Milano, quando ero bambino, e cioè TANTISSIMI anni fa...ahimè)...