giovedì 31 gennaio 2008

Video snacking and mobisode

The links for "multimedia always and everywhere". Al firewall piacendo.

Lato B planetario

Sarà che non ho occhio ma io non ci capisco tanto di come è fatto Mercurio da queste foto navigabili.

mercoledì 30 gennaio 2008

Pausatirica

Il parroco muore. Durante la sepoltura chiedono alla perpetua: "Vuole baciarlo prima di metterlo dentro?" La donna scoppiando in lacrime: "Me lo diceva sempre anche lui..."

martedì 29 gennaio 2008

Memoria smemorata

Perchè il 27 gennaio commemoriamo la sacrosantissima giornata della memoria per non dimenticare le nefandezze criminali dell'Olocausto e le 6 milioni di vittime, e non ci sono 30 secondi istituzionali all'anno per lo meno in Italy per ricordarci i 20 milioni di contadini deportati e ammazzati da Lenin in meno di due anni verso il 1920? O quei poveretti non avevano nessun parente italiano, oppure non lo so. Non ha senso dedicare una giornata a tutte le vittime delle dittature mondiali del Novecento? Mi sa più di ecumenico, più di umano, più di fratenité, sennò si fa la fine del termine Pace che per il fascismo andava letto come "regime statico dittatoriale senza dissidenti dopo la fine delle guerre contro le plutodemocrazie capitaliste", e che per i girotondini e arcobaleni vari va letto come "guerra a Bush e all'Occidente capitalista sbruffone sfruttatore".

E' così ovvio

Dunque, se ho capito bene il concetto di un amico che mi sottolineava l'ovvietà dell'evento al vento, sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere coi propri occhi: gli USA l'11/09 abbattono le Torri Gemelle per contrastare l'impero cinese nel possesso di petrolio, quindi in tutte le materie prime e in ultima istanza nell'economia mondiale. Per preservare il nostro stile di vita, per conservare il mondo occidentale come lo conosciamo. Le butta giù addossando la colpa ad un Afghanistan deserto e soprattutto ad un uomo alto con la barba che non esiste, in realtà. L'uomo alto con la barba è un diversivo, un antipasto per arrivare al vero boccone, l'Iraq. Ci arrivo sempre dopo, io.

domenica 27 gennaio 2008

Copernico incoerente

Come definire la coerenza? Quale il suo campo di applicabilità? Qual è il confine tra osservanza del proprio credo più intimo e la capacità di cambiare idea con spirito critico, quale il limite fra l'attenersi ad un nucleo di valori inossidabile e costituente la propria natura cosciente e l'adeguarsi ragionato o ragionevole alle mutevoli condizioni al contorno? Non sono domande retoriche. Sono domande. E poi, la coerenza non si dovrebbe definire anche in base alla grandezza del tema trattato? E non sarebbe utile distinguere due tipi di coerenza? Una coerenza in senso stretto, di puro pensiero, che si manifesta in tempore; una coerenza in senso lato, che riguarda invece due ambiti distinti della persona che stridono e cozzano e non sono allineati (generalmente la convinzione morale e l'atteggiamento pratico). Il prete che la mattina precetta di non fornicare e di non desiderare la donna d'altri e la sera va con la puttana di turno immaginando che sia l'amante preferita del vescovo è incoerente in senso lato. Invece l'incoerenza delle proprie convinzioni viene alla luce nel tempo, a parte i casi di schizofrenia, quindi il giudizio è più arduo perché intanto il mondo esterno è cambiato. Il campo è spinoso perché la coerenza di pensiero la posso associare tanto ad un atteggiamento anti-relativistico e anti-modaiolo (che ratzingerianamente amo), quanto ad una immobilità di analisi critica che sfiora la stupidità (qualcuno diceva che solo lo stolto non cambia mai idea). Ma è chiaro che dipende da quanto è grave il tema. Se per vent'anni ho indossato solo jeans chiari e da oggi inizio a portarli scurissimi mi posso definire incoerente? Ancora. Ogni ideologia totalitaria del Novecento possedeva, almeno in una sua fase "stabile" e di mantenimento del potere, e almeno nella linea di pensiero "alta", quella dettata dagli intellettuali, un sistema di pensiero dogmatico e non mutevole. In questo senso definirei le dittature del secolo scorso coerenti in senso stretto. Il dogmatico è coerente. E dogmatico non è l'opposto di relativista ma di scettico, etimologicamente colui che osserva e ricerca incessantemente. Il fascismo dal 1924 al 1936 rimane pressoché ancorato ad un' unica visione della politica interna ed estera e sociale, dell'economia, della scuola, dei rapporti con la Chiesa, dei rapporti coi dissidenti.
Non valuterei la coerenza di se stessi nel tempo un metro di giudizio primario prescindendo uno dalla consistenza dell'oggetto del dibattito due dall'analisi delle mutate condizioni esterne.
Copernico da giovane aveva una visione tolemaica dell'universo.

sabato 26 gennaio 2008

Rassegna stampa - 25/I/2008

Il Messaggero pone l'accento sulle capacità indiscusse del Professore: “Prodi battuto, cade il governo. Un buon presidente a capo di una coalizione difficile.”
La Repubblica accende i riflettori sulla gioia del Berlusca, come a dire c'è poco da ridere faccia di gomma: “La sconfitta di Prodi. Berlusconi esulta: ora subito al voto.”
Il Corriere della Sera stressa sulla sceneggiata al Senato, ma essendo filogovernativo sempre fiuta l'aria e inizia a mettere la freccia un po' a destra: “Prodi sconfitto, cade il governo. Seduta drammatica in Senato: rissa e sputi. L’ostinazione e la disfatta”.
La Stampa moltiplica i veleni, come un certo Gesù moltiplicò i pani: “Cade Prodi, sputi e svenimenti in aula.”
Il Sole 24 Ore analizza e pre-suppone: “Prodi cade, Marini prima ipotesi.”
Il Giornale ricorda a Prodi i piaceri dell'essere nonno, perchè veder iniziare a camminare un nipote dà molte più soddisfazioni che prostrare una nazione: “A casa. Finisce il peggior governo che la Repubblica ricordi.”
Il Manifesto cita Triste solitario y final di Osvaldo Soriano: “Solitario e final. Suicidio politico.”
Il Foglio non concede mai in prima pagina la semplicità e l'immediatezza di titoli sensazionalistici, anzi in genere non dà neanche notizie ma solo studi e approfondimenti: “Dopo la sfiducia. In Senato finisce 161 a 156. Prodi sabota le larghe intese. Gli ulivisti pronti alla resa dei conti nel PD.”
L’Avvenire dice come stanno le cose: “La fiducia non c’è e Prodi si dimette.”
L’Unità prospetta qualcosa a metà strada tra l'Apocalisse e un film anni Novanta di Steven Seagal: “Cade il governo Prodi, un salto nel vuoto.”
Liberazione non parla di Marini come il Sole 24 Ore ma di elezioni: “Prodi affondato, elezioni vicine.”
Il Riformista punta l'indice sul grande indagato: “Via Prodi, comincia l’assedio a Veltroni.”

Infine il quotidiano Ab urbe condita, direttore Tito Livio: "Cum ergo Romanis iniquum et turpe visum esset superbiam regis diutius tolerare, tumultum in urbe moverunt." (Sembrando ai romani ingiusto e indegno sopportare così a lungo la superbia del re, provocarono una rivolta in città).

giovedì 24 gennaio 2008

Lost in a Roman wilderness of pain

La traduzione non è "Perduto è Romano in una landa di dolore" ?
This is the end, beautiful friend
This is the end, my only friend
The end of our elaborate plans
The end of everything that stands
The end
No safety or surprise

The end
I'll never look into your eyes again
Can you picture what will be

So limitless and free
Desperately in need of some stranger's hand
In a desperate land
Lost in a Roman wilderness of pain

And all the children are insane
All the children are insane
Waiting for the summer rain...

156 contro 161

La condanna dell'Hybris.
Dall'Apocalisse di Giovanni: 18, 17-21.
Vidi poi un angelo, ritto sul sole, che gridava a gran voce a tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: "Venite, radunatevi al grande banchetto di Dio. Mangiate le carni dei re, le carni dei capitani, le carni degli eroi, le carni dei cavalli e dei cavalieri e le carni di tutti gli uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi". Vidi allora la bestia e i re della terra con i loro eserciti radunati per muover guerra contro colui che era seduto sul cavallo e contro il suo esercito. Ma la bestia fu catturata e con essa il falso profeta che alla sua presenza aveva operato quei portenti con i quali aveva sedotto quanti avevan ricevuto il marchio della bestia e ne avevano adorato la statua. Ambedue furono gettati vivi nello stagno di fuoco, ardente di zolfo. Tutti gli altri furono uccisi dalla spada che usciva di bocca al Cavaliere; e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni.

domenica 20 gennaio 2008

Il messaggio del massaggio

Cresce l’offerta di centri di bellezza, Wellness Resort, e tutto ciò che è collegato alla cura del corpo. Perché è aumentata anche la domanda. Forse non esclusivamente per lenire lo stress o per rispondere al fascinoso peccato della vanità che ci pretende bellissimi e desiderabilissimi.
La comunicazione nei popoli primitivi e nei popoli del sud del mondo avviene in larga misura con il corpo, con il tatto e con il tocco. Più una società si sviluppa, più il contatto corporeo diretto viene evitato, più le persone comunicano fisicamente distanziate, più nascono e prosperano, con un meccanismo di controreazione, centri massaggi e istituti benessere. Forse la comunicazione corporea è innata, è primitiva ma insostituibile, è atavica quanto innegabile, e in una società ultracivilizzata dove la solitudine significa libertà conquistata e da conquistare, il modo più veloce e easy per tornare all’antico bisogno di pelle-su-pelle è l’acquisto. Tanto più che il contatto, autoindotto o ricevuto dall’esterno, ha un forte legame con l’accettazione di sé, l’autostima e la sicurezza del proprio io di fronte agli altri. Il messaggio di un massaggio va oltre la cura delle mere tensioni muscolari e psicologiche del mondo impiegatizio occidentalizzato e iper-busy. La carezza è ancestrale. Anche perché ho saputo pochi giorni fa che per fare i figli bisogna entrare in contatto fisico, in qualche modo e in qualche luogo e in qualche tempo che ancora non conosco. Indagherò. Anyway, estrapolando e portando alle estreme conseguenze lo sviluppo “civile” di una nazione, che sta in legame diretto con l’indipendenza nei rapporti e l’allontanarsi vicendevole dei corpi, non è possibile che il contatto pagato sia una risposta al primordiale e inconscio istinto dell’autoconservazione della specie? Il massaggio non potrebbe essere un lapsus freudiano sociale inteso a metterci in guardia dall’estinzione? PS: Anche se non sembra, non ho nessun parente estetista.

venerdì 18 gennaio 2008

L'accontentarsi del non

Non è per ritornare sul discorso del Papa Sapiente, è che mi è piaciuta la lettura dei fatti di un professore stamattina in televisione. Dice: dobbiamo essere contenti e appagati perché oggi si è evitato lo scontro fisico, mentre ad un altro Papa si sparò, e sono esistite e in altri Paesi esistono le guerre di religione. Deduco: è già una manifestazione di civiltà non arrivare alle mani o alle armi. Questa visione della civiltà in negativo non fa crescere un popolo più di tanto, così come una visione in negativo della condizione esistenziale umana non fa crescere le coscienze. Accontentarsi grazie all'analisi del peggio è la miglior benzina per la stasi, non per l'analisi critica e il progresso. Certo che si può dire: gioiamo, signori, perché gli studenti e i professori dissidenti e tutti gli anticlericali del mondo avrebbero potuto lanciare un assaggio di atomica sul Vaticano, defenestrare Ratzinger domenica all'Angelus, incendiare San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore, cannibalizzare tutti i vescovi d'Italia, gambizzare i preti laziali, organizzare incontri di kickboxing tra studenti del secondo anno di filosofia e i monaci cistercensi umbri. Ragionamento negativo: non è successo tutto questo, quindi accontentatevi. Non ci sono ora le guerre di religione, non abbiamo sparato ancora una volta al papa: è già un segno di civiltà. Di solito preferisco assumere modelli positivi per migliorare. La soddisfazione di sé può far godere, lo dice anche il proverbio, ma di certo è una goduria non stimolante.

mercoledì 16 gennaio 2008

Il nemico dell'Insipienza

Il pontefice, teologo e filosofo Ratzinger cancella la visita all'Università dell'Insipienza di Roma, dopo lo stop firmato dai 67 sedicenti professori e le connesse polemiche.
Una studentessa: "Abbiamo vinto contro l'oscurantismo".
Uno studente: "E' la vittoria della laicità sulle ingerenze fastidiose della Chiesa".
E' anche grazie a queste esternazioni delle forme più estreme e nello stesso tempo banali della post-modernità laicista che si diventa sempre più ratzingeriani.
Quando l'ignoranza del Pensiero si accompagna alla maleducazione nei toni e nello stile, ogni commento sulla libertà di parola negata, sul dogmatismo oscurantista laicista, sul tribunale inquisitorio anticlericale, sulla superstiziosa religione acritica di sparuti gruppetti di pseudo-ordinari spauriti dal confronto equilibrato ed intelligente, sul fancazzismo modaiolo di pseudo-studenti figli di papà, anzi figli di un'Italia intellettuale e beneducata, tipicamente anticapitalista nelle intenzioni ma borghese nel portafogli, dicevo ogni commento diventa pleonastico.
Eccola la religione di cui si dovrebbe diffidare. La scienza resa sacra, la "sapienza" coi suoi dogmi, le sue credenze, le sue fedi irrazionali, le sue liturgie assolute non è più pericolosa di una fede che si apre, si mette in discussione, e che ragiona sui rapporti con la scienza, l'etica e la politica?
Il papa è nemico, dunque. Alcune citazioni.
Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. - Gesù Cristo
Come gli amici adulando pervertono, così i nemici con i rimproveri molte volte correggono. - Sant' Agostino
Per quanto siano sgradevoli i nemici, non diventeranno mai tanto noiosi quanto i seguaci. - Elias Canetti
Comportati con il tuo amico come se egli potesse esserti contro, un giorno, e tratta il tuo nemico come se potesse diventarti un giorno amico. - Hazrat Ali
E, soprattutto, Aristofane: il saggio impara molte cose dai suoi nemici. Appunto. Lo stolto, invece, non impara nulla. Neanche se il nemico spiegasse.

Di seguito uno dei capoversi più "cattivi" dell'allocuzione che il Papa avrebbe dovuto pronunciare. Sicuramente da censurare.
Se la ragione...diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce... Perde il coraggio per la verità e così non diventa più grande, ma più piccola. Applicato alla nostra cultura europea ciò significa: se essa vuole solo autocostruirsi in base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince e –preoccupata della sua laicità– si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma.

lunedì 14 gennaio 2008

Lettere sussultorie

“Km stai? D dove vieni? C 6? Va tt ok? Kasomai c vediamo dom.”
A parte che km significa chilometri e non come, d può essere una lettera dell’alfabeto, potrebbe significare di e da e do, può essere il simbolo del deuterio, della diottria, del diametro del cerchio, di una vitamina, del prefisso deci. A parte che la C6 è un’auto, e anche la C (Classe C, Mercedes) e anche la TT (Audi). A parte che la k in casomai non consente di risparmiare una preziosa lettera: in kiamami sì, in casomai no. A parte che dom può voler dire sia domani che domenica che domattina.
A parte tutto questo, il linguaggio tipico di sms, chat, email non solo è spesso ambiguo o di difficile lettura, non solo non è veloce se non si conosce la chiave interpretativa, non solo è scorretto, ma è soprattutto antiestetico e inelegante. Le massime espressioni della letteratura italiane non nascono dal connubio supremo tra la densità di un significato esatto e morale e informativo e l’armonia di un significante lirico, tra suoni e sostanze delle parole, tra gli insegnamenti e le immagini evocate dai costrutti e la musica prodotta dalle sublimi combinazioni delle lettere dell’alfabeto? Sia in prosa che in poesia. Non è che dobbiamo scrivere in un sms che il naufragar m’è dolce in questo mare, ma neanche “qnd m kiami vng kn t”.
In generale, non riceviamo moltissime lettere o messaggi scritti (tralasciando energia elettrica e telefoni e servizi postali). Ma si pensi alla speranza rilassata o concitata nell’attesa di una missiva, allo scarto della busta, autentico rito liturgico, all’odore della carta, che poi si tocca e si apre, alla vista delle parole sul foglio, disposte in un particolare ordine, con una precisa grafia, con un determinato inchiostro e con penna o matita di un definito spessore. Un “come stai?” acquista un significato unico, ci si può leggere trascuratezza o preoccupazione o ipocrisia o affetto. Tutti i sensi sono coinvolti nel rapporto carnale di un lettore con il suo proprio messaggio personale e personalizzato. E poi intervengono l’intelletto e la memoria, e nei casi più fortunati/sfortunati irrompono il cuore, la pancia, la spina dorsale. La lettera finisce nel fuoco, in un quadro, in un cassetto.
Brividi di panico, di vuoto, di dolore, o brividi di gioia, o di amore.
Terremoti di parole. Sussulti di vocali e consonanti.

domenica 13 gennaio 2008

L'anguilla poetica

Di Eugenio Montale, una sola frase: minuziosa ma lieve, evocativa ma reale, zoologica ma allegorica. Leggera, rapida, esatta, visibile, molteplice.

L’anguilla, la sirena
dei mari freddi che lascia il Baltico
per giungere ai nostri mari,
ai nostri estuari, ai fiumi
che risale in profondo, sotto la piena avversa,
di ramo in ramo e poi
di capello in capello, assottigliati,
sempre più addentro, sempre più nel cuore
del macigno, filtrando
tra gorielli di melma finché un giorno
una luce scoccata dai castagni
ne accende il guizzo in pozze d’acquamorta,
nei fossi che declinano
dai balzi d’Appennino alla Romagna;
l’anguilla, torcia, frusta,
freccia d’Amore in terra
che solo i nostri botri o i disseccati
ruscelli pirenaici riconducono
a paradisi di fecondazione;
l’anima verde che cerca
vita là dove solo
morde l’arsura e la desolazione,
la scintilla che dice
tutto comincia quando tutto pare
incarbonirsi, bronco seppellito;
l’iride breve, gemella
di quella che incastonano i tuoi cigli
e fai brillare intatta in mezzo ai figli
dell’uomo, immersi nel tuo fango, puoi tu
non crederla sorella?

Il fuggir vano

Una delle caratteristiche dei classici è l’eterna attualità del messaggio. Dal De rerum natura, Lucrezio.

Si possent homines, proinde ac sentire videntur
pondus inesse animo quod se gravitate fatiget,
e quibus id fiat causis quoque noscere et unde
tanta mali tamquam moles in pectore constet,
haud ita vitam agerent, ut nunc plerumque videmus
quid sibi quisque velit nescire et quaerere semper
commutare locum quasi onus deponere possit.
Exit saepe foras magnis ex aedibus ille,
esse domi quem pertaesumst, subitoque revertit,
quippe foris nilo melius qui sentiat esse.
Currit agens mannos ad villam praecipitanter,
auxilium tectis quasi ferre ardentibus instans;
oscitat extemplo, tetigit cum limina villae,
aut abit in somnum gravis atque oblivia quaerit,
aut etiam properans urbem petit atque revisit.
Hoc se quisque modo fugit, at quem scilicet, ut fit,
effugere haud potis est, ingratius haeret et odit
propterea, morbi quia causam non tenet aeger;
quam bene si videat, iam rebus quisque relictis
naturam primum studeat cognoscere rerum,
temporis aeterni quoniam, non unius horae,
ambigitur status, in quo sit mortalibus omnis
aetas, post mortem quae restat cumque manenda.

Se gli uomini, come sentono nell'animo quel peso che con la sua gravezza li opprime, potessero sapere da quali cause abbia origine e perché tale macigno di affanni si addensi nel loro petto, certamente avrebbero una vita migliore.E così li vediamo non sapere ciascuno cosa voglia per sé, cambiare senza posa sede, pensando di poter scaricare in tal modo quel peso. Esce spesso dal suo grande palazzo, quegli che è annoiato delle sue stanze, ma subito vi ritorna, accorgendosi che fuori non v'è nulla di meglio. Quest'altro corre spingendo i suoi veloci puledri a precipizio verso la villa di campagna, come se stesse bruciando; ma già sulla porta sbadiglia: cade in un sonno profondo quasi a cercar l'oblio, oppure torna in gran fretta a rivedere la città.In questo modo ciascuno cerca di fuggire se stesso, ma, come accade, non può sfuggire a quell' "io", al quale resta attaccato a malincuore e che odia, perché, malato, non vede la causa della sua malattia. Se la vedesse, accantonate tutte le altre cose, si darebbe innanzitutto allo studio della natura, la quale anche dopo la nostra morte - per l'eternità - persiste, insieme all'eternità dello stato di morte.

giovedì 10 gennaio 2008

Fango Chanel

7 gennaio, 17:00 ora locale, repubblica dominicana, villaggio di contadini a circa 10 km dal mare. Una ragazza sui 16 anni stende i panni vicino la strada, sterrata e piena di buche e fango, ha addosso un paio di stracci, sorride ad alcuni turisti europei a cavallo di quad rombanti in escursione, mentre bambini seminudi corrono scalzi tra profonde e fetide pozzanghere color terra di Siena e salutano, e i ragazzini più grandi riparano motorini scassati all'ombra, davanti a quelle che dovrebbero essere abitazioni.
8 gennaio, 17 ora locale, treno Eurostar Milano Roma. Due ragazze sui 16 anni tornano nella capitale da un casting di modelle a Milano, super in tiro col viso da bambine. Vantano comparsate e protagonistate. "Se non hai fatto anche un po' di cinema non ti si filano, la pubblicità non basta", "Io uso Chanel n°20 d'estate e n°40 d'inverno, solo fondotinta Chanel sennò non mi trovo", "Il book me lo ha fatto un fotografo di Rimini, è caro ma ne vale la pena".
Dalle bellezze nascoste e inconsapevoli alle bellezze ostentate e accentuate. Dal tentare di essere all'apparire per essere. Il mondo è bello perché è vario no?