giovedì 20 dicembre 2007

Bambini senza rughe

http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/bambini-mattoni/1.html
Stupende queste foto sui bambini indiani che lavorano i mattoni, ci chiudo l'anno solare, ci inauguro il Natale. Altro che la discussione sulle rughe di Hillary (c'è poi tutta questa differenza tra la foto in cui è truccata e in cui è naturale? A me sembrano identiche). Bambini bellissimi. Bambini senza niente eppure a testa alta. Più che la miseria potè l'innocenza. Bambini senza un filo di rughe.

mercoledì 19 dicembre 2007

La moglie prode

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200712articoli/28612girata.asp
Al posto della prodigiosa e proterva signora che ha consigliato al poco prodigo e prudente Prodi difeso dalla più prode e protettiva moglie di tornarsene a casa, ci avrei pensato due volte. La Flavia non fa di cognome Franzoni?

Orgasmo di pace o figura di merda?

http://www.corriere.it/cronache/07_dicembre_19/orgasmo_globale_sabato_584ce73c-ae37-11dc-8dc1-0003ba99c53b.shtml
Se ho capito bene grazie ad un orgasmo collettivo alle 7:08 italiane del 22 dicembre (solstizio d'inverno mondiale mediato) dovremmo salvare il pianeta dai conflitti e dalle guerre. Forte, vale anche per gli onanisti?
Ma dal punto di vista gravitazionale (le maree insegnano) non è probabile che abbia più effetto andare tutti al bagno nello stesso istante e concentrarsi fitto fitto seduti sul water pensando di fare il bisognino in testa a Bin Laden, e sganciar contemporaneamente il marron greve sul barbuto volto?

Filosofia influenzata e caffè senz'anima

Un mio stimato collega, che ringrazio, mi propone questa poesia di Gioacchino Belli, "Er caffettiere filosofo". La riporto, mi piace. A seguire la mia analisi, molto molto personale, molto malata (sono a letto con l’influenza), poco professionale e spero poco poco noiosa.

L'ommini de sto monno sò ll'istesso

Che vvaghi de caffè nner mascinino:
C'uno prima, uno doppo, e un antro appresso,
Tutti cuanti però vvanno a un distino.

Spesso muteno sito, e ccaccia spesso
Er vago grosso er vago piccinino,
E ss'incarzeno, tutti in zu l'ingresso
Der ferro che li sfraggne in porverino.

E ll'ommini accusì vviveno ar monno
Misticati pe mmano de la sorte
Che sse li ggira tutti in tonno in tonno;

E mmovennose oggnuno, o ppiano, o fforte,
Senza capillo mai caleno a ffonno
Pe ccascà nne la gola de la morte.

Sonetto romanesco con innumerevoli richiami letterari e filosofici. C’è il "panta rei os potamos" di Eraclito, il mondo come flusso perenne in incessante divenire e trasformazione -"uno prima, uno doppo, e un antro appresso"-. La spina dorsale è di “Democrito, che ‘l mondo a caso pone”, come ricorda Dante, Democrito con il suo meccanicismo deterministico. C’è tutta la corrente atea del positivismo dell’Ottocento, e del razionalismo agnostico, ma privati entrambi della fede nella scienza e della fiducia nell’uomo. C’è la mediocrità del popolo di Manzoni, misero e inconsapevole, nei chicchi che “ss’incarzeno tutti in zu l’ingresso”, come quando la folla dei Promessi Sposi si alza sulle punte per vedere l’ospite che arriva: “alzandosi tutti, vedevano né più né meno che se fossero stati con le piante a terra; ma tant’è, tutti si alzavano”. Ci sono Plauto e Hobbes e il loro "homo homini lupus" nell’istinto di sopravvivenza e sopraffazione del vago grosso che “caccia” il vago piccino, e l’ineluttabilità del fato di omerica memoria nell’onomatopeico “sfraggnersi”. Si legge una spolverata di predestinazione di tipo luterano e calvinistico nell’andare “tutti cuanti a un distino”, perché la consapevolezza della fine pre-ordinata lascia intuire tra le righe l’inevitabilità di una prassi materialistica e di un relativismo dei valori. E non c’è qualche etto di pessimismo storico leopardiano, in questa sorte “che sse li ggira tutti in tonno in tonno”? Non ci sono i corsi e ricorsi storici di Vico e il suo “historia se repetit”, in quel calare a fonno “senza capillo mai”, prima di cascare nella gola della "signora e padrona" di Branduardi, che tutto livella e che tutto mette a tacere perché dopo c’è solo polvere di caffè? E l’atmosfera è dantesca, tantissimo, il macinino è un inferno senza pace, i chicchi sono gli ignavi, “genti dolorose ch’hanno perduto il ben dell’intelletto”. Non sentite “diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d’ira, voci alte e fioche”? Non è assordante e scomoda “nner mascinino” la presenza del diavolo? Diavolo che non è il male ma l’assenza del bene, che non è tentazione ma assenza di speranza, che è sì una forma se volete molto etica di umanesimo, ma un umanesimo poco socratico e poco rinascimentale, spogliato di ogni istinto sacrale, di ogni apertura a qualsiasi forma di Assoluto.

Clessidra schiacciachicchi. Escatologia senza zucchero. Caffè senz’anima.
Ci leggo tante cose, sarà l’influenza?

lunedì 17 dicembre 2007

Meretrice? No, attrice legiferatrice

http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/la-legge-della-porno-star/la-legge-della-porno-star/la-legge-della-porno-star.html
Non fate facili ironie e non dite che se dovesse vincere Berlusconi va tutto a puttane. Ricordatevi che:
1) La ragazza ha un curriculum (ho detto curriculum) di tutto rispetto.
2) La regolamentazione del mercato dell'hard è molto ragionevole, primo perché non sembra che il mercato vada incontro a crisi, secondo perché non è l'ultimo dei mercati in termini di fatturato e bacino di utenza, terzo perché riguarda anche la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro.

3) Cosa c'è di meglio di una ragazza di venticinque anni e laureata in Business Philosophy per iniziare a diminuire la gerontocrazia e l'androcrazia della politica italiana, ossia per svecchiare il vecchiume e smaschilizzare il maschiume?
4) Il grado di civilizzazione di una società si misura anche con la non ipocrisia su temi antichissimi e sempre attuali (attenzione, antichissimi e non moderni o post-moderni), con la regolamentazione di attività che potrebbero risultare altrimenti o in taluni casi al limite della legalità (regolare significa porre regole e quindi limiti), con il superamento culturale di tabù inutili (le autentiche repressioni delle passioni anche sessuali nel mondo musulmano, oltre a non poter fisiologicamente essere efficaci, si esercitano solo sulle donne, a dimostrazione che il fondamento repressivo e coercitivo, in ogni caso non giustificabile, non è filosofico, non è humanus, non ha nessuna parvenza morale o teologica universale, è fondamentalismo sessista e basta).
5) The last but not the least: Vladimir Luxuria –ripeto, Vladimir Luxuria- è deputato/a (purtroppo in italiano non c'è il genere neutro) della Repubblica italiana. A questo punto non si possono avere più pregiudizi su nessuno, si valutano le idee e non chi le formula, l'abito non fa il monaco eccetera eccetera. Ora sono in grado di ascoltare con mente aperta e di buon grado anche le proposte di legge di Willy, il bastardino di Enzo Iacchetti. Grazie Vlad.

Bene, a parte le faziose pretestuose inutili motivazioni addotte finora, mi piaceva trovare argomenti per contrastare il sarcasmo di un mio amico comunista.

domenica 16 dicembre 2007

Il netto rifiuto della morsa del gelo

Non è colpa mia se la lingua mi appassiona.
D'altra parte il centro-destra non si è ancora riorganizzato, Prodi non è ancora rinsavito, la Lega non è ancora così incazzata come potrebbe, l'orgia interracial di Perugia con l'inglesina finita male non è ancora chiara, il Natale è vicino ma nonostante la neve il clima magico delle feste ancora non si sente. Quindi riporto tutt'altro: il brano seguente è tratto dal libro di Gian Luigi Beccaria “Italiano antico e nuovo”.
...sulle indagini si mantiene il più assoluto riserbo, sulla vicenda grava il buio più fitto, si attende una esemplare sentenza… Tonfo sordo, torbida vicenda, pesante bilancio, corpo contundente, improvviso malore, netto rifiuto, profondo cordoglio, rigoroso riserbo, squallida vicenda, viva soddisfazione; morsa del gelo, autorità competenti, rudimentale ordigno, interrogatori stringenti. Sono espressioni, per carità, tutte in corretto italiano, e chiarissime, ma che ricadono nello stesso errore degli automatismi del «comporre» scolastico quando privilegiava gli stilemi letterati da bozzetto: al tema «Primavera» scattavano viole che occhieggiano timidamente tra il soffice letto dei prati, uccelli lieti che cinguettano tra i verdi rami fronzuti, e via così. E’ vero che chi legge si aspetta che la brillante operazione sia stata condotta su vasta scala, a largo respiro, da ingenti forze di polizia, che tempestivo sia stato l'intervento delle forze dell'ordine. Ma gli abbinamenti usuratissimi, ripetuti senza variazioni sino alla stucchevolezza, informano poco. Il lettore si sdraia pigramente su di essi. Le parole gli scivolano addosso, leggere, senza lasciare un segno, anche se il tasso di burocratese sempre assai alto nell'informazione televisiva, nella cronaca giornalistica, ha tutta l'intenzione di farsi notare, di dare l'impressione di rigore e di obiettività al racconto.

Una obiettività pallosissima. Formulario per cervelli spenti. Non posso che proporre una brillante operazione su vasta scala per esprimere con viva soddisfazione il netto rifiuto di espressioni come "morsa del gelo".

Generatore di burocratese

http://www.sandrodiremigio.com/giochi/generatore_frasi_senza_senso.htm
Lo specchietto è molto famoso, ma in questo sito c'è anche il generatore automatico di frasi politichesi e burocratesi, anche in versione astrofisica.
Un esempio: la valenza epidemiologica prefigura il superamento di ogni ostacolo o resistenza passiva con criteri non dirigistici non dando certo per scontato con le dovute ed imprescindibili sottolineature l'adozione di una metodologia differenziata.

venerdì 14 dicembre 2007

Gli spiriti degli Italiani

Inchiesta del New York Times sul declino del Belpaese. Lati positivi denunciati: si mangia e si beve bene ma gli italiani non sono obesi né si ubriacano (verissimo, rispetto al resto d'Europa), l'Italia profuma di antico, è glamour ed attira i pensionati europei (nulla non è). Lati velatamente negativi secondo il giornale americano: l'Italia sembra non volersi più bene, è frustrata e frustata da fratture politiche, crescita irregolare -se vogliamo utilizzare un eufemismo-, malavita che sostituisce egregiamente uno Stato assente in talune zone italiche, patriottismo inferiore a quello degli immigrati pakistani e moldavi. E ancora: l'accesso a internet e alle informazioni è il più basso d'Europa, siamo affossati da pensioni abbondanti in quantità e qualità, da debito pubblico e costi della politica (non solum, aggiungo). L'eredità di un "comunismo al cappuccino" blocca lo sviluppo nazionale. Giorgetto Napolitano dice di scommettere sull'Italia, cita John Maynard Keynes e consiglia di puntare sul nostro animal spirit. Io vedo lontani i tempi dello "spirto guerrier ch' entro mi rugge", al suo posto avrei citato il buon Luca Carboni e avrei consigliato di puntare non sullo spirito animale, ma sul fisico bestiale.

mercoledì 12 dicembre 2007

Due posti spider

Articolino ino ino dedicato al mio amico, il cui zio amava ripetergli che con le ragazze se hai la macchina due posti spider è più semplice. Io non sono mai stato dello stesso parere, sarebbe troppo facile, sai che schiera di decappottabili in giro? Ma alla due posti spider ci ritorno con la mente tutte le volte che inseguiamo semestralmente i telefonini provvisti di GSM GPRS TOM TOM Bluetooth IR WAP EDGE UMTS e vestiamo solo D&G Diesel Armani e andiamo a Sharm el Sheikh a scattare le stesse fotografie che scatta lo stesso anno l’anno prima o l’anno successivo il vicino di casa e ci lampadiamo il giorno dei Morti e facciamo l’aperitivo su quel locale il giorno dei Santi perché lì è carino mangi un casino in pratica ceni lì e mettono la musica house e c’è un sacco di gente figa (giusto per accennare un flusso di coscienza comunque meno fluido del flusso di superficialità happy hour). Allora pensi che il concetto di status symbol non è vero che è anni ’80, c’è ancora, si è solo evoluto: là, delta integrale e chiodo di pelle, qui, Mercedes SLK e abbigliamento alla Interrante. Mica un problema, Dio ci salvi da un’altra predica sul materialismo, soprattutto prenatalizio, io riesco a sguazzarci abbastanza bene nella mediocrità, e se non ho l’SLK è per momentanea mancanza di un paio di zeri nel conto, non per convinzione filosofica. Però non è palloso sentir sempre dire dalle femminucce che non conta che il maschietto abbia i soldi (sottinteso basta che li spenda e sia generoso) e dai maschietti che non è bello che la femminuccia sia vanitosa (sottinteso basta che sia vestita bene e sia molto curata in ogni dettaglio) ?

Divertissement o divertìmose?

A leggere le due parole c’è di diverso appena la permutazione delle ultime due sillabe, ma il primo ha un significato più profondo se lo si intende, come lo intendeva Blaise Pascal, come stordimento di sé, oblio di sé nella molteplicità delle occupazioni quotidiane, e fuga da sé, dai supremi interrogativi sulla vita e sulla morte. Senza le quotidiane distrazioni l’uomo prova noia. E la noia esistenziale non è lo sbadiglio davanti alla puntata di Derrick, ma è rivelazione dell’insufficienza dell’uomo a sé stesso, dissidio tra strutturale miseria della condizione umana e agognata e mai raggiunta e mai raggiungibile felicità terrena: “non viviamo mai, ma speriamo di vivere, e, preparandoci sempre ad essere felici, è inevitabile che non siamo mai tali”. Forse anche per questo Pascal parlava di “ragionevolezza” del cristianesimo e consigliava di “scommettere” sull’esistenza di Dio. Mi viene in mente spesso il povero Pascal, mi piace la sua lettura del di-vertire (dirottare dalla retta via della ragione e della ricerca), ci penso sia di fronte ai ragazzini ubriachi con il riso che abbonda sulla bocca, inconsapevole, sia di fronte al sorriso a zero denti e bocca deformata e occhio suino di Prodi, sebbene sia sempre meno frequente, chissà perché, un sorriso da divertìmose che fa dire al resto d’Europa, preoccupata per la sua salute, “is he ok?” “Ist er in Ordnung?” “Comment va-t-il?”. E allora penso che il divertissement sarebbe già un’enorme conquista: la coscienza della propria miseria è già segno di grandezza.

domenica 9 dicembre 2007

Il modello della modella

http://www.corriere.it/cronache/07_dicembre_09/sexy_intelligenti_libro_2958e626-a683-11dc-b0eb-0003ba99c53b.shtml
A parte che l’articolo è diviso nettamente in due, il primo 70% sui superficiali ed esclusivi modelli di bellezza delle giovani generazioni di pulzelle ed il secondo 30% sulle esperienze di omosessualità dei/delle teenager italiane; a parte che ci mancherebbe, non si può generalizzare; a parte che mi sembra un poco esagerata la stima che per una ragazzina su tre “impazzano” le esperienze omosessuali; a parte che Britney Spears è davvero brutta se la guardate con meno di 800 grammi di trucco e Paris Hilton non è Venere anche se la ritoccate con bisturi, Photoshop e polveri dorate; a parte che le informazioni più ricercate dai teenager fino ai tre lustri di vita sono sempre state di carattere sessuale e forse negli anni ’70 anche di più; a parte che non contrapporrei in modo così dicotomico gli anni ’70 (eden di contro-edonismo e terreno temporale di magnifiche conquiste di Madonne consapevoli del loro fine in Terra) agli attuali anni di inseguimenti della 90/60/90 di turno –e se queste frenetiche rincorse idolatre siano causate anche dalle sessantottine battaglie?-; a parte che l’articolo non accenna agli obiettivi delle passate lotte femminili, perché se tra questi vi era anche la rivendicazione ad una libera espressione dell’essere donna e della sessualità allora gli attuali jeans esalta-perizoma e i video amatoriali e i gran bicchieri di rum e pera e la pasticchetta al cesso e le suppellettili tribali di natura figurativa o metallica sono anch’essi vuoi o non vuoi una manifestazione, oggi, di una libertà assoluta richiesta ieri e derivante da una non-etica estremamente relativizzante.
A parte tutto questo, dicevo: ma se il modello di intelligenza e successo sociale deve essere Rosy Bindi, allora, care ragazze, dimenticate questo articolo e continuate a strusciarvi fra di voi davanti al video fatto in casa della Hilton vi prego.

sabato 8 dicembre 2007

Masturbazione e saffismo da carabinieri

http://www.donnenelsilenzio.net/web/modules.php?name=News&file=article&sid=8
This link is very nice, magari non tutti conoscono l’Enciclopedia di Polizia del 1952 contenente i dettami di Sapere del perfetto poliziotto e carabiniere della nascente e orgogliosamente antifascista repubblica democratica italiana. Tre voci enciclopediche e definizioni non si possono perdere: fellismo, masturbazione, saffismo. Se non avete voglia di leggere l’articolo allegato riporto una sintesi sui tre “obbrobriosi pervertimenti”. Con mio commento annesso.
Non mi avventuro in giudizi morali o moralistici o amorali o contro-moralistici, passo la parola al vocabolario poliziesco, molto più divertente.
Il fellismo è un “atto abominevole e ributtante di libidine, consistente nel coito boccale”.

Vorrei averli potuti vedere i militari ventenni, a ripassare l’enciclopedia la sera prima dell’esame per il concorso di maresciallo, intenti a studiare una formula che non entra in testa, oppure che entra automaticamente in testa in quanto esatto opposto della definizione individuale. Altra e più preoccupante considerazione: d’ora in avanti quando in pizzeria chiederò un boccale di birra come farò a non pensare istantaneamente al coito boccale? Signorina, mi faccia un boccale, cioè, scusi, mi porti un boccale…
La masturbazione è un “vizio funesto che ha tanta nefasta influenza sul fisico e sul morale e che talvolta conduce precocemente alla morte”.

Ecco perché i poliziotti hanno tutti dieci decimi di vista. Vizio funesto e nefasto, senti che bello il chiasmo assonante di sillabe dei due aggettivi, secondo lo schema fu/ne/ne/fa. Sul morale può darsi sia vero, è noto che nei minuti successivi all’orgasmo si accompagna spesso nell’uomo e nella donna un senso di colpa, un sentimento di sporcizia dell’anima che si tenta vanamente di scacciare con buoni propositi del tipo “non lo devo fare più” al fine di una redenzione che avverrà nel migliore dei casi dopo gli ottant’anni. Così dicono alcuni esperti di materia grigia. Per fortuna che la volontà di espiazione dura al massimo una manciata di secondi. Poi si ricomincia. Per quanto riguarda il degrado fisico e la morte, invece, magari l’accademia dei professori carabinieri aveva ragione: non ci è dato sapere se una limitazione o assenza della pratica autostrofinante conduca ad una forma superiore di homo sapiens sapiens, inattaccabile da raffreddori, più potente fisicamente e con una vita media di 187 anni, per esempio. Non possiamo saperlo in quanto nessun uomo vivente –non so le donne- si è avventurato nell’assenza dello strofinio del baricentro corporeo; se ne esistono alcuni esemplari sono di sicuro under test nei migliori e segreti laboratori chimico-biologici-psichiatrici dei più autorevoli centri di ricerca made in USA.
Il saffismo “indica un insieme di depravazioni libidinose delittuose” e “ha quattro modi principali di esplicarsi”: il “tribadismo”, il “clitorismo”, il “coito boccale o gougnottes”, e il “cunnilinguo” (per la definizione di ognuno visitare l’articolo allegato, please).

Qui il poliziotto anni ’50 mi supera e lancia un bello schiaffo alla mia autostima: credevo di sapere ormai quasi tutto di ars amatoria, grazie ad anni di studio teoretico, si intende. Sì perché non conoscevo i termini tribadismo e gougnottes, quindi ringrazio tutta l’Arma per l’allargamento del mio vocabolario. Ripeto, del mio “vocabolario” (non vorrei si sbagliassero allargamento, visto che la definizione successiva parla di sodomia). Ma sarà stato davvero importante che ufficiali e sottufficiali sapessero distinguere le quattro tecniche? Forse sì perché nella stessa definizione si dice che sono reati punibili per legge, si riportano addirittura i connessi articoli di codice penale.
Me la immagino la squadra di tre poliziotti che, avendo avuto una soffiata saffica –così vi regalo un’altra assonanza-, si precipitano a casa di due lesbiche per coglierle in flagranza di reato, spalancano la porta e poi, alla vista degli avvinghiati ignudi corpi, iniziano a discutere rumorosamente e concitatamente sotto lo sguardo attonito delle interrotte amanti: “E’ tribadismo!” “Ma che diavolo dici, non hai visto il cunnilinguo?!” “Non ci avete capito nulla, rileggete l’enciclopedia, somari, queste delittuose bisogna incriminarle per coito boccale, o gougnottes, come dicono i nostri colleghi della gendarmerie francese.”

Sindaci nazisti?

http://www.mascellaro.it/web/index.php?page=articolo&CodAmb=0&CodArt=18112
Articolo semplice, pacato e ragionato. Il contrario di qualsiasi qualunquismo di fronte ad una birra in un bar di paesino. C'è la prospettiva, e anche la proposta. Ottimo nei toni e nei contenuti. Praticamente per-fet-to.

giovedì 6 dicembre 2007

Ostracismi "e quant'altro"

Pubblicato sulla rubrica Scioglilingua del corriere.it il 7 gennaio 2008

Lucia non fa un compito, ma esegue un compito.
Raffaello non fa un quadro, ma lo dipinge. Michelangelo non fa una statua, ma la scolpisce. Stefano non fa un tema, ma lo svolge, non fa un problema di matematica ma lo risolve, non fa una poesia ma la compone. E la mamma non fa le faccende domestiche ma le sbriga. Un povero diavolo non fa pena, suscita pena.
E ancora, per quanto riguarda il verbo dare: il medico la cura? No, la prescrive. Il postino consegna le lettere, il professore severo infligge il castigo, il capoufficio fissa l'appuntamento, la mamma somministra la medicina al figlio.
Sono esercizi della mia prima media: il professore di lettere ci stava insegnando gli ostracismi ai verbi fare e dare. Ci stava dicendo di mandarli in esilio, ci stava insegnando a comunicare in modo corretto.
Propongo un altro tipo di ostracismo, a quelle parole del tipo peraltro, tra l'altro, quant'altro, tutte queste cose, tra le altre cose. Certamente ovviamente evidentemente. Voglio dire in qualche modo praticamente in buona sostanza che queste problematiche e questa serie di argomentazioni non si mettono in questi termini. Va fatto tutto un certo tipo di discorsi. Essendo che, tra virgolette, ecco. Cioè, diciamo, comunque . Tutti le utilizziamo, ma sono frustate a quella donna "tanto gentile e tanto onesta" che è la lingua italiana. Queste parole che amo chiamare "byte di riempimento" non sono inutili. Sono dannose. Per la sintesi e la chiarezza espositiva. Preferisco il tardo-barocco del politichese burocratese, per una certa eleganza sonora di un significante che inganna la ragione ma culla e riesce a trascendere il significato. Preferisco la sobrietà che tende al banale, perché comprensibile all'intuito e tacciabile di giudizio immediato e impietoso, se necessario.
Ma i "byte di riempimento" sono sintesi di inestetismo e oscuramento –molto spesso assenza- del messaggio. Un ovviamente è sempre pericoloso: quasi nulla è ovvio per i più. Un piuttosto che usato nel senso di oppure è sbagliato. Un attimo indica una quantità temporale: "spostati un attimino più in là" usato al posto di "spostati un po' più in là" è errore.
Un cioè che non esplica è nebbia e bruttura, sono tempo e voce dedicate a non comunicare. E quando i "byte di riempimento" sono davvero numerosi si parla di maleducazione.
Un oratore che per la sua cripticità monotòna tediosa ed inelegante non riesca a trasmettere contenuti è più maleducato di un pubblico che con la sola forza dei seguenti ancestrali gesti non verbali tenti di far capire disinteresse e fastidio: russare, pulirsi naso e orecchie con le dita, roteare e battere parti del corpo a scelta, emettere suoni indistinti con cavità del corpo, sempre a scelta.

domenica 2 dicembre 2007

Pubblicità figa o figa in pubblicità?

Per pubblicizzare le auto il furbo marketing italico decide di adagiare sul cofano una bella giovine, o di associare le performances motoristiche alle prestazioni sessuali –in pista come tra le lenzuola, sebbene la velocità sia un pregio solo nel primo caso mentre l'eccessiva rigidità del mezzo solo nel secondo-, o di correlare secondo il consolidato stile anni ‘80 il possesso del bolide all’automatica conquista di prede femminili. Succede anche per siliconi sigillanti, saponi, computer, schede telefoniche, profumi, cereali, climatizzatori, the, caffé e altre migliaia di prodotti o servizi.
“Ma certo, scusa, ma che informazione è questa?” direte voi, pensando che la legge microeconomica e di mercato che sottende il concetto dell’uso e abuso della bella ragazza in pubblicità sia riassumibile nel postulato apodittico tira più un pelo di f… che un carro di buoi. Questa frase è vera, punto. Ma avendo constatato di persona nelle tv e nei magazine di Paesi nordici e mitteleuropei che nella pubblicità di un famoso sapone non ci sono le cosce di una ventenne ma le mani e il viso di una cinquantenne sorridente, e avendo visto nei consigli per gli acquisti esteri una quantità molto minore di suddetto pelo sostitutivo di carri e di buoi, mi sono chiesto un paio di cose, stimolato al pensiero anche da una mia amica.
La prima. Siamo sicuri che una top model sia sempre la scelta migliore per vendere di più un certo prodotto? Se il potenziale target di uno stimolatore per tonificare i glutei sono le ultraquarantenni non propriamente in forma, mettere una diciottenne annoiata con le chiappe durissime è azzeccato? Se i principali acquirenti di cosmetici, servizi di benessere, palestre, prodotti da cucina fossero gli over 50, magari in carriera (ricordiamoci che il potere d’acquisto è direttamente proporzionale all’età, ossia gli anziani hanno in media molti più soldi da spendere dei giovanotti, visto che negli uffici postali italiani la principale causa delle file snervanti è dovuta alle coppie di nonni che ritirano una quantità di soldi nella maggior parte dei casi molto superiore ai reali desideri di spesa), non potrebbe risultare non massimamente efficiente, o addirittura controproducente, utilizzare le figlie e le nipoti degli stessi over 50? Quelle possono attirare me, ma a me la pentola a pressione e il rassodachiappe non interessano ancora. Voglio dire che a volte i poveri vecchi buoi tirano più dei giovani bei peli.
La seconda. Anche nei casi in cui l’equazione di mercato pubblicità figa = figa in pubblicità sia vera, c’è da chiedersi perché sia così vera, e perché sia più vera nei Paesi mediterranei rispetto ai Paesi nordici. Premesso che la parola “femminismo” non mi piace perché non so cosa significhi, è noto che almeno nel mondo occidentale sono state condotte soprattutto negli ultimi due secoli battaglie per i diritti della donna. Diritti al lavoro, al voto, all’espressione di sé, ad una condotta di vita via via più maschile, o, vista da un lato più bello, ad una condotta più umana (lasciamo da parte gli estremi tentativi superomistici).
Questa nata o rinnovata consapevolezza di sé, questa donna soggetto e non più oggetto, questa donna matura e sorridente e decisa e a volte incazzata perché non si fa vedere nelle pubblicità italiane? La via della maturità civile è lunga e passa spesso per guerre con o senza spargimenti di sangue, ma non si dica che nello stato attuale si reclamano prodotti con ragazze tanto appariscenti quanto impersonali solo perché la società maschile italiana è ancora molto maschilista. Anche le donne dovrebbero incamminarsi nella polverosa via della civilizzazione, prendendo a braccetto gli uomini. O a schiaffi, va bene lo stesso. Ma finché la maggior parte delle dodicenni affermerà di voler fare la velina, finchè le ventiduenni si strapperanno le chiome per potersi far strappare i capelli dall’ultimo campione dell’ultimo reality, finché le trentaduenni piangeranno sul letto il sabato sera perché il principe azzurro che le porti bambini biondi e abbracci teneri si è perso per strada e proprio non vuole arrivare per il bacio della buonanotte, finché ci sarà tutto questo, guardatevi i bei culi nella pubblicità del dentifricio, godetevi le smutandate di Buona Domenica e non lamentatevi.

Quella tua maglietta Fila

http://www.wittgenstein.it/html/donna000603.html
Molto vero e molto simpatico.

sabato 1 dicembre 2007

Miss tartufo

E’ stato venduto all’asta per 330 mila dollari un tartufo di un chilo e mezzo recuperato in Toscana da un cane che ci è rimasto sotto dal profumo, secondo il padrone. 150 mila euro al chilo circa. 225 mila euro per un chilo e mezzo. Più o meno quanto 225 mila chili di pasta. Dato che un italiano mangia in media circa 25 chili di pasta all’anno, ce n’è per sfamare 9 mila persone per dodici mesi. Speriamo sia vero che il ricavato sarà devoluto in beneficenza.
L’asta del tartufo è stata vinta da un cinese.
Ed è cinese miss Mondo 2007: o la giuria è composta dal 50% più uno di cinesi o miss Mondo è come il premio Nobel. E’ correttezza democratica e macro-economica eleggere una cinese miss mondo, non disquisizione estetica. Ho letto poco tempo fa questa frase illuminante: "si smarrisce il senso delle cose a furia di essere concilianti”.

Trama di una trama

Trama vuol dire storia, intreccio, ma anche cospirazione, macchinazione, complotto.
In sintesi, Azuz Marzouk è il principale pusher di Lele Mora, amico di Fabrizio Corona, il quale aveva fatto fotografare, per ricattarli, i vicini di casa della famiglia di Azuz, i famosi “coniugi della strage di Erba”, in compagnia di un trans, in un ménage à trois ben congegnato ma sgamato dalle foto del bello e già scarcerato e già marito di Nina Moric. I coniugi vicini di casa di Azuz pensano siano i vicini a ricattarli, e uccidono la moglie e il figlio di Azuz (lui non era in casa al momento, era ai giardinetti con Lele a contrattare).
Solo così si spiega che cazzo c’entrano Mora e Corona con un presunto spacciatore tunisino a cui hanno ammazzato moglie e bambino.