lunedì 30 novembre 2009

Ipocrisia

La civilta' coincide con l'ipocrisia, con la capacita' di trattenersi. L'ipocrisia non e' il contrario della verita', e' il suo galateo. Non e' come la menzogna, ma e' il velo dorato sul vivere civile, funge da imene della verita', perche' la tutela, impedisce di violarla o abolirla. La verita' attiene all'essenza della vita, l'ipocrisia riguarda le relazioni civili. La cultura del '68 dichiaro' guerra all'ipocrisia ma dichiaro' morta la verita'. Squarciare il velo per non trovare nulla.
Da Rovesciare il 68

Il Cav delle cinque

Berlusconi e il the verde. Una declinazione dell'antiberlusconismo intellettual-ossessivo. Poveretto. Ecco, dopo aver scritto poveretto, poveretto l'autore, Pascale, sono andato a vedere su wikipedia. Si definisce "complesso progressista". CVD.

Imperium Solis

Se la storia fosse andata diversamente è proprio il titolo dato nel 1999 dal Corbaccio per la traduzione della prima storica antologia di questo tipo (What if? del 1931) da me curata e che ha fatto scoprire in Italia ai lettori e ai critici non specialisti l’esistenza di un particolare genere di narrativa, la storia alternativa o anche ipotetica o anche controfattuale, che ha però anche un nome più altisonante: ucronia (non-tempo, come utopia è non-luogo) coniato nel 1859 da Charles Renouvier, un filosofo francese totalmente inviso a Benedetto Croce e invece apprezzatissimo da un anticrociano come Adriano Tilgher.
L’ucronia mette in discussione il fine predeterminato della Storia, il suo avere uno scopo intrinseco (e in ogni caso positivo), un suo finalismo imperscrutabile, l’accettazione dunque del Fatto Compiuto inteso come il leibniziano «migliore dei mondi possibili». Se invece un piccolissimo evento (un «sì» o un «no», l’aver girato a destra o a sinistra, l’aver detto una parola interpretata male eccetera) può modificare radicalmente il corso della Storia con la «S» maiuscola, non vuol dire altro che questa ineluttabilità intrinseca della Storia medesima non esiste, ed essa non può essere più in quanto Fatto Compiuto un feticcio da adorare secondo la filosofia hegeliano-marxista. (...)
Uno degli autori italiani che con maggiori risultati si è dedicato a questo genere è Mario Farneti il quale, partendo da un suo racconto del 1999 ha sviluppato una trilogia di romanzi (Occidente, 2001; Attacco all’Occidente, 2003; Nuovo Impero d’Occidente, 2006, tutti editi dalla Nord) che in milleduecento pagine complessive riscrive la storia italiana e occidentale dal 1972 al 2012 con l’Italia che non è entrata nel secondo conflitto mondiale ed è diventata la nazione egemone come oggi sono gli Stati Uniti. Ora Farneti torna in libreria con il primo romanzo di una diversa trilogia: Imperium Solis (Nord, pagg. 454, euro 18,60) che abbandona la contemporaneità e porta il lettore nell’antico mondo mediterraneo del IV secolo d.C. quando, durante la battaglia di Ctesifonte (26 giugno del 363), s’infranse il sogno imperiale di Flavio Claudio Giuliano ucciso nel corso di una battaglia contro i Parti, in una desertica piana dell’attuale Irak. Questo ci dice la Storia, mentre nell’ucronia di Mario Farneti l’imperatore Giuliano non muore, viene creduto (e si fa credere) morto e intraprende una vera e propria missione divina: andar lì dove il Sol Invictus di cui è devoto va a concludere il suo splendente tragitto giornaliero. Egli parte dunque verso l’Estremo Occidente con le sue navi e le sue legioni, ma anche con i suoi sacerdoti, filosofi, scienziati, geografi e storici, per approdare sulle sponde della leggendaria, immensa isola di Meropide. Si troverà al cospetto di quelle che mille e cento anni dopo Cristoforo Colombo chiamerà le Indie Occidentali, che ovviamente acquisirà all’Impero di Roma facendo prendere alla Storia del mondo in generale e dell’Europa in particolare un corso diverso, come anche si vedrà nei romanzi che seguiranno.

Fixing Africa

Dividere il continente in quattro macrostati, per salvarla. Qui anche l'ebook scaricabile.

Minareti vaganti

L'Islam oltranzista si combatte costruendo cento chiese cristiane per ogni minareto, non vietando la costruzione di altri luoghi di culto.

domenica 29 novembre 2009

Evoluzionismo relativista

L'evoluzionismo attaccato dall'interno, per una volta. Non male.

Pulizia di classe e di memoria

E la stampa tace. Tutti impegnati con altri conflitti. Di interessi.
Giovedì scorso è morto all’improvviso Victor Zaslavsky, un grande studioso, forse poco conosciuto al grande pubblico, in compenso notissimo a chiunque sia appassionato di storia, in particolare quella del Partito comunista italiano. Zaslavsky, con sua moglie Elena Aga-Rossi, ha demolito con documenti inoppugnabili il mito dell’indipendenza di Togliatti dall’Unione Sovietica. Anche la svolta di Salerno, solitamente portata come prova regina dell’autonomia dal Pcus, fu voluta, o meglio ordinata, dal baffuto dittatore georgiano. Le carte raccolte dalla coppia non ammettono replica. Zaslavsky poi ha scritto un saggio bellissimo sul massacro di Katyn, una delle vergogne del regime sovietico: nel 1940, nella foresta nei pressi di Smolensk, vennero trucidati circa 22mila polacchi, quasi tutti militari, quasi tutti laureati: l’élite della nazione. Stalin in questo modo eliminava ogni possibile forma di opposizione «borghese». L’eccidio fu addossato per anni ai nazisti, e insabbiato dai russi fino al 1990. Ci volle la caduta del comunismo per sapere la verità. Zaslavsky, in un libro edito dal Mulino, diede una lettura coraggiosa dei fatti fin dal titolo: Pulizia di classe: il massacro di Katyn. Il nazismo eliminava il nemico di razza. Il comunismo quello di classe. L’atteggiamento simile dei due totalitarismi non poteva non colpire. Nel volume di Zaslavsky c’era anche la storia della clamorosa distorsione dei fatti da parte di Mosca e dei suoi alleati fedeli alla linea. In Italia, chiunque si sia azzardato nel corso degli anni a smontare la propaganda sovietica, addossando la strage alla Armata Rossa, è stato zittito dal Pci di Togliatti. La vicenda desta ancora qualche malumore tanto che il film Katyn di Andrzej Wajda, nonostante i molti premi ricevuti, è stato distribuito in pochissime sale diventando il film «fantasma» del 2007.

Ladro o riformista

Craxi non fu un riformista immaginario, dietro cui si nascondeva - come è stato tratteggiato dagli avversari di sinistra - «un novello Mussolini», ma un riformista che aveva maturato una visione gradualista e anti-marxista. La sua idea di fondo, che lo ispirerà per tutta la vita, è riconquistare l’autonomia socialista, soffocata dall’egemonia comunista.
Storia di Craxi. Miti e realtà della sinistra italiana, Boroli, pagg. 187, euro 14

Bisanzio o Roma

Edward Luttwak dice che l’America di Obama, e di chi verrà dopo di lui, dovrebbe guardare alla vecchia Costantinopoli. È lì che si impara a sopravvivere al proprio destino.
Più che a Bisanzio, mi ispirerei alla Roma monarchica, o alla prima Roma repubblicana.

Indipendenze effimere

L'indipendenza di cui ogni gioventù si vanta non è altro che sottomissione alla nuova moda imperante.
Nicolàs Goméz Dàvila

Erbe durature

Guardo un filo d'erba e penso che in un nulla è diverso da un filo d'erba guardato da uomini che vivevano in un mondo completamente altro. Non so perchè, questo pensiero mi dà una vertigine.
Pia Pera

Manifesto della destra divina

Il nuovo di Langone. Abruzzo versus Patagonia, messa versus mostra e gonna versus pantalone. E poi amore rischioso bicicletta caccia trullo presepe tabarro obbidienza onomastico meglio rispettivamente di sesso sicuro aereo animalismo grattacielo Zara coscienza compleanno. Quanti conformismi da abbattere, quanti muri da erigere.

Manifesto della destra americana

Eccolo. Però manca il monarca, l'eroe che lo declami. Il popolo ha bisogno del duce sempre. Pure il popolo americano.

venerdì 27 novembre 2009

Tanatoparty

La morte che disturba, la morte da aggiustare, la morte da vendere, da esibire e da nascondere. La morte ti fa bella.

Dieci anni di foto

Reuters.

mercoledì 25 novembre 2009

martedì 24 novembre 2009

Fiori rosa fiori di pesco

A furia di leggere la banda di Ferrara, e altre amenita' garantiste come Leonardo, sto diventando sempre piu' garantista. Spero non sia sinonimo di transigente.
Visto che ormai lo abbiamo preso (Cesare Battisti), e con tutto il baccano che ha fatto è difficile che lo libereremo mai più (è diventato un simbolo, e coi simboli non si scherza); visto che i vecchi processi non si possono rifare... non potremmo aprirne altri, e condannarlo per qualcosa di più importante, come per esempio la bomba alla stazione di Bologna? Rifletteteci bene. A lui non costerebbe un giorno solo in più, ma in compenso il suo sacrificio ci aiuterebbe a crescere i nostri bambini. Sì, perché questa cosa della liberazione di Fioravanti e Mambro alla lunga si rivelerà destabilizzante. Come si fa a crescere dei bimbi rispettosi della legge, in un Paese dove uno che si è preso 8 ergastoli gira per strada... secondo me persino Fioravanti e la Mambro hanno qualche difficoltà.
F. MAMBRO: Non devi picchiare i tuoi compagni con la catena del motorino.
BAMBINO: Perché?
F. MAMBRO: Perché non è giusto.
BAMBINO: Sì, ma concretamente cosa rischio? Mi togliete l'uso della playstation per cinque minuti con la condizionale?
F. MAMBRO: I prepotenti fanno una brutta fine.
BAMBINO: Ahahah, mamma, sei un vero spasso.

Aggiustatori di dati

Da che mondo e' mondo, i dati si aggiustano sempre.

lunedì 23 novembre 2009

Il papa del laicismo

Pannella e' la sintesi di Savonarola e Pietro l'Aretino, profeta piangente di una societa' gaudente, tra l'eretico e l'erotico. E' lo shaker di Eros e Thanatos, liberalizza sesso e morte, droga e aborto, con afflato messianico.
M.Veneziani

Il Cav in musical

"Tutto mi sarei immaginato fuorché vedere Carlo Dapporto presidente del Consiglio".

Augusto Del Noce

Augusto del Noce quasi si vergognava della sua intelligenza, aveva pudore della sua profondità e la nascondeva sotto il velo affabile della sua cortesia. Quando parlava in pubblico non aveva un eloquio fluente, ma tormentato: partecipavi al travaglio di un parto, ma eri ammesso a vedere il lavorìo della sua intelligenza mentre forgiava i suoi pensieri e li sfornava davanti a te, caldi e ancora contorti. La sua scrittura era invece limpida ed efficace, nonostante non concedesse nulla ai tempi e alle vanità del filosofo. Del Noce morì alla fine dell’89, giusto vent’anni fa, e vide appena la caduta del Muro ma previde più di ogni altro l’esito mondiale e italiano del comunismo. Il passaggio dal comunismo al consumismo, e dal Pci al partito radicale di massa, fu descritto perfettamente da uno che poi non lo vide. Se n’è parlato nel fine settimana tra Roma e Cassino in un bel convegno a lui dedicato dal Cnr, con molte voci, da suo figlio Fabrizio a Buttiglione, dai delnociani della Fondazione a lui dedicata a Perfetti, de Mattei e altri, me compreso. Tutto nel silenzio assordante dei media. Eppure Del Noce l’inattuale ha compreso la nostra attualità più del suo amico e antagonista Bobbio o delle vulgate radicali, marxiste e neoazioniste. Provo a dire in quattro parole le ragioni della sua solitudine e della sua attualità. Mentre la cultura italiana definiva provinciale tutto ciò che nasceva in Italia e considerava, già prima dell’avvento di Berlusconi, il caso italiano come l’anomalia di un Paese che non era entrato nella modernità perché aveva avuto la Controriforma senza aver avuto la Riforma protestante, e perciò aveva avuto il fascismo, Del Noce considerava al contrario il nostro Paese come il paradigma dell’Occidente, il laboratorio in cui si sperimentò il difficile rapporto con la modernità, il marxismo, il fascismo. E, sul piano politico, mentre la cultura ufficiale del nostro Paese considerava il fascismo, con più indulgenza il comunismo e infine la Democrazia cristiana come tre cause di ritardo della modernità, tre resistenze al progresso, Del Noce, al contrario, ravvisava nel fascismo, nel comunismo e nella stessa Dc tre processi, assai differenti, di scristianizzazione del nostro Paese. Il fascismo combatteva molti degli avversari della cristianità ma restava prigioniero del suo attivismo irrazionale, della sua volontà di potenza e del culto della guerra e della violenza. L’italocomunismo, nella sua versione gramsciana, portava l’ateismo alle masse e concorreva allo sradicamento civile e religioso. Del Noce individuava nell’intreccio tra sinistra e poteri economici e ne la Repubblica di Scalfari i luoghi di passaggio dal comunismo, con il suo afflato religioso e la sua impronta popolare, ad un laicismo radical, cinico e neo borghese, di tipo liberal o giacobino. E la Dc, a cui pure Del Noce era vicino, lasciava che il comune sentire degli italiani, la cultura e il senso religioso, scivolassero dolcemente verso la scristianizzazione della società opulenta.

Cursus dishonorum

“Nata a Firenze, a 15 anni è folgorata sulla via di Damasco dall’Introduzione alla metafisica di Heidegger. Per mesi ne legge i sacri testi in lingua originale e gli resta devota anche giunta a Pisa, prima classificata alle selezioni per la Scuola Normale Superiore. Da lì esce con 110 e lode per la sua tesi in Filosofia Teoretica e un libretto d’esami con tutti 30 e lode. A Roma si diploma alla LUISS, Master in Direzione del personale e organizzazione. Convinta però che la filosofia debba uscire dall’accademia e passare dalla comunicazione, si avvicina al giornalismo e ai mass media. Dopo qualche anno e centinaia di articoli scritti approda a Mediaset, collaboratrice ai testi per Il senso della vita e Buona domenica.”
Trovato su fb, via Massimo Mantellini

domenica 22 novembre 2009

I giorni del potere

Saranno stati tre lustri che non leggevo un libro cosi' divertente. E didattico, si intende. Non esiste didattica senza divertimento, e viceversa.


Rovesciare il 68


In lettura. Bel libro.

Cosa restera'

Di questi anni '80.
Il 1980 segnò l’inizio di una nuova epoca che avrebbe cambiato il volto dell’Italia. E avrebbe seppellito il «mondo di ieri» con spavalderia spietata, con giovanile brutalità, con scostumata intemperanza. Il caso ha voluto che nel 1980 si materializzassero fatti ed eventi destinati a racchiudere il senso di marcia dei troppo vituperati anni Ottanta, quelli dell’edonismo e dell’individualismo, del culto del corpo e dell’apparire. È l’anno in cui trionfa Ronald Reagan, profeta della rivoluzione liberista. È l’anno di Lech Walesa che spezza le giunture del sistema comunista. E ancora: nasce in quell’anno un mensile di «investimento e tempo libero» che porta come titolo, inquivocabile indizio dei tempi, «Capital». Per Laterza esce un libro che racchiude nel suo titolo il senso di un cambiamento storico: Il trionfo del privato. Rinasce il Carnevale di Venezia. Irrompe la grande televisione commerciale con la nascita di Canale 5 e con il Processo del Lunedì di Aldo Biscardi si impone il format del talk show sguaiato e rissoso. L’esposizione dei Bronzi di Riace inaugura l’era dell’Evento culturale di massa. In autunno la marcia dei 40 mila a Torino piega il sindacato. Insomma, gli anni Ottanta nascono accostando nel 1980 indizi, segnali, premonizioni di un futuro con cui l’Italia non ha ancora fatto i conti.

Twitteratura

L'arte in 140 caratteri.

sabato 21 novembre 2009

Saluto e augurio

Difendere, conservare, pregare. PPP.

Destra & Destra

Manifesto della destra divina. Il nuovo libro di Langone. Una introduzione che e' un credo.

Il Cav., l'istinto, le resistenze

Analisi di L.Festa.

Liborio Romano

Nacque, nel 1793, da una famiglia nobile e antica, forse discendente da un ramo dei Romanov: non in Russia, bensì nel tacco estremo dell’Italia, a Patù, un paesino ancora oggi difficoltoso da raggiungere. Benché sia uno dei personaggi più affascinanti del Risorgimento, è poco conosciuto al di fuori di una cerchia di studiosi. Nella vulgata ha la fama di traditore, di tutti e di tutto. Non riesco a considerarlo tale. E neppure un trasformista, come viene definito in un libro - eccellente - di cui mi dispiace soltanto il titolo: L’inventore del trasformismo. Liborio Romano, strumento di Cavour per la conquista di Napoli (Rubbettino, 210 pagine, 13 euro). L’autore, Nico Perrone, insegna storia all’università di Bari, però sa come spiegare raccontando, oltre a saper usare una selva di documenti poco o affatto noti.
Perrone dà di Liborio questa sintesi calzante: «Uomo di forte personalità e intelligenza, non vuole mai tenersi agli schemi, forse perché con maggiore rapidità di altri scopre la maturazione del nuovo e ne sostiene la necessità politica. Non sa applicare le proprie intuizioni a una strategia della propria carriera». Quanto all’Unità d'Italia, Perrone non sbaglia quando scrive: «L’Italia nasce dalle repentine imposizioni di un governo centrale, di interessi e di leggi che hanno avuto l'ispirazione nel Piemonte; nasce con certe incomprensioni e anche con certe discriminazioni. Con un metodo che in tanti casi si manifesta sotto forma di colonizzazione, mediante stati d’assedio, governi militari, esecuzioni sommarie di briganti che in qualche situazione esprimono la resistenza all’occupazione. Procede, questo stato, nel rifiuto di capire le diversità, che si vogliono seppellire sotto un lungo oblio».

Digiamolo

Sono ormai poche centinaia, se non decine, le persone rimaste nelle tendopoli, e giorno dopo giorno vengono trasferite nella caserma adattata ad alloggio vicino al comando dei vigili del fuoco a L’Aquila. Altre 5,000 persone sono sparse tra alberghi nella provincia e la caserma della guardia di finanza di Coppito, quasi 6.000 in provincia di Teramo, poco più di 1.500 in provincia di Pescara, e altre ottomila persone alloggiano in case private. Sono numeri che diminuiscono di giorno in giorno, fino a quando raggiungeranno la soglia di coloro che hanno case lesionate, o intatte, ma all’interno delle zone rosse. Se è perfino fisiologico che i piccoli cantieri singoli delle riparazioni vadano più a rilento e se il problema dei centri storici sarà un’agenda pluriennale, il bilancio, alle soglie dell’inverno, è da primato. Per uno come me, che ha vissuto il terremoto del Friuli, è inevitabile riandare a quel primo inverno dell’esodo nelle zone costiere, ai prefabbricati consegnati solo alla primavera successiva. Ma nessun terremoto è uguale, e la bellezza degli insediamenti provvisori lascia intuire che tanto provvisori non saranno, così come la rinascita dei centri storici richiederà tempi più lunghi che in Friuli, dove non c’era nessuna città come L’Aquila.

Ci sono altri segnali confortanti: l’Università non ha perso iscritti, il lavoro, grazie all’edilizia, c’è, il commercio non molla, e il tessuto sociale non è franato, si è semplicemente modellato su una nuova realtà. Non mancano le difficoltà minute: la questione delle discariche delle macerie, le speculazioni sugli alloggi per studenti e le difficoltà presentate dal centro storico del capoluogo. Ma quel che si è fatto assomiglia a un piccolo modello di intervento. Di cui forse si potrebbe andare fieri, anche senza leggere il NYT. Vero che le cattive notizie fanno notizia e quelle buone no, ma non sarà che l’Abruzzo rischia di essere consolatorio e di non servire alla causa? Non ci piace il giornalismo edificante alla settimana Incom, ma la libertà di stampa così minacciata non prevede, oltre al diritto, anche un po’ di dovere di cronaca?

T.Capuozzo

Colesterolo utile

Saponi naturali.

...che male accompagnati

Un pigmeo belga e una baronessa inglese a capo dell'Europa. Scelte di grande spessore, complimenti. Avrebbero potuto scegliere, per dire, anche Rosy Bindi e Scalfarotto. Ma perlomeno abbiamo evitato la tragedia D'Alema.
via Camillo

mercoledì 18 novembre 2009

2012, il film

Il presidente nero, la figlia snella e giovane e nera del presidente nero e lo scienziato ottimo e giovane e nero sono tutti buoni, gli obesi sono tutti cattivi, la natura e' in pericolo, i ricchi prepotenti e senza gusto, le bionde sono stupide, gli scrittori senza soldi ma tanto saggi, San Pietro e il papa compreso cadono in testa a tutti i cattolici e al premier italiano, che possono morire tanto chissenefrega, la Mecca e i musulmani guai a chi la tocca, il Dalai Lama suona le campane mentre viene travolto dallo tsunami montano, ma gli aerei dei protagonisti partono e arrivano sempre in tempo. Alla fine chi si deve salvare si salva, e la nuova civilta' nasce nella ricca e pura Africa, ci mancherebbe, nel segno della bonta', ci mancherebbe. Niente piu' sangue e guerre. Viva la pace. La sagra del politically correct.

Dieci sono stati sanati

Ma uno solo si e' salvato.

Per portare Copenaghen fuori da Kyoto

La convergenza parallela tra il presidente americano, Barack Obama, e quello cinese, Hu Jintao, ha travolto ogni speranza di chiudere gli accordi sul regime post-Kyoto, durante il vertice delle Nazioni Unite previsto a dicembre nella capitale danese. Obama ha gettato la spugna: il Congresso non approverà il “climate bill” che lui sperava di portare in dote a Copenaghen. Non lo approverà perché non vuole approvarlo: al Senato non ci sono i numeri. I democratici moderati non sono disposti a prendersi la responsabilità di quello che l’opposizione definisce già ora “the biggest tax increase in American history”, in riferimento agli aumenti dei costi energetici che sono la necessaria conseguenza del taglio delle emissioni. Già alla House, del resto, la proposta è passata di stretta misura, tra le defezioni democratiche e il soccorso rosso di una piccola frangia repubblicana.

Per portare Israele fuori dalla Via Lattea

Disintegrazione del mito dell’Olocausto: le idee e i pensieri del dottor Mahmoud Ahmadinejad”. E’ questo il titolo del nuovo libro del presidente dell’Iran. E’ stato pubblicato in farsi, la lingua degli iraniani, e in arabo, pronto per essere esportato in tutto il mondo islamico. Siamo venuti in possesso di una parte della traduzione in inglese. E’ un saggio ambizioso di 274 pagine che sintetizza il pensiero e le parole sugli ebrei, Israele e l’Olocausto del primo capo di stato islamico che ha elevato il negazionismo a politica governativa.

Per portare l'Italia all'estero

Ecco cosa dice Ivan Scalfarotto. Finalmente posso sostanziare i miei pregiudizi su di lui.
Io il 5 alla manifestazione di Roma, ci andrò. A titolo personalissimo, ma ci andrò. Vivessi a Londra, a Berlino o a New York, a Parigi o a Madrid, non farei la stessa scelta. Vivessi in una di quelle città mi aspetterei di scendere in piazza per delle cose più strutturate e complesse, per diritti fondamentali e scelte politiche fondamentali. Vivessi in una di quelle città mi sembrerebbe francamente vacuo essere in strada solo per dire sì o no, e figurarsi se il sì o no fossero concentrati, chessò io, non su grandi temi come la guerra o la povertà, ma su una persona fisica. Andare a un “No Merkel day”: ma figurarsi! Ma vivo a Milano, anzi tra Roma e Milano, e vivo qui come uno che non ha sempre vissuto qui; come uno che a Londra, a Parigi e a New York ci ha vissuto e lavorato e che non ha mai visto da quelle parti nessun governante provare pervicacemente a piegare la legge e i suoi principi al proprio interesse, nessun governante prendere a calci i pilastri stessi della democrazia che governa. E’ per questo che sarò in piazza il 5 dicembre ed è per questo che – ciò che più conta – lavorerò nel Partito, perché un giorno vivere e far politica a Milano, o tra Roma e Milano, ricordi e assomigli di più a vivere e far politica a Londra, a Berlino o a New York, a Parigi o a Madrid.

martedì 17 novembre 2009

De artibus

In libreria il nuovo libro di Vittorio Sgarbi L’Italia delle meraviglie. Una cartografia del cuore (Bompiani, pagg. 358, euro 20). Il volume traccia una serie di itinerari italiani fuori dalle rotte più battute, alle scoperte delle meraviglie artistiche del nostro Paese. Da Trieste alla Sicilia, senza dimenticare centri minori della pianura padana, luoghi nascosti di Milano, Roma e Venezia. Il tutto raccontato col piglio autorevole dello storico dell’arte e la passione civile di chi vede nella conservazione della bellezza una delle missioni principali affidate alla politica. Ne esce il ritratto di un Paese bellissimo, capace di resistere anche alle aggressioni di privati e amministratori che si sono accaniti negli ultimi decenni per «distruggere, rovinare, aggredire, sfregiare, torturare l’Italia». Persino restaurando malamente capolavori che avevano solo bisogno di essere recuperati senza interventi invasivi. Collaboratore del Giornale, ha scritto fra le altre cose Il bene e il bello, Dell’Anima, Ragione e passione. Contro l’indifferenza,Vedere le parole e Clausura a Milano e non solo. Da suor Letizia a Salemi (e ritorno).

De penibus

I cazzi di gomma non offendono nessuno, pero'.

lunedì 16 novembre 2009

De gustibus

Gerontofilie.

Democrazia moderna

La democrazia moderna è antisociale perchè oppone alla non-intellettualità dell'istintivismo dell'opinione pubblica la pseudo-intellettualità del suffragio. E' antipopolare poichè oppone alla conservatività e all'egoismo dell'istintivismo umano lo pseudo-altruismo livellatore del liberalismo. E' antinazionale in quanto oppone all'antagonismo dell'istintivismo sociale l'antipatriottico pacifismo fraternitario.
Tratto da Sulla tirannia, F. Pessoa

Religione e superstizione

L'unica parte logica della religione è la superstizione. La superstizione è il riconoscimento timoroso dell'estensione dell'ignoto. La religione è la definizione dell'ignoto, è la dettagliata descrizione geografica di ciò che non si sa cosa sia. Per questo un popolo sano, come quello greco antico, era più superstizioso che religioso.
F. Pessoa, Sulla tirannia

sabato 14 novembre 2009

Rimbecilliti

Quando leggiamo, un altro pensa al posto nostro. La nostra testa, durante la lettura, altro non è che il teatro di pensieri estranei. Di qui deriva che chi legge molto smarrisce la facoltà del pensare da sé. Proprio questo è il caso di parecchi dotti: si sono rimbecilliti col leggere.
Schopenhauer

Ultraismo

Se fosse ancora tra noi conierebbe uno dei suoi meravigliosi giri di frase per commentare la notizia. Un’espressione, appunto, alla Jorge Luis Borges. La notizia è questa: il nostro cervello ha accesso diretto al significato di proverbi, modi di dire, frasi sottintese e giochi di parole: è, insomma, in grado di capire «al volo», senza doverle prima rielaborare, le espressioni figurate del linguaggio. Perché? Perché la metafora, cioè, borgesianamente, l’aleph del discorso simbolico, «accende» diverse aree neurali di entrambi gli emisferi cerebrali che servono a cogliere il lato «emotivo» delle frasi. Lo ha dimostrato uno studio pubblicato su Bmc Neuroscience. E sapete come si chiama la ricercatrice dell’Università di Milano Bicocca alla quale si deve la scoperta? Alice Proverbio. Il caso è decisamente più abile del diavolo: fa le pentole e anche i coperchi...
Comunque, che la scienza, in particolare la neuroscienza, si offra quale sponda amichevole alle creazioni dell’ingegno prosaico e poetico, è già di per sé sorprendente. Ma il fatto che tale consonanza valga come certificato d’idoneità di una corrente culturale farebbe gridare al miracolo se l’ultraismo non fosse la laicissima e sensualissima forma mentis letteraria che è. Il giovane Borges fu, negli anni Venti del secolo scorso, fra i suoi principali interpreti. Gli scritti raccolti in Il prisma e lo specchio. Testi ritrovati (1919-1929) e proposti da Adelphi (pagg. 284, euro 25, curati da Antonio Melis e tradotti da Lucia Lorenzini) ci presentano un lato fra i meno conosciuti dell’Autore, quello dell’entusiasta e aggressivo agitatore di idee: insomma, un ultrà ultraista. Maturata in Spagna sul finire degli anni Dieci con Rafael Cansinos-Assens e subito diffusasi in Sud America, tale reazione al modernismo è sintetizzata da Borges in quattro punti: «1. Riduzione della lirica al suo elemento primordiale: la metafora. 2. Soppressione delle frasi mediatrici, dei nessi e degli aggettivi inutili. 3. Abolizione degli strumenti ornamentali, del confessionalismo, della puntualizzazione, delle prediche e della nebulosità ricercata. 4. Sintesi di due o più immagini in una, che così amplia la sua capacità di suggestione».
Fra «l’estetica passiva» dello specchio che riflette pedissequamente e quella «attiva» del prisma che «fa del mondo il suo strumento, e forgia - al di là delle prigioni spaziali e temporali - la sua visione personale», la scelta non può che cadere sulla seconda. Attenzione però, niente a che vedere con il futurismo: «La retorica esasperata e la brodaglia dinamista dei poeti di Milano si collocano tanto lontano da noi quanto il ronzio verbale, le ingarbugliate serie sillabiche e l’ostinato automatismo dei sonnambuli dello “Sturm” o della prolissa baraonda degli unanimisti francesi...». E nulla da spartire con il progressismo, «questo atteggiamento fastidioso di tirar fuori continuamente l’orologio». La stella polare dell’ultraismo è tutta in una definizione, perentoria alla maniera di un teorema: «Identificazione volontaria di due o più concetti diversi, finalizzata all’emozione».

E poi ha fatto i bagni pubblici

Buon compleanno imperatore. Nell'anno del bimillenario dalla nascita, avvenuta il 17 novembre del 9 d.C., la casa editrice Edup pubblica la biografia dell'Imperatore Tito Flavio Vespasiano, firmata dallo storico Gianni Fazzini. Titolo: «Vespasiano. Un imperatore muore in piedi». Il capostipite della dinastia dei Flavi salì al trono nel 69 («l'anno dei quattro imperatori») e pose fine a un periodo di grave instabilità politica. Definito «l'imperatore del buonsenso», non fu un grande condottiero, ma certamente fu un grande imperatore: dopo Augusto, Vespasiano fu il «secondo fondatore» dell'Impero e tracciò le basi del «Principato dinastico», una concezione politica e di governo che resse per quasi due secoli, fino al 235 d.C., vale a dire dalla costruzione del Colosseo fino ad Alessandro Severo.Il libro, con una trattazione lieve ma orientata verso l'approfondimento, traccia un profilo, quello di Vespasiano che - come afferma Marco Majone nell'introduzione - è «ricco di complessità etiche ed eticopolitiche che si riscontrano in diverse realtà storiche anche di molto successive, compresa quella contemporanea». Infatti Vespasiano ebbe una concezione nuova dello Stato. Il libro narra anche numerosi aneddoti di cui fu costellata la sua vita: ad esempio quando sul letto di morte chiese di essere aiutato ad alzarsi perché, disse, «un Imperatore deve morire in piedi».

mercoledì 11 novembre 2009

29 aprile 1993

La nemesi storica, il capro espiatorio, nessun Deus ex machina. Non avevamo capito un cazzo.


oıɹɐɹʇuoɔ lɐ

Sito per scrivere alla rovescia.

Mamma li turchi

Dove sta andando la Turchia. Da aggiornare la posizione mediana ed incerta illustrata nel '96 ne "The Clash of civilization".

Obama the Visitor

L'oca e' poca

San Martino, oca, castagne e vino. Se l’undici novembre manca di questi ingredienti è una giornata sprecata. Quest’anno il vino c’è (il vino c’è sempre), le castagne pure (basta comprarle dal caldarrostaio), l’oca invece è un problema in ogni accezione. L’oca pennuta è semiestinta, il salame d’oca si trova solo in Lomellina e a Savigliano e il ricordo di una succulenta coscia d’oca mangiata a Piàdena si perde nella nebbia della pianura e del tempo. L’oca nuda, la donna-oca, è ancor più rara: non si trova una svampita neanche a pagarla, le ragazze sono tutte laureate e quindi più stupide che in passato però presuntuose come tacchini, gallinacei che, per motivi geografici e cronologici, con San Martino non c’entrano nulla.
Langone

Pedagogia di Stato

Se si attribuisce alla scuola una funzione di educazione totale, certo che deve poi esserci una corporazione di specialisti dell’educazione, depositari della dottrina che prescrive come deve essere fatto un uomo giusto, buono e socialmente positivo: qualcuno dovrà pur scrivere i libri che stabiliscono le regole del vivere civile, dell’affettività, dei comportamenti relazionali corretti. Invece, la grandezza di una società liberale sta nel lasciare ciascuno «libero» di prendere la via che preferisce, dandogli lo strumento principe per tale scelta: la conoscenza. Perché la conoscenza, e soltanto la conoscenza, è libertà. Il resto lo si costruisce giorno per giorno: nella famiglia in primo luogo, con i maestri, con gli amici, nelle esperienze di relazione sociale. Ma se l’educazione è di Stato, allora occorrerà una corporazione di specialisti dell’educazione che si collochi al di sopra di tutti. Peraltro, la patente di detentori della verità educativa costoro non possono che conquistarsela attraverso un’affermazione di potere, e poche cose sono antidemocratiche come il potere dei «sapienti». È quel che stiamo sperimentando da un trentennio. Ed è una storia senza fine, perché il pedagogismo di Stato esce dalla porta e rientra dalla finestra, con l’aiuto di una burocrazia ministeriale ormai plasmata dalla sua ideologia «progressista».

Si apre da solo

Figli di buoni omo

Chi ha fatto lo studio? Chi l'ha pagato? E se i risultati sono affidabili, puo' cio' valere per tutte le civilta'? Per tutte le societa'? E se si', cio' autorizza i sostegni statali?

Giovine Italia

Ezra Pound ammette senza alcuna reticenza le proprie attività in favore del Fascismo davanti agli agenti del Cic e dell'Fbi che lo interrogano nel maggio del 1945. Quella deposizione (desecretata nel 2000) è oggi pubblica e disponibile sul blog dello storico Giuseppe Casarrubea.
Sono carte del controspionaggio dell'Esercito americano in Italia che, il 4 marzo 1944, dà indicazioni per la cattura di Pound. L'intellettuale e poeta era stato indiziato dal Gran giurì di Washington per tradimento, ossia per aver curato trasmissioni radiofoniche antiamericane iniziate a Roma nel 1940. Nel documento di sei pagine ritrovato al Nara (Washington), Pound elenca nel dettaglio le sue attività di appoggio e propaganda a favore del Fascismo italiano dopo il 1924, quando si stabilisce a Rapallo, in Liguria e, dopo l'8 settembre 1943, a favore della Rsi, la Repubblica sociale italiana.
Pound - si legge nella sintesi diffusa da Casarrubea - parla dinanzi all'agente Ramon Arrizabalaga (Counter intelligence corps, Cic) e a Frank Amprim (Fbi), il 7 maggio 1945. Il poeta si comporta con coerenza e non nega di aver favorito il Fascismo di Mussolini dal '24, perché "aveva apprezzato il ringiovanimento dell'Italia" messo in atto dal Duce.
Per radio e in vari articoli, - si legge nella sintesi della corposa documentazione - Pound è solito attaccare il presidente Roosevelt e la finanza internazionale di New York perché "hanno trascinato in guerra gli Usa" nel 1941, mentre l'impero britannico viene definito "una dannata schifezza". E aggiunge: "Non ho mai aderito al Partito fascista, ma occasionalmente facevo il saluto romano". E poi: "Ritengo che i miei discorsi spaventassero i peggiori nemici degli Usa. Ammetto inoltre che, dopo il 7 dicembre 1941, suggerii durante una delle puntate radiofoniche che il presidente Roosevelt doveva essere visitato da uno psichiatra perché era soggetto a influenze più o meno ipnotiche".

Cum grano salis

Il latino nelle scuole. Inglesi.

Vohabolario

Sono 1.800 i modi di dire e proverbi curiosi e antichi e 3.300 le voci, le citazioni letterarie, le schede su personaggi storici arricchite da una vera e propria appendice-guida con tanto di grammatica alla lettura del dialetto toscano. È il «Vohabolario del vernaholo fiorentino e del dialetto toscano di ieri e di oggi» curato dal linguista Stefano Rosi Galli (Romano editore, 424 pagine, 12 euro). Oltre alle spiegazioni del significato dei termini toscani, nel volume si trovano anche storie popolari che illustrano le origini delle espressioni e note etimologiche arricchite con esempi pratici per esemplificarne l'uso concreto nella vita quotidiana. Il tutto per scoprire i segreti della lingua amata, parlata e scritta dai grandissimi letterati nati a Firenze, da Dante a Machiavelli e Guicciardini, per limitarsi ai sommi.

Tasti giganti

Era ora. Dovrebbe essere fatto anche per i telefonini, come mi diceva due anni fa il mio amico Luca, precursore tecnologico.

Fimmini

Il nuovo libro di Buttafuoco: qui si puo' "sfogliare" il primo capitolo.

Immigrazione

Il contributo di FareFuturo in pdf: "Immigrazione integrata e cittadinanza di qualita'". Non so perche' ma non ho tanta voglia di leggerlo.

domenica 8 novembre 2009

Moi, j'étais là

9 novembre 1989

De finibus

Gentile presidente Fini, ora tocca a lei.
Se ho capito bene, la sua cavalcata in solitario, con un seguito di truppe agili e disimpegnate, ha scopi politici limpidi.
Dai suoi buoni discorsi, e interessanti, pronunciati quando si sciolse il suo ex partito e quando fu fondato quello strano animale che è il Popolo delle libertà, avevo capito questo: che Fini non vuole trasformare la presidenza della Camera, e il suo stesso ruolo personale, in centro di organizzazione di quei fuochi di guerriglia politicante ai quali ci hanno abituato le logiche di coalizione del nostro sistema politico, a sinistra e anche a destra.
Mi ero permesso di dire che il suo percorso politico era diventato interessante proprio perché intendeva risparmiarci il solito esercizio di un rissoso, logorante e nichilista potere di coalizione piegato alla sola e diretta e immediata esigenza di aumentare lo spazio di movimento di una leadership rispetto a tutte le altre.
Insomma la solita logica dei ricattucci e dei condizionamenti di vista corta, per costruirsi rendite ai danni di “quello grosso”.

Da mesi cerco di spiegare ad amici e lettori, che poi è la stessa cosa, quel che mi sembra di avere capito: che lei non fa il furbo, anche perché il piccolo cabotaggio non le conviene, e che le sue ovvie e legittime ambizioni passano bensì per una distinzione di ruolo, di cultura istituzionale, di programma riformista rispetto all’inventiva e mobilità di un sempre vivace e qualche volta frenetico Silvio Berlusconi, ma non per la demolizione o consunzione di coalizione, partito, ruolo di governo e credibilità del campo di forze, di centro e di destra moderata europea, in cui milita in alleanza con berlusconiani e leghisti ormai da oltre quindici anni.

Se ho capito bene, ora mi piacerebbe essere rassicurato.
Lei sa perfettamente, infatti, che dietro le tensioni di questi giorni c’è un solo vero dilemma in azione: della guida di questo paese decide il popolo o decide l’ordine giudiziario?
Sappiamo bene che in un sistema di poteri equilibratamente divisi, la legalità ha un suo percorso, parallelo o anche incrociato a quello del potere, e che alla fine i conti con la legge deve farli chiunque, anche il potente.
Ma sappiamo anche bene, assai bene e per esperienza diretta, quell’esperienza che ha fatto civilmente di noi ciò che siamo, compresi gli ultimi quindici anni delle nostre vite, che la divisione equilibrata dei poteri in Italia è entrata in crisi, che il filtro parlamentare voluto dai Padri costituenti (art. 68 Cost.) è stato travolto da un’ondata di demagogia, e che oggi – prima di un’organica e seria riforma della giustizia che regoli innanzitutto il suo rapporto con la sovranità popolare e coloro che sono delegati a esercitarla – non è possibile scantonare da quel dilemma.
Prodi è a casa perché hanno arrestato la moglie di Mastella e tutta la sua famiglia politica; D’Alema è in riserva della Repubblica invece che in campo perché ha dovuto sottrarsi con l’immunità europea alle attenzioni della magistratura; Di Pietro ha il dieci per cento perché ha fatto delle vecchie inchieste di Milano il trampolino di lancio per una carriera politica qualunquista; e Berlusconi, che ha resistito alle inchieste sbocciate subito dopo la sua discesa in campo, battendosi con ogni mezzo e con assoluto sprezzo del pericolo, viene rimesso in discussione nella sua legittimità e nella sua leadership con le solite modalità e il solito accanimento politico che gli elettori hanno censurato per ben tre volte, dandogli il consenso per governare e per eleggere i presidenti di Camera e Senato.

Gentile Fini, delle due l’una: o lei accetta solidalmente gli escamotage che il circolo del presidente del Consiglio troverà per evitare una condanna a oggi sicura nel solito processo milanese antiCav oppure deve prendere l’iniziativa e trovare lei una soluzione accettabile, mediando e rifinendo gli strumenti legislativi opportuni.
Anche i suoi collaboratori della Fondazione e del buon giornale rinato, il Secolo, dovranno smetterla di comportarsi da osservatori ed esperti un po’ viziati, e darci dentro con le esigenze, le pressioni, le energie e le spinte della politica.

Io penso che a lei non convenga ergersi, posto che lo si possa fare, su un campo di macerie.
Penso che l’elettorato di destra e di centro non capirebbe mai un defilamento dalla linea di resistenza democratica all’assalto militante di certa magistratura.
Penso che la legislatura debba fare il suo corso, senza ribaltoni, e che sarebbe sbagliato sia ridurre la complessità felice della nuova forma assunta dal centrodestra, il suo ruolo autonomo compreso sia far finta che la questione della giustizia sia un problema personale di Berlusconi.
Quindici anni di storia italiana dimostrano che non lo è.
Con osservanza

Giuliano Ferrara

La crescita personale

"Formare le giovani generazioni, dalle quali dipende il futuro, non e' mai stato facile, ma in questo nostro tempo sembra diventato ancor piu' complesso", ha detto oggi il Pontefice.

Strani amori

Progresso: il fine e la fine

Sono arrivato ancora a meta' libro, serve tempo: coi suoi giudizi e pre-giudizi sta scardinando pure quei pochi su cui baso il mio debole argomentare. Spero diventi un libro di testo nelle scuole superiori.
Immaginate un tredicenne seduto nel soggiorno della sua casa a fare i compiti di matematica mentre tiene sulle orecchie gli auricolari del suo walkman o guarda mtv. Gode delle liberta' conquistate nei secoli a caro prezzo dall'alleanza tra il genio filosofico e l'eroismo politico, consacrate nel sangue dei martiri; gode delle comodita' e del tempo libero che gli offre l'economia piu' produttiva che il genere umano abbia mai conosciuto; la scienza ha penetrato i segreti della natura per offrirgli i migliori suoni e riproduzioni di immagini elettroniche di cui sta fruendo. E in che cosa culmina il progresso? In un ragazzino nella puberta', il cui corpo vibra con ritmi orgasmici; le cui sensazioni sono espresse in inni alla gioia dell'onanismo e dell'uccisione dei genitori; la cui ambizione e' conquistare fama e ricchezza, imitando il travestito che fa musica. La vita e' diventata una fantasia di masturbazione non stop commercialmente preconfezionata.
Allan Bloom, La chiusura della mente americana - I misfatti dell'istruzione contemporanea

Mussolini romanziere

"L'amante del cardinale", rinnegato dall'autore stesso, in uscita in questi giorni.

Muro & Muri

Il mondo in cui viviamo sorge su due distruzioni: quella benefica del 9/11 di Berlino e quella malefica dell’11/9 di New York. Si avvia a tornare multipolare, non più dominato da una Sola Superpotenza, gli Usa. I nemici non sono più delimitati da un territorio e da uno Stato, ma sono interni, diffusi e virali: il cortocircuito tecnologico e ambientale, demografico e migratorio, esistenziale e autodistruttivo. I muri invisibili sono i più difficili da abbattere.

sabato 7 novembre 2009

Evitare governi di minoranza

Le analisi di L. Festa sono ineccepibili. Il PD tra Casini e Di Pietro, tra Rep. e il Fatto, tra verita' e passato.

Costruire governi di minoranza

A volte ritornano.
Ieri ha conversato lungamente con Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, il giorno precedente aveva incontrato Gianfranco Fini, la settimana prima era stato intrattenuto da Pier Luigi Bersani ma soltanto dopo aver ricevuto Francesco Rutelli e aver confortato il governatore veneto Giancarlo Galan: un’ipotesi di accordo con tutti, una mezza promessa a ciascuno. Che la bocciatura del lodo Alfano avrebbe provocato qualche scossetta nel centrodestra era ovvio; che avrebbe finito col restituire una parvenza di centralità tattica a Pier Ferdinando Casini è una novità delle ultime ore.
Il rentier post democristiano era stato condannato all’irrilevanza: “Tieniti il progetto io mi prendo i voti”, gli disse Berlusconi alla vigilia del divorzio. Da principe frondista alla corte del Cav. a santo bevitore della politica, l’ex allievo di Forlani dopo la presidenza della Camera sembrava precipitato nel sottoscala del Palazzo. Avrebbe potuto governare col centrosinistra ma non l’ha fatto, avrebbe voluto influenzare Berlusconi ma non c’è riuscito, poteva sublimarsi nel Pdl e invece si è ridotto a pochi deputati da far sopravvivere di stenti; una razza democristiana in estinzione, un gruppetto di marziani proporzionalisti all’interno di un circo bipolare e bipartitico. E invece no.

Rovesciare governi di minoranza

Riecco Bertinotti!

venerdì 6 novembre 2009

Satira con le palle

Il socialnetwork

Qui si spiega come funziona.

Quoque tu, Bruto

La cosa piu' preoccupante di lui (Bruto) era che scriveva saggi sulla Virtu'. La Virtu' e' una di quelle signore perbene che si amano, quando si amano, senza parlarne.

I.Montanelli

Testa o croce

E la foto di Giorgetto?

Il vino e il bello

Ringrazio Paolo Massobrio perché col suo “I giorni del vino” (Einaudi) primo mi ha fatto tornare la voglia di bere il frutto della vite (il mio alcolismo è piuttosto influenzabile e Kingsley Amis stava portandomi sulla cattiva strada del whisky e del gin), secondo mi ha fatto conoscere un episodio cruciale legato a don Giussani. Una missionaria scrisse al grande educatore di sentirsi impotente di fronte alla sofferenza che la circondava, altri le avrebbero risposto con vaghe parole, lui le rispose innanzitutto con soldi. Ma non soldi per l’essenziale: soldi per il superfluo. “Ti mando questo denaro perché ti compri qualcosa che sia per te molto bello. Ricordati: perché tu possa continuare a dare agli uomini che incontri è essenziale che tu non perda il gusto del bello”. Anche il mio armadio adesso è felice, per la prima volta si sente capito.
Langone

Lo scrittore e' morto

Dov’è l’amato e odiato Céline? E il faustiano Thomas Mann? Dove il deprecato Mishima? Dove la geniale ingenuità di un Serpente piumato? E Caldwell con la sua testa da taglialegna? Dove gli allegri e tragici bevitori di Steinbeck? E Malcolm Lowry in meditazione alcolica ai piedi del Popocatepetl? Camus con la sigaretta all’angolo della bocca, l’occhio strabico di Sartre, il bevitore di Roth, e Vittorini che affascinava anche se non sapeva scrivere romanzi, Comisso tra entroterra e mare, Malraux eroico e menzognero, Bernanos atticciato d’ira contro gli imbecilli, il sottile Kawabata vigile tra fanciulle addormentate, Santiago e il grande marlin, la luce di Faulkner, i torbidi di Moravia, la Sicilia di Sciascia, le ipocondrie di Gadda, le bordate corsare di Pasolini, l’infido Capote, i santi vagabondi di Kerouac, lo sguardo obliquo di Malaparte, il labbro cadente di Montale, l’occhio rapace di Ungaretti...

2012

Un film che strage solo di cristiani.

giovedì 5 novembre 2009

D'Alema agli esteri

D'Eurabia.

Io sono lo scandalo

"Io sono lo Scandalo! Sono pornografia, non so se è chiaro! Un uomo trafitto da chiodi che grida dai vostri muri, che chiama al combattimento per la salvezza! Io sono questo, mica l'albero di Natale”.

“Che poi, spiegami. Ti cresci un piccolo a tua immagine e somiglianza, che creda solamente nelle cose in cui credi in te, e poi la prima volta che lo lasci libero nel mondo, lui vede due legnetti appesi al muro che non corrispondono al suo sistema di credenze e va in confusione? Corte dei diritti dell'uomo, intervieni immediatamente! Il pezzetto di legno sta fissando il mio bambino! Ma come li tirate su questi ragazzi?”
“Facciamo quel che possiamo”.
“Il mondo è pieno di cose. Per dire, ci sono i semafori e non sempre segnano verde. I bambini lo devono sapere. Ci sono persone nel parco che offrono caramelle e non sono tutti buoni. Poi ci sono i pezzetti di legno e non tutti corrispondono alle cose a cui crede mamma o papà. Vogliamo abolirli a scuola? E quando li incontreranno nella vita, come si comporteranno?”

Le croci sono tante

...Non è un caso unicamente italiano. Da una decina d’anni in California si dibatte sull’opportunità o meno di mantenere esposta una croce d'acciaio visibile sul Sunrise Rock, un picco del Mojave Desert.
La croce fu piantata negli anni Trenta per commemorare tutti i soldati americani morti in guerra e nessuno ebbe mai a discutere sulla sua esposizione, fino a quando un ex-custode del parco, per altro un cattolico, denunciò il tutto come offensivo per le altre credenze.
Per cui spetterà alla Corte Suprema stabilire se una croce su una montagnola potrà continuare ad essere esposta o se dovrà essere rimossa.
Nel qual caso, è ovvio, rappresenterebbe un precedente inarrestabile, se solo pensiamo a tutte le croci esposte pubblicamente nei sacrari o nei cimiteri di guerra. Croci che, per secoli, hanno rappresentato per tutti la pietà e la sofferenza universale ma che, all’improvviso, per alcune anime belle, risultano essere scandalosamente, insopportabilmente offensive.
Nel frattempo, stupidità nella stupidità, in attesa del verdetto fatidico, la croce del Mojave è stata coperta da un orrendo telo che la fa sembrare un fantasma grottesco sospeso tra le nuvole. Questo per evitare ai trekkers e alle aquile calve di passaggio di restare sconvolti dalla visione di una croce, come è successo a una qualche signora finlandese.
via Lexi Amberson

Obama E-book

Libro scaricabile gratuitamente su Obama. Venghino siori.

mercoledì 4 novembre 2009

Pacatamente, serenamente

Emmaus

La recensione di Starnone, e quella di Mariarosa. No comment.

Barack e burattini

Gli articoli del Foglio (continuano ad essere i migliori, non che legga solo questi).
L'Elefantino un anno fa:

Una cosa di valore storico Obama l’ha fatta. Ha saputo usare l’ideologia nascondendola a tempo nel momento della flessibilità; ha saputo far fruttare i grandi sensi di colpa che accompagnano gli Stati Uniti dagli anni della “creazione”, da quel fine Settecento costituzionalistico in cui i Padri fondatori decisero di accantonare la questione della schiavitù e della razza per realizzare l’Unione, ma sacrificarono così al realismo il principio egualitario di diritto naturale che li aveva uniti. Fecero un paese di individui creati da Dio eguali nei loro diritti, ma per farlo dovettero rinviare l’abolizione della schiavitù a una sanguinosa guerra civile e poi, dopo un secolo, l’abolizione della segregazione a una durissima e lunga battaglia dei diritti civili.

In questo senso, nessuno come Obama, come il suo staff, la sua campagna felicemente guidata da un triste e geniale intellettuale ebreo, ha saputo sfruttare il momento, “seize the time” (come dicevano i Black Panther), per assestare il colpo della vittoria. Poi però c’è tutta la questione delle cosiddette issues. Che farà questo presidente per rassicurare un mondo nasty, cattivo, oltre i confini del suo sorriso e il ritmo energico dei suoi passi di danza? Appello ai retori ingordi: sì, stiamo facendo storia, ma non esageriamo, prego.


Psicosi suine

Non esistono piu' i raffreddori di una volta.

Croce e delizia

Facci su Libero e Magli sul Giornale.
Ora rubo il commento del mio amico arguto Luca:

Bel duello, ma battaglia di retroguardia, per entrambe le posizioni.
Come non essere d'accordo con le limpide argomentazioni di Facci?
mmmh, non saprei?
Forse augurandosi che non chiedano di togliere la croce anche dalle bandiere di otto
nazioni europee in cui appare come elemento pricipale (cinque luterane, una anglicana, con ben due croci, una ortodossa).
Di due nazioni in cui appare con evidenza nello stemma e di cinque nazioni in cui la potete vedere se vi arrampicate sul palo (due cattoliche, la Spagna e San Marino, che rischia, per inciso, il cambio del nome in Marino, aprendo un conflitto internazionale sul tipo Macedonia / FYROM, per le rivendicazioni dell'omonima localita' laziale).


Ti diranno vecchio

Hanno la pelle con le macchie, un ciuffo di capelli per uno; due deambulano male e uno per niente. Ma ad averceli, di vecchietti cosi'.

Sic transit

Dopo la Escort, anche la Transit torna di moda.

Inizia e finisce

"Il mondo e' iniziato senza l'uomo e finira' senza di lui."
Levi Strauss

Apri e chiudi

"La donna deve essere chiusa in alto perche' e' aperta in basso".
Levi Strauss

Claude Lévi-Strauss

Claude Lévi-Strauss (Bruxelles, 28 novembre 1908–Parigi, 1 novembre 2009) è stato un antropologo, psicologo e filosofo francese. Nato a Bruxelles da genitori francesi di religione ebraica, si trasferisce presto con la famiglia a Parigi. Studia filosofia alla Sorbona e nel 1931 si laurea in filosofia. Le sue posizioni sono critiche nei confronti delle tendenze idealiste e spiritualistiche della filosofia francese fra le due guerre. Scopre presto nella sociologia e nell’etnologia la possibilità di un discorso più concreto sull’uomo. Nel 1935 gli viene proposto di andare ad insegnare sociologia a San Paolo in Brasile: sarà l’occasione per per entrare in contatto con le popolazioni indie del Brasile, oggetto delle sue ricerche sul campo. Da queste esperienze nasce Tristi tropici(1955), il suo libro più famoso. Tutti i suoi principali volumi sono tradotti. Oltre a Tristi tropici, il Saggiatore ha in catalogo, fra l’altro, Il crudo e il cotto, L’uomo nudo, Dal miele alle ceneri eLe origini delle buone maniere a tavola. Net pubblica Il pensiero selvaggio, Einaudi l’Elogio dell’antropologia; Rusconi,Primitivi e civilizzati; Nottetempo, Tropici più tristi, e Cristi di oscure speranze.

Grato alla grata

San Carlo Borromeo che diffondesti il confessionale da Milano al mondo, siamo nei guai, ci hanno scaraventato addosso la Notte delle Zucche Vuote quando invece avremmo bisogno del Giorno dei Confessionali Pieni. Urge istituirlo ufficialmente e non c’è data migliore della tua festa, oggi. Bisogna rilanciare la confessione in ginocchio e in segreto, protetta dalla grata e dall’ombra. Il prete è solo un tramite, non si deve vedere né conoscere, è ora di finirla con la confessione faccia a faccia che ha fatto da scivolo verso la moderna confessione pagana, quella davanti alle telecamere. Che i vizi tornino privati: chissà che le virtù non tornino pubbliche.
Langone

Gioia infinita

La Lambada e' la canzone piu' triste di tutti i tempi. Dopo YMCA, claro.

martedì 3 novembre 2009

Ares

The Ares 1-X test rocket lifts off on a six-minute suborbital flight from launch pad 39B at the Kennedy Space Center in Cape Canaveral, Florida, October 28, 2009. (REUTERS/Pierre Ducharme).

Crucifige

«Il primo atto che feci in Regione fu mettere in ufficio un crocefisso che non c'era. È un reato?». Lo dichiara in una nota Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra.

lunedì 2 novembre 2009

PPP is not average

Anniversario della morte.

Obama is average

Nonsense naive, altro che realismo. E come disse Kissinger, la pace o e' egemonia o e' bilanciamento di poteri.

Via Gradoli

Da ridere. Da meditare. Grazie a Luca.

Fuori un altro

Dopo Rutelli, Cacciari lascia il PD. Spassosissimo.

domenica 1 novembre 2009

Buon appetito

Condoglianze

Amore, vola da me con l'aeroplano di carta della mia fantasia, con l'ingegno del tuo sentimento. Vedrai fiorire terre piene di magia e io sarò la chioma d'albero più alta per darti frescura e riparo. Fa' delle due braccia due ali d'angelo e porta anche a me un po' di pace e il giocattolo del sogno. Ma prima di dirmi qualcosa guarda il genio in fiore del mio cuore.  Alda Merini, da "Alla tua salute, amore mio"
Pensiero,io non ho più parole. Ma cosa sei tu in sostanza? qualcosa che lacrima a volte, e a volte dà luce. Pensiero,dove hai le radici? Nella mia anima folle o nel mio grembo distrutto? Sei così ardito vorace, consumi ogni distanza; dimmi che io mi ritorca come ha già fatto Orfeo guardando la sua Euridice, e così possa perderti nell'antro della follia.   Alda Merini, da "La terra santa"
Corpo, ludibrio grigio con le tue scarlatte voglie, fino a quando mi imprigionerai? anima circonflessa, circonfusa e incapace, anima circoncisa, che fai distesa nel corpo?  Alda Merini, da "La Terra Santa"

Auguri

Alla mamma e alla mamma.

Piccolo mondo antico

Il mondo conosciuto dai greci nel V secolo a.C.

Vita di Gesù

Libro di Renan. Non e' che il giovane ribelle andasse tanto d'accordo con la famiglia, subi' le influenze del libro di Daniele e il fascino della predicazione di Giovanni Battista, compiva miracoli malvolentieri, tentennava sull'esatta definizione del regno di Dio, e gli ultimi due anni della sua vita sentiva il peso sia della fama che degli oppositori, scoprendosi sia molto delizioso che molto incazzoso. Non aveva una vasta cultura, non diede dogmi e non fondo' teologie ma fu, per la religione universale, quello che Socrate fu per la filosofia e cio' che Aristotele fu per la scienza. Moltiplicato per mille.