sabato 31 ottobre 2009

Beppe Nicolai

Missino eretico.

Stefano Cucchi

Societa' dell'immagine

Agghiacciante. Da F.Facci.

Eravamo rimasti alla società dell’immagine, alla dittatura dell’immagine, poi alla notizia sostituita dall’immagine, suprema Cassazione della realtà: ora siamo all’immagine che riesuma le notizie di cui non ce ne fregava niente. Annozero e la fiction su Marrazzo non c’entrano: era normale, ci si è inventati il video perché semplicemente non c’era e infatti è stato la parte più memorabile della trasmissione, mentre La Stampa titolava: «C’è un video di 13 minuti con Marrazzo» perché la semplice esistenza di un video ormai è una notizia eccitante, come a dire: preparatevi.

Ma vogliamo parlare del caso di Stefano Cucchi? La notizia era disponibile da giorni, snobbata dai più: ma spuntano le foto ed ecco che i grandi quotidiani si avventano allarmati su una notizia che già c’era: «Morto dopo l’arresto, diffuse le foto shock» ha titolato il Corriere, purché sia chiaro che la notizia ritenuta più interessante non era «Morto dopo l’arresto», ma «diffuse le foto shock», dunque le foto.

E il video napoletano stile Gomorra? Avete notato che qualcuno aveva le maniche corte? L’esecuzione, già nota, è dell’11 maggio scorso, e tuttavia Repubblica: «Adesso la città ci aiuti». E perché solo «adesso»? Ah già, perché c’è il video, già, che stupidi. Non dobbiamo più chiederci che cosa accadrà domani, ma quali immagini troveremo oggi.

venerdì 30 ottobre 2009

Viados del tramonto

Piero Marrazzo – per ora – risulta che non abbia commesso reati, e in teoria non aveva motivo di dimettersi. Figurarsi se ne avrebbe avuto motivo Silvio Berlusconi, che è andato con una prostituta o un milione che fossero. Anche il decreto di condanna dell’ex direttore di Avvenire Dino Boffo era davvero poca roba, a ben vedere. La faccenda della «ricattabilità» poi è una sciocchezza siderale, perché dove non c’è reato non dovrebbe esserci vergogna: ma siamo un Paese che resta cementato a un’ipocrisia profonda, storicamente e culturalmente radicata, inguaribile, ormai codificata. A regnare incontrastato resta non il diritto positivo, ma il diritto naturale, gli usi & consuetudini, il celeberrimo «si fa ma non si dice».

Puoi fare ciò che vuoi, basta che non ti faccia beccare: sesso, adulterio, aborto, eutanasia, abusi edilizi, lo scontrino che non ti hanno dato ma che tu non hai chiesto, l’auto in doppia fila, un’immensa zona grigia in cui il lecito può essere moralmente illecito, e l’illecito confina invece con una cultura tutta italiana nel definire leggi che probabilmente, già si sa, non verranno rispettate. Ogni regola varata contempla in partenza un venturo accomodamento, una mediazione a metà tra il suk latino e il rosso porporale. Imbracciare di volta in volta una questione morale, in questo scenario, significa solo: devi fare quello che dico io, perché sì.

...Elliot Spitzer, governatore di New York, viene intercettato mentre combina con una prostituta; si dimette.

Ikka Kanerva, ministro finlandese, spedisce sms piccanti a una spogliarellista che se li rivende; si dimette.

Max Mosley, presidente della Federazione internazionale di automobilismo, compare in un video che documenta un’orgia con cinque prostitute; non si è dimesso.

Che cosa accomuna questi tre casi? In teoria nulla. Il governatore di New York ha compiuto un reato, perché nel suo Stato la prostituzione lo è: a casa. Il ministro finlandese, coi suoi sms, non ha compiuto un reato: a casa lo stesso per ragioni «morali». Neppure Max Mosley ha commesso un reato (la prostituzione in Germania non lo è) e semmai lo ha subito, perché è stato spiato: e molti lo volevano a casa lo stesso.

Ergo: se in una condotta la discriminante non è più la legalità ma la sua pubblicizzazione, addio. Se la morale mediatica supera in importanza il rispetto delle leggi, addio. Per i personaggi pubblici sarà sempre più difficile sfuggire a una totale trasparenza: ma sarà sempre più difficile che la concedano. Per questo Paese già culturalmente portato alla doppia morale, in altre parole, gli scandali politico-sessuali sono terreno ideale: toghe e massmedia si scateneranno ancora di più. Non è la moda del momento: ci frastorneranno le palle per anni.

F.Facci

Sguazzare nel pettegolezzo

Annalena capisce sempre tutto.

L'Italia de noantri

Siamo tutti meridionali.

Dalla paideia alla brace

Non si tratta solo di Polanski. Il tema e' ampio. Ottimi articoli.

Secondo canale

Piero Marrazzo ricattato con un video compromettente: pare che in passato abbia lavorato per il Tg2.

L'ex giornalista Rai si giustifica: "Avevo nostalgia del secondo canale".

Dopo le escort di Berlusconi, i trans di Marrazzo. Finalmente ci si confronta sui programmi.

Berlusconi avvisò Marrazzo. Si erano incontrati sulle scale.

Pare che Berlusconi abbia custodito il filmato per parecchi mesi. Quando si dice unire l'utile al dilettevole.

(Di una cosa bisogna dare atto a Marrazzo: è sempre stato dalla parte dei consumatori)

Si sospettano mandanti occulti. Il filmato si chiude con il trans che dice "Italia uno!".

Adesso è ospite di una struttura gestita da sacerdoti. Ha optato per una disintossicazione graduale.

(Una scelta discutibile. Non ne ha abbastanza di uomini che vanno in giro con la gonna?)

Marrazzo: "Getto la spugna". Il vecchio trucco.

Insistenti le voci su Gasparri frequentatore di trans. Che adesso temono per la loro reputazione.

giovedì 29 ottobre 2009

Peccato non farlo

Dio non lo segna, il peccato di f.

Pass

"Medeis ageometretos eisito". Esibire geometria all'ingresso. Senno' non si entrava, all'accademia di Platone.

3 libri 3

Sulla tirannia, Fernando Pessoa
Senza eden, Carmen Conde
Giro del sole, Massimo Bontempelli

1989

Si chiama «1989» ed è un libro ideato in Italia per celebrare il ventennale della caduta del Muro di Berlino, avvenuta il 9 novembre di quel fatidico anno. Il volume, edito dalle edizioni Orecchio Acerbo con la collaborazione del Goethe-Institut Italien e pubblicato in altri cinque Paesi europei, racconta il Muro ai più piccoli, coloro che non hanno vissuto quel momento storico. E lo fa attraverso dieci racconti - di cui otto inediti - scritti da dieci autori europei: Ingo Schulze (ex Ddr), Didier Daeninckx (Francia), Ljudmila Petrusevskaja (Russia), Elia Barceló (Spagna), Heinrich Böll (ex Germania Ovest), Max Frisch (Svizzera), Jirí Kratochvil (Repubblica Ceca), Olga Tokarczuk (Polonia), Miklós Vámos (Ungheria) e l'italiano Andrea Camilleri, il cui «L'uomo che aveva paura del genere umano» può essere ascoltato, letto dallo stesso autore, sul sito http://www.goethe.de/italia/1989.
Tutti i racconti hanno per protagonisti dei muri: muri materiali, recinzioni, confini; ma anche muri immateriali, che separano gli uomini per il colore della pelle, la religione, la cultura, la ricchezza. I racconti sono stati illustrati dalla matita di Henning Wagenbreth, grande illustratore dell'avanguardia tedesca. Le tavole di questo artista sono ricche di fantasia e colorate suggestioni, e fanno di «1989» un vero e proprio graffito contro l'intolleranza e il tetro grigiore dei muri. Considerato tra i più interessanti e originali illustratori europei, con «Mond und Morgenstern - La luna e la stella del mattino» Wagenbreth è stato insignito del premio «Il libro più bello del mondo».

Rutelli hitech

Non e' che Rutelli e' soltanto un Mastella 2.0?

lunedì 26 ottobre 2009

M'arrazzo

Spiegatemi una cosa, parlando del caso Marrazzo. Non mi ci raccapezzo. Mi sono letteralmente perduto nei suoi dintorni. Forse è perché sono preso da intensa pietà per Giuseppe D’Avanzo, una prosa politica e civile costretta per l’eternità a inseguire lo scandalo privato in materia sessuale, un grande dell’informazione criminale indotto dal destino cinico e baro a occuparsi ormai soltanto di storie d’alcova, distribuendo torti e ragioni, e richieste di dimissioni per le diverse forme, come dice lui, di sexual addiction. Forse è per questo che non afferro il busillis. Ma insomma, spiegatemi.Se fosse vero che siamo sessualmente corretti, quanto lo siamo politicamente e ideologicamente, non ci sarebbe ragione di fare tutto questo ambaradan. Non siamo estremamente evoluti? Non siamo moderni e perfino postmoderni? Non insegniamo ai pupi come si fa a mettere il preservativo? Non diciamo che ogni tipo di sesso equivale a un altro? Che ci si deve poter sposare tra maschi e tra femmine? Che anche solo criticare il comportamento sessuale non convenzionale di un’altra persona è espressione di omofobia, turpe sentimento retrogrado? Non siamo certissimi che si debba cominciare precocemente, e senza il rischio di “essere puniti” da un figlio, con l’aborto adolescente pronto anche senza l’autorizzazione dei genitori? Non decliniamo la gender culture nei termini di maschio, femmina, gay, e appunto transgender? Non abbiamo ornato le istituzioni, dal Parlamento all’Isola dei famosi, di presenze simboliche trans? Non esaltiamo la privatezza di ogni forma di desiderio, di amore, di ginnastica sessuale? E allora, che problema c’era? Lettore ipocrita, mio simile e fratello, ti rendi conto che Marrazzo avrebbe dovuto convocare una immediata conferenza stampa, subito dopo l’irruzione dei carabinieri truffaldi che lo hanno ripreso in mutande, e avrebbe dovuto dire a testa alta, altissima, che il suo desiderio erotico è diverso da quello tradizionale e che il suo stile di vita ha pregnanza esistenziale analoga a quella di un qualunque buon padre di famiglia, e che dunque nessuno può ricattarlo e lui, come uomo pubblico, deve poter restare in sella e testimoniare i sui valori di autodeterminazione, anche erotica o sessuale, senza problema alcuno? Invece non lo ha fatto, pensava di non poterlo fare, e ha implorato i suoi boia di “non rovinarlo”, di “non fargli del male”, esattamente come si sarebbe comportato un qualunque uomo pubblico in ambito puritano, preso in mezzo in una storia di caduta nel peccato. Eppure su questi temi era stato freddato il commissario Buttiglione, da quel consesso di famiglie allargate del Parlamento europeo, e la sua pretesa di distinguere sì il peccato dal resto, ma di non cancellare in quanto cattolico il concetto del peccato, era stata considerata un arnese oscurantista nelle mani di un papista indegno di far parte dell’alto consesso illuminista di Bruxelles. Ma, insomma, vi rendete conto del paradosso? La sinistra laica e colta ed evoluta ha cercato per mesi di indurre Berlusconi a vergognarsi dei suoi inviti a cena e in villa e del suo sesso un po’ a casaccio, della sua instancabilità privata divenuta favola pubblica infinita, e non ne ha ricavato alcunché, salvo un diploma a Harvard erogato a Ezio Mauro dai discendenti dei Pilgrim Fathers, ma ora che com’era fatale tocca a uno di loro, e poveraccio gli è toccato in circostanze veramente grottesche dalle quali ciascuna persona di animo buono gli augura di risollevarsi al più presto, ora sono costretti a pregiudicare anche la loro filosofia relativista del sesso, del desiderio, del piacere che non conosce disciplina moralistica, sostanza etica: ora non si può nemmeno fare l’amore in pace con un trans, bacchettoni sessuofobici che non siete altro.Giuliano Ferrara

Giustizia superba

Ho ripetuto tante volte che le parole (lavorandoci da artigiano, devo averne cura) si consumano, come gli utensili. E se io dico che odio i cetrioli, consumo la parola “odio”, e se dico “amore passami l’acqua” consumo la parola amore. E se dico “regime” o se dico “libertà di stampa in pericolo” consumo entrambe le espressioni, le svuoto: come debbo definire la situazione iraniana che vede giornalisti in fuga, processati, condannati ?
T. Capuozzo

Nomen omen

Il capo della polizia si chiama Manganelli. Il monsignore contro la pillola abortiva si chiama Crociata. Poi è ovvio che la gente tende a credere che il politico che va trans sia Marrazzo.

Addavenì

Addavenì Baffino?
Pubblicato sul Foglio sabato 24 ottobre, lettere al direttore.

Della circoncisione

Tutto, ma proprio tutto.

giovedì 22 ottobre 2009

Solo da piccolo

E' che succedeva di piu' quando ero bambino, peccato non succeda piu' o succeda di meno adesso, e capitava all'improvviso, e non me lo spiegavo e poi per alcuni minuti avevo una sensazione strana. Mi chiedevo, stupito e come se fossi nato in quel momento e non avessi mai visto un albero o un vecchio in vita mia: "Perche' tutto questo? Com'e' possibile che esista il mondo, la natura, il parlare e le persone? Non sarebbe piu' normale il nulla?" Era questo quello che piu' o meno pensavo, o meglio lo pensavo piu' o meno inconsciamente, ma era terribilmente vero e per alcuni secondi mi sentivo davvero come un pesce fuor d'acqua. Non erano di quelle domande filosofiche ormai diventate di routine, quelle domande che ci ridiamo sopra. Era una cosa ingenua, ma potentissima. In fondo l'essere non e' piu' sensato del non essere. Sia che sia il prodotto del caso, di una coincidenza di scoppio e brodo primordiale, sia che l'essere sia stato panteisticamente sempre presente, sia che il Motore si chiami Dio o Natura, sia che il Demiurgo esista a nostra immagine e somiglianza ovvero no, e' tutto molto stupefacente e strano. Piu' strano dell'aldila' e della stessa idea di un Dio piu' o meno eterno, piu' o meno immobile, piu' o meno onnipotente. E si', e' tutto molto strano, se ci pensi, amico: sono strane le nuvole e le piogge, le persone che camminano e che parlano, e tutte quegli aggeggi o congegni o manufatti o costrutti poi inventati e costruiti dall'uomo - di meno dalla donna -, e' strana l'arte e la conoscenza, sono strani gli oggetti e anche i sassi. In quell'intuizione da bambino avevo gia' capito tutto, teologicamente e teleologicamente proiettato nell'infinito spazio-temporale, gia' ero. Ero un filosofo, forse piu' patetico che peripatetico, e avevo gia' la soluzione: il qui e' molto piu' eccezionale dell'aldila', quindi viviamolo e carpe diem e di doman non c'e' certezza. Tutte parole, tutte buone intenzioni che durano lo spazio di qualche secondo nell'infanzia. Poi arriva la coscienza, la buona coscienza, e non si carpe piu' niente, per un motivo o per l'altro.

Cio' che e' ancora piu' strano: il sito che ti costringe a scrivere in flusso di coscienza. Si imposta tempo e parole, e poi bisogna scrivere. 350 parole, 10 minuti. Neanche l'ho riletto. E si vede.

Secoloditalia

Stiamo ancora a cercare la definizione di destra in Italia. Comunque, volevo dire un'altra cosa: e' stato lanciato poche ore fa il sito del secoloditalia.

Radicalmente

mercoledì 21 ottobre 2009

Il latte ai ginocchi

Saturn at equinox

From 20 degrees above the ring plane, Cassini's wide angle camera shot 75 exposures in succession for this mosaic showing Saturn, its rings, and a few of its moons a day and a half after exact Saturn equinox, when the sun's disk was exactly overhead at the planet's equator. The images were taken on Aug. 12, 2009, at a distance of approximately 847,000 km (526,000 mi) from Saturn. (NASA/JPL/Space Science Institute)

Dal 74 al 94

Da venerdì prossimo, parte l’iniziativa «Come eravamo. Vent’anni di storia, dal 1974 al 1994, raccontati dalle prime pagine de Il Giornale
diretto da Indro Montanelli». In allegato gratuito col quotidiano vi sarà la riproduzione di quattro prime pagine storiche.

Numericamente i Settanta possono essere così riassunti: 7866 attentati contro caserme di carabinieri, uffici pubblici, commissariati; 4290 atti di violenza durante manifestazioni e cortei; 362 morti e 172 feriti in agguati; 11 stragi per un totale di 151 morti e oltre 5000 feriti; 15 rapimenti politici; 597 sigle di formazioni che hanno rivendicato attentati o agguati (484 di sinistra, 113 di destra); 37 terroristi uccisi in conflitti a fuoco con le forze dell’ordine. Dietro questi numeri c’era un clima, un mondo, un modo di sentire. Il clima, il mondo, il modo di sentire che faceva scrivere a Leonardo Sciascia: «C’è una classe politica che non muterà mai se non suicidandosi. Non voglio per nulla distoglierla da questo proposito e contribuire a riconfortarla».

L’impressione è che la vitalità degli Ottanta fosse sana quanto il brulicare dei vermi su un pezzo di carne andata a male. L’idea del decennio riflussato e de-ideologizzato merita comunque una messa a punto: c’è la strage di Bologna, Ustica, l’assassinio di Walter Tobagi, dell’ingegner Taliercio, del generale Dalla Chiesa, il sequestro Dozier e l’attentato al Papa... E però vuoi mettere con il ricordo dei politici canterini alla trasmissione «Cipria»: il socialdemocratico Di Giesi che canta L’uccellin che vien dal mare, il repubblicano Biasini che gorgheggia Signorinella, il democristiano Mannino impegnato con la Turandot, il liberale Biondi con Buon anniversario... Poi ci si domanda da dove venga il discredito della nostra classe politica... È un decennio che si apre con la morte di Pietro Nenni e si chiude con l’esordio televisivo di Gigi Marzullo, e questo vorrà pur dire qualcosa. A livello internazionale però c’è il crollo del muro di Berlino, c’è Tienanmen.

Ancora Anobii

Io, invece, per ora, lo uso per archiviare i miei libri.

Google music

Pure questa.

martedì 20 ottobre 2009

Aristotele paratattico

La logica e le lingue senza "e" e "o".

Cervellibus Magris

...dall’autore di libri pregevoli come Microcosmi ci si attende qualcosa che abbia un respiro ampio. Nel 1998 lo scrittore Martin Walser nello stesso contesto pronunciò un discorso dirompente: cari amici tedeschi, disse, ora basta con i sensi di colpa nei confronti dell’Olocausto, e soprattutto finiamola di usare le tragedie della Seconda guerra mondiale come una clava morale per delegittimare i nemici politici. Ne uscì una polemica clamorosa e importante, non ancora conclusa. Invece Claudio Magris, come si legge nella trascrizione dell’intervento pubblicata dal Corriere della Sera, ha parlato ai tedeschi di Roberto Calderoli, delle ronde e, più in generale, delle tristi condizioni in cui a suo dire versa la democrazia italiana.

Magris da «patriota» spera che la «peraltro incantevole» Italia «non sia all’avanguardia in senso negativo: il fascismo, dopotutto, in Europa, lo abbiamo inventato noi». Vane speranze, è evidente. Secondo lo scrittore, la barbarie, sotto forma di populismo e intolleranza nei confronti degli immigrati (con riferimento indiretto ma chiaro alla Lega), avanza come un carro armato. Il populismo, in particolare, è «una gelatinosa totalità sociale» che distrugge i valori fondamentali. La «gelatinosa totalità sociale» aggredisce, come il mostro alieno di Blob, il senso della giustizia: «L’insofferenza crescente per la legge che persegue i reati e la limitazione del potere della magistratura» esprimono «il torvo sogno di una vita senza legge o con meno legge possibile, ossia di una giungla, di una condizione di bellum omnium contra omnes, in cui i forti trovino pochi ostacoli nello schiacciare i deboli».

Il passaggio lascia perplessi però, alla fine, siamo sempre nell’ambito della critica al capitalismo senza regole come forma di darwinismo sociale e alle lamentele sulla democrazia senza democrazia, cioè sui regimi in cui la democrazia è solo formale e non sostanziale. Roba vecchia come il cucco. Quello che segue è invece una novità. Dopo la tirata in favore della legge e dei magistrati, Magris butta lì un esempio davvero singolare: il professore di filosofia Toni Negri, autore di «elucubrazioni pseudo-rivoluzionarie» di cui si sono «nutrite le Brigate Rosse sotto il cui imbecille piombo reazionario sono caduti molti rappresentanti dell’Italia migliore», ha dichiarato «la propria solidarietà a Berlusconi, in quanto entrambi perseguitati dalla magistratura». Pare di capire, nell’oscuro brano, che il parallelismo sia il seguente: eversivo Toni Negri, eversivo Silvio Berlusconi. E tutti e due sarebbero persone «indegne» che minacciano la giustizia e quindi la pace. Olè. Alla faccia della penetrante capacità di analisi che - dicono gli intellettuali - contraddistingue gli intellettuali.

il Giornale

lunedì 19 ottobre 2009

Fissati col posto fisso

Che ha detto, Tremonti? "In strutture sociali come le nostre, il posto fisso credo sia la base su cui si possa organizzare il tuo progetto di vita, la tua famiglia". E ancora: "io non credo che la mobilità sia di per sè un valore". Invece, storicamente, lo è. La grande epopea dell'umanità, dalla rivoluzione industriale in poi, è proprio un lungo tentativo di divenire più mobile. Gli individui si sono vieppiù affrancati dalle loro condizioni di nascita: hanno voluto e conquistato, a fatica, l'opportunità di spostarsi. Da un posto all'altro. Da un'occupazione a un'altra. Da un ceto sociale a un altro.

L'idea che tutto questo possa o debba essere contestato è tre volte paradossale. Primo: perchè la flessibilità, dati alla mano, ha favorito una riduzione senza precedenti dei tassi di disoccupazione, parte della quale tradisce l'emersione del nero. Secondo: perchè la flessibilità non è solo rischio, ma anche e necessariamente opportunità. Terzo: perchè il paese ha faticato per adeguare il suo quadro normativo a un mondo che cambia, ha dovuto sconfiggere resistenze lobbistiche di ogni tipo, ed è irresponsabile oggi suggerire la marcia indietro, da parte di chi è a ragione considerato l'uomo forte del governo.

domenica 18 ottobre 2009

I comunisti mangiano i bambini

E i feti dei bimbi abortiti? Scatenate l’immaginazione. Il cannibalismo dell’era maoista è oramai ampiamente documentato in diversi testi seri (non tradotti), e non solo per fame, ma pure per rito: mangiare i «nemici del popolo» è umiliarli e vincerli in eterno. Che però ciò avvenga ancora oggi, e a danno di bimbi, per di più abortiti, è raccapricciante. Il libro della Laogai Foundation pubblica un ennesimo documento, timbro rosso e intestazione dell’Ospedale ostetrico e ginecologico di Nanjiing, un foglietto con su scritto: «Il presente buono non è in vendita. Vale una placenta. Scade il 13/12/1997». Cannibalismo legale. I lavoratori degli ospedali che hanno accesso alle placente spesso le mangiano. Dicono sia «cibo salutare ed energetico». Non perdetevi il settimo capitolo di Strage di innocenti, dove si racconta che l’Unfpa, l’agenzia Onu sulla popolazione mondiale, appoggia, finanzia e tace, così come pure gli Stati Uniti, con George W. Bush jr. no, ma con Bill Clinton prima e ora Barack Hussein Obama sì.

Arbasino

...quando l’Elefante, il protagonista di Fratelli d’Italia, va a Napoli, leggiamo nell’edizione meridianizzata del 1963: «Io poi a Napoli vorrei starci sempre il meno possibile. Mai combinato niente e sempre litigato con tutti. Una depressione, sempre. Veramente è una città che non mi dice niente, perciò trovo inutile venirci. Non so cosa farmene del solo mediterraneo e dell’eredità classica e dell’architettura normanna e delle semplici gioie della vita contadina e della pizza alla pescatora. Commedia dell’arte, per me no, grazie». Nel 1976 il brano si allunga, l’opera è simile a una chiesa in cui compaiano nuove arcate, nuovi capitelli, più raffinate cesellature, bifore sulle trifore già installate, barocchi update autoironici, autostoricizzanti, autoscompattanti; l’ultima frase citata diventa quindi «Commedia dell’arte, no grazie, mi fa vomitare», mentre nella riscrittura del 1993: «Commedia dell’Arte, per me, no grazie (devo mettere un piccolo sticker sulla macchina?), mi fa eruttare sul golfo sfasciato: se si ricorda che era la Copacabana dei classici e dei romantici...».
Ho citato a caso, non prendetelo per un antimeridionalista, lo è a tutti gli effetti, come però ne ha per Roma, per Milano, per Londra, Berlino o New York o Los Angeles, perfino per Parigi (o cara), perché tutto mondo è paese e ogni paese è un paese piccino picciò per signore mie, al cospetto dell’Elefante.

Bestselleristi sobri

Leggete il “Taccuino di un vecchio bevitore” di Kingsley Amis (Baldini Castoldi Dalai) e confrontate gli scrittori inglesi di ieri con gli scrittori italiani di oggi o forse di sempre. Gli scrittori italiani non hanno mai bevuto abbastanza, specie gli scrittori da premio. Ho bevuto con Tiziano Scarpa quando lo Strega era molto di là da venire, adesso può darsi che beva ancora (è pur sempre veneziano) ma di sicuro non va in giro a vantarsene. Kingsley Amis, che era scrittore da superpremio, Sir, Commander of the Order of the British Empire e altre ufficialissime cose, ha esibito il proprio alcolismo in molti articoli fantastici che il “Taccuino” raccoglie. Niente vini raffinati o distillati rari: il padre di Martin ha sempre ostentato gusti da beone prediligendo i peggio cocktail e il gin dei bassifondi. Questo si chiama stile ed è quello che manca ai nostri autori da classifica, moralisti ossessionati dall’autocontrollo, tutti astemi o che bevono di nascosto. Per smentirmi vorrei che un bestsellerista, uno qualsiasi, accettasse di bere insieme a me e in pubblico la pozione consigliata da Amis a pagina 159, ideale per questi primi freddi: “Mulled Wine. Versate in una pentola una bottiglia di vino rosso decente, aggiungete un bicchiere di brandy francese da cucina e qualsiasi spezia o frutto che vi venga in mente. Fate scaldare la mistura lentamente, aggiungendo zucchero a piacere. Quando ha raggiunto un’alta temperatura ma non bolle ancora, mettetelo in bicchieri a prova di calore, riempiendoli per metà. Aggiungete acqua calda e servite”.
C. Langone

sabato 17 ottobre 2009

Una sola voce polifonica

Ma il PD deve essere "polifonico" o deve avere "una sola voce" sulle questioni di peso e frenare le "minoranze interne"? Verderami please explain.

Decoro coranico

E se fosse un incentivo invece che un deterrente? Un'ora di storia delle civilta' e delle religioni, un'ora di sana metafisica super partes non sarebbe meglio?
L’ora di religione? Cattolica, ma anche islamica. L’idea è del vice ministro Adolfo Urso, che propone l’introduzione nelle scuole pubbliche e private di una nuova materia, facoltati va e alternativa a quella cattolica, per evitare di lasciare i piccoli musulmani «nei ghetti delle madrasse e delle scuo le islamiche integraliste».

Che ne facciamo di Polanski?

L'Elefantino e' superbo, nel bene e nel male. Siamo finiti dalla paideia alla brace.

La tesi è la seguente. Non c’è più una relazione educativa effettiva degli adulti con i fanciulli e le fanciulle, né in famiglia né, tantomeno, nella scuola. Nello scambio tra le generazioni, parole come amore e amicizia non hanno più alcun senso. Un grande pedagogo cattolico, don Luigi Giussani, che a metà dei Cinquanta fondò il movimento ciellino, parlava di “rischio educativo”. Il filosofo straussiano Allan Bloom, il “Ravelstein” di Saul Bellow, autore di memorabili saggi sulla crisi dell’educazione e della cultura contemporanea, la metteva così: “Scienza e moralismo hanno ridotto l’eros a sesso. Individualismo ed egualitarismo hanno trasformato le relazioni romantiche in materia contrattuale da negoziare. La scienza sociale avalutativa ha indotto a considerare normale ogni tipo di comportamento sessuale, inducendo noia. Nelle ore di educazione sessuale i ragazzi imparano come si usa un condom, ma non come fare i conti con le speranze e i rischi dell’intimità. Non sappiamo più come si faccia a parlare e a pensare intorno al pericolo e alla promessa contenuti nelle idee di attrazione e di fedeltà” (Love & Friendship, Simon & Schuster, 1993). E lo psicoanalista e antropologo James Hillman, che ho già citato in altro contesto, avvertiva che ogni rapporto di patronage, ogni tutela o curiosità intergenerazionale tendono a essere letti con un meccanismo riduzionista, come rapporto genitale, come interesse sessuale (Il codice dell’anima, Adelphi, nuova edizione paperback 2009).

La scuola pubblica e i principi educativi correnti irrigidiscono fino a cancellarli, al di là di ogni ragionevole dubbio, il rapporto autoritativo e la maieutica dell’insegnamento. Il nostro modello educativo sottrae nel massimo grado possibile ogni forma di energia, di eros, di vero e rischioso esercizio dell’autorità, all’insegnamento, a quello che Strauss definiva l’allevamento dei cuccioli della nostra specie, che in nome di principi giudeo-cristiani, greci, romani ed umanistici dovrebbero ricevere e dare qualcosa di decisivo, appunto nel rischio dell’amore e della filìa, dell’amicizia, nell’incontro delle generazioni in vista della conoscenza, del sapere e della formazione politica. L’unica istituzione che lo conservi almeno in parte, questo principio, è la chiesa cattolica; e infatti il suo clero, nell’America protestante e postmoderna, è martirizzato, al di là dei casi accertati e sanzionabili, dalle furiose campagne di denuncia e dalle corrispondenti richieste di risarcimento che irrigidiscono ulteriormente, fino alla completa criminalizzazione del modello seminariale monosessuale, l’ultimo scampolo di una educazione occidentale tramandataci attraverso il medioevo dall’età classica poi cristianizzata.

Papello o papocchio?


Basta la chiave

Michele Serra non e' proprio il mio tipo, ma qualche spunto meglio prendercelo ogni tanto.
Uno dei grandi misteri di questo Paese è proprio questo: i vincitori parlano con la foga e il rancore di chi è sconfitto. I loro giornali gridano, imprecano, maledicono come se fossero stampati nelle catacombe. I loro intellettuali e i loro giornalisti hanno spazio e potere, incarichi pubblici e soddisfazioni professionali (quasi sempre con merito), ma si esprimono, con poche e lodevoli eccezioni, con i toni frondisti di chi è accampato ai margini della società. Bisognerebbe spiegare alla destra italiana (il socialista Sacconi ne è uno degli esponenti più agguerriti) che è da tempo al governo. Non è più necessario assaltare il Palazzo urlando: basta aprire il portone con la chiave.

Ghiribizzo ondivago

Parole panda.

Zoro, 17/10

I tre candidati al PD, partito diseredati.

giovedì 15 ottobre 2009

Conoscere fino all'ultimo

Si dice che prima di morire Socrate pregasse un musico d'insegnargli una nuova aria sulla sua lira. E il musico: a che pro, se devi morire? E Socrate: per conoscerla prima di morire.

Paradosso

Ecco il paradosso, la ricerca della saggezza non e' saggia e neppure prudente. E' distruttiva. Non cancella i tuoi limiti, te li fa vedere. Non toglie la solitudine, te la fa apprezzare. Piu' impari, piu' sei solo. "Piu' sapienza, piu' affanno", come dice Qoelet. "Piu' carne, piu' vermi."
Pialuisa Bianco

Amore e morte

Se non ci fosse la morte e la paura conseguente, se fossimo assoluti nessuno si preoccuperebbe piu' dell'amore. Ci scoperemmo a ripetizione, altro che conigli, buco su buco, in un'eterna delusione di piacere, e dopo tutto, arriveremmo a decidere, esausti, che l'anima non esiste.
Stefania Vitulli

Aldiqua

Non e' forse gia' abbastanza strano che ci sia qualcosa come l'aldiqua? La cosa piu' logica sarebbe che non ci fosse proprio niente, ne' l'aldila' ne' l'aldiqua. Nulla sarebbe piu' ragionevole di un'eterna, infinita distesa di niente.
"Nascere due volte non e' piu' strano che nascere una volta sola."
Ruggero Guarini

Morale

La morale non e' dottrima che insegna a diventare felici, ma piuttosto a diventare degni della felicita'.
Duccio Trombadori.

Rimozione

Due facce della rimozione della morte, quella borghese e quella epico-guerriera. La prima la nega rendendola dubbia e innominabile, la seconda la veste di paillettes di gloria e la proietta come surrogato nobile di immortalita' verso ipotetici campi di battaglia futuri.
Daniele Capezzone

Dèi

So cosa vogliono gli dèi: che non si dia troppo peso alle regole e alle comodita', che si affrontino i rischi, che si recidano i legami familiari.
Walter Siti

Carruba

Lo scienziato esatto guarda una carruba maturare sul ramo e la sua attenzione viene catturata dal pistillo. Davvero ti sembra un individuo sano? Il teologo vede una carruba nascere e viene colto dal panico dell'esistenza, dalla mostruosita' di quell'evento, dall'inspiegabilita' che una data cosa sia potuta accadere invece che no.
Ottavio Cappellani

Paradiso

Dio di misericordia
il tuo bel Paradiso
lo hai fatto soprattutto
per chi non ha sorriso
per quelli che han vissuto
con la coscienza pura
l'inferno esiste solo
per chi ne ha paura.
De Andre'

Noia

Nulla e' piu' noioso di essere adorato. Come fa Dio a sopportarlo?
SDM

Vita

La vita e' una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furia, che non significa nulla.
Macbeth
Invece il mio professore di filosofia diceva che era come la scala del pollaio, corta e piena di merda.

Dalemani

D'Alema dice molte cazzate, con stile. Bersani non dice nulla, con simpatia. Per questo li voto alle primarie.

Buchi grigi

Non e' nero, secondo me.

In morte della mail

E' tutto cosi' veloce.

Proibizionismo libertario

I pericolosi paternalismi dello Stato terapeutico.

...quando lo Stato mette in discussione la possibilità di agire in maniera viziosa anche se questo comportamento non è aggressivo (mentre, nella sua saggezza, San Tommaso d’Aquino aveva ben chiaro che vi sono peccati che non sono reati), ci si trova su una china che conduce verso prospettive totalitarie.

Da economista della scuola austriaca e quindi attento alla lezione di Mises e Hayek, l’autore de L’economia della proibizione evidenzia che «la domanda di politiche interventiste quali quella della proibizione nasce dalla percezione che il processo di mercato ha fornito risultati insufficienti o che non correggerà le sue inefficienze». Il proibizionismo o è illiberale o non è, dato che incarna una pericolosa presunzione del ceto politico, che punta ad arrestare ogni evoluzione imprenditoriale: «Il processo di scoperta del mercato porta alla circolazione di prodotti meno costosi, di qualità migliore e più sicuri. La proibizione pone fine al processo di scoperta e lo rimpiazza con un mercato nero e un processo burocratico, ognuno con i suoi mali». È come se il mondo si fermasse e nessun futuro migliore fosse possibile. Gli imprenditori escono di scena e il loro posto è preso da politici e burocrati. Ma come rilevò Mises, «se si abolisce la libertà dell’uomo di determinare il proprio consumo di beni, si tolgono tutte le libertà».

Doxocrazia

Di questi argomenti - la politica sempre più mediatizzata, i rapporti tra comunicazione e potere, quelli tra democrazia parlamentare e democrazia massmediale, e quelli tra il Palazzo e la piazza - parla un libro appena uscito, scritto da un politologo francese di sinistra ma che piacerà molto agli elettori di destra. L’autore è Jacques Julliard, cattedratico all’École des hautes études in Scienze sociali ed editorialista del Nouvel Observateur. Il libro, invece, si intitola La regina del mondo. Il potere dell’opinione pubblica (Marsilio, pagg. 106, euro 10, traduzione di Alberto Folin), giudicato in Francia il miglior saggio politico del 2008.

Palude Italia

Dai Cav., non hai più scusanti. Agisci.
Il Secolo e' diventato un Corriere giusto un tantino piu' spregiudicato. Ossia, e' quasi perfetto.

mercoledì 14 ottobre 2009

I gangli e il libero arbitrio

Alberto Priori è uno dei neurologi più noti d’Italia, insegna all’Università statale di Milano. Ha appena condotto uno studio che verrà presentato al convegno «Neuro-mania» e che mira a dimostrare come nelle scelte economiche e morali intervengano anche parti molto antiche del cervello: i gangli della base. Parti a cui normalmente si attribuiscono risposte «automatiche» e lontane dalle «raffinatezze» intellettuali della corteccia cerebrale.
Professor Priori ma uno studio tipo il suo non si porta dietro una concezione deterministica?
«Indubbiamente sì, e questa è la concezione generale che ispira il convegno. Il sottotitolo “Il cervello non spiega chi siamo” è ovviamente provocatorio. Il cervello spiega benissimo chi siamo».
Ma il libero arbitrio, dove va a finire?
«Cosa c’è di libero? Io non sono un filosofo ma al libero arbitrio credo poco. Mettiamola così: qualsiasi decisione “libera” prenda il cervello ha dei precisi correlati deterministici».
Banalizzando, allora l’hardware del nostro cervello conta moltissimo... Forse più del software?
«Nel cervello, mantenendo la sua metafora, hardware e software sono assolutamente interdipendenti. Si modificano a vicenda. È questo che rende il cervello molto più sofisticato di un computer. Il cervello si adatta in pochissimo tempo, se una parte si danneggia può supplire con un’altra. Ciò non toglie che l’hardware ha un ruolo di assoluta rilevanza. E studiarlo ci consente di capire dei processi importanti».
E cosa cambia dopo lo studio che avete condotto?
«Adesso sappiamo che nelle decisioni di tipo più complesso intervengono delle parti del cervello che si credeva facessero tutt’altro. Parti di cervello che abbiamo in comune persino con i rettili».

Solo 140 caratteri

Puttana la ministra

Da imparare a memoria e recitare, tutte le sere. Serenamente, pacatamente, devotamente.
Più la sento e più mi piace. Parlo del ministro Gelmini, democraticamente bollata come troia e puttana dagli ottimi studenti, ma anche da professori e perfino da maestri delle elementari che rimandano a casa gli alunni con lo zainetto colmo di volantini propagandistici della Cgil scuola. O che fanno loro intonare i canti di lotta e di protesta concludendoli con l'avvertimento in stile “anni formidabili” alla ministra-velina. O che incitano gli studenti a diffamarla, quando non la minacciano loro stessi, via internet, spacciandosi per allievi. Se i contradditori sono di questo spessore, trattasi di medaglie al valore. Anche l'ultima uscita della Gelmini mi trova concorde: i bidelli che ci stanno a fare? È ammissibile che si debba buttare dalla finestra oltre un miliardo di euro in appalti esterni per le pulizie? Con gli istituti che regolarmente piangono miseria.
Bazzico il pianeta scuola da dieci anni, e mi sono reso conto che il livello generale è pessimo. Certo, non mancano gli insegnanti di vaglia, e con alcuni ho anche avuto la fortuna di lavorare (voi sapete chi siete). Ma sono i primi a patire (ammettendole fra i denti) le mortificazioni di un corpo docente imbarazzante: i nipotini del '68, di prodigiosa militanza e ignoranza, frustrati a brandelli, autentiche nullità chiamate a costruire l'educazione dei cittadini di domani. E senza il minimo senso di realtà e di responsabilità: si preoccupano solo e immancabilmente di se stessi, non vogliono mollare quella che considerano una cattedra dovuta (e magari è piovuta dal cielo sconfinato del clientelismo). Sindacalizzati come sono, non tollerano alcun sindacato sul loro operato, non accettano altra logica del tengo famiglia. Gente che non si preoccupa della scuola in cui lavora ma solo della sua “collocazione a sinistra”, manco fosse un imperativo categorico. Di qualche prof sono stato compagno di classe, o altrimenti in rapporti: mi piacerebbe raccontare com'erano da studentesse (o come sono ancora oggi) certe verginelle che danno della mignotta alla Gelmini, Madre di tutti gli alibi, squilibri mentali inclusi. La verità è che la stragrande maggioranza di chi la bolla coi peggiori epiteti dovrebbe solo andarsene a casa, perchè, tanto o poco che sia, quello stipendio lo ruba tutto. Incapaci di insegnare, buoni ad alimentare una intolleranza a tutto ciò che non coincide col proprio tornaconto e con le proprie banalità ideologiche, difese, anche questo potrei raccontarlo con nomi e cognomi, con attempati o infantili appelli alla lotta (armata), all'odio pregiudiziale, al diritto di zittire e di bocciare l'infame in ragione di cosa legge, scrive, pensa. Non credo che l'andazzo oggi sia tanto diverso dai miei tempi, quando facevano carriera compagni, in tutti i sensi, che nei temi infilavano, tra mille strafalcioni, il peana ipocrita e delirante per la lotta armata. Oggi ho l'assai poco vago sospetto che basti un fugace passaggio sulla “meretrice Gelmini” e lo “sporco nano” Brunetta, magari condito da un'arguta allusione alla indiscutibile pedofilia dell'altro “mostriciattolo”, per guadagnarsi il sette più, anzi otto. Del resto, lo afferma anche l'intellettuale Asor Rosa, uno dei radiosi maestri del '68, teorico della “violenza progressiva”: la scuola è l'ultimo avamposto di comunismo.
I risultati sono da anni sotto gli occhi di tutti, e si riflettono allegramente in una classe giovanile che è la peggiore d'Europa. Scuole gestite da idioti, università che sono bordelli legalizzati, giustamente umiliate nelle classifiche di merito (l'ultima, del Times Higher Education, è di ieri e pone la migliore delle italiane, quella di Bologna, in 174° posizione...). Ma nessuno vuol cambiare niente, men che meno chi impara, si fa per dire: conviene scaricare ogni colpa sul regime e le sue televisioni. Berlusconi cascherà, ormai l'abbiamo capito, e non è una gran perdita, lui le riforme (liberali) non è in grado di farle, è solo in grado di gestire l'emergenza, specie se coincide con la sua emergenza. Ma dovesse tornare al potere la sinistra, sarà la fine di ogni limite al peggio. Perchè non c'è niente da fare, la sinistra postcomunista, che nei sentimenti resta marxista o cattocomunista, ha per vocazione la tutela dell'evanescenza, del parassitismo e dell'impunità; la sua cultura è puro jovanottismo in salsa pseudorivoluzionaria (in realtà conservatrice della peggior specie). E non cambierà: basta vedere in tv certi trasandati alfieri della docenza politicamente corretta, cioè raccomandata. Hanno in sé qualcosa di irrimediabile, in quell'aspetto e quei discorsi fastidiosamente sudaticci. Ogni valorizzazione dell'èlite, della qualità, di una cultura solida, da quelle parti è bandita, perchè sanno di non poterne fare parte. La loro legge è una sola: tanto peggio, tanto meglio.
Massimodelpapa

Botte e risposte

E lanci di Mont-Blanc. Era ora che al Corriere iniziassero a farsi sentire. Su, forza, osate un pochino.

Bucato da Nobel

Carol Greider è un premio Nobel che fa lavatrici. Una docente universitaria scienziata scopritrice di enzimi casalinga, abituata a fare duecento cose insieme e a non prendersi molto sul serio. Almeno il giorno del Nobel avrebbe potuto esagerare, le avremmo creduto tutti: ho scoperto l’immortalità, la vita artificiale, la cura di ogni malattia, lasciatemi fare e vedrete, tempo cinque anni e vivremo per sempre, ho bisogno di altri fondi e non si invecchierà, vi prometto la faccia dei vostri vent’anni anche a novanta, purtroppo so che è in atto un complotto per destituirmi. Invece: “Non credo che i telomeri risolveranno tutto”, ha detto, “ma in certi casi potrebbero rivelarsi un’ottima cura”. Poi è andata a spegnere il sugo sul fuoco: senza appelli per le quote rosa nei laboratori, senza nemmeno lamentarsi del maschilismo nella ricerca scientifica.
Annalena Benini

Bipolarismo

Case editrici

Travagliate.

Convertiti

Conversando (l’unica volta che ne ebbi l’occasione) con lo scrittore cattolico inglese Anthony Burgess, dovetti incassare il suo disprezzo per i «convertiti». Il cattolicesimo appartiene, disse, alla Cornovaglia, e lì deve restare.
L’antipatia verso i convertiti è più diffusa, anche da parte cattolica, di quanto sembri. Li si guarda con sospetto, pronti a cogliere ogni segno della superficialità e dell’inconsistenza della loro fede, pronti a vedere il loro entusiasmo crollare. La sospettosità travestita da intelligenza è una faccia dell’invidia: a nessuno fa piacere vedersi superare nel Regno dei Cieli, e i convertiti servono anche a questo: a svegliare tutti coloro che si sono accomodati nel cattolicesimo come dentro una buona abitudine.
Consiglio vivamente, a questo proposito, il libro di Lorenzo Fazzini Nuovi cristiani d’Europa (Lindau, pagg. 215, euro 16). Esso raccoglie dieci interviste a dieci convertiti «eccellenti» del nostro tempo. Se la Comunità Europea nel 2004 tolse le radici cristiane dal preambolo alla Costituzione (poi abortita), queste radici semplicemente restano, e sarebbe un grave errore considerare il quadro spirituale dell’Europa solo in termini di relativismo e ateismo pratico. Queste radici continuano a esistere e a produrre nel deserto magnifiche piante.
Fazzini fa secondo me un’ottima scelta dei personaggi. Si tratta di scrittori, giornalisti, filosofi, artisti, rockstar. Uomini, insomma, ben inseriti nel nostro tempo (c’è anche un autore di best seller come Éric-Emmanuel Schmitt), uomini moderni che un bel giorno hanno cominciato a dire che Gesù di Nazareth è figlio di Dio, che è morto ed è risorto, e questo senza il minimo scandalo per la propria razionalità e modernità. Proprio Schmitt, nella prima intervista, centra il punto quando dice: «fui abitato dal sentimento dell’assoluto, da una forza così grande che non potevo esserne io l’origine». Queste parole semplici toccano il cuore del problema. L’incredulità non è una teoria, ma un atteggiamento di chi pensa, alla fin fine, di essere lui stesso il signore e padrone della propria vita. Viceversa, il primo passo della conversione è una specie di contraccolpo della ragione, con il quale un uomo si rende conto di non essere l’autore di se stesso.
Il vertice dell’intelligenza sta, in queste storie, in una sorta di resa, nella quale alcuni uomini di successo, intelligenti e per nulla paurosi, si sono abbandonati a qualcosa di «altro» da loro. E in questo abbandono hanno trovato l’inizio della felicità. Per loro, il cristianesimo non è altro che questo: un abbandono di sé a Cristo. Ovvio che la loro semplicità susciti l’invidia di quelli che considerano la fede come un patrimonio (privato) di famiglia.

Vota Tony

Blair for (Europe) president. Il Foglio propone e Silvio accetta.

Fast Forward

Qui ne parlano male. Chissa'.

Numero Jolly

Barack Obama Nobel per la Pace. Herta Müller Nobel per la Letteratura. Numero jolly 87.

martedì 13 ottobre 2009

Intellighenzie

Il premio Elsa Morante per il 2009, nelle sue varie declinazioni (narrativa, saggistica e carriera) non ha dubbi di colorazione politica. A vincere per la narrativa è stata la signora del giornalismo radical chic italiano: Daria Bignardi. Con il suo libro d’esordio Non vi lascerò orfani (Mondadori) è stata immediatamente ritenuta degna di un riconoscimento che porta il nome di una delle più note e amate scrittrici del nostro Paese. Il riconoscimento per la saggistica è invece andato al politologo Giovanni Sartori per due suoi volumi: Il Sultanato (Laterza) e La democrazia in trenta lezioni (Mondadori). Il professor Sartori è stato premiato per le sue capacità divulgative. Le quali sono indubbie, ma anche molto politicamente orientate. Per quanto riguarda il premio alla carriera, è andato ad Andrea Camilleri. E anche in questo caso sulla lunghezza della carriera non c’è nulla da dire. Che le sue idee politiche «sinistre» siano note è anche in questo caso, appunto, un caso. Scrittori e autori senza targa politica? Ripresentarsi nel 2010.

Analisi del puttanvelinismo

E la libertà di stampa e parola e pensiero.

Il declino made in USA

La negazione dell'eccezionalismo americano e l'America geneticamente corrotta e colpevole. Tafazzi docet.

Prof. iPod

Era ora.

domenica 11 ottobre 2009

Il rozzo e il nero


Cooperation


Nobel letteratura

Herta Muller aveva dalla sua 9 giurati su 15. Gli altri 6 hanno votato per Bondi.
E il signor Nobel sappiamo tutti da che parte sta.

Sudan

Il comitato dell'O.N.U. che si occupa di razzismo e discriminazioni sarà presieduto dal Sudan.Un po' come mettere Polanski a dirigere il Telefono Azzurro.

venerdì 9 ottobre 2009

Andate in Peace

Essendoci anche Al Gore ed Arafat in lista direi che il Nobel ad Obama non stupisce. Obama declama il porgi l'altra guancia, piuttosto pericoloso se l'altro di guance te ne chiede sempre di piu', e intanto bombarda il Pakistan e l'Afghanistan con la stessa frequenza e intensita' di Bush, non incontra il terrorista Dalai Lama ed in diplomazia i suoi risultati politici sono ancora da verificare. Urge una definizione di Pace.

Autorevoli stampe straniere

Sentir citare quotidianamente le autorevoli opinioni dell'autorevole stampa estera per le vicende politiche di casa nostra è come avere un collega al lavoro che tutti i giorni ti vuol convincere che il direttore di produzione è autoritario perché glielo dice un suo amico che lavora per un'altra ditta a 1000 km dalla tua.
Pubblicato sul Foglio, Lettere al direttore, sabato 10 ottobre.

Donne offese

Dal Premier. E dalla Natura.

Zoro, 09/10

Questa puntata e' meravigliosa. Il popolo delle primarie, o del congresso, o degli inscritti, o come cazzo si chiamano quelli del partito aperto.

La noia

Il finale e' mica male.
Se il lodo fosse passato:
“Cheppalle governare senza disturbi. Davvero, sarà una noia mortale. Io non ce la faccio senza disturbi. Ho bisogno di disturbi, di sfide, di gente che mi pungoli. Ma senti, questi giudici... se ne sono già andati via? Non c'è un modo di ricontattarli, di farli ragionare?”
“Presidente, non credo di capire”.
“Lo so, sei un babbuino. C'è che fino a cinque minuti fa avevo un'impresa da portare a termine, un combattimento da vincere, capisci? E io avrei vinto, a qualsiasi costo”.
“E infatti ha vinto”.
“È stato troppo facile, non mi va. A me non piace veramente vincere... il momento della vittoria magari sì, ma già il momento dopo, quando ti siedi sul trono... è tutto finito, diventi un funzionario che deve ricevere la regina d'Inghilterra e la contessina di stocazzo, ed è una noia, una noia che non t'immagini. Per me l'Italia è come una donna, capisci”.
“Forse”.
“Mi piace conquistarla, non avercela tutti i giorni tra le palle con le sue beghe da vecchia frustrata... se me la sposassi, capisci, smetterei di corteggiarla subito dopo, la cornificherei immediatamente... a proposito, la ragazza di prima...”
“Credo che sia ancora nel cortile, la vado a chiamare?”
“Sì. Credo di averne bisogno”.
“Ma Presidente, lo ha detto prima lei... se avesse un registratorino?”
“Tanto meglio, così gli ingaggi invece di chiederli a me li chiede alla cricca di De Benedetti e Santoro, ci faranno su un bello scandalo e si sentiranno così fieri di avermi infastidito. Se solo sapessero...”
“Sapessero cosa?”
“Che se loro non m'infastidissero, io probabilmente morirei”.
“Presidente!”
“Sì, morirei. Di noia. È peggio del cancro. Posso dirtelo, io lo so. E allora, 'sta signorina?”
“Arriva, arriva”.
“Bene. E poi lasciami solo”.

giovedì 8 ottobre 2009

Obama come Silvio

Punti in comune:
1) Entrambi non hanno ancora fatto le riforme progressiste o liberali per i quali erano stati principalmente votati.
2) Tutti e due partecipano a trasmissioni (populisticamente anche piu' subdole di Porta a Porta) che illustrano le gesta e le doti umane del Capo, senza metterlo in difficolta'.
3) Amano la stessa donna.

Berlin, 3 ottobre

Sumatra, 3 ottobre

Mondo deforme

Che belle le mappe. (Worldmapper)

Lodo àfano

mercoledì 7 ottobre 2009

L'Italia bloccata

Bloccata come l'intestino del benefattore civico Montezemolo, che tentenna furbetto prima di urlare un "tutti al centro" con Rutelli e Casini. In Ferrari assumono stagisti a 600 euri al mese, come dappertutto. Ne' talento ne' talenti, quindi. Le associazioni semimpegnate si dividono in due categorie: quelle piccole di alto livello intellettuale che nessuno se le fila e quelle sponsorizzate, di livello nullo, conformiste e qualunquiste come diceva qualcuno, strumentalizzate dalle oligarchie e dai potentati per i propri affarucoli, con o nonostante i politicanti.

Lode Mondadori

Che la Mondadori rimanga ancora per cento anni proprietà di Silvio Berlusconi, grande mecenate. Sfoglio “Vita d’un uomo. Tutte le poesie” di Giuseppe Ungaretti uscito per il quarantennale dei Meridiani, la più prestigiosa collana editoriale italiana, e mi domando: Senza la Mondadori, senza questa Mondadori, senza questo editore che ha fatto del non licenziare e non smantellare un punto d’onore, chi terrebbe oggi in catalogo l’opera omnia non dico di Ungaretti ma di Federigo Tozzi? Chiarelettere? E di Giovanni Macchia? Nottetempo? E di Salvatore Di Giacomo? Fazi? Negli ultimi decenni tutte le collane di classici della letteratura hanno chiuso i battenti. Tutte. Ne rimane soltanto una, tenuta aperta (ovviamente senza guadagnarci un soldo) dall’uomo più odiato dai letterati.
Langone

martedì 6 ottobre 2009

Padre, perdonala

Caro Presidente (Giorgetto, ndb),
"ho sempre avuto grande stima per Lei e per la sua lunga militanza democratica. Perciò non capisco come abbia potuto firmare a tambur battente una legge indegna di un paese democratico come il lodo Alfano. Lei dice che la sua firma è stata meditata, e forse intendeva dire che lo considerava il male minore. Ma io, e come me molti italiani che hanno ancora la capacità di indignarsi di fronte alle violazioni della Costituzione da parte di una destra arrogante, non capiscono come sia possibile varare una legge apertamente incostituzionale."
"La Costituzione afferma che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, e quindi anche senza essere giuristi, non si capisce come quattro cittadini siano più eguali degli altri (e migliaia meno eguali, come i clandestini, che, se delinquono subiscono un aggravio di condanna). Scandalizza l’impudenza di Berlusconi, che appena varata la legge esclama: finalmente libero dalla persecuzione della magistratura. Non si configura in questa frase un oltraggio alla magistratura?"
"Per quanto ne so, Lei aveva trenta giorni di tempo per firmare, poi avrebbe potuto rimandare alle camere la legge per sospetta incostituzionalità, e solo dopo il secondo riesame avrebbe dovuto comunque firmarla. Io credo che per amor di pace non si debba essere troppo acquiescenti con una destra antidemocratica. E’ già successo una volta, ottantasei anni fa." - (Margherita Hack)

Villa serena (e costituzionale)

Gerontocrazie.

Lego Testamento



Cavour leghista

È noto che alcuni fra i principali padri della patria - Gioberti, Rosmini, d’Azeglio - pensavano a un Regno d’Italia che si estendesse soltanto a Piemonte, Lombardia, Veneto e ducati emiliani: in pratica quella che oggi viene chiamata Padania. Dello stesso avviso era il vero creatore dell’Unità italiana, Camillo Benso conte di Cavour: come ha ricordato l’altroieri su queste pagine Gilberto Oneto, nel 1858 il conte concluse con Napoleone III, a Plombières-les-Bains, un patto in tal senso. Proprio da quell’incontro inizia il nuovo libro di Arrigo Petacco Il Regno del Nord. 1859: il sogno di Cavour infranto da Garibaldi (Mondadori, pagg. 192, euro 19). Un libro eccezionale per scrittura e capacità di sintesi, che dà un altro colpo ben assestato alla tradizionale, enfatica, retorica risorgimentale.

Le frasi che non si trovano nei libri di storia:
Chella è robba d’o papa! La robba d’o papa nun se tocca!»
«Signora, voi siete una puttana!»
«Altro che Italia, signor conte! Questa è Affrica. I beduini, a riscontro di questi cafoni, sono un fior di virtù civile!»

Mediaregime, barbapapa', mondoimmunita'

Qui, quo e qua.

Il delirio e la claque

Qui e qua.

lunedì 5 ottobre 2009

Escort

Anche il padre di un mio amico anni fa si era fatto una escort. Devo chiedergli se poi anche a lui ha dato tutti questi problemi.

Dominio pubblico

Inchiesta in tre atti.

Giornalopoli

Quarti poteri, o quarti di potere.

Post dell'anno

Premiato al Blogfest. Pero' non l'ho letto, troppo lungo.

domenica 4 ottobre 2009

Hemingway in Cinquecento

Anche nell'Italia del dopoguerra, con tanto di forche di Praga, Corea e morte di Stalin, l'opzione fra Hemingway e Faulkner e le dispute annesse rivestirono, nell'ambito pur sempre ristretto degli studenti interessati alla lettura di romanzi e alla scoperta dell'America, un rilievo apprezzabile. I piu' avventurosi e sportivi, cioe' i piu' volgari e cretini, quelli, insomma, che avevano la 500 e piacevano di piu' alle ragazze, preferivano di gran lunga Hemingway; noi, di granlunghissima, Faulkner.
Vittorio Sermonti

venerdì 2 ottobre 2009

Le immagini grandi

Il corriere quest'anno ha messo online in prima pagina le immagini grandi per il terremoto all'Aquila, l'incidente di Viareggio, la morte di Mike, l'attacco di Kabul, le frane di Messina.

Sveltopedia

Definizioni parziali.

Fuck Antonio

Persone orribili.

Ripubblica

Repubblica? La vera opposizione, un mix tra Playboy e Lotta Continua.

giovedì 1 ottobre 2009

Tre amici al bar

Due ore con Pannella e Ferrara. Magari tutti i bar fossero cosi' frequentati.

Cina, 60 anni


Flash forward

Destino o fato? Liberta' o predestinazione?

Zoro, 01/10

Sintesi gustosa.

Ulivi e lingotti

Rispolveriamo l'Ulivo (Bersani) o ci riproviamo col Lingotto (Franceschini)?

Donne e politica

Flavia Perina, Il Secolo.

Italianismi

Dal 19 al 25 ottobre avrà luogo la nona settimana della lingua italiana nel mondo, che avrà per tema l'italiano tra scienza, arte e tecnologia. Anche perché «cade» nell'anno galileiano...
E a parte la lingua della finanza, quella della musica e quella della cucina, notoriamente portatrici di una moltitudine di italianismi in tutto il mondo, scrive Sabatini che «desta sorpresa vedere come abbiano viaggiato ampiamente, fuori d'Italia», anche parole come affresco, algebra, architrave, arsenale, artigiano, artista, barca, barocco, bassorilievo, belvedere, bronzo, bussola, calamita, canale, cannone, capitano, carato, cardano, carena, carrozza, corriere, cupola, disegno, fanale, fantasia, faro, fregata, garbo, graffito, grecale, grotta, grottesca (tipo di decorazione pittorica parietale), guida, influenza, libeccio, maestrale, maestro, maiolica, maneggiare, miniatura, modello, molo, mosaico, neutrino, nulla, numero, pastello, patina, pensiero, piazza, pila, pilastro, pilota, pista, pittoresco, politezza, poppa, porcellana, portafoglio, portico, posta, profilo, prua, quadro, razza (il cui significato etimologico è «allevamento di cavalli»), regata, salone, salto, scala, scalata, scandaglio, scirocco, scorta, smalto, soldato, squadra, staffetta, stampa, stile, studio, telescopio, terrazza, tramontana, trampolino, transito, tribuna, valigia, vedetta, verismo, voluta, zero...
Vincenzo Pricolo

Rutelli, oggi

Non lo voterei mai, pero' il ritratto non e' male.