sabato 17 ottobre 2009

Che ne facciamo di Polanski?

L'Elefantino e' superbo, nel bene e nel male. Siamo finiti dalla paideia alla brace.

La tesi è la seguente. Non c’è più una relazione educativa effettiva degli adulti con i fanciulli e le fanciulle, né in famiglia né, tantomeno, nella scuola. Nello scambio tra le generazioni, parole come amore e amicizia non hanno più alcun senso. Un grande pedagogo cattolico, don Luigi Giussani, che a metà dei Cinquanta fondò il movimento ciellino, parlava di “rischio educativo”. Il filosofo straussiano Allan Bloom, il “Ravelstein” di Saul Bellow, autore di memorabili saggi sulla crisi dell’educazione e della cultura contemporanea, la metteva così: “Scienza e moralismo hanno ridotto l’eros a sesso. Individualismo ed egualitarismo hanno trasformato le relazioni romantiche in materia contrattuale da negoziare. La scienza sociale avalutativa ha indotto a considerare normale ogni tipo di comportamento sessuale, inducendo noia. Nelle ore di educazione sessuale i ragazzi imparano come si usa un condom, ma non come fare i conti con le speranze e i rischi dell’intimità. Non sappiamo più come si faccia a parlare e a pensare intorno al pericolo e alla promessa contenuti nelle idee di attrazione e di fedeltà” (Love & Friendship, Simon & Schuster, 1993). E lo psicoanalista e antropologo James Hillman, che ho già citato in altro contesto, avvertiva che ogni rapporto di patronage, ogni tutela o curiosità intergenerazionale tendono a essere letti con un meccanismo riduzionista, come rapporto genitale, come interesse sessuale (Il codice dell’anima, Adelphi, nuova edizione paperback 2009).

La scuola pubblica e i principi educativi correnti irrigidiscono fino a cancellarli, al di là di ogni ragionevole dubbio, il rapporto autoritativo e la maieutica dell’insegnamento. Il nostro modello educativo sottrae nel massimo grado possibile ogni forma di energia, di eros, di vero e rischioso esercizio dell’autorità, all’insegnamento, a quello che Strauss definiva l’allevamento dei cuccioli della nostra specie, che in nome di principi giudeo-cristiani, greci, romani ed umanistici dovrebbero ricevere e dare qualcosa di decisivo, appunto nel rischio dell’amore e della filìa, dell’amicizia, nell’incontro delle generazioni in vista della conoscenza, del sapere e della formazione politica. L’unica istituzione che lo conservi almeno in parte, questo principio, è la chiesa cattolica; e infatti il suo clero, nell’America protestante e postmoderna, è martirizzato, al di là dei casi accertati e sanzionabili, dalle furiose campagne di denuncia e dalle corrispondenti richieste di risarcimento che irrigidiscono ulteriormente, fino alla completa criminalizzazione del modello seminariale monosessuale, l’ultimo scampolo di una educazione occidentale tramandataci attraverso il medioevo dall’età classica poi cristianizzata.

1 commento:

Stefano ha detto...

Ecco i commenti di giornalisti e scrittori.

http://www.ilfoglio.it/soloqui/3678