martedì 29 gennaio 2008

Memoria smemorata

Perchè il 27 gennaio commemoriamo la sacrosantissima giornata della memoria per non dimenticare le nefandezze criminali dell'Olocausto e le 6 milioni di vittime, e non ci sono 30 secondi istituzionali all'anno per lo meno in Italy per ricordarci i 20 milioni di contadini deportati e ammazzati da Lenin in meno di due anni verso il 1920? O quei poveretti non avevano nessun parente italiano, oppure non lo so. Non ha senso dedicare una giornata a tutte le vittime delle dittature mondiali del Novecento? Mi sa più di ecumenico, più di umano, più di fratenité, sennò si fa la fine del termine Pace che per il fascismo andava letto come "regime statico dittatoriale senza dissidenti dopo la fine delle guerre contro le plutodemocrazie capitaliste", e che per i girotondini e arcobaleni vari va letto come "guerra a Bush e all'Occidente capitalista sbruffone sfruttatore".

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Se vuoi alimentare le folate calde di un linguaggio sgradasso, molto di moda dall’avvento del cruscaiolo “mi consenta, coglione”, ti spedisco direttamente al link sottostante.

http://www.pmli.it/mediaeattaccoancommstalin.htm

Se vuoi manifestare perplessità sulle convenienze/connivenze politiche, economiche o che altro, per cui misfatti storici, perpetrati oltre ogni bestiale ferocia, siano stati e vengano ignorati, nascosti, mascherati o velati, sono pronto a confrontare pacate ipotesi. Penso alle foibe, ma anche alla più recente stagione stragista, penso al Cile all’Argentina, e in genere a tutto il Sud America, penso all’Africa e ai suoi metalli e i suoi diamanti, penso al medio oriente e al suo petrolio. Penso alle pulizie etniche e ai suoi massacri.
Penso all’inconsapevole costante plagio cui siamo sottoposti, nell’interesse di un eterno occulto grande vecchio, che sembra rimescolare comunismo e fascismo Dio e diavolo, facendo credere a ciascuno che l’uno sia l’altro e viceversa, in un rimescolamento di ideologie nessuna vera, tutte manipolate dove quella a cui io aderisco è quella giusta e tu danneggi l’umanità con la tua e devi essere soppresso.
Distintamente, maryalby

Stefano ha detto...

Lezione di ponderata eleganza da uno dei miei nemici/maestri.
Nulla da aggiungere, almeno per ora. Solo un grazie sincero al mio maryalby.

Anonimo ha detto...

A chi vuoi bene di piu'? al babbo o alla mamma?
Quando dici alla tua ragazza che e' la piu' bella del mondo sei sicuro non dico di avere letto il catalogo delle donne di Esiodo ma almeno di aver fatto quattro vasche in tutti i corsi del mondo ( e le stendipanni caraibiche)?
Cos'e' il tuo Stefano? Benaltrismo? Cerchiobottismo?
Noi che abitiamo la terra che "olim Abrahe promisisti" non possiamo fermarci cinque minuti, aggiustare la kippa e chinare il capo? Ai kulaki penseremo domani, dopodomani ai ruandesi, poi venerdi' ai feti ed ai cuccioli di foca.
Io dalla vita prendo quello che arriva e domenica durante la trasmissione di Pippebbaudo ho visto i salmi di Chichester di e diretti da Bernstein (in prima assoluta RAI) ed ho sentito Barenboim intonare una antica salmodia nella stessa rete di Don Matteo.
E ho detto a me stesso che ho fatto bene ad alzarmi dal letto quella mattina.
Poi un giorno ci diranno che il sionismo e' l'unico ed ultimo erede dei risorgimenti europei e che ci insegna che la filogenesi dovrebbe per una volta ricapitolare l'ontogenesi.
Allora Signore potrai lasciare che il tuo servo vada in pace perche i suoi occhi hanno visto e le sue orecchie hanno sentito.

L'anno prossimo a Gerusalemme.

Stefano ha detto...

Devo ancora riprendermi dal colpo del Maestro.
I sognatori sensibili e gli ex comunisti sono fatti così, gli tocchi l’amore infranto adolescenziale e loro si piccano, la buttano sulle “maraviglie” del Creato e del Pensiero Umano creatore di cose belle. Scherzo.
Quando Il Maestro elargisce gioielli, lo studente assennato e mai assonnato non può che raccoglierli col capo chino e la mente schiusa.
Non è tanto il tema delle vittime del Novecento ad interessarmi (tranquillo, non è benaltrismo sul benaltrismo). Quello che era un motivo di lotta storiografica incazzata dieci anni fa è diventata una curiosità sincera, senza domande retoriche. Dimentichi forse che la mia passione per la lingua è pari a quella per la storia e supera di poco quella per la Politica ma molto quella per la politica politicuzza? La lettura voleva essere più minimalista. Volevo solo dire che le maiuscole vanno messe bene sennò ci si sbaglia. La Pace è quella dei sensi quando ascolti Barenboim, non le lotte armate anti-nemicoideologico; la Memoria è quella dei classici e di chi ci ha capito più di noi prima di noi, non le commemorazioni unilaterali, la Solidarietà è la carità cristiana in opera, non la connivenza simbolica sincera o ipocrita con chi è peggio di noi.
E poi c’è un’ora per pensare ai ruandesi, una per inebriarsi di salmi, una per sfinirsi di sante cazzate. Due ore per la teologia e magari tre con una bella fanciulla. Almeno spero. Tempus fugit. Fugit alla grande. Dici che devo rivedere le mie priorità?
Un commento come il tuo fa dire a me stesso che ho fatto bene ad alzarmi dal letto questa settimana. Onorato. Stefano

Stefano ha detto...

La risposta di Sergio Romano sul Corriere ai lettori, per la giornata della memoria. Gli ho scritto anch'io ma l'ironia troppo acuta non è gradita al Corriere degli Allineati. Pubblicato il 31 gennaio.

È molto importante la giornata della memoria. Penso però che il suo peso sulle nostre coscienze sarebbe maggiore se fosse accompagnata da altre analoghe giornate, per ricordare almeno quanto accaduto in Unione Sovietica e nella Cina Popolare.
Ercole Martina, emartina@fastwebnet.it

Il 27 gennaio è stato il giorno della memoria. Il presidente Napolitano ha reso omaggio alle vittime dell’unico lager italiano, quello di San Sabba. Al riguardo ho avuto modo di leggere tempo addietro che nel dopoguerra anche Stalin, ossessionato dal timore di attentati alla sua vita, specie da parte di medici ebrei, nutrì il proposito di eliminare 4 milioni di ebrei russi, ma ne fu impedito dalla sua (provvidenziale) morte causata da avvelenamento a seguito di un «complotto» ordito, sembra, dal maresciallo Zhukov, che aveva parenti ebrei. Si tratta di una una leggenda antistaliniana o c’è del vero sul piano storico? Se sì, l’Olocausto sarebbe potuto essere ben più esteso e tragico.
Lucio Di Nisio, dinilu@hotmail.it

Cari Martina e Di Nisio,
quando venne in discussione alle Camere la legge che ha istituito anche in Italia la «giornata della memoria», il solo parlamentare contrario al provvedimento, se non ricordo male, fu Lucio Colletti, studioso del marxismo, filosofo della politica e comunista per alcuni anni, ma fondamentalmente liberale e infine deputato di Forza Italia per due legislature sino alla morte. Al suo posto, anch’io avrei votato contro quella legge. Temevo che il genocidio ebraico avrebbe occupato gran parte dello spazio celebrativo aperto da quella data e scatenato una sorta di corsa alla memoria da parte di tutti coloro che si sarebbero sentiti esclusi o insufficientemente ricordati.
Temevo che la ricorrenza avrebbe creato i «professionisti della memoria», vale a dire una categoria di studiosi che si dedicano prevalentemente a questo esercizio. E temevo gli eccessi di retorica e di conformismo che questo esercizio avrebbe provocato.
In modo diverso e con diverse motivazioni le vostre lettere mi sembrano confermare le mie previsioni. Esistono ormai, non soltanto in Italia, i professionisti della memoria antifascista, della memoria anticomunista, della memoria anticolonialista e della memoria antirazzista.
Ciascuno di essi ricorda le proprie vittime o quelle provocate dall’ideologia nemica, ma tende inevitabilmente a dimenticare o trascurare le vittime che non portano acqua al mulino della sua specializzazione.
Ho l’impressione che queste giornate della memoria abbiano avuto due conseguenze negative.
In primo luogo stiamo perdendo di vista le principali caratteristiche della storia del Novecento. Dimentichiamo che l’Europa e l’Asia, dopo la Grande guerra e la rivoluzione bolscevica, furono teatro di un gran numero di guerre civili fra il comunismo e il nazionalismo esasperato dei movimenti radicali, più o meno violenti, che vengono raggruppati, un po’ semplicisticamente, nella categoria dei «fascismi». I due contendenti si comportarono spesso alla stesso modo. Non appena riuscì a prevalere e a instaurare il proprio regime, ciascuno di essi decise che la vittoria sarebbe stata completa e sicura soltanto se fosse riuscito a liquidare o neutralizzare tutti i suoi nemici, veri o presunti, reali o potenziali. Così fece Lenin con l’ondata di terrore che si abbatté sulla Russia sovietica nei primi anni del regime.
Così fece Stalin quando annientò ogni potenziale voce discordante all’interno del regime. Così fece Mussolini, anche se in forma molto meno radicale e cruenta, dopo il 1926. Così fece Hitler contro i socialdemocratici, i comunisti, gli ebrei, gli zingari e i dissidenti religiosi. Così fece Franco quando continuò a perseguitare e a eliminare la componente repubblicana della società spagnola. Così fecero Mao in Cina, Ho Chi-minh in Vietnam, Suharto in Indonesia, Tito in Jugoslavia e la dirigenza dei partiti comunisti nei Paesi satelliti dell’Urss dopo la Seconda guerra mondiale. Quanto all’espulsione degli ebrei russi verso la Siberia, programmata da Stalin nel suo ultimo anno di vita, è probabile che il dittatore sovietico li considerasse infidi e, soprattutto dopo la nascita di Israele, la possibile «quinta colonna» di uno Stato straniero. La tesi secondo cui la sua morte sarebbe stata provocata da un complotto filoebraico, caro Di Nisio, non è documentata ed è frutto, probabilmente, di una larvata forma di giudeofobia.
In secondo luogo abbiamo permesso che la storiografia venisse degradata a strumento di lotta politica e che gli eventi del passato divenissero munizioni per le battaglie di oggi. Gli storici dovrebbero essere i primi a respingere questo uso partigiano e fazioso della loro disciplina.