Al bistrot dopo mezzanotte è il titolo del libro che raccoglie gli articoli che Joseph Roth scrisse in terra di Francia (Adelphi, pagg. 301, euro 19). È una raccolta ineguale, pezzi d’occasione, pezzi alimentari e prose d’arte, recensioni e reportage.
C’è una bellissima stroncatura del Bernanos antisemita di La grande paura dei benpensanti, così come del Paul Morand cosmopolita e un po’ superficiale di Buddha vivente, stroncature nate dal fatto che, più lucidamente dei suoi confratelli francesi, Roth si rendeva conto di come lo spirito anti-borghese, la critica alla democrazia, il richiamo alla sanità della razza da semplici parole si sarebbero trasformate in proiettili e poi in plotone d’esecuzione. C’è la piccola-grande apologia di Alphonse Daudet, il creatore di Tartarino, ovvero l’ironia al posto del sarcasmo, la risata al posto dell’insulto. Ci sono i pellegrinaggi sui «campi di carne» della Grande guerra, lì dove «tra quarantamila morti ignoti si diventa pacifisti» e il vagabondare fra le reti nere di cozze gocciolanti nel porto di Marsiglia, il bel mondo della costa Azzurra carico di vecchie signore cariche di gioielli, la bella stagione a Deauville dove i ricchi dilapidano fortune ai tavoli da gioco del Casino, ma non fanno mai mancare la mancia a garçons e chauffeurs...
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