Prasa F., 15 anni. Di origine indiana, adottato nel ‘96 da una famiglia italiana «che l’adorava», residente a Pignola in provincia di Potenza, iscritto al liceo Galileo Galilei, «ragazzo splendido», appassionato di musica, da qualche giorno si rifiutava di mangiare per amore di una coetanea che dopo un breve amore non l’aveva più degnato d’uno sguardo. L’altra mattina, zaino in spalla, salutò i genitori dicendo che andava a scuola, invece camminò fino a una balconata sospesa nel vuoto, mandò un sms alla sorella («Non ce la faccio più, sto per buttarmi»), tirò fuori dallo zainetto una bottiglietta piena di benzina, se la rovesciò addosso, con un accendino s’appiccò le fiamme ai vestiti e poi senza un lamento si gettò di sotto, precipitando per dodici metri «come una palla di fuoco».
Alle 8.30 di mercoledì 20 maggio nel centro storico di Potenza.
Stefano Grollo, 43 anni. Ingegnere di Villorba in provincia di Treviso, sposato con Paola Botter, «persona aperta, solare», responsabile della produzione della Simec di Castello di Godego che produce macchine per la lavorazione del marmo, da qualche giorno era assai angosciato perché, come responsabile delle relazioni sindacali, gli toccava comunicare la cassa integrazione ad alcuni dei centoventi dipendenti della ditta. Giovedì scorso a metà mattinata si allontanò dal suo ufficio, attraversò il parcheggio dell’azienda dove aveva sistemato la sua Toyota station wagon, si nascose nella siepe che confina con la linea ferroviaria e appena vide il treno 11065 che da Bassano va a Venezia si buttò sui binari lasciandosi stritolare.
Alle 11.20 di giovedì 21 maggio a Castello di Godego in provincia di Treviso.
Walter Ongaro, 58 anni. Di Fontanelle in provincia di Treviso, sposato con Francesca, padre di Martina e Marco, «buono e altruista», stimato da tutti i compaesani, appassionato di calcio e tifoso del Milan, titolare di una piccola azienda del legno in forte difficoltà finanziaria, da giorni non riusciva a dormire perché ossessionato dal pensiero di dover licenziare alcuni dei suoi otto dipendenti. Martedì sera, rimasto solo nel capannone, legò una corda in cima a una scala, l’altro capo se lo strinse al collo, e si buttò di sotto. A trovarlo che penzolava furono i figli, che erano andati a cercarlo in azienda perché non s’era presentato a casa per la cena.
Serata di martedì 20 maggio nella falegnameria Fratelli Ongaro di via Roma a Lutrano, frazione di Fontanelle in provincia di Treviso.
Claudio R., 47 anni. Romano, padre di una ragazza di 14 anni, tecnico dell’Ericsson, due anni fa era stato lasciato dalla moglie, l’anno dopo gli era morto il padre, a cui era legatissimo, e mercoledì scorso aveva saputo che rischiava di perdere il lavoro perché era tra i 235 dipendenti che l’azienda intende mandar via entro settembre. L’altra mattina come d’abitudine andò in ufficio, a un certo punto salì sul terrazzo dove talvolta si ritrovava coi colleghi per fumare una sigaretta, e si buttò di sotto. Volo di otto piani.
Alle 11,30 di venerdì 22 maggio nello stabilimento Ericsson di via Anagnina a Roma.
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