domenica 10 maggio 2009

Migranti

Posto il commento al precedente post Il fanciullino. Circostanziato e basato sull'analisi della ragione e la sintesi dell'esperienza. E invece mi incazzo quando vedo su uno dei piu' seguiti blog italiani paralleli del genere. Se fai il parallelo dei migranti mi spieghi anche il contesto storico, le radici culturali, la visione della donna e della politica di quelle comunita', le statistiche dei criminali e le statistiche di quelli che con lo studio e il lavoro ce l'hanno fatta ad ottenere una buona posizione sociale. Altrimenti e' slogan e de-formazione.
Io abito in un paese che è distante una trentina di Km da Milano, ma a Milano vado spesso. Il "problema" metropolitana (e la conseguente "provocazione") è un minuscolo tassello del problema della malavita straniera sul nostro territorio (ed anche il mio "paesello" pullula di loschi figuri - tutti schedati, violenti e con precedenti - che Italiani non sono). 
Quando il Vaticano, ad esempio, parla di "Popolo Migrante", si riferisce ad un concetto tanto fascinoso, quanto impalpabile ed astratto il quale rimanda ai diseredati, alle vittime dei soprusi della politica o della stessa Religione; alle vittime, in generale, di un ipotetico stato povero e canaglia che ai suoi "sudditi" non fornisce alternative, se non la fuga. L'asilo politico. 
Ma il problema dei "barconi" che arrivano a Lampedusa e delle altre migliaia di immigrati che importiamo ad occhi bendati e braccia aperte ogni anno, dall'Africa del Nord all'Est dell'Europa è molto diverso e più complesso. Gli Stati Canaglia ci sono, ma i "Migranti" che sbarcano qui ogni giorno non sono tutti "vittime innocenti", anzi...Gli innocenti e le vittime "VERE" sono una percentuale irrisoria della gente che ci arriva in casa. Forse un paio ogni cento, o duecento.
Io me ne infischio di essere chiamato "razzista" (razzista? Ma se la prima frase che i "Migranti" Tunisini, Libici e Marocchini imparano e poi ci rivolgono è "italiano di merda"???) e non mi faccio scrupoli a dire che il punto è "a monte" (anzi: spessissimo "in mare aperto"...): noi non importiamo i Migranti nel senso che ho dianzi precisato. Noi importiamo il peggio del peggio (per lo più criminali senza scrupoli e comunque gente indesiderata nel proprio Paese di origine), créme-de-la-crème della malavita nordafricana ed est-europea, che viene qui a fare quel che vuole perchè si "sente" (ed è, di fatto) protetta ed impunita. 
Io viaggio e conosco, un pò per lavoro ed un pò per attitudine, un sacco di persone, di tutte le età ed estrazioni. E non ne ho trovate molte che "vedono" le cose in maniera tanto diversa da come le ho descritte qui di sopra...
Siamo tutti "razzisti" allora? No. La verità è che è più facile dire all'Italiano "sei un razzista", piuttosto che sanare una piaga che, sebbene purulenta, era, qualche tempo fa, limitata a poche regioni (le più "esposte"). Una piaga che adesso sta iniziando ad intaccare seriamente l'intero tessuto sociale italiano. L'intolleranza globale, tanto deprecabile quanto prossima ed inevitabile, è alle porte... 
"Popolo Migrante" da accogliere? Ma smettiamola di fare gli ipocriti. Meglio essere "razzisti per rabbia" che "ipocriti per professione"! 



12 commenti:

Stefano ha detto...

Gli umanitari che la fanno facile.

Quand’è che abbiamo deciso l’abbattimento delle frontiere, caro monsignor Marchetto? Per l’Europa si sa, e al termine di un lungo processo di armonizzazione legale e politica tra paesi depositari di una storia analoga vennero gli accordi per la libera circolazione delle persone (Schengen), sempre sottoponibili a procedure di sospensione in casi di emergenza. Non che non ne siano derivati acuti problemi di integrazione. Non che da quella libera circolazione interna non sia scaturita un’ondata di paura sociale (la questione romena). Ma con l’Africa subsahariana e con il resto del mondo, con quella parte di globo dove proliferano indigenza e guerre e violazioni dei diritti umani, come la mettiamo? Miliardi di asiatici e africani aspettano le nostre decisioni. E’ appena ovvio che l’applicazione del diritto d’asilo generalizzato a masse anonime migranti in provenienza dai diversi buchi neri della Terra, perché questo poi significa accettare i barconi organizzati e attrezzati dagli schiavisti del mare invece di soccorrerli per respingerli con umanità verso il punto di provenienza, vuol dire abbattere le frontiere e suggerire a un pezzo d’Africa di trasferirsi clandestinamente, a suo rischio e pericolo, in condizioni che sappiamo, nella costa nord del Mediterraneo, via Malta e Lampedusa.
Ho grande stima per il segretario del Pontificio consiglio dei migranti, per questo prelato ricco di risorse e di combattività intellettuale ed etica, ma non c’è ragionevolezza nella piattaforma dei diritti umani agitata da monsignor Marchetto, e alla fine non vedo nemmeno giustizia e umanità in questo modo di ragionare. Non mi piace Zapatero, anche quando spara ai disperati di Ceuta e Melilla, ma soccorrere imbarcazioni allo sbando nel canale di Sicilia e sbarcare i povericristi sulle coste di provenienza dei barconi, nelle mani delle organizzazioni internazionali di assistenza ai profughi, è inevitabile e, per quanto tragico, profondamente giusto anche da un punto di vista umanitario.
Il senso comune dice che c’è una catena da spezzare, quella del traffico clandestino di uomini donne e bambini, e una catena da intrecciare, quella di un flusso governato e legale di trasferimenti in Italia e in Europa, di raccolta ordinata per l’identificazione e il vaglio delle procedure di emigrazione e di asilo dei profughi. Il respingimento alle frontiere di provenienza, concordato da Prodi e Amato e Berlusconi con Gheddafi, è uno strumento, doloroso da usare, per disincentivare il mercato di carne umana che infesta il Mediterraneo. Bisogna sempre pensare al fatto che c’è anche una nostra responsabilità di cordiali e benevoli ospitanti, capaci di una filosofia dell’accoglienza che salva le nostre coscienze, nel destino di sciagura che si abbatte così spesso sui boat people della disperazione. Quanta gente è morta in mare a causa della speranza di varcare una frontiera abbattuta che noi abbiamo suscitato? Montaigne diceva che in ogni compassione c’è ua sottile vena di crudeltà, perché il cuore dell’uomo è fatalmente ambiguo se l’intelligenza non lo soccorra con i suoi argomenti di verità e di giustizia.
D’altra parte, visto che adesso gli umanitari che la fanno facile parlano dell’Africa da cui i povericristi provengono come di un “inferno”, diciamo che di fronte alla crisi di quel mondo un altro abbattimento delle frontiere, un percorso strategico di libertà, è stato pur proposto. Ma avete detto di no. Portare la democrazia nel mondo arabo-islamico e dovunque i diritti umani siano calpestati, forzare il corso della storia come spesso è provvidenzialmente avvenuto in passato, e in nome di idee rivoluzionarie di liberazione, di tolleranza, di costituzionalismo e di sviluppo schiettamente occidentali, è un progetto che la chiesa e gli umanitari che la fanno facile non condividono. Lo considerano neocolonialismo, imperialismo, ingenua pretesa di instaurare con la forza ciò che può sorgere solo da una lunga coltivazione di valori. E allora, se la storia ti dà un mondo invivibile e uno vivibile che si chiama occidente, che cosa si fa, si riversa un mondo nell’altro? E si pensa di poterlo fare senza grandi problemi, con una pura petizione volontaristica di principio in favore dello spirito di accoglienza? Per finire a via Anelli? Per finire con i ghetti e i muri?

Elefantino

Stefano ha detto...

En passant,

Al numero 114 di Jan Hanzenstraat c’è il cuore della moderna schizofrenia olandese. E’ lì che si trova la moschea el Tawheed, “il Monoteismo”, una delle più popolari in città. Un luogo unico al mondo, che soltanto in Olanda potrebbe esistere. Siamo nel quartiere operaio di Old West, che qui chiamano “South Bronx”. Una scritta in perfetto olandese invita a rispettare la privacy. Al di là della strada un coffeshop serve droghe leggere e graffiti di donne nude con bocche da fellatio adornano le mura attorno. Accanto alle ragazzine in t-shirt passano donne musulmane in burqa e chador. La moschea, di proprietà saudita, divenne nota il 2 novembre 2004 quando Mohammed Bouyeri, un giovane islamista che frequentava il luogo di preghiera, tagliò la gola al regista Theo van Gogh, discendente del fratello del celebre pittore Vincent. Qui pregava Samir Azzouz, condannato a otto anni per aver progettato l’assassinio di Geert Wilders, politico antiislamico che ha buone possibilità di vittoria alle prossime elezioni europee. L’imam è un egiziano che gestisce un ristorante dall’altra parte della strada e la moschea offre lezioni in olandese per i molti convertiti all’islam dalla pelle bianca. Ma anche prima che Bouyeri tagliasse “come una pagnotta” la gola a Van Gogh, la moschea era assurta alle cronache per aver venduto libri che giustificano l’uccisione degli omosessuali e la lapidazione delle adultere. E’ una delle moschee che Wilders vorrebbe chiudere.

Anonimo ha detto...

Caro Stefano, io apprezzo molto il Tuo Blog e le Tue riflessioni e citazioni, perchè non hanno mai il sapore della "lectio" o della "bacchettata" ex cathedra. Il tema della "Migranza" (questo termine me lo sono inventato adesso...) è spaventosamente complesso ma, nella sua complessità è anche terribilmente semplice.
Mio padre (la persna che più stimo al Mondo) ha lavorato per 42 anni nella Giustizia giudicante e, come ovvio, mi ha travasato - negli anni e talvolta anche obtorto collo (il mio) - una montagna di esperienze, di racconti, di odissee di ordinaria e straordinaria miseria. Lui ha ordinato migliaia di rimpatri ed ha decretato migliaia di espulsioni, tra gli Anni '70 e '90.
E, se ci pensi, in quegli anni la Questione dei Migranti era ancora "poca cosa" (c'era stata l'ondata dei Polacchi, poi dei Senegalesi e, quando lui ha cessato di occuparsi di queste tematiche, era in corso l'ondata degli Albanesi - la prima e la più vera "Onda d'Urto" Migratoria (con ciò intendendosi un flusso che non si è dolcemente spento sulle rive della nostra Società, facendosi assorbire con relativa semplicità, ma che l'ha invece impattata violentemente e malamente).
Lui, che esaminava la vexata quaestio nel suo lato penalistico, mi diceva sempre che il problema non lo si sarebbe mai risolto solamente "puntando il dito" contro il Governo di turno, nè decretando rigetti totali ed aprioristici dei flussi oppure accoglienze generali ed indiscriminate ai migranti.
Lui era (ed è, anche se ora è il pensione) un Pragmatico del Diritto. Mio padre mi diceva che la risposta ai flussi migratori clandestini, non la si trova certo nel Codice Penale, od in quello di Procedure Penale, ma neppure nelle Sacre Scritture o nei Trattati di Sociologia.
La risposta ai flussi migratori è NEI FATTI.
Essa, in particolare, risiede nelle capacità di spazio e di economia che caratterizzano la Terra che accoglie i Migranti.
Mi spiego: è inutile, diceva lui (ed io approvo) stare a guardare la teoria della migrazione (va protetta/non va protetta; va consentita/fermata) etc.) se non c'è comunque "spazio vitale" e "ricchezza" sufficiente nella Terra che accoglie per garantire un assorbimento sano, fisiologico ed UTILE dei Migranti.
E' difficile essere concisi su questo argomento, dunque sorry se sono prolisso...Il punto è che NON TUTTE LE NAZIONI OCCIDENTALI, a prescindersi dalle politiche adottate dai loro governi, POSSONO ASSORBIRE ALLO STESSO MODO (e comunque indefinitamente nel tempo)I FLUSSI MIGRATORI. Perchè? Perchè la Spagna è diversa dalla Francia che è diversa dal Regno Unito che è diverso dalla Germania che è diversa dall'Italia. L'Italia, negli anni critici, ha ragionato astrattamente (ed ipocritamente) dichiarandosi "bisognosa di immigrazione" anche quando NON ERA VERO oppure allorchè le SOGLIE DI ASSORBIMENTO SICURO E FUNZIONALE AGLI INTERESSI DI TUTTI ERANO GIA' STATE RAGGIUNTE. I Governi Italiani sinistrorsi "esaltano" l'accoglienza "Stile USA", ma si dimenticano che l'Italia NON HA nè le risorse di spazio, nè le risorse di ricchezza degli USA.
A ben guardare l'Italia non ha nemmeno - anche se tanti simulano - la "pelle" della Società Multietnica.
Un'Arte Italica per antonomasia è l'Arte Dialettica. E la Dialettica usa e necessita - ahinoi - sia di retorica e sia di ipocrisia. E la Dialettica è un'Arte ASTRATTA.
Ma la questione dei Migranti, di ASTRATTO NON HA NULLA (direi che non ha MAI avuto nulla). Finchè la Materia de qua verrà trattata alla stregua di un esercizio retorico e dialettico (ossìa SENZA ENTRARE NEL MERITO) riusciremo solo a dividere le masse in "pro" e "contro". In "garantisti" ed in "forcaioli". Ma saranno sempre dei pro e dei contro TEORICI. Ergo inutili, sganciati dalla realtà sociale, politica ed economica.
Saranno scontri su posizioni di principio e questi scontri, lo sanno anche i bambini, NON SI RISOLVONO MAI!!!
E' per questo motivo che io amo scrivere su questo blog: perchè qui c'è tanta teoria, ma anche tanto pragmatismo. C'è Storia e Letteratura (e Politica), ma si guarda anche a quello che succede DAVVERO in mezzo alla strada. E la questione della Migranza, a mio avviso, non la si può risolvere a meno che non si vada a guardarla PER CIO' CHE ESAS E' REALMENTE e NON per quello che essa, in SOLA teoria ed in MERA teoria (!) significa, implica e - coinvolgendo - suppone.
Spero di essermi spiegato...

Altrimenti fa nulla: ci riproverò.

Un Saluto!

Stefano ha detto...

Arti astratte, o metodi astratti, e' un eufemismo. In Italia o domina l'ideologia, o vince lo slogan piu' "ad effetto". In entrambi i casi sono assenti il pragmatismo e la valutazione assennata dell'impatto migrante, onerosi dal punto vista intellettuale e pericolosi dal punto di vista politico e sociale. Basta un attimo e ti ritrovi razzista xenofobo fascista di merda. Due rapide aggiunte:
1) E' vero, il pragmatismo ragionato potrebbe risolvere il problema. Declinato anche nelle sue componenti di convivenza civile, religiosa e culturale, non solo economica. I primi capitoli de Lo scontro delle civilta' sono illuminanti.
2) A proposito di pragmatismo, e' vero che le nazioni occidentali non sono tutte uguali, ma e' anche vero che potremmo osservare quello che e' successo negli altri Paesi cosiddetti sviluppati (ad alto welfare e alta immigrazione) per capire pragmaticamente cio' che e' successo e potrebbe succedere da noi, mutando le molteplici condizioni al contorno. I primi capitoli de Gli ultimi giorni dell'Europa sono esemplari. Non considerare la disfatta culturale e civile della non avvenuta integrazione (la disfatta economica e' pure possibile e prossima per ampi strati sociali, rivolte e disordini gravi sono probabili e non remoti) in numerosissime citta' dell'Inghilterra e della Germania e dell'Olanda e' ipocrito autolesionismo, e' suicidio identitario indotto da ideologie perverse che osannano la Liberta' senza saperla rispettare. Ne' la propria ne' quella degli altri.

Anonimo ha detto...

Probo.

Stefano ha detto...

Europa multietnica, reportage 1:
http://www.ilfoglio.it/soloqui/2401

Stefano ha detto...

Stralci dall'articolo nell'ultimo commento.

Ho visto il nemico e siamo noi’. E’ questa l’Olanda. Avremmo dovuto insistere su alcuni valori non negoziabili, come la libertà di parola, l’eguaglianza uomo-donna, la separazione di stato e chiesa e così via. Sono le rocce della libertà che trovi nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

La maggior parte di noi, compresi gli americani, pensa che l’Olanda sia un paese libertino e libero, ma non è così. E’ una nazione legata al concetto di ordine pubblico, le cose non devono sfuggire di mano. Non vogliono che ci siano pratiche illegali, così è per l’eutanasia, la prostituzione, la droga. Come risultato c’è stata un’autentica indifferenza verso gli altri. E’ un paese pluralista e per evitare i conflitti ha preferito ignorare gli altri.

All’inizio ero orgoglioso della famosa libertà olandese, poi ho capito che era indifferenza. Qui potevi dire quel che volevi, ma nessuno ti stava davvero ad ascoltare, ognuno viveva nel proprio gruppo. Per far sì che la tolleranza olandese funzionasse bisognava chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie. Tutto è cambiato con l’immigrazione di musulmani provenienti da tutto il mondo. E’ questa la sfida che ha posto l’islam.

C’è come un’estraniazione liberal che finisce per accettare la teocrazia islamica e per assorbire la sharia all’interno della propria decadenza”.

Parlare dell’islamizzazione della società è un tabù in Olanda. E per islamizzazione non intendo l’aumento del numero di musulmani o la conquista militare del paese da parte dei musulmani, ma un processo in cui la religione inizia a dominare ogni aspetto della vita.

C’era una volta il paese più libero d’Europa. Quel paese oggi non esiste più e il suo politico di maggior successo è anche quello più scortato di tutto l’occidente.

Stefano ha detto...

Europa multietnica, reportage 2:
http://www.ilfoglio.it/soloqui/2408

Stefano ha detto...

Loquendi libertatem custodiamus.

Stralci dal reportage 2 sull'Europa multietnica.

"Io che ero di sinistra, ma che oggi non sono più niente, dico che abbiamo raggiunto il limite. Ho sentito traditi gli ideali dell’illuminismo con questo apartheid volontario, nel mio cuore sento morti gli ideali d’eguaglianza di uomo e donna e la libertà d’espressione. Qui c’è una sinistra conformista e la destra ha una migliore risposta al pazzo multiculturalismo”.

"Qui un immigrato non ha bisogno di lottare, studiare, lavorare, può vivere a spese dello stato. Abbiamo finito per creare una società parallela. I musulmani sono maggioranza in molti quartieri e chiedono la sharia. Due giorni fa ad Amsterdam un gruppo di marocchini mi ha fermato e detto: ‘Qui non vendiamo formaggio’. Non era più Olanda. Il nostro uso della libertà ha finito per ripercuotersi contro di noi, è un processo di autoislamizzazione, gran parte del lavoro lo abbiamo fatto noi”.

Chris Ripke è un’artista noto in città. Il suo studio è vicino a una moschea in Insuindestraat. Scioccato dall’omicidio Van Gogh per mano di un islamista olandese, Chris decise di dipingere un angelo sul muro del suo studio e il comandamento biblico “Non uccidere” (“Gij zult niet doden”). I vicini nella moschea trovarono il testo “offensivo” e chiamarono l’allora sindaco di Rotterdam. Il sindaco ordinò alla polizia di cancellare il dipinto perché “razzista”. Wim Nottroth, un giornalista televisivo, si piazzò di fronte in segno di protesta. La polizia lo arrestò. E il filmato venne distrutto. Ephimenco fece lo stesso nella sua finestra. “Ci misi un grande telo bianco con il comandamento biblico. Vennero i fotografi e la radio. Se non si può più scrivere ‘non uccidere’ in questo paese, allora vuol dire che siamo tutti in prigione. E’ come l’apartheid, i bianchi vivono con i bianchi e i neri con i neri. C’è un grande freddo. L’islamismo sta cambiando la struttura del paese."

Stefano ha detto...

Europa multietnica, reportage 3:
http://www.ilfoglio.it/soloqui/2430

Stefano ha detto...

Un record, a parte le minacce di morte, Wilders lo ha già conquistato. E’ l’unico parlamentare di un paese europeo bandito dal Regno Unito. “All’aeroporto di Heathrow mi hanno negato l’ingresso, mentre ogni giorno nelle strade di Londra si manifesta a favore di Hamas e per la distruzione di Israele. Ero stato invitato da un parlamentare inglese e questo bando mi ha soltanto dimostrato a che punto siamo arrivati. Se avessi criticato la cristianità o il giudaismo, non mi avrebbero bandito. Ma l’islam è intoccabile. Ho commesso quel che George Orwell avrebbe definito ‘reato di pensiero’. Per la generazione dei miei genitori la parola ‘Londra’ era sinonimo di speranza. Quando il mio paese era occupato dai nazisti, milioni di miei connazionali ascoltavano la Bbc illegalmente. Le parole ‘Questa è Londra’ erano il simbolo di un mondo migliore. Cosa sarà trasmesso tra quarant’anni? ‘Questa è Londra’ sarà ancora un simbolo di speranza o dei valori di Medina? Che cosa offrirà l’Inghilterra, sottomissione o perseveranza? Libertà o schiavitù?”.

Stefano ha detto...

Europa multietnica, reportage 4:
http://www.ilfoglio.it/soloqui/2451