martedì 26 maggio 2009

Maggiorenni minorati

Minorenni? Non mi occupo di minorenni.
C’è un maggiorenne, invece
, che personalmente mi preoccupa. Molto. Un maggiorenne e maschio, per di più. Temo che la sua sorte sia segnata. Lo conoscete tutti. Ci ha guidato, portato per mano, spiegato passo passo l’arcano delle cose. Si è fatto un nome  sudando come un negro, battendo tutte le piste, consumando tutte le suole. Passando dal Doppio Stato al quasi Triplo, dal Secondo Livello al Terzo, e manca un pelo al Quarto. Egli ci ha disvelato ogni misfatto, dal Nigergate alle rendition, da Tangentopoli al Tiger team di Telecom, dal Sisde al Sismi, da quel porco di Andreotti a quell’altro che chiamavano Craxi. Egli è stato, ed è tuttora, il miglior segugio d’Italia. Così D’Avanzo si era fatto un nome. Giuseppe, punto. D’Avanzo, punto. E giù il cappello. Finché? Finché, mannaggia la miseria, non si è occupato di minorenni. Roba tuttora in corso. Se gli andrà male, per lui sarà un disastro. Se gli andrà bene, il guaio non sarà minore. Il giornalista più bravo d’Italia, il più attento, il più esperto, il più inflessibilmente democratico, nessuno ricorderà più se fosse l’uomo che ci difese da Supergladio o da Superglande.
Andrea Marcenaro

1 commento:

Stefano ha detto...

Minorenni “liberate” in nome di quella stessa cultura nullista che oggi si riscopre bacchettona pur di cacciare la preda berlusconiana altrimenti irraggiungibile. L’odore del sangue è un mistero cui spesso si sacrificano coerenza e decoro. L’ideologia della liberazione sessuale integrale ha prodotto mezzi uomini e donne non più donne. L’ideologia del divieto e del peccato, lì dove ancora vige, produce statistiche brutali di stupri minorili in sagrestia sui quali ogni sofisma reazionario impallidisce nell’inconsistenza. Oggi né l’oleografia dei chierichetti né quella dei porci con le ali – matrici tacitamente solidali dalle quali in fondo discende anche il berlusconismo, come loro forma decerebralizzata – possono impedire che il rito di passaggio dalla minore alla maggiore età femminile sia un catalogo di autoscatti in cerca di qualche puttaniere potente. Sia questo un presidente del Consiglio o un anonimo degenerato catodico; e dopotutto, degrado per degrado, tanto vale augurarsi la prima soluzione (chissà quanti genitori contemporanei se lo saranno detto, chiudendo gli occhi del proprio tribunale interiore). Allora quando pronunciamo la parola “minorenne”, declinata al femminile, di che cosa stiamo parlando? Di una turba informe e prigioniera della moderna dialettica tra liberazione e peccato, non differente da quella del cittadino medio consumatore e telespettatore di massa. Piuttosto che scegliere tra la peste e il colera, meglio prendersela direttamente con la modernità e ricordarsi come ogni suo cantore sia anche il peggior amico di un’altra parola negletta. Virtù.
Alessandro Giuli