mercoledì 19 agosto 2009

Bocce bocciate

Salvatore Biasco nel suo “Per una sinistra pensante” se ne esce a un certo punto con l’espressione di una forte nostalgia per la sezione comunista e in particolare per una sua manifestazione: la festa dell’Unità. Quel sentimento di ricomposizione di una società, di superamento delle differenze di ceto e di cultura, per cui il metalmeccanico accanto all’impiegato delle poste e al professore universitario discuteva del mondo e preparava le salamelle, crea nell’economista un moto di rimpianto. Il ricordo di certe emozioni non mi è del tutto estraneo. Più sottile il richiamo di Pier Luigi Bersani. Il leader “democratico” non si lancia in un’apologia delle “vecchie sezioni” ma se ne esce con una frase che rappresenta un richiamo della foresta per il branco degli ex quadri del Pci. Per giustificare un sistema di organizzazione definito del Partito democratico, rimanda al fatto che persino una bocciofila per funzionare abbia bisogno di regole. Per chi è cresciuto nelle antiche organizzazioni togliattiane, il riferimento alla bocciofila (elemento essenziale nelle organizzazioni ricreative del movimento operaio, dai circoli cooperativi milanesi alle case del popolo toscane ed emiliane) è una specie di madeleine proustiana. Quando in qualche sezione si levava un contestatore del centralismo democratico, il “funzionario della federazione” non mancava di fargli presente come anche in una “bocciofila” una volta che si fosse deciso di costruire il campetto per le bocce in un certo posto, poi la decisione non potesse essere rimessa in discussione.
...la nostalgia di Biasco per quella ricomposizione della società che offrivano manifestazioni come le feste dell’Unità? Biasco cita spesso Barack Obama come un esempio: il neo presidente americano ha nel suo passato esperienze di organizzatore di iniziative sociali nei quartieri di Chicago, esperienze appunto in cui il lavoratore metalmeccanico nero si trovava fianco a fianco con la donna single che tirava su i propri figli e con il giovane laureato di Harvard. Ma la caratteristica di queste iniziative, senza dubbio appassionate, era civica (spesso con una forte componente religiosa, ma nell’Ottocento la borghesia e la classe operaia nascente italiana diedero vita anche a un umanitarismo laico) non politico-complessiva, non rivoluzionaria-militante (militare).

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