martedì 12 agosto 2008

La vita che nasce

Qualcosa di eccitante, di stupefacente avviene nel mondo degli animali superiori. Ruote di pavone o code di uccelli del paradiso, ali variopinte di farfalle, corna di cervi, silhouette di donne, criniere di leoni, frinire di cicale, geometria colorata di fiori, gorgheggi di uccelli… La natura adorna la sessualità di sovrane bellezze e la compone in una danza gloriosa fatta di esibizioni, volteggi, corteggiamenti, concupiscenze e amplessi. Possiamo credere che tutte queste festose bellezze abbiano per solo scopo la vita coniugale dei batteri e la ricombinazione del DNA? La concupiscenza, che unisce, congiunge e compone le coppie animali è una spropositata espressione della tendenza alla esibizione di specie, una estrema manifestazione dell’aspirazione a possedere e a dominare. Negli umani questa aspirazione può raggiungere l’arte e la poesia, ma può anche manifestarsi nel possesso e nella dissoluzione del partner. Il DNA è il passeggero clandestino di queste effusioni, ma non ne è né la ragione né la spiegazione. In alcune specie inferiori il possesso del compagno si spinge sino al cannibalismo. E’ noto il comportamento della Mantide religiosa femmina che, durante l’amplesso, divora il suo compagno. Meno noto quello di un verme marino lungo un pollice: la Bonellia viridis. In questa specie il maschio è minuscolo, appena un millimetro, e la femmina lo inghiotte nella sua proboscide; lo sistema nelle proprie viscere dove egli diviene un organello sessuale che svolge il solo compito di fornire spermatozoi alle uova della consorte. Queste sono davvero forme di concupiscenza, come dovere per la conservazione della specie. Non immagino i maschietti di queste specie che esclamino “Vive la difference!”.

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