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Concupiscenze
Mi sono assunto il compito di testimoniare in partibus infidelium la possibilità di essere nel contempo cattolici e concupiscenti. Di più: di essere cattolici e concupiscenti senza particolari problemi, senza soverchie macerazioni. Di più e di più ancora: senza particolari problemi e senza soverchie macerazioni proprio in quanto cattolici. Penso che sia una testimonianza necessaria in un mondo diviso tra perfettismo e nichilismo. Penso che ogni uomo abbia una dose limitata di intransigenza: è pericoloso sprecarla per i dettagli, quando serve davvero si rischia di scoprire che è finita. Lo stesso per qualsiasi altra virtù. La storia e l’esperienza quotidiana insegnano che spesso i vegetariani cominciano e finiscono a tavola la loro dose di bontà. Io mangio carne cruda di cavallo sia perché mi piace sia per essere più mite con i non equini. L’espressione “morale cattolica” mi fa venire in mente un vecchio libro di Alessandro Manzoni, che immagino non legga più nessuno e una volta tanto l’oblio di un testo è un bene, l’idea ricevuta del cristianesimo come morale è già troppo diffusa. E’ svilente, insultante pensare che Gesù si sia fatto inchiodare a una croce per impedirci di rubare la marmellata o di toccarci il pisello. E’ molto anni Cinquanta, anche.
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