sabato 19 luglio 2008

In Global we trust

Riflessione molto acuta. Infatti non è la mia ma del mio amico. Ci vorrei tornare presto per trovare argomenti a favore, o possibilmente contro la sua tesi. Chapeau!
E se la Riforma Protestante fosse stato un movimento anti-globalizzazione?In fondo la chiesa (cattolica, ovviamente, non occorre precisarlo, prima del 1521) parlava una lingua, riduceva ad unum, impartiva la stessa formazione dalla diocesi di Trondheim a quella di Palermo (non considereremo i transoceani, per ragioni di sostanziale contemporaneita' nella loro conquista).Gestiva un grande monopolio di materia prima: la fede, che faceva muovere la gente fino a Santiago o a Gerusalemme (come la benzina), sollevava il marmo fin sulle guglie delle cattedrali (come il gasolio delle gru che costruiscono le nostre citta'), illuminava le notti con la scusa di veglie ed orazioni e forniva infotainment, persino a colori, nei muri delle sue chiese (come l'elettricita' che accende le nostre lampadine e TV).E tento' di forzare la gia' serrata speculazione che vi compiva, alzando a dismisura il prezzo del barile di remissione dei peccati.Al che si sollevarono le proteste dei paesi importatori che, per carenza di santi, tradizione, reliquie, sedi episcopali, porpore cardinalizie (le materie prime, insomma) denunciarono la speculazione e condussero l'Europa al localismo.Ora a me sembra che un ministro ignorantello di Sondrio possa interpretare il ruolo di un rozzo monaco di Wittemberg: cimbri e sassoni sono cugini in fondo.

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