mercoledì 21 novembre 2007

Nomen est omen

Il nome è un segno, dicevano i Latini, un presagio. Spero che non abbiano ragione loro anche stavolta. Se l’italiano medio si fermasse ai nomi e volesse scegliere tra PD, Partito Democratico, e PPL, Popolo o Partito delle Libertà (non si sa ancora), sarebbe dura. Se uno si fermasse al nome, allora dovrebbe ragionare più o meno così: meglio la libertà o la democrazia? A prima vista sembra che siano o debbano essere intimamente connesse, ma a ben vedere non sono la stessa cosa e godono di natura autonoma. Magari Veltroni immagina una democrazia con rare effettive “libertà di”, e magari Berlusconi sogna molte libertà personali all’interno di un regime oligarchico. Valli a capire, i nostri due grandi “Oni” della politica italiana.
Restando ai nomi, ma senza addentrarsi nei meandri della politologia nostrana, che più vuole spiegare e cerca il dettaglio di movimenti, intrighi, orgogli, scaramucce, frizzi, lazzi e sberleffi inter- e intra-schieramento, più si avvicina allo stile suoceristico di certe telenovelas argentine, una riflessione sul marketing. Senza dubbio i campioni di marketing -e di consensi- sono i due “Oni”. Caso vuole che i due partiti in questione abbiano nel loro nome qualità prevedibilmente accettabili dall’italiano medio. Chi può non dirsi pro libertà e pro democrazia?

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