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Quanto conta l'America
Adesso che Bush se ne andrà, che i repubblicani liberisti, gli amici dei petrolieri e dei fabbricanti di armi finiranno a carte quarantotto e che gli iperpotenti neocon si allontaneranno da Washington con le pive nel sacco; adesso che i guerrafondai non potranno più fare i guerrafondai, che l’iperpotere se lo scorderanno, perché il texano col cappello da bovaro cederà il passo al newyorchese che girella per Tribeca; adesso che la voce del padrone si farà più flebile, che l’integralismo cederà posizioni e la volgarità pure, ora che riprevarranno il buon senso, la civiltà, il rispetto per gli altri e il dialogo col diverso, e l’Onu magari rimetterà il cappello; ora che lo spirito del kennedysmo sta per ritornare, insieme a quello del carterismo e del clintonismo, e dell’Ulivo mondiale, e che la correttezza politica sta riprendendosi il suo peso, perché Barack Obama sta marciando verso il trionfo, e insomma, ora che le speranze più profonde di Veltroni stanno trasformandosi in realtà, ecco, sfiga vuole che l’America non conterà più un cazzo.
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