venerdì 25 settembre 2009

Vulnerabili e divini

Ma voi non vi sentite saturi di giorni tutti uguali farciti di avvenimenti tutti uguali, di non-notizie che s'inseguono implacabili, rimbalzano, si conficcano negli occhi e nelle orecchie come schegge d'irrealtà? Non sentite, come me, l'aria mancare mentre mandate giù l'ennesima litigata fra primedonne, le incomprensioni della politica, i vittimismi dell'informazione, i gettoni di presenza spacciati per questione democratica, la velina che si toglie le mutande, il faccendiere che torna in auge transitando dalla galera, la violenza quotidiana che ormai non turba più?Vorrei dirvi che sento l'istinto, urgente, disperato, di chiudere quest'incubo e dedicarmi ad altro. Che non m'importa se mi marchieranno come apolitico, qualunquista, indifferente. Che c'è vita vera da recuperare, ci sono visite da rendere, e telefonate da fare, e compagnia da donare a chi conta le ore in una casa vuota e troppo grande. C'è un sole da ritrovare, pallido quanto volete ma vivo. E splende ostinato un po' anche per noi, che abbiamo perso l'incanto. Vorrei invitarvi, anche se suona come la bestemmia di un bambino, a bucare con uno spillo le bolle giganti in cui ci rinchiudono, e... respirare! Cercando un po' di ossigeno in un mattino, un ritorno a casa, un cappuccino al bar, in un viaggio in treno, in una battuta fra amici, nell'incontro con uno sconosciuto, nelle tette di una ragazza che ci lasciano fantasticare un impossibile ritorno a scuola. Se essere più forti per essere più deboli non funziona, forse è il caso di osare il contrario, essere più deboli per essere più forti. Provare lo sconforto allegro d'un sabato di pioggia, dell'eterno ritorno del maledetto lunedì che in fondo non è male. L'eccitaizone infantile di una partita allo stadio o in un campo da calcetto, di un disco che esce, di un film che ti piace. Del primo giorno di vacanza. Dell'ultimo giorno di vacanza. Forse, vale lo stesso la pena di tentare una piccola gioia fragile, una lieve complicità con noi stessi, che non ci abbandoni più. Che ci trasformi un poco, facendoci tornare serenamente vulnerabili. Male che vada, saremo stati meglio già inseguendola, questa chimera. Saremo stati non umani, ma divini.
Massimodelpapa

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissime e toccanti riflessioni, che condivido in toto.
Ma il problema è spinoso e biforcuto: perchè, se "stacchi la spina", resti tagliato fuori e se la lasci attaccata, resti bloccato dentro.
Ed entrambe queste situazione, secondo me, sono "letali"...

Stefano ha detto...

Magari l'impasse si può superare con le lucine di Natale: una spina a intermittenza.

Anonimo ha detto...

Eheheheheheheheh...Bella!

Beh, se la trovi o "scopri" come funziona questa "spina"...Scrivilo per favore: io provo ad essere intermittente da parecchi anni e l'unico risultato che ho ottenuto è stato quello di sentirmi dire che sono "schizzato" (penso nel senso di schizofrenico, ahimè...).