Non si parla d’altro. In questi giorni l’Italia ha una priorità. L’interesse collettivo è catapultato solo là, in un paese di circa cinquantamila abitanti. E’ una calamita, non se ne può fare a meno, ci sono intere famiglie che si chiedono come sia potuto accadere, e come si poteva evitare, e perché ci si è accorti solo ora. E’ tutto un giro di valzer di recriminazioni, rimpianti, rincorse al colpevole, accuse e falsi pentimenti, voci e supposizioni in un turbinio dantesco, e sullo sfondo radio e telegiornali convulsamente in cerca delle cause e dei fini, dell’eziologia e dell’escatologia. Si imbastiscono dibattiti, e i crassi opinionisti in prima fila certo che ci provano, a spiegare l’inspiegabile, a sondare l’insondabile, a strecciare l’intreccio. C’è di mezzo la legalità, la dignità degli accusati, la sensibilità delle parti lese. L’argomento scotta, non possiamo non parlarne, è eticamente impensabile non discuterne.
La tragedia dei fratellini di Gravina di Puglia? Ma che avete capito? E’ la Bertè, che a Sanremo canta una canzone dell’ ’88.
Un anno bellissimo [Parte I]
4 anni fa