venerdì 24 aprile 2009

Le fumate di Brera

Sigarette: 
"Non so quante sigarette mi illuminano la via dei giornali ogni mattina. Si avvicina il pranzo. Se riesce lungo, la sigaretta ne ritma i tempi secondo pause insigni, riaccensioni sagge del misterioso focherello che arde nel sangue con l'ossi-emoglobina. Capita sempre che si offenda un cuoco. Mi scuso lusingandolo: la patina del fumo serve da intercapedine fra il mio gusto troppo intenso e la sua arte troppo sopraffina.Se il cuoco è un familiare, la giustificazione è prontissima inconfutabile santa: e chi ti dice che non sia proprio la sigaretta il pretesto per una sana e indispensabile ginnastica polmonare ? Si tace degli stimoli mentali. Quelli io so tenermeli segreti. La sigaretta mi arde tra le dita come una fede. E non si offende mai...".
Sigaro:
"I sigari sono autentiche sequoia in miniatura. Abbi cura di incendiare la pelletica d'intorno, se non brucia. Il Toscano è un vulcanetto tascabile, di quelli che eruttano fuoco alla minima scossa. Il magma lavico si sublima in spire da consiglio di guerra aperto a tutti i guerrieri di un popolo, non di una sola tribù. Le spire azzurre e calde invadono la bocca e aggrediscono le mucose come un fiato demoniaco".
Pipa:
"La pipa esige calma, interiore livello filosofico, sublime pacatezza dell'anima. Le sue delizie sono infinite e non tutti vi possono accedere senza adeguate risorse religiose.Bisogna conquistare anche quel fumo ormai sapiente da secoli".

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