Le descrizioni del Palazzo di Mantova e quelle del Palazzo di Volterra sono il più chiaro manifesto del Decadentismo italiano, colto in tutta la sua cupa forza evocativa e nel momento più profondo: lontano dalle fuorvianti aspirazioni aristocratiche, eroiche di Effrena o Sperelli e lontano dagli eccessi di A rebours o dall’ostentato gioco aforistico di Wilde.
«Ma chi può giudicare l’amore? E chi può dire il termine della voluttà e il termine del tormento, e dove il bene cessi d’essere il bene, e per che modo una nuova vergogna crei un amore nuovo, e di che cosa debba vivere l’amore per piacere alla morte? Come fate voi a condannare e ad assolvere?».
La pupa e il secchione
2 mesi fa
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