Arbasino nel suo ultimo librino (“La vita bassa”, uscito nell’unica collana Adelphi esteticamente riprovevole) dice che l’inno nazionale è “di evidente destra”. E’ vero, “dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa”, “i bimbi d’Italia si chiaman Balilla”, “stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte”, è proprio “roba per covi ultrà, autogrill con manganelli, curve sud patriottiche”. Le stesse parole che allo stadio abbiamo il dovere di cantare, in qualsiasi altro ambito non abbiamo il diritto di pronunciare. Se in televisione un politico o un giornalista dicesse qualcosa di simile a “Giuriamo far libero il suolo natìo: Uniti per Dio…” verrebbe immediatamente deferito ai tribunali locali e globali. L’inno nazionale viola tutte le norme europee su multicultura e multireligione, è quindi sulla via di diventare fuorilegge, come la Bibbia e la Divina Commedia. Il librino di Arbasino svela quanto è bello, no, non voglio esagerare, quanto è prezioso “Fratelli d’Italia”, quanto bisogna tenerselo caro.
Camillo Langone
La pupa e il secchione
2 mesi fa
Nessun commento:
Posta un commento