venerdì 18 dicembre 2009

Lezione di marketing

Libri da evitare.
In Italia c’è un solo autore d’avanguardia: è Federico Moccia, l’autore di successoni come Scusa ma ti voglio sposare, Amore 14, Scusa ma ti chiamo amore, Tre metri sopra il cielo. La letteratura non c’entra. Lo stile neanche. Lo scrittore romano è piuttosto l’unico perfettamente in linea con le regole del nuovo marketing editoriale, quello nato dall’esperienza travolgente di Harry Potter. Il maghetto non ha venduto «solo» 400 milioni di copie ma con un colpo di bacchetta si è anche trasformato in un brand, un marchio, del valore stimato intorno ai 4 miliardi di dollari. Il marchio si applica a tutto: film, siti internet, merchandising vario e assortito. La chiave del trionfo sta nell’espressione «young adult» che indica la fascia dei lettori adolescenti ma anche dei loro genitori. Percorsi simili hanno seguito Stephenie Meyer (Twilight), Stieg Larsson (la trilogia di Millennium), Dan Brown (i romanzi con Robert Langdon, protagonista del Codice Da Vinci). E qui da noi Federico Moccia (in parte anche Andrea Camilleri). Comunque, ecco alcuni requisiti fondamentali per fare le scarpe a Potter: scrivere un tomo corposo per trasmettere l’idea di «professionalità»; serializzare, cioè mettere in cantiere una saga; alimentare l’attesa e il passaparola attraverso siti internet e anticipazioni calibrate; sorvegliare il marchio, vale a dire vigilare sulla coerenza delle proposte.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non ho letto nulla di Moccia, ma ho letto le prime 20/25 pagine del primo "Potter". E l'ho abbandonato pensando, profeticamente, alla Fantozzi, "E' una cagata pazzesca!".
Ne è passato di tempo, da allora. E che cosa ho scoperto? Che la "cagata pazzesca" è diventata un brand da miliardi e che io sono diventato Fantozzi.

Il maghetto mi ha fatto lo sgambetto...