venerdì 18 dicembre 2009

Apprendere ad apprendere

Per il ciclo "dalla paideia alla brace".
I guasti provocati da certi pedagogisti e didatti stanno per diventare poca cosa rispetto a un nuovo tsunami che oltretutto amplifica quei guasti. I quali sono derivati dall’idea di privilegiare la metodologia sui contenuti: apprendere ad apprendere anziché apprendere. I contenuti sono secondari, quel che conta è il metodo: addestrare un esercito di teste «ben fatte» (non importa se da teste mal fatte e vuote). Gli strumenti per realizzare questa «riforma» erano l’abolizione degli odiati «programmi» (parola ormai impronunciabile), l’autoformazione e l’autonomia scolastica. Così, al posto dei programmi abbiamo avuto le «indicazioni nazionali», che non prescrivono i contenuti che lo studente deve conoscere al termine del percorso, ma le «competenze» da acquisire, in un’orgia di linguaggio «didattichese», in cui trionfa la «complessità», la storia è ridotta all’acquisizione dell’idea del tempo e conoscere la geografia significa soprattutto «costruire le proprie geografie». In realtà, chi conosca i «programmi» di un tempo sa bene che consistevano di elenchi essenziali. La lettura del decreto del 1913 che istituiva il «Liceo-Ginnasio moderno» ridicolizza, per chiarezza e modernità pedagogica, certi ampollosi proclami odierni. Ma, si sa, la chiacchiera pseudoculturale vacua e tronfia piace, soprattutto perché è alla portata degli ignoranti, che celano dietro di essa la loro confusione mentale. Così, l’eliminazione dei programmi ha avuto l’effetto di aprire le porte all’intervento in materia scolastica di una sterminata platea di persone che, in precedenza, non avrebbe osato aprir bocca. Coloro che ripetono che i mali della scuola possono essere guariti solo con dosi massicce di autonomia non si avvedono, poveretti, che è proprio il trionfo dei metodologi e dei nullatenenti (intellettuali) ad aver trafugato l’autonomia scolastica. Difatti, la finta autonomia di cui gode la scuola non è quella gestionale, l’unica sensata, bensì quella di intervenire sui contenuti anche in forme scriteriate purché entro il contesto soffocante di una valanga di prescrizioni - tra cui a breve la demenziale «certificazione delle competenze» - e di indicazioni teoriche che stringono la scuola in una soffocante cappa di piombo ideologica, contenute in miriadi di circolari verbose e insensate.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Praticamente "l'ISO-9000 dell'Istruzione". Detto in altre parole: "non importa quanto faccia cagare il nostro prodotto e/o il risultato del nostro processo (ivi: l'educazione). L'importante è che al risultato finale ci si arrivi attraverso procedure congrue, scritte ed osservate alla lettera".

Oppure ho capito male?!?

Anonimo ha detto...

p.s.: ho fatto, inter alia, il consulente "Qualità" - ed ancora me ne vergogno... - per quasi quattro anni e quindi, quando "sniffo" la metodologia ISO...la riconosco.
E, se posso, la evito.