domenica 2 novembre 2008

Proteste fuoritempo

Il più giovane leader dei contestatori universitari ha ventisette anni ed è quindi al terzo fuoricorso (a Lettere alla Sapienza). Gli altri hanno circa trent’anni e manifestano “contro i tagli finanziari previsti da un governo che vuole colpire la libera università, la scuola pubblica e la ricerca” (Francesco Raparelli, portavoce di “Rete per l’autoinformazione”, iscritto alla libera facoltà di Filosofia, 30 anni, da un’intervista alla Stampa). Quelli che manifestano, sfilano, occupano, protestano, bloccano, hanno un nobile scopo: non farsi rubare il futuro da una riforma scellerata, e gli slogan infatti sono pieni di “futuro”.
Però, signori (ché a trent’anni non si è più ragazzi, e infatti noi femmine cominciamo a calarci gli anni intorno ai ventotto), quale futuro? Quello che avete dietro le spalle, quello di una laurea presa da vecchi? A trent’anni non si può stare ancora all’università (e per giunta occupare, come se ci fosse ancora un sacco di tempo per dare gli esami, come se non costasse niente stare lì a bersi una birra e a discutere della mediocrità degli altri). A trent’anni si è più che grandi, e lo studente arrabbiato plurifuoricorso è ridicolo, tristissimo, non ci può essere alcuna energia in quello che dice, fa persino rabbia. “Ma io faccio il pony express per mantenermi” è una scusa penosa: tutti abbiamo fatto le cameriere, le hostess alle fiere, i baristi, i cazzeggiatori euforici, poi prima di un esame clausura totale e via, un voto in più sul libretto, un passo verso la libertà, e parecchio altro spazio per il cazzeggio o l’impegno civile. Trent’anni sono troppi (e anche ventisette).
Datevi una mossa, per pietà. Un occupatore di università non può essere stempiato, con la pancia, non può stare lì da dieci anni a lamentarsi, rimandare l’appello alla prossima volta perché non ha avuto tempo e il professore ce l’ha con lui perché è uno scomodo leader. Un occupatore di università deve avere vent’anni e i capelli al vento (meglio se si mantiene senza lagne e senza i pianti dei genitori che temono prenda freddo: non serve l’appartamento in centro, basta una stanzetta da dividere ed è anche molto divertente). Il trentenne ancora all’università, con un minimo di senso estetico e di orgoglio, eviterà di occupare e di lamentarsi, soprattutto non si definirà mai più studente (né tantomeno laureando che non ci crede nessuno) ma, almeno, minatore.

Nessun commento: