Non è il Sessantotto. Il Sessantotto era il tempo in cui si occupavano le scuole senza mamma e papà che portavano i panini e pretendevano di vegliare con te. Mamma e papà, nel Sessantotto, i ragazzi li aspettavano a casa, pronti alle mazzate (nel caso non fossero bastati i celerini). No, non è il Sessantotto. Il Sessantotto era un tempo in cui al professore ancora non si dava del tu. Malpagato pure allora, meritava comunque che ti alzassi quando entrava in aula (ho letto da qualche parte: “Non è che magari qualcuno, dopo aver ripristinato il voto di condotta, pensa che ci si debba di nuovo alzare in piedi quando entrano in classe maestri e professori?”. Perché, non si fa più?).
No, non è il Sessantotto. Il Sessantotto era il tempo in cui capitava che una ragazza in pantaloni rischiasse la sospensione, ma se li metteva lo stesso. E tutti insieme, ragazzi e ragazze, rischiavano il sette-in-condotta-e-tutte-le-materie-a-settembre, se tiravano troppo la corda, e la tiravano. No, non è il Sessantotto. Il Sessantotto era Trasgredire l’Ordine Costituito ma sapere la lezione meglio di chiunque altro. Era Stefano espulso da tutte le scuole d’Italia perché aveva restituito un ceffone al preside e perché in un tema (ineccepibile dal punto di vista ortografico) aveva parlato di divorzio. Nel Sessantotto, infatti, andare fuori tema era il succo di tutto e passare il compito era obbligatorio, ma se ti beccavano e arrivava il due non correvi dai genitori a piagnucolare, e i genitori non correvano al Tar. Mentre ora tutti in coro – studenti, genitori e professori – sembra si siano dati da svolgere lo stesso tema: “Tutto il potere al nulla”.
Non mi ispirano questi ragazzini normalmente casinisti (le occupazioni sono come la varicella, vanno fatte perché ci si immunizza, a parte Bernocchi). Non mi ispirano perché – da sessantottina ammuffita – diffido della mobilitazione autorizzata dai genitori solidali e dal prof. che porta gli striscioni.
Un anno bellissimo [Parte I]
4 anni fa
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