martedì 13 maggio 2008

Tra il nove e il dieci

Ci ho provato in tutti i modi, mi sono messo seduto all'estrema sinistra del padre, poi al centro e dopo a destra. L'ho ascoltato da sotto e da sopra, cum tabula rasa e cum grano salis, senza pregiudizi preparati preconcetti, con spirito critico criticante criticatore. Ho invocato anche Dio per riuscire a trovargli un difetto, ma il Suo discorso per la fiducia al governo sfiora la perfezione. La sfiora perchè è stato fin troppo buono e giusto. Sarebbe stato perfetto se avesse aggiunto, con le palme al cielo:
"Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto. Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel regno dei cieli".

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