mercoledì 17 marzo 2010

La critica degli aggettivi fatti

Michelle Kerns, su Examiner.com, ha messo in fila una ventina di aggettivi e formule sfruttatissimi dai recensori letterari. Variamente mescolati, producono un fai da te della critica, e volendo si può organizzare una tombola: vince il primo lettore che ne trova cinque nello stesso articolo. Perlopiù si tratta di parole che dicono e non dicono, fanno un gran polverone senza andar troppo nei dettagli, suggeriscono senza sbilanciarsi. “Provocatorio”, per esempio, si applica bene a tutto: vale per un romanzo che fa a pezzi l’etica come noi la conosciamo, ma anche per un romanzo che va controcorrente e celebra le virtù contadine. “Crudo” è appena meno maneggevole, presuppone un lettore adulto che non abbia un’idea consolatoria della letteratura e dei suoi dintorni. Ma basta accoppiarlo con “commovente” per riacchiappare i renitenti che vogliono affezionarsi ai personaggi. “Trascinante”, specialmente se il libro supera le trecento pagine, funziona come una bacchetta magica, e vale lo stesso per il neologismo “unputdownable”, impossibile da mettere giù (si intende: dopo aver letto le prime righe). “Attuale” fa da irresistibile calamita per chi legge i libri con l’intenzione di parlarne in società. Molto praticato anche il riferimento ad altri titoli di successo, che si suppone possano far scattare la scintilla: il “Codice da Vinci” ha aperto la strada a innumerevoli complotti universali, Philip Roth viene chiamato come garante appena un giovanotto ebreo debutta con il suo primo romanzo.

Nessun commento: