Potevo fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di spingitori di bottoni, e di spingitori di spingitori di bottoni.
Il problema del «velinismo» non è grave come si dice, è molto peggio. Anzitutto perché, col nostro sistema elettorale, non parliamo neppure di candidature ma praticamente di nomine: quindi dovremmo stabilire se sia più immorale candidare una tizia perché è gnocca oppure candidarne un’altra perché è amante, segretaria, parente, medico, avvocato personale o pizzicagnolo di fiducia.
Fingiamo di non vedere, in secondo luogo, il contraltare maschile della bellona femminile: uomini ricchi – che non devono essere gnocchi o velini: basta che non siano deformi – i quali siano accondiscendenti e digiuni di politica.
Ma c’è un terzo aspetto, ed è il peggiore. Trattandosi appunto di nomine, a meno di stabilire una preselezione dei candidati per curriculum e quindi un pizzico per censo (studi, cursus honorum, esperienze eccetera) in questo modo viene a mancare l’unico criterio selettivo che potrebbe infine zittire tutti: la scrematura democratica, cioè la scelta diretta dell’elettore. E, mancando questa, sorry: non esiste un criterio oggettivo e davvero liberale per stabilire che una candidatura sia peggiore di un’altra, qualsiasi criterio implica discrezionalità. Essere gnocche, del resto, non può passare da valore a disvalore. La sostanza – con questi sistemi elettorali, ripeto – è che a fare le nomine adesso è il Cavaliere coi suoi criteri, dopo di lui sarà un altro con i suoi. Vi piace? A me no. Ma non pensate che a sinistra le cose stiano molto diversamente.
C’eravamo tutti, mentre le preferenze sparivano e la composizione delle liste (tutte le liste) diventava una selezione tipo casting, dove saper spingere un bottone era il più gradito dei requisiti e l’indipendenza intellettuale il più nefasto. Per anni ci siamo arrovellati nel chiederci se il Parlamento fosse migliore o peggiore del Paese, arcano ora risolto: è inutilmente identico, egualmente impotente, finalmente deprivato del maledetto «professionismo della politica» e compiutamente infarcito di quella che un tempo chiamavamo «società civile», ma che oggi si è tradotta solo in una separatezza borghese dalla politica. Oggi conta solo un’oligarchia di cinquanta politici contrapposti a centinaia di spingitori di bottoni scelti praticamente a caso, piccolo esercito dell’antipolitica (la vera antipolitica) che in Parlamento non ha neppure ancora capito dove sono i cessi. E siamo così ansiosi di fatti, noi tutti, così voraci di decisioni del Palazzo, ormai, da aver scambiato la funzione legislativa del Parlamento per una bizantina lungaggine di quei perditempo della casta.
1 commento:
Oggi pomeriggio, verso le 16, avevo scritto un post in risposta a questo pezzo.
Stranamente, ma non troppo, il pc mi si è impallato mentre stavo per...postare.
E tutto è andato perso.
L'ho interpretato come un Segno del Destino.
Visto il tenore di quanto scritto, penso che sia stato meglio così...
Ricordo però il titolo del mio perduto post: "Lo strumento ottimale per una Nuova Democrazia? L'AK-47".
Il resto del post, ve lo lascio intuire...E lo sapete qual'è la cosa strana?
Che non l'avevo scritto nè di getto, nè mentre ero incavolato.
L'avevo scritto a mente fredda. Con calma.
E con profonda convinzione...
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