lunedì 10 maggio 2010

L’eredità della Destra storica

«Nella Destra storica confluirono tre componenti fondamentali, e solo apparentemente in contraddizione fra loro: la tradizione piemontese, lo storicismo meridionale, l'amministrazione lombarda.
Unendo la forza della monarchia subalpina, l'ingegno speculativo delle élites borboniche e l'ordine amministrativo delle province austriache, la Destra pose i fondamenti dell'Unità italiana, pose tutte le premesse per la formazione dello Stato unitario .
A un popolo fondamentalmente anarchico, la Destra insegnò il rispetto della legge; a un popolo tradizionalmente pacifista, impose la coscrizione obbligatoria; a un popolo in maggioranza analfabeta, aprì le scuole pubbliche; a un popolo generalmente sanfedista o conformista, additò la salvezza nell'intimità della fede; a un popolo abituato a sottrarsi a tutti i gravami sociali, applicò il correttivo delle tasse e delle imposte; ai reazionari, oppose la coscienza delle conquiste definitive, ai rivoluzionari, il senso dei limiti storici, ai ribelli, il freno delle leggi inviolabili.Là dove sopravvivevano tradizioni municipali, vocazioni anarchiche, particolarismi gelosi, campanilismi sordi, odi di comuni o di borgo, il pretore e il carabiniere - i due “grandi missionari” dello Stato italiano - portarono la voce della comunità, imposero le leggi della collettività che annullavano tutti gli egoismi in nome di un principio religioso.
La Destra additò l'esistenza della Nazione, segnò la meta dell'Unità nazionale,che esigeva un'adesione interiore,un atto di fede. Guardò a Roma, quando tutti si preoccupavano delle capitali regionali.
Volle la scuola di Stato in un paese che era abituato ai collegi e agli istituti confessionali. Affermò la superiorità del diritto civile in un popolo che sempre aveva piegato alle leggi feudali o ecclesiastiche. Realizzò l'unità amministrativa in una terra legata a forme millenarie di feudalesimo; vagheggiò un rinnovamento delle coscienze e degli spiriti, che non aveva nessuna rispondenza nella realtà di ieri e di oggi».
G.Spadolini

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