Matteo Fraschini, italiano-africano che al Corriere hai dichiarato “In Italia mi sento sempre più un estraneo”, volevo dirti che ti credo, che non dubito del tuo disagio. Tutti in Italia si sentono sempre più estranei. Io ad esempio: ho cenato a Venezia circondato da americani, nella stazione di Firenze mi sembrava di essere a Babele, sul regionale della Valdarno ero seduto fra turisti tedeschi e badanti slave, e a Parma non riesco a comprare un certo appartamento, un vero affare, perché ho paura di eventuali vicini di casa arabi (arabi musulmani, ovvio, che non temo certo i maroniti). Però ti prego, Matteo, non parlare più di razzismo. Parla di estraneismo. Secondo il dizionario l’estraneo è “colui che non è in relazione”. Siamo tutti estranei non perché bianchi o neri ma perché non siamo in relazione con niente. L’architettura (i grattacieli), l’arredamento (Ikea), l’arte (le mostre), il cibo (sushi e kebab), i libri (Augias), la televisione (Augias), le vacanze (Maldive), tutto tende a scollegarci da tutto.
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