lunedì 30 novembre 2009
Ipocrisia
Il Cav delle cinque
Imperium Solis
L’ucronia mette in discussione il fine predeterminato della Storia, il suo avere uno scopo intrinseco (e in ogni caso positivo), un suo finalismo imperscrutabile, l’accettazione dunque del Fatto Compiuto inteso come il leibniziano «migliore dei mondi possibili». Se invece un piccolissimo evento (un «sì» o un «no», l’aver girato a destra o a sinistra, l’aver detto una parola interpretata male eccetera) può modificare radicalmente il corso della Storia con la «S» maiuscola, non vuol dire altro che questa ineluttabilità intrinseca della Storia medesima non esiste, ed essa non può essere più in quanto Fatto Compiuto un feticcio da adorare secondo la filosofia hegeliano-marxista. (...)
Fixing Africa
Minareti vaganti
domenica 29 novembre 2009
Pulizia di classe e di memoria
Giovedì scorso è morto all’improvviso Victor Zaslavsky, un grande studioso, forse poco conosciuto al grande pubblico, in compenso notissimo a chiunque sia appassionato di storia, in particolare quella del Partito comunista italiano. Zaslavsky, con sua moglie Elena Aga-Rossi, ha demolito con documenti inoppugnabili il mito dell’indipendenza di Togliatti dall’Unione Sovietica. Anche la svolta di Salerno, solitamente portata come prova regina dell’autonomia dal Pcus, fu voluta, o meglio ordinata, dal baffuto dittatore georgiano. Le carte raccolte dalla coppia non ammettono replica. Zaslavsky poi ha scritto un saggio bellissimo sul massacro di Katyn, una delle vergogne del regime sovietico: nel 1940, nella foresta nei pressi di Smolensk, vennero trucidati circa 22mila polacchi, quasi tutti militari, quasi tutti laureati: l’élite della nazione. Stalin in questo modo eliminava ogni possibile forma di opposizione «borghese». L’eccidio fu addossato per anni ai nazisti, e insabbiato dai russi fino al 1990. Ci volle la caduta del comunismo per sapere la verità. Zaslavsky, in un libro edito dal Mulino, diede una lettura coraggiosa dei fatti fin dal titolo: Pulizia di classe: il massacro di Katyn. Il nazismo eliminava il nemico di razza. Il comunismo quello di classe. L’atteggiamento simile dei due totalitarismi non poteva non colpire. Nel volume di Zaslavsky c’era anche la storia della clamorosa distorsione dei fatti da parte di Mosca e dei suoi alleati fedeli alla linea. In Italia, chiunque si sia azzardato nel corso degli anni a smontare la propaganda sovietica, addossando la strage alla Armata Rossa, è stato zittito dal Pci di Togliatti. La vicenda desta ancora qualche malumore tanto che il film Katyn di Andrzej Wajda, nonostante i molti premi ricevuti, è stato distribuito in pochissime sale diventando il film «fantasma» del 2007.
Ladro o riformista
Storia di Craxi. Miti e realtà della sinistra italiana, Boroli, pagg. 187, euro 14
Bisanzio o Roma
Più che a Bisanzio, mi ispirerei alla Roma monarchica, o alla prima Roma repubblicana.
Indipendenze effimere
Nicolàs Goméz Dàvila
Erbe durature
Pia Pera
Manifesto della destra divina
Manifesto della destra americana
venerdì 27 novembre 2009
Tanatoparty
giovedì 26 novembre 2009
mercoledì 25 novembre 2009
martedì 24 novembre 2009
Fiori rosa fiori di pesco
F. MAMBRO: Non devi picchiare i tuoi compagni con la catena del motorino.
BAMBINO: Perché?
F. MAMBRO: Perché non è giusto.
BAMBINO: Sì, ma concretamente cosa rischio? Mi togliete l'uso della playstation per cinque minuti con la condizionale?
F. MAMBRO: I prepotenti fanno una brutta fine.
BAMBINO: Ahahah, mamma, sei un vero spasso.
lunedì 23 novembre 2009
Il papa del laicismo
Augusto Del Noce
Cursus dishonorum
domenica 22 novembre 2009
I giorni del potere
Cosa restera'
sabato 21 novembre 2009
Destra & Destra
Liborio Romano
Perrone dà di Liborio questa sintesi calzante: «Uomo di forte personalità e intelligenza, non vuole mai tenersi agli schemi, forse perché con maggiore rapidità di altri scopre la maturazione del nuovo e ne sostiene la necessità politica. Non sa applicare le proprie intuizioni a una strategia della propria carriera». Quanto all’Unità d'Italia, Perrone non sbaglia quando scrive: «L’Italia nasce dalle repentine imposizioni di un governo centrale, di interessi e di leggi che hanno avuto l'ispirazione nel Piemonte; nasce con certe incomprensioni e anche con certe discriminazioni. Con un metodo che in tanti casi si manifesta sotto forma di colonizzazione, mediante stati d’assedio, governi militari, esecuzioni sommarie di briganti che in qualche situazione esprimono la resistenza all’occupazione. Procede, questo stato, nel rifiuto di capire le diversità, che si vogliono seppellire sotto un lungo oblio».
Digiamolo
Sono ormai poche centinaia, se non decine, le persone rimaste nelle tendopoli, e giorno dopo giorno vengono trasferite nella caserma adattata ad alloggio vicino al comando dei vigili del fuoco a L’Aquila. Altre 5,000 persone sono sparse tra alberghi nella provincia e la caserma della guardia di finanza di Coppito, quasi 6.000 in provincia di Teramo, poco più di 1.500 in provincia di Pescara, e altre ottomila persone alloggiano in case private. Sono numeri che diminuiscono di giorno in giorno, fino a quando raggiungeranno la soglia di coloro che hanno case lesionate, o intatte, ma all’interno delle zone rosse. Se è perfino fisiologico che i piccoli cantieri singoli delle riparazioni vadano più a rilento e se il problema dei centri storici sarà un’agenda pluriennale, il bilancio, alle soglie dell’inverno, è da primato. Per uno come me, che ha vissuto il terremoto del Friuli, è inevitabile riandare a quel primo inverno dell’esodo nelle zone costiere, ai prefabbricati consegnati solo alla primavera successiva. Ma nessun terremoto è uguale, e la bellezza degli insediamenti provvisori lascia intuire che tanto provvisori non saranno, così come la rinascita dei centri storici richiederà tempi più lunghi che in Friuli, dove non c’era nessuna città come L’Aquila.
Ci sono altri segnali confortanti: l’Università non ha perso iscritti, il lavoro, grazie all’edilizia, c’è, il commercio non molla, e il tessuto sociale non è franato, si è semplicemente modellato su una nuova realtà. Non mancano le difficoltà minute: la questione delle discariche delle macerie, le speculazioni sugli alloggi per studenti e le difficoltà presentate dal centro storico del capoluogo. Ma quel che si è fatto assomiglia a un piccolo modello di intervento. Di cui forse si potrebbe andare fieri, anche senza leggere il NYT. Vero che le cattive notizie fanno notizia e quelle buone no, ma non sarà che l’Abruzzo rischia di essere consolatorio e di non servire alla causa? Non ci piace il giornalismo edificante alla settimana Incom, ma la libertà di stampa così minacciata non prevede, oltre al diritto, anche un po’ di dovere di cronaca?
T.Capuozzo
...che male accompagnati
mercoledì 18 novembre 2009
2012, il film
Per portare Copenaghen fuori da Kyoto
Per portare Israele fuori dalla Via Lattea
Per portare l'Italia all'estero
martedì 17 novembre 2009
De artibus
lunedì 16 novembre 2009
Democrazia moderna
Tratto da Sulla tirannia, F. Pessoa
Religione e superstizione
F. Pessoa, Sulla tirannia
sabato 14 novembre 2009
Rimbecilliti
Schopenhauer
Ultraismo
Comunque, che la scienza, in particolare la neuroscienza, si offra quale sponda amichevole alle creazioni dell’ingegno prosaico e poetico, è già di per sé sorprendente. Ma il fatto che tale consonanza valga come certificato d’idoneità di una corrente culturale farebbe gridare al miracolo se l’ultraismo non fosse la laicissima e sensualissima forma mentis letteraria che è. Il giovane Borges fu, negli anni Venti del secolo scorso, fra i suoi principali interpreti. Gli scritti raccolti in Il prisma e lo specchio. Testi ritrovati (1919-1929) e proposti da Adelphi (pagg. 284, euro 25, curati da Antonio Melis e tradotti da Lucia Lorenzini) ci presentano un lato fra i meno conosciuti dell’Autore, quello dell’entusiasta e aggressivo agitatore di idee: insomma, un ultrà ultraista. Maturata in Spagna sul finire degli anni Dieci con Rafael Cansinos-Assens e subito diffusasi in Sud America, tale reazione al modernismo è sintetizzata da Borges in quattro punti: «1. Riduzione della lirica al suo elemento primordiale: la metafora. 2. Soppressione delle frasi mediatrici, dei nessi e degli aggettivi inutili. 3. Abolizione degli strumenti ornamentali, del confessionalismo, della puntualizzazione, delle prediche e della nebulosità ricercata. 4. Sintesi di due o più immagini in una, che così amplia la sua capacità di suggestione».
Fra «l’estetica passiva» dello specchio che riflette pedissequamente e quella «attiva» del prisma che «fa del mondo il suo strumento, e forgia - al di là delle prigioni spaziali e temporali - la sua visione personale», la scelta non può che cadere sulla seconda. Attenzione però, niente a che vedere con il futurismo: «La retorica esasperata e la brodaglia dinamista dei poeti di Milano si collocano tanto lontano da noi quanto il ronzio verbale, le ingarbugliate serie sillabiche e l’ostinato automatismo dei sonnambuli dello “Sturm” o della prolissa baraonda degli unanimisti francesi...». E nulla da spartire con il progressismo, «questo atteggiamento fastidioso di tirar fuori continuamente l’orologio». La stella polare dell’ultraismo è tutta in una definizione, perentoria alla maniera di un teorema: «Identificazione volontaria di due o più concetti diversi, finalizzata all’emozione».
E poi ha fatto i bagni pubblici
mercoledì 11 novembre 2009
Mamma li turchi
L'oca e' poca
Pedagogia di Stato
Figli di buoni omo
Giovine Italia
Sono carte del controspionaggio dell'Esercito americano in Italia che, il 4 marzo 1944, dà indicazioni per la cattura di Pound. L'intellettuale e poeta era stato indiziato dal Gran giurì di Washington per tradimento, ossia per aver curato trasmissioni radiofoniche antiamericane iniziate a Roma nel 1940. Nel documento di sei pagine ritrovato al Nara (Washington), Pound elenca nel dettaglio le sue attività di appoggio e propaganda a favore del Fascismo italiano dopo il 1924, quando si stabilisce a Rapallo, in Liguria e, dopo l'8 settembre 1943, a favore della Rsi, la Repubblica sociale italiana.
Pound - si legge nella sintesi diffusa da Casarrubea - parla dinanzi all'agente Ramon Arrizabalaga (Counter intelligence corps, Cic) e a Frank Amprim (Fbi), il 7 maggio 1945. Il poeta si comporta con coerenza e non nega di aver favorito il Fascismo di Mussolini dal '24, perché "aveva apprezzato il ringiovanimento dell'Italia" messo in atto dal Duce.
Per radio e in vari articoli, - si legge nella sintesi della corposa documentazione - Pound è solito attaccare il presidente Roosevelt e la finanza internazionale di New York perché "hanno trascinato in guerra gli Usa" nel 1941, mentre l'impero britannico viene definito "una dannata schifezza". E aggiunge: "Non ho mai aderito al Partito fascista, ma occasionalmente facevo il saluto romano". E poi: "Ritengo che i miei discorsi spaventassero i peggiori nemici degli Usa. Ammetto inoltre che, dopo il 7 dicembre 1941, suggerii durante una delle puntate radiofoniche che il presidente Roosevelt doveva essere visitato da uno psichiatra perché era soggetto a influenze più o meno ipnotiche".
Vohabolario
Tasti giganti
Immigrazione
domenica 8 novembre 2009
De finibus
Se ho capito bene, la sua cavalcata in solitario, con un seguito di truppe agili e disimpegnate, ha scopi politici limpidi.
Dai suoi buoni discorsi, e interessanti, pronunciati quando si sciolse il suo ex partito e quando fu fondato quello strano animale che è il Popolo delle libertà, avevo capito questo: che Fini non vuole trasformare la presidenza della Camera, e il suo stesso ruolo personale, in centro di organizzazione di quei fuochi di guerriglia politicante ai quali ci hanno abituato le logiche di coalizione del nostro sistema politico, a sinistra e anche a destra.
Mi ero permesso di dire che il suo percorso politico era diventato interessante proprio perché intendeva risparmiarci il solito esercizio di un rissoso, logorante e nichilista potere di coalizione piegato alla sola e diretta e immediata esigenza di aumentare lo spazio di movimento di una leadership rispetto a tutte le altre.
Insomma la solita logica dei ricattucci e dei condizionamenti di vista corta, per costruirsi rendite ai danni di “quello grosso”.
Da mesi cerco di spiegare ad amici e lettori, che poi è la stessa cosa, quel che mi sembra di avere capito: che lei non fa il furbo, anche perché il piccolo cabotaggio non le conviene, e che le sue ovvie e legittime ambizioni passano bensì per una distinzione di ruolo, di cultura istituzionale, di programma riformista rispetto all’inventiva e mobilità di un sempre vivace e qualche volta frenetico Silvio Berlusconi, ma non per la demolizione o consunzione di coalizione, partito, ruolo di governo e credibilità del campo di forze, di centro e di destra moderata europea, in cui milita in alleanza con berlusconiani e leghisti ormai da oltre quindici anni.
Se ho capito bene, ora mi piacerebbe essere rassicurato.
Lei sa perfettamente, infatti, che dietro le tensioni di questi giorni c’è un solo vero dilemma in azione: della guida di questo paese decide il popolo o decide l’ordine giudiziario?
Sappiamo bene che in un sistema di poteri equilibratamente divisi, la legalità ha un suo percorso, parallelo o anche incrociato a quello del potere, e che alla fine i conti con la legge deve farli chiunque, anche il potente.
Ma sappiamo anche bene, assai bene e per esperienza diretta, quell’esperienza che ha fatto civilmente di noi ciò che siamo, compresi gli ultimi quindici anni delle nostre vite, che la divisione equilibrata dei poteri in Italia è entrata in crisi, che il filtro parlamentare voluto dai Padri costituenti (art. 68 Cost.) è stato travolto da un’ondata di demagogia, e che oggi – prima di un’organica e seria riforma della giustizia che regoli innanzitutto il suo rapporto con la sovranità popolare e coloro che sono delegati a esercitarla – non è possibile scantonare da quel dilemma.
Prodi è a casa perché hanno arrestato la moglie di Mastella e tutta la sua famiglia politica; D’Alema è in riserva della Repubblica invece che in campo perché ha dovuto sottrarsi con l’immunità europea alle attenzioni della magistratura; Di Pietro ha il dieci per cento perché ha fatto delle vecchie inchieste di Milano il trampolino di lancio per una carriera politica qualunquista; e Berlusconi, che ha resistito alle inchieste sbocciate subito dopo la sua discesa in campo, battendosi con ogni mezzo e con assoluto sprezzo del pericolo, viene rimesso in discussione nella sua legittimità e nella sua leadership con le solite modalità e il solito accanimento politico che gli elettori hanno censurato per ben tre volte, dandogli il consenso per governare e per eleggere i presidenti di Camera e Senato.
Gentile Fini, delle due l’una: o lei accetta solidalmente gli escamotage che il circolo del presidente del Consiglio troverà per evitare una condanna a oggi sicura nel solito processo milanese antiCav oppure deve prendere l’iniziativa e trovare lei una soluzione accettabile, mediando e rifinendo gli strumenti legislativi opportuni.
Anche i suoi collaboratori della Fondazione e del buon giornale rinato, il Secolo, dovranno smetterla di comportarsi da osservatori ed esperti un po’ viziati, e darci dentro con le esigenze, le pressioni, le energie e le spinte della politica.
Io penso che a lei non convenga ergersi, posto che lo si possa fare, su un campo di macerie.
Penso che l’elettorato di destra e di centro non capirebbe mai un defilamento dalla linea di resistenza democratica all’assalto militante di certa magistratura.
Penso che la legislatura debba fare il suo corso, senza ribaltoni, e che sarebbe sbagliato sia ridurre la complessità felice della nuova forma assunta dal centrodestra, il suo ruolo autonomo compreso sia far finta che la questione della giustizia sia un problema personale di Berlusconi.
Quindici anni di storia italiana dimostrano che non lo è.
Con osservanza
Giuliano Ferrara
La crescita personale
"Formare le giovani generazioni, dalle quali dipende il futuro, non e' mai stato facile, ma in questo nostro tempo sembra diventato ancor piu' complesso", ha detto oggi il Pontefice.
Progresso: il fine e la fine
Mussolini romanziere
Muro & Muri
sabato 7 novembre 2009
Evitare governi di minoranza
Costruire governi di minoranza
Il rentier post democristiano era stato condannato all’irrilevanza: “Tieniti il progetto io mi prendo i voti”, gli disse Berlusconi alla vigilia del divorzio. Da principe frondista alla corte del Cav. a santo bevitore della politica, l’ex allievo di Forlani dopo la presidenza della Camera sembrava precipitato nel sottoscala del Palazzo. Avrebbe potuto governare col centrosinistra ma non l’ha fatto, avrebbe voluto influenzare Berlusconi ma non c’è riuscito, poteva sublimarsi nel Pdl e invece si è ridotto a pochi deputati da far sopravvivere di stenti; una razza democristiana in estinzione, un gruppetto di marziani proporzionalisti all’interno di un circo bipolare e bipartitico. E invece no.
venerdì 6 novembre 2009
Quoque tu, Bruto
La cosa piu' preoccupante di lui (Bruto) era che scriveva saggi sulla Virtu'. La Virtu' e' una di quelle signore perbene che si amano, quando si amano, senza parlarne.
Il vino e il bello
Lo scrittore e' morto
giovedì 5 novembre 2009
Io sono lo scandalo
“Facciamo quel che possiamo”.
“Il mondo è pieno di cose. Per dire, ci sono i semafori e non sempre segnano verde. I bambini lo devono sapere. Ci sono persone nel parco che offrono caramelle e non sono tutti buoni. Poi ci sono i pezzetti di legno e non tutti corrispondono alle cose a cui crede mamma o papà. Vogliamo abolirli a scuola? E quando li incontreranno nella vita, come si comporteranno?”
Le croci sono tante
La croce fu piantata negli anni Trenta per commemorare tutti i soldati americani morti in guerra e nessuno ebbe mai a discutere sulla sua esposizione, fino a quando un ex-custode del parco, per altro un cattolico, denunciò il tutto come offensivo per le altre credenze.
Per cui spetterà alla Corte Suprema stabilire se una croce su una montagnola potrà continuare ad essere esposta o se dovrà essere rimossa.
Nel qual caso, è ovvio, rappresenterebbe un precedente inarrestabile, se solo pensiamo a tutte le croci esposte pubblicamente nei sacrari o nei cimiteri di guerra. Croci che, per secoli, hanno rappresentato per tutti la pietà e la sofferenza universale ma che, all’improvviso, per alcune anime belle, risultano essere scandalosamente, insopportabilmente offensive.
Nel frattempo, stupidità nella stupidità, in attesa del verdetto fatidico, la croce del Mojave è stata coperta da un orrendo telo che la fa sembrare un fantasma grottesco sospeso tra le nuvole. Questo per evitare ai trekkers e alle aquile calve di passaggio di restare sconvolti dalla visione di una croce, come è successo a una qualche signora finlandese.
mercoledì 4 novembre 2009
Barack e burattini
Una cosa di valore storico Obama l’ha fatta. Ha saputo usare l’ideologia nascondendola a tempo nel momento della flessibilità; ha saputo far fruttare i grandi sensi di colpa che accompagnano gli Stati Uniti dagli anni della “creazione”, da quel fine Settecento costituzionalistico in cui i Padri fondatori decisero di accantonare la questione della schiavitù e della razza per realizzare l’Unione, ma sacrificarono così al realismo il principio egualitario di diritto naturale che li aveva uniti. Fecero un paese di individui creati da Dio eguali nei loro diritti, ma per farlo dovettero rinviare l’abolizione della schiavitù a una sanguinosa guerra civile e poi, dopo un secolo, l’abolizione della segregazione a una durissima e lunga battaglia dei diritti civili.
In questo senso, nessuno come Obama, come il suo staff, la sua campagna felicemente guidata da un triste e geniale intellettuale ebreo, ha saputo sfruttare il momento, “seize the time” (come dicevano i Black Panther), per assestare il colpo della vittoria. Poi però c’è tutta la questione delle cosiddette issues. Che farà questo presidente per rassicurare un mondo nasty, cattivo, oltre i confini del suo sorriso e il ritmo energico dei suoi passi di danza? Appello ai retori ingordi: sì, stiamo facendo storia, ma non esageriamo, prego.
Croce e delizia
Bel duello, ma battaglia di retroguardia, per entrambe le posizioni.
Come non essere d'accordo con le limpide argomentazioni di Facci?
mmmh, non saprei?
Forse augurandosi che non chiedano di togliere la croce anche dalle bandiere di otto nazioni europee in cui appare come elemento pricipale (cinque luterane, una anglicana, con ben due croci, una ortodossa).
Di due nazioni in cui appare con evidenza nello stemma e di cinque nazioni in cui la potete vedere se vi arrampicate sul palo (due cattoliche, la Spagna e San Marino, che rischia, per inciso, il cambio del nome in Marino, aprendo un conflitto internazionale sul tipo Macedonia / FYROM, per le rivendicazioni dell'omonima localita' laziale).
Come non essere d'accordo con le limpide argomentazioni di Facci?
mmmh, non saprei?
Forse augurandosi che non chiedano di togliere la croce anche dalle bandiere di otto nazioni europee in cui appare come elemento pricipale (cinque luterane, una anglicana, con ben due croci, una ortodossa).
Di due nazioni in cui appare con evidenza nello stemma e di cinque nazioni in cui la potete vedere se vi arrampicate sul palo (due cattoliche, la Spagna e San Marino, che rischia, per inciso, il cambio del nome in Marino, aprendo un conflitto internazionale sul tipo Macedonia / FYROM, per le rivendicazioni dell'omonima localita' laziale).
Ti diranno vecchio
Claude Lévi-Strauss
Grato alla grata
martedì 3 novembre 2009
Ares
Crucifige
«Il primo atto che feci in Regione fu mettere in ufficio un crocefisso che non c'era. È un reato?». Lo dichiara in una nota Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra.
lunedì 2 novembre 2009
Obama is average
domenica 1 novembre 2009
Condoglianze
Amore, vola da me con l'aeroplano di carta della mia fantasia, con l'ingegno del tuo sentimento. Vedrai fiorire terre piene di magia e io sarò la chioma d'albero più alta per darti frescura e riparo. Fa' delle due braccia due ali d'angelo e porta anche a me un po' di pace e il giocattolo del sogno. Ma prima di dirmi qualcosa guarda il genio in fiore del mio cuore. Alda Merini, da "Alla tua salute, amore mio"
Pensiero,io non ho più parole. Ma cosa sei tu in sostanza? qualcosa che lacrima a volte, e a volte dà luce. Pensiero,dove hai le radici? Nella mia anima folle o nel mio grembo distrutto? Sei così ardito vorace, consumi ogni distanza; dimmi che io mi ritorca come ha già fatto Orfeo guardando la sua Euridice, e così possa perderti nell'antro della follia. Alda Merini, da "La terra santa"
Corpo, ludibrio grigio con le tue scarlatte voglie, fino a quando mi imprigionerai? anima circonflessa, circonfusa e incapace, anima circoncisa, che fai distesa nel corpo? Alda Merini, da "La Terra Santa"