Sono ormai poche centinaia, se non decine, le persone rimaste nelle tendopoli, e giorno dopo giorno vengono trasferite nella caserma adattata ad alloggio vicino al comando dei vigili del fuoco a L’Aquila. Altre 5,000 persone sono sparse tra alberghi nella provincia e la caserma della guardia di finanza di Coppito, quasi 6.000 in provincia di Teramo, poco più di 1.500 in provincia di Pescara, e altre ottomila persone alloggiano in case private. Sono numeri che diminuiscono di giorno in giorno, fino a quando raggiungeranno la soglia di coloro che hanno case lesionate, o intatte, ma all’interno delle zone rosse. Se è perfino fisiologico che i piccoli cantieri singoli delle riparazioni vadano più a rilento e se il problema dei centri storici sarà un’agenda pluriennale, il bilancio, alle soglie dell’inverno, è da primato. Per uno come me, che ha vissuto il terremoto del Friuli, è inevitabile riandare a quel primo inverno dell’esodo nelle zone costiere, ai prefabbricati consegnati solo alla primavera successiva. Ma nessun terremoto è uguale, e la bellezza degli insediamenti provvisori lascia intuire che tanto provvisori non saranno, così come la rinascita dei centri storici richiederà tempi più lunghi che in Friuli, dove non c’era nessuna città come L’Aquila.
Ci sono altri segnali confortanti: l’Università non ha perso iscritti, il lavoro, grazie all’edilizia, c’è, il commercio non molla, e il tessuto sociale non è franato, si è semplicemente modellato su una nuova realtà. Non mancano le difficoltà minute: la questione delle discariche delle macerie, le speculazioni sugli alloggi per studenti e le difficoltà presentate dal centro storico del capoluogo. Ma quel che si è fatto assomiglia a un piccolo modello di intervento. Di cui forse si potrebbe andare fieri, anche senza leggere il NYT. Vero che le cattive notizie fanno notizia e quelle buone no, ma non sarà che l’Abruzzo rischia di essere consolatorio e di non servire alla causa? Non ci piace il giornalismo edificante alla settimana Incom, ma la libertà di stampa così minacciata non prevede, oltre al diritto, anche un po’ di dovere di cronaca?
T.Capuozzo
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