martedì 3 novembre 2009

Crucifige

«Il primo atto che feci in Regione fu mettere in ufficio un crocefisso che non c'era. È un reato?». Lo dichiara in una nota Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Adesso si.
Posso dire la mia, da agnostico (NON ateo!)?
Più vedo e capisco il lavoro della comunità europea - a tutti i livelli - e più lo disprezzo.

Stefano ha detto...

Mi piace riportare dalle pagine del Corriere della Sera del 14 dicembre del 2006 come Massimo Cacciarii si esprimeva a difesa del Crocifisso
"ritengo che siano assurdi i comportamenti del preside che elimina i canti religiosi o di quello che vuole togliere il crocifisso dalle aule. Ecco, a queste persone si deve consigliare di parlare meno e insegnare qualcosa di più. Magari un po’ di storia dei Vangeli, o qualche testo biblico». «E questo», continua Cacciari, «ovviamente, non per usare l’identità religiosa come un randello, ma perché volenti o nolenti, anche se ne sentissimo ribrezzo, noi apparteniamo a una storia che non possiamo negare. La propria etnia, non si sceglie. E poi mica vogliamo arrivare a coprire e impacchettare le chiese e i campanili per non offendere i non cristiani». Quando si oscura un cartellone pubblicitario di un film come Nativity si nega la propria identità? «In quel caso lo facciamo nel nome di un malinteso multiculturalismo. Una vera aberrazione». Addirittura? «Sì. L’egualitarismo ottenuto con l’annullamento delle varie identità, è un inferno. E in questo fuoco del pensiero unico, rischia di trionfare l’idolatria dell’uno che annulla le differenze. Mentre l’unità, intesa come unione positiva, è data proprio dalla ricchezza delle differenze».