mercoledì 4 novembre 2009

Barack e burattini

Gli articoli del Foglio (continuano ad essere i migliori, non che legga solo questi).
L'Elefantino un anno fa:

Una cosa di valore storico Obama l’ha fatta. Ha saputo usare l’ideologia nascondendola a tempo nel momento della flessibilità; ha saputo far fruttare i grandi sensi di colpa che accompagnano gli Stati Uniti dagli anni della “creazione”, da quel fine Settecento costituzionalistico in cui i Padri fondatori decisero di accantonare la questione della schiavitù e della razza per realizzare l’Unione, ma sacrificarono così al realismo il principio egualitario di diritto naturale che li aveva uniti. Fecero un paese di individui creati da Dio eguali nei loro diritti, ma per farlo dovettero rinviare l’abolizione della schiavitù a una sanguinosa guerra civile e poi, dopo un secolo, l’abolizione della segregazione a una durissima e lunga battaglia dei diritti civili.

In questo senso, nessuno come Obama, come il suo staff, la sua campagna felicemente guidata da un triste e geniale intellettuale ebreo, ha saputo sfruttare il momento, “seize the time” (come dicevano i Black Panther), per assestare il colpo della vittoria. Poi però c’è tutta la questione delle cosiddette issues. Che farà questo presidente per rassicurare un mondo nasty, cattivo, oltre i confini del suo sorriso e il ritmo energico dei suoi passi di danza? Appello ai retori ingordi: sì, stiamo facendo storia, ma non esageriamo, prego.


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