mercoledì 26 gennaio 2011

giovedì 20 gennaio 2011

Corte costituzionale

Adulazioni e lusinghe che avvengono in modo conforme alla Carta fondamentale.

Elio rubacuori



Song of the week

Lavoro allo S.C.O.P.A.S.I.R.

E mi occupo di servizietti segreti.

Qui-orinale

mercoledì 19 gennaio 2011

sabato 15 gennaio 2011

Il brullo all'imbrunire

Compito della parola: sul modello del Dizionario affettivo della lingua italiana, di Matteo B. Bianchi, scegliete una parola che vi piace e dite perché.

Nel sussidiario e nei libri che leggevo da piccola, bisognava sempre stare attenti all’imbrunire. All’imbrunire bisognava tornare a casa e all’imbrunire spuntavano tutte quelle creature della notte che di giorno non sono visibili e quindi ti dimentichi che esistano. Per molto tempo “l’imbrunire” l’ho immaginato come una soglia che bisognava attraversare con terrore e eccitazione. Nel mio dizionario privato ‘l’imbrunire’ era come il ‘barrito’ che era solo dell’elefante e il ‘garrito’ solo delle rondini, parole che infilavi nel tema se volevi fare bella figura con la maestra.
Poi, quando sono diventata più grande, ho cominciato a capire cos’era l’imbrunire mettendomi a osservarlo, e allora mi sono accorta che, per prima cosa, l’imbrunire era un verbo.
Io imbrunisco quando arriva la sera, tu imbrunisci pure tu, il tronco dell’albero imbrunisce in inverno, le foglie imbruniscono in autunno, e, forse non ci avete mai pensato, ma imbrunite anche voi ogni tanto.
In Olanda non potevo aspettare l’imbrunire in inglese ma solo in italiano, ché la parola corrispondente in inglese non c’era, e se c’era, era una parola corta, liscia e fredda. E invece a me di ‘imbrunire’ piace che è una parola morbida, che ti fa muovere le labbra e la lingua. E ti fa venire freddo.
L’imbrunire, nel mio dizionario privato, sta fra ‘brullo’ e ‘crepuscolo’, che sono altre due parole che mi piacciono. Il crepuscolo mi sa di crepe, di tombe, di polvere e di finestre in inverno. Il crepuscolo non lo vedi, lo senti dentro, e di solito è qualcosa che accade fuori mentre tu sei a casa. A una certa ora tutte le luci in casa si smorzano, si alzano le ombre e ti accorgi che devi accendere la luce, perché non ci vedi più. Ma ti mette l’angoscia l’idea di accendere la luce. Di già? È già notte? E allora resti lì nella camera buia a leggere nonostante il buio che si ispessisce. Rimani lì ostaggio del crepuscolo, a lottare contro una strana nostalgia che comincia a diffondersi dappertutto, sotto la pelle.
‘Brullo’ invece viene prima perché, come imbrunire, sa di terra. Il “terreno brullo” è un’altra di quelle soglie invalicabili della mia infanzia, che neanche lo visualizzavo un terreno brullo, e forse neanche mai lo avevo visto, ma inesorabilmente la parola brullo mi metteva freddo allo stomaco e mi faceva pensare all’imbrunire che cadeva sul terreno brullo, all’ora del crepuscolo.

Paolo Nori blog

venerdì 14 gennaio 2011

Il PD, cioè Veltroni

Riescono ad essere prevedibili e noiosi anche quando si dividono, quando affrontano lo psicodramma della frammentazione e del vuoto di leadership, che in altri contesti ha sempre qualcosa di spettacolare. Bersani è una gran brava persona, gli spezzoni di corrente che partecipano o partecipavano alla sua coalizione elettorale pullulano di figure rispettabili, cattolici modernisti e riformatori, post comunisti e amministratori che sanno il fatto loro, ma il Pd è Veltroni. Veltroni, che fu chiamato per salvare il progetto e dargli un'anima quando tutto sembrava crollare addosso alla vecchia nomenclatura dei Ds e della Margherita, tradì se stesso e i presupposti della sua elezione via primarie per scarsa fantasia, scarso coraggio. Prima fece la disastrosa alleanza elettorale con Di Pietro, poi si intruppò in un "caminetto" dei capi, si negò scelte radicali e significative di lotta interna e di riforma culturale per affermare il suo modello di partito, fino al clamoroso abbandono; ma senza la vocazione maggioritaria, cioè senza l'idea di costruire il fulcro di un'alternativa di governo, e di farlo con una struttura ad arcipelago, capace di riunire in una nuova forma politica post partitica le energie sparse di una sinistra postcomunista e post democristiana alla deriva della storia, il Pd non esiste, è un ferrovecchio mascherato da novità, è un coacervo di contraddizioni su ogni tema, economia, società, istituzioni, politica estera, questioni bioetiche, azione parlamentare e politica. Senza quel tanto di anima che era implicito nella scelta di Veltroni e, al di là della retorica della bella politica, nel progetto di ingaggiare Berlusconi sul terreno di un sostanziale bipartitismo, di un bipolarismo legittimato solo e soltanto dal consenso elettorale, senza tutto questo, come si vede, il Pd è una stella spenta o una parata di vecchie leadership, rispettabili, che hanno avuto un ruolo nella storia del paese, ma inefficaci e incoerenti dentro lo stesso involucro.

Stanno lì a litigare su cose ovvie, e le rendono serpentine, velenose, impossibili. Le primarie? Ma è ovvio che sono il bene legittimante, l'unico, di cui dispone oggi il Pd: si dovrebbe passare dalle primarie "private" all'iniziativa per una riforma istituzionale che estenda quel metodo, lo leghi alla scadenza fissa dei mandati e a una generale riforma dell'assetto politico di sistema. Invece stanno lì a cincischiare, qui si fanno, qui no, e se si fanno e si perdono soffrono come bambini insoddisfatti e capricciosi. Le alleanze? Sono tattica parlamentare e forse elettorale, e invece diventano costitutivi elementi di identità per le correnti coalizzate le une contro le altre, tutti a ricasco di un terzo polo che non esiste. Mirafiori? Dovevano prendere il dirigente Fassino, dopo la sua dichiarazione per il sì, e associarlo al sindaco Chiamparino in una commissione con pieni poteri di sostegno alla Cgil di Camusso e di attacco creativo e significativo alla Fiom pietrificata di Landini in nome di una campagna per nuovi criteri di rappresentanza e per un aumento generalizzato dei salari. Invece oscillano e non si fanno capire nemmeno da se stessi, blaterando dello scambio tra salari e diritti. Con gli scampoli moralistico-costituzionali del pensiero di Stefano Rodotà non si fa un partito che coalizza interessi e concorre per il potere in una società moderna, al massimo un club che mastica argomenti del secolo scorso.
G.Ferrara

sabato 8 gennaio 2011

venerdì 7 gennaio 2011

Il bello dell'influenza

Oltre a stare al calduccio a casa e risparmiare si riescono a vedere in soli quattro giorni Palombella rossa, La grande abbuffata, Mio fratello è figlio unico, Il mestiere delle armi, C'era una volta in America; nonché a leggere Centomila punture di spillo, L'Italia degli anni di piombo, un quarto de L'Italia giacobina e carbonara. E addirittura un quarto dell'ultimo libro di Vespa.

Gli immigrati - [ Il Foglio.it › Manuale di conversazione ]

Gli immigrati - [ Il Foglio.it › Manuale di conversazione ]

giovedì 6 gennaio 2011

Checco & Nichi

Lettera della Befana

A 11 anni Leopardi si finge la Befana e scrive questa chicca "alla Signora Marchesa Roberti":

Carissima Signora. Giacché mi trovo in viaggio volevo fare una visita a Voi e a tutti li Signori Ragazzi della Vostra conversazione, ma la neve mi ha rotto le tappe e non mi posso trattenere. Ho pensato dunque di fermarmi un momento per fare la Piscia nel vostro portone, e poi tirare avanti il mio viaggio. Bensì vi mando certe bagattelle per cotesti figliuoli, acciocché siano buoni, ma ditegli che se sentirò cattive relazioni di loro, quest'altro anno gli porterò un po' di me..a.
Veramente io voleva destinare a ognuno il suo regalo, per esempio a chi un corno, a chi un altro, ma ho temuto di dimostrare parzialità, e che quello il quale avesse li corni curti invidiasse li corni lunghi. Ho pensato dunque di rimettere le cose alla ventura, e farete così. Dentro l'anessa cartina trovarete tanti biglietti con altrettanti numeri. Mettete tutti questi biglietti dentro un orinale, e mischiateli ben bene con le vostre mani. Poi ognuno pigli il suo biglietto, e veda il suo numero. Poi con l'anessa chiave aprite il baulle. Prima di tutto ci trovarete certa cosetta da godere in comune e credo che cotesti Signori la gradiranno perché sono un branco di ghiotti. Poi ci trovarete tutti li corni segnati col rispettivo numero. Ognuno pigli il suo, e vada in pace. Chi non è contento del corno che gli tocca, faccia a baratto con li corni delli compagni. Se avvanza qualche corno lo riprenderò al mio ritorno. Un altr'anno poi si vedrà di far meglio.
Voi poi Signora carissima avvertite in tutto quest'anno di trattare bene cotesti Signori, non solo col caffè che già si intende, ma ancora con pasticci, crostate, cialde, cialdoni, ed altri regali, e non siate stitica, e non vi fate pregare, perché chi vuole la conversazione deve allargare la mano, e se darete un pasticcio per sera sarete meglio lodata, e la vostra conversazione si chiamarà la conversazione del pasticcio. Frattanto state allegri, e andate tutti dove io vi mando, e restateci finché non torno, ghiotti, indiscreti, somari, scrocconi dal primo fino all'ultimo.
La Befana.

(Giacomo Leopardi di San Leopardo, 1810)