giovedì 29 novembre 2007

Crimini di successo

Davvero pensate sia colpa di Ahmetovic, il rom condannato a sei anni e mezzo per aver ucciso quattro minorenni mentre era, ubriaco, alla guida del suo furgone, se diventerà una mini-star tipo Grande Fratello, quelle per cui le teenager si bagnano e si strappano le magliette per un mese e poi oblio assoluto? Davvero pensate sia colpa di Sundas, l’agente che vuol fare del delinquente un personaggio e lucrare sull’accaduto? Davvero pensate sia colpa delle discoteche disposte a pagare fino a 3000 euro per un paio d’ore d’ospitata all’assassino –dieci minuti di scemo scemo assassino assassino untore untore e poi pista piena unz unz e poi a bere e ballare per tre ore e poi compriamocelo l’orologio della “Linearom” che è carino e non costa neanche troppo- ?
Un sociologo-psicologo ha detto stamattina che è normale, in ognuno di noi (mie parole a seguire ma senso intatto) c’è una parte che scorge in un’azione criminale un’opera di successo, una notorietà, un’elevazione dalla mediocrità dilagante. Rifiuto razionale ma encomio inconscio delle eccezionali gesta. Come i teenager maschi di ogni credo, affascinati dai dittatori. Ergo? La causa è in tutti noi, maledetto è l’inconscio che osanna il crimine, virile estemporaneità del mediume dal mediume.

Puttanismo, in- e de-formazione, il Gianfranco innamorato

Un mio carissimo amico ed acerrimo ma stimatissimo avversario politico sin dalla prima elementare che lascio per il momento anonimo risponde al mio post “La statistica va a puttane”. Inserisco il suo commento in un nuovo post, primo per il brillante piglio acuto-ironico-polemista, secondo per la sua apertura ad un tema degno di spazio, l’oggettività di una notizia. Mia risposta a seguire.

L'utilizzo dei metodi statistico-probabilistici, anche nella loro semplificazione semi-probablistica, è una delle maggiori conquiste della scienza applicata e della tecnologia del ventesimo secolo. E questo solo perchè il metodo su cui si fonda l'analisi è rigorosamente scientifico. Indiscutibile. Innanzitutto ragionerei sull'idea che codesti metodi trovano campo di applicazione nei dintorni delle scienze...ed ancora, nonostante la mia nota apertura alla comprensione dei drammi altrui, mi risulta estremamente complesso ammettere che la psicologia e la sociologia siano scienze! Fare un sondaggio, seppur con metodi scientifici, sul puttanismo è di per se arma a doppio taglio (ricorda che se i pensionati settantenni avessero una decorosa pensione ed una esatta informazione sul viagra segnerebbero nel campo della prostituzione tre o quattro punti del prodotto interno lordo). Torniamo al punto.Dai una risposta corretta ad una domanda sbagliata.Te la faccio io quella giusta: con quale metodo il giornalismo e l'informazione possono giustificare la linea editoriale?...Del Debbio ci insegna. Amara constatazione: a nessuno interessa più "la notizia", la nuova frontiera è l'interpretazione della stessa. A che costo?Credi che se il tg1 si chiamasse "Editoriale" e non telegiornale se ne accorgerebbe nessuno? Non mi fraintendere: la corretta informazione passa anche per l'approfondimento, l'opinione del colto e la risposta del volgo.Ma non può prescindere dal fatto. E se il fatto non c'è!?Se le otto milioni di firme di Silvio fossero tre, e Gianfranco fosse innamorato davvero, e il PPL fosse un nome nuovo da dare ad un partito vecchio, e se giovanardi avesse già deciso di fare la cavallina, e ,se nel gioco dei paradossi, la Brambilla fosse intelligente, se a piazza san Babila ci fossero state solo le trenta persone inquadrate dalla telecamera...DI COSA STAREMMO PARLANDO, COSA COMMENTEREMMO?

La statistica è scienza, sono d’accordo. Ed è scienza complicata ed esatta quanto l’elettrodinamica quantistica (anche se molto meno elegante). Ma il mio professore di misure elettriche ti rimanda al prossimo appello se assieme ad un numero non specifichi incertezza ed unità di misura. Per questo è triste vedere oltraggiata la statistica da sedicenti statistici. Il problema non è la scienza medica ma il dottore che ti misura la pressione con il termometro nel sedere. Sia il dottore che lo statistico te lo hanno messo dietro. Concludo con la statistica osservando che un buon sondaggio sui clienti del mercato dell’amore è possibile farlo, eccome. A parte l’interesse che può destare l’inchiesta, a parte la domanda potenziale (non solo settantenni più ricchi e più informati ma anche diciottenni con la paghetta paterna più generosa), a parte la qualità dell’offerta, e a parte l’intersezione delle curve succitate che determina il prezzo, si tratta di fotografare l’ attuale realtà, in un campo delimitato da condizioni al contorno precise e con un metodo consolidato e scientifico. Questo è il compito della statistica. Se a valle di ciò risulta che la gaussiana dei clienti è centrata in una tipologia di consumatore con un’età media che è la metà della vita media del maschio italiano, di istruzione media, peso medio, che in una donna meretrice cerca tutto, e se il triplo della deviazione standard della gaussiana (99% circa di confidenza) è pari agli anni di vita media dell’uomo italiano, significa semplicemente che la gaussiana è degenerata in una distribuzione uniforme di probabilità, ossia che il tipo di puttaniere medio è…chiunque. Ma anche questo è un risultato scientificamente possibile.
Passiamo al focus: tracce di sano idealismo utopico del ragazzo della migliore sinistra che vuole migliorare il mondo, come i quattro amici al bar di Gino Paoli, sono ancora presenti nel rosso (ora tricolore?) e appassionato sangue del mio amico e coetaneo. Scherzi a parte. Ti dico la mia. Il fatto è ontologicamente non ripetibile, si manifesta nell’ hinc et nunc e scompare per sempre, si rende irreperibile ed incomunicabile un attimo dopo che si è reso visibile e conoscibile. Si manifesta e poi muore. Tutte le informazioni successive al fatto e che tentano di descrivere lo stesso sono elegie distorte, sono un portare i fiori ad un morto che si odiava, che si amava, o che ci era indifferente. Il fatto vive di sé per il tempo a lui destinato e un secondo dopo è storiografia, commento, interpretazione. “La informazione oggettiva di un evento” è frase già in contraddizione. Perché già l’utilizzo di un aggettivo anziché di un suo qualsiasi sinonimo è interpretazione, già la lunghezza descrittiva e la priorità data ad un evento è parafrasi della notizia stessa, già la decisione di pubblicare o meno una informazione è esegesi. Ma tutto ciò non significa, come diceva Gorgia, che nulla esiste, se esiste non è conoscibile, se è conoscibile non è esprimibile. E’ una questione di scelta delle fonti, senso critico personale (anch’esso sempre interpretativo e mai oggettivo), e soprattutto di grado di confidenza nell’avvicinamento e mai tangenza al vero. Ecco perché raramente mi interessa la verità di un fatto: mi appassiona maggiormente la riflessione critica e l’insegnamento il più possibile universale che da un’interpretazione qualsiasi di un fatto qualsiasi si può trarre. Lo sforzo infinito di giungere al vero (attenzione, al vero con la v minuscola, altrimenti è tutta un’altra Storia) viene da me sostituito con la lettura critica delle interpretazioni dei fatti. Lo considero più formativo, tutto qui.
Postilla semi-giocosa sul tuo spassoso gioco dei se: Gianfranco, a parte essere furioso come l’Orlando dell’Ariosto, è anche innamorato davvero, come l’Orlando del Boiardo. Come tutti i ragazzi di destra, fa sempre sul serio. Anche quando si innamora.
Grazie amico mio, tuo stè.

lunedì 26 novembre 2007

La statistica va a puttane

http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_26/corvi_56b12762-9bef-11dc-84ae-0003ba99c53b.shtml
Lo stesso articolo presenta i risultati di due diverse inchieste o sondaggi o come diavolo si vogliono chiamare. A parte l'argomento, che può interessare o meno, sono i risultati che mi piacciono.
Risultato del primo sondaggio: vanno a fare l'amore a pagamento -ogni due mesi- i single lavoratori e soprattutto laureati dai 35 ai 40 anni.
Risultato del secondo sondaggio: frequentano le lucciole -ogni due settimane- gli sposati con figli dai 23 ai 50 anni con istruzione medio-bassa.
Quindi? Qual è l'identikit reale che corrisponde al puttaniere medio, o mediano? Qual è il contenuto informativo della notizia? Non c'è, perché buoni risultati statistici dovrebbero presentare anche il grado di confidenza dell'indagine, visto che ad ogni inchiesta statistica è univocamente associata la forchetta di errore (o validità, che è la stessa cosa). E magari dovrebbero essere spiegate le modalità di campionamento, ossia con quale tecnica è stato scelto il campione, quanto è numeroso, quanto è attendibile.
Può sembrare noioso, ma se non elenchiamo le condizioni al contorno e la tecnica utilizzata è inutile affermare che il 27% degli italiani tra i 20 e i 25 anni mangia 6.8 kg di cioccolato bianco all'anno. Magari hanno intervistato 100 studenti bulimici tutti figli di dipendenti Galak Nestlè che il cioccolato bianco lo pagano meno.

domenica 25 novembre 2007

Simboli e restyling

http://www.sferapubblica.it/dblog/articolo.asp?articolo=476
http://www.sferapubblica.it/dblog/articolo.asp?articolo=473
Le considerazioni degli esperti di comunicazione sono sempre fighe: parlano di ristrutturazioni, richiami al passato, colori e sfondi di un logo politico come l'enologo sfoggia poesie sui matrimoni del retrogusto tannico con la persistenza di legno e fragole nel palato.

Sul successo colle donne

Tecnica di conquista spiegatami da un conoscente. Secondo lui funziona. L’ho messa in forma leopardiana, prendendo a prestito dai Canti del Supremo alcune locuzioni. Parafrasi e sintesi in fondo al testo.

In tal momento che la vista vostra incroci la presenza di una dolce donzella che accenda nelle viscere di voi un desio simile al foco, che la titubanza abbandoni l’anima e il corpo mortale!
La pulzella vi cale, inspira e tenta il vostro sinora gelido cor, la stanca umana mente e lo sciagurato spirto e il fior degli anni amari? Lasciate allor la sponda del pudor flaccido e immergete le vostre rinnovate membra nei flutti della conquista sanguigna di lei.
Date gli occhi alla rosa vostra, e annotate in quel bosco un rametto che fomenti il foco in voi, come d‘estate la brezza lieve alimenta il foco del contadino ne’ campi, e incontrollato annienta col vano error de’ venti il chiomato bosco.
Sia tal rametto la liscia seta, un orletto, colori e portamenti, o ‘l taglio della chioma: v’han da accecare di ciprigna luce, v’han da trepidare la lacrimabile alma e ‘l misero affanno ch’avete.
Appropinquate allor le vostre vili spoglie alla soglia della venerea tentazione, e giovamento e nutrimento trarrete nel rammentare alla di lei mente la beltà del rametto infisso nella vostra memoria, che le letee acque ancor non inumidirono.
Il tenebroso aere che divise noi dalla nostra madonna cangeranno dapprima in raggi fendenti chiari nembi, poi in tersore limpido e cinguettio di augelli.
Il nostro furor e ‘l peregrino affanno si tramuteranno in ignuda felicità, allorché realizzeremo che la donzella partorirà colla lode nostra sbigottito gaudio e vanità soave.
Lei palpiterà in tal momento che veda quanto noi intendiamo alle sue vezzose forme il core e le pupille supplichevoli.
Poscia, ai successivi incontri con l’imago bella di lei, sole che c’appaga, seppur doglio e travaglio penetrino e lacerino ‘l petto nostro, ignorarla un poco dovremmo, e calar l’attenzione e ‘l pensier nostro su di lei. Sì che di tal misura la pulzella, punta nell’orgoglio, percossa nella gloria, squarciata nella vanità e nella bramosia di lodi alla sua beltade, coglierà la sfida, e con fervente fragor vorrà scaldar la nostra di lei speme. Lei vorrà, e noi sarem l’oggetto!
E cullàti e coccolati dal caldo sospirar di lei per noi, dall’infinito affetto, dal dolce appressar del volto suo a noi, non dovremmo che calar le braghe , e imprimere sulle labbra sue convulse ‘l nostro trepido e rapito..Amor.


Sintesi. Quando incontrate una ragazza che vi interessa, dovete abbandonare ogni timore e conquistarla. Basterà notare in lei un particolare che vi piaccia, o che credete a lei piaccia, o che credete lei esalti per far sì che piaccia. Quindi fateglielo notare, e aggiungete lodi. Lei, dapprima titubante, si scioglierà ed inizierà a pensarvi. Ma voi dovrete per un po’ allontanarvi e mostrarvi indifferenti, affinché lei senta la vostra mancanza e vi cerchi e vi desideri. A questo punto è fatta, basta abbassare le difese.

Io non ci ho mai provato, non credo nelle tecniche codificate da applicare alla vita sociale. Invece mi piace codificare le teorie amorose che altri hanno, per capire le ipotesi ed i sottintesi della teoria stessa, più che la tesi, che è sempre quella.

mercoledì 21 novembre 2007

Certezze relativistiche

C'è una sola cosa di cui un professore può essere assolutamente certo: quasi tutti gli studenti che entrano nelle università credono, o dicono di credere, che la verità è relativa. Che diritto ho io o chiunque altro, si chiedono, di dire che una cosa è meglio di un'altra? Se faccio loro le domande di routine, studiate per confutarli e farli pensare, per esempio: "Se tu fossi stato un amministratore inglese in India, avresti permesso agli indigeni sotto la tua giurisdizione di bruciare la vedova al funerale di un uomo che era morto?" tacciono oppure rispondono che, in primo luogo, gli inglesi non avrebbero dovuto trovarsi là.
Tratto da The Closing of American Mind di Allan Bloom. Capoverso che ti fa pensare a quanto è facile e difficile allo stesso tempo essere relativisti. Il relativismo lo vedo sempre accompagnato da un concetto modernista e falso-progressista di Modernità. Lo vedo come una non-teoria, sbilanciata troppo dalla parte del “pensamo (dunque famo) come ce pare” rispetto ad un’etica positiva e propositiva. L’implementazione a lungo termine del relativismo è l’anarchia bellicosa, non la pace tra i popoli. Ovviamente partendo dal postulato che l’uomo di natura non è buono. Infatti.

Ma il gioco più interessante è quello di cercare di comprendere fin dove arriva il relativismo dei relativisti, e, immediatamente dopo, immaginare quale potrebbe diventare tra qualche tempo il limite della Modernità. Dove si ferma ora l’etica moderna? Dove si arresterà tra dieci anni? E tra cento? Il discorso è appassionante. Ad esempio. L’ipotetica tribù centro-asiatica degli “Avanti” non permette alle donne della tribù di parlare in pubblico o mostrare il viso. Un relativista potrebbe liquidare tale etica con la giustificazione dell’usanza, della cultura, della caratteristica di un popolo. Decine di chilometri più in là esiste un’altra fantomatica tribù, gli “Avantissimi”, in cui vige uno ius primae noctis rinnovato, in cui si fa correntemente sesso con gli animali, in cui si pratica l’infibulazione per motivi religiosi, in cui tutti i vecchi e i bambini malati non si curano ma si uccidono. Cosa dice il relativista? Fino a che punto giustifica una pratica comportamentale e condanna un’altra? Perché di sicuro anche il relativista più convinto ha un piccolo nucleo di valori intoccabili. Non ci piove. Ma i relativisti spesso la fanno facile. A me invece sorgono due problemi, per loro:
1-perché quel piccolo nucleo di valori e non un altro? Perché l’infibulazione sì e lo ius primae noctis no?
2-il figlio del figlio del figlio del relativista fino a che punto stringerà il diametro del nucleo dei suoi valori assoluti?
Tutto poi si complica con le transumanze, è normale, ossia quando gli “Avantissimi” vanno a vivere dagli “Avanti”.
Tutto si sintetizza però nel relativismo temporale dell’assolutismo valoristico dei relativisti.

Nomen est omen

Il nome è un segno, dicevano i Latini, un presagio. Spero che non abbiano ragione loro anche stavolta. Se l’italiano medio si fermasse ai nomi e volesse scegliere tra PD, Partito Democratico, e PPL, Popolo o Partito delle Libertà (non si sa ancora), sarebbe dura. Se uno si fermasse al nome, allora dovrebbe ragionare più o meno così: meglio la libertà o la democrazia? A prima vista sembra che siano o debbano essere intimamente connesse, ma a ben vedere non sono la stessa cosa e godono di natura autonoma. Magari Veltroni immagina una democrazia con rare effettive “libertà di”, e magari Berlusconi sogna molte libertà personali all’interno di un regime oligarchico. Valli a capire, i nostri due grandi “Oni” della politica italiana.
Restando ai nomi, ma senza addentrarsi nei meandri della politologia nostrana, che più vuole spiegare e cerca il dettaglio di movimenti, intrighi, orgogli, scaramucce, frizzi, lazzi e sberleffi inter- e intra-schieramento, più si avvicina allo stile suoceristico di certe telenovelas argentine, una riflessione sul marketing. Senza dubbio i campioni di marketing -e di consensi- sono i due “Oni”. Caso vuole che i due partiti in questione abbiano nel loro nome qualità prevedibilmente accettabili dall’italiano medio. Chi può non dirsi pro libertà e pro democrazia?

martedì 20 novembre 2007

Oggi mancano gli assenti

Una verità incontrovertibile. Una delle magie linguistiche di una mia professoressa di Chimica, Biologia e Astronomia. Metafore, piroette grammaticali, logica applicata.
I corsivi sono testuali, una selezione. Me le segnavo tutte su un quaderno, meritano di più del modello atomico a panettone di Rutherford. Forse anche di più della tettonica a zolle.
Perché di spiritosi e di voglia di lavorare ce n’è tanti, eppure mica stiamo parlando di cose che faccio ridere.
Ci sono tentazioni che sono passabili anche in un discorso così usuale
.
Spiegando il sistema osseo c’è da dire che da piccoli siamo tutti cartilagini. E per l’osteoporosi, semplicemente avviene in maniera abbastanza incresciosa che l’osso si rompe.
Che cosa ha il glucosio e il sodio per essere assuefabili alla cellula? Assuefabile…assuefattibile, che c’entra assuefabile!
Le cellule hanno un’importanza importantissima
, e anche i tessuti tessutali, o la retina, almeno dal punto di vista della vista: insomma sono tutti interessi che vi possono interessare no? Di sicuro sì, con certezza non lo so. E se l’animale per sua tendenza tende a migrare, deve stare attento perché capitano in giro acquazzoni fatti in maniera tempestiva e forti.
E mi ci gioco la mano e la metto sul foco, e lo metterò in programma nella mia programmazione, che i genitori ti diranno che servono a darti quello che ti serve per farti fare quello che ti pare. Invece dal punto di vista di rigore la preside è molto rigorosa, ci toglieva dalle circostanze sgradevoli di fare quello che ci pare.
Tanto per mettere il punto sull’accento, vi dico che questi risultati derivano da un’analisi postuma (il senso era posteriore ma postuma conferisce solennità, ci sta bene). E non c’è bisogno che vi sminuizzate di più momento per momento, fino a questo punto non vi ci considero, così sciattoni.
Io penso di aver finito quasi qua
.

lunedì 19 novembre 2007

Parola di Oriana

La notizia di pochi giorni fa che Al Qaida utilizza sempre più di frequente bambini di otto/dieci anni per azioni kamikaze (gli attentati suicidi per guadagnarsi un Paradiso pieno zeppo di vergini) mi ha fatto improvvisamente ricordare perché mai la trilogia di Oriana Fallaci La rabbia e l’orgoglio, La forza della ragione, Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci occupa il posto d’onore subito a sinistra della Bibbia nella mia biblioteca personale.
La sua incazzatura ragionata è paradossalmente più documentata e convincente di qualsiasi ragionamento incazzato. Il pallosissimo “politically correct” è squarciato dalla voce di una malata di tumore maligno a cui non frega un cazzo del “politically correct”, che ama la cultura e le libertà conquistate nei secoli a suon di guerre e sangue, che soffre nel vedere Cicerone, Galileo, Locke, Rousseau e Cristo morto in croce vilipesi dai loro stessi posteri.
Lucidità brutale. Rendiamo grazie ad Oriana.

sabato 17 novembre 2007

Essere fighi - Essere e tempo

Premessa. Capisci di non essere più un adolescente quando senti che non c’è più il legame di proporzionalità diretta tra la porzione di mutanda che ti esce dai jeans a vita bassissima e l’essere fighi.
Corpo del testo. Come sempre i proverbi custodiscono la tradizione di un popolo, convertita in saggezza. In particolare mi riferisco al proverbio senza verbi, che qui modificherò per preservare la fascia protetta dalla vulgaritas del termine: “Il penis del giovane, la testa del vecchio”. Sembrerà una cazzata (ecco che ho usato già la stessa radice della parola che volevo oscurare) ma la questione è profonda. Heidegger nel suo “Essere e tempo” ci sarebbe andato a nozze con questa frase senza verbo. Lui si chiedeva: come l’individuo comprende se stesso nel tempo? Come costituisce la sua personalità sulla base di passato, presente e futuro? Ed usava il concetto di “ripetizione” per indicare la continua ed incessante interpretazione di passato e futuro da parte dell’individuo. Io ho una teoria più pragmatica che ontologica, ed è chiaramente falsificabile, cioè vera finchè non confutata. Eccola.
La comprensione di noi stessi nel tempo ha una solida base genetica e cresce e si evolve insieme ai nostri tessuti. Siamo in grado di vivere temporalmente solo il nostro presente. Certo che ricordiamo il nostro passato, e quasi sempre comprendiamo le azioni fatte, e le giustifichiamo, ma intimamente sentiamo che non sono più nostre, non ci appartengono. Così come non ci appartengono le azioni future: possiamo immaginarle e osservare attentamente quelle di chi è nato prima di noi, ma in nessun modo riusciamo a viverle con la stessa disposizione, neanche frequentando corsi accelerati di vita. Possiamo ricordare il passato individuale e intuire un futuro individuale, ma sapremo vivere soltanto hinc et nunc. Ne deriva, come corollario, che la conoscenza della dimensione temporale, e quindi del proprio sé, e quindi anche del concetto di umanità, è una funzione di distribuzione cumulativa rispetto al tempo, sempre crescente.
Conclusione: per via della maledetta funzione cumulativa, il vecchio sa ma non può più, mentre il giovane potrebbe ma non sa ancora.

venerdì 16 novembre 2007

Urli neri, tigri in calore, streghe in libertà

Ore 8:05 di un paio di giorni fa. In auto. Urla straziate e strazianti alla radio. Un “urlo nero” di una madre. E’ la madre di Hina, che il padre ha ucciso perché lei voleva vivere “all’occidentale”. Dopo la sentenza di 30 anni (di più pare non sia tecnicamente possibile) al marito, la donna si dispera. Sembra non capacitarsi di come una legge secolare possa mandare in galera un padre per un “delitto d’onore”. A prescindere dal caso specifico, l’urlo nero fa pensare. La sinestesia l’ho rubata ad un gioiello di Quasimodo, “Alle fronde dei salici”, dove assordante e tetro era l’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo. Intelligenti pauca.
Non voglio entrare nel merito degli scontri di civiltà e della evoluzione civile di una società organizzata, per ora meglio restare ad una lettura minimale e proporre un altro paragone. Col mondo degli animali, ad esempio. Le caratteristiche umane non solo fisiche ma anche comportamentali e di gruppo che si ritrovano o che si possono far risalire agli animali affascinano, perché esaltano quella sfera inconscia dell’uomo che egli stesso non può o non vuole controllare. I riti del corteggiamento non sono così dissimili tra un maschio di tacchino e un maschio di homo sapiens, o tra la femmina tigre e la compagna del sapiens medesimo. Stessa considerazione per l’innata protezione della prole dei mammiferi di ogni tipo, o la pelle d’oca e i peli irti di fronte ad un pericolo percepito come tale. Non voglio dire che la civiltà animale sia migliore di qualsiasi tipo di civiltà costituita in Terra (anch'essi avevano i loro problemi politici, come ha mostrato Orwell in quello che dovrebbe diventare un libro di testo delle scuole medie, “La fattoria degli animali”), ma un punto fermo c’è: gli animali tendono in modo deterministico all’autoconservazione della specie. Una madre che ritenga giusta o doverosa la morte di una figlia per cause legate al modus vivendi fa riflettere. Quando l’insegnamento ricevuto, la morale costituita, una certa interpretazione del Paradiso superano l’innata autoconservazione e denigrano il valore di una vita umana voi non sentite puzza di bruciato?

A proposito di fuoco, un post scriptum:mi piace pensare Hina come una strega. E mi piace pensare che le streghe fossero belle donne, che sfuggivano colla libertà di pensiero e col coraggio di osare alla morale comune e al pensiero dominante. Strega come capacità di sognare e volontà di farlo ancora e comunque. Le varie Hina dovrebbero essere streghe, sì, di quelle streghe che venivano giustiziate una volta in piazza, e l’odore delle loro carni violate e bruciate infestavano le narici degli astanti con senno, si attaccava al loro cervello e li teneva svegli la notte.

giovedì 15 novembre 2007

Tautologie lapalissiane

Anche il titolo è già una tautologia, in quanto la tautologia è concettualmente sempre lapalissiana. Ma io posso permettermelo, non sono nè politico nè giornalista. Quando invece senti un capo di partito dire "Dobbiamo andare avanti nell'ottica delle riforme" si accende anche a te la lampadina e urli: geniale! Perchè tu avevi pensato che fosse stato meglio andare indietro, o, se proprio avessimo voluto andare avanti, tu lo avresti fatto in un'ottica rivoluzionaria o reazionaria. Ci ragioni e pensi che in effetti ha ragione lui. Fortuna che ci ha pensato, fossi stato io al suo posto avrei messo a ferro e fuoco la capitale, per tornare indietro certamente. Altre perle sempre più frequenti che fanno preferire la visione di Alien vs Predator (film brutto) ai dibattiti politici e ai servizi giornalistici di approfondimento: "Episodi del genere non devono più succedere" relativamente a gravi fatti di cronaca, "i giovani sono importanti, sono la risorsa del nostro Paese", "gli anziani sono molto importanti, possono essere una risorsa per il nostro Paese". Il contenuto informativo tende a zero. Come lo sforzo intellettuale di chi pronuncia tali pleonasmi, convinto di vaticinare una buona Nuova. Perchè si spreca la voce per ovvietà?
Prima ipotesi: non sono ovvietà, ergo la maggioranza della popolazione italiana brama consciamente o inconsciamente la ripetizione di violenze e omicidi, odia i giovani e ammazzerebbe tutti gli ultrasettantenni.
Seconda ipotesi: i formulatori di pleonasmi associano l'assolutà verità della frase all'assoluto consenso di chi ascolta.
Terza ipotesi: gli estimatori del vago preferiscono restare nella superficie dei fatti, perchè ogni affondo nel tentativo di interpretazione può far venire a galla la non-conoscenza, la non-competenza, e soprattutto la non-proposta (i politici sono pagati per proporre e legiferare, ndr).
A domande specifiche su argomenti che mi dovrebbero competere e a cui non so rispondere preferisco personalmente la supercazzula. Una volta con lo scappellamento a destra, quella dopo a sinistra. E' più divertente.

martedì 13 novembre 2007

Volenti o nolenti: violenti?

"La violenza negli stadi" è il titolo di un tema che almeno un liceale una volta nella vita deve aver fatto e deve continuare a fare. Forse anche per questo l'oggetto del titolo del tema non potrà mai estinguersi.
O forse non può estinguersi per due motivi, che potremmo chiamare la molla e l'interstizio, i quali poi confluiscono in un unico motivo. Lo stress e le pressioni/repressioni accumulate dagli individui si devono pur scaricare. Come una molla caricata: la costante elastica non perdona. E mica tutti riescono a scaricare la molla in un modo a prima vista innocuo per la società civile, ossia cantando, esercitandosi con addominali e pettorali, scrivendo farneticazioni da blog, no? Taluni debbono liberare l'energia elastica della molla negli interstizi franchi lasciati liberi da una struttura statale assente ovvero incapace di gestire l'ordine pubblico. Non vorrei avere la pretesa superomistica di parlare, io, dell'incapacità di un governo: ma si può visto che in Europa certi interstizi sono sempre meno franchi.

Trasferte della ragione

E' soprattutto la ragione ad essere andata in trasferta nell'episodio di domenica scorsa. Almeno due volte.
La prima: la ragione è finita nel vicolo cieco di una deduzione contro-logica in un sillogismo mal formulato:
un poliziotto spara ad un giovane,
il giovane è tifoso,
tutti i poliziotti vogliono sparare a tutti i tifosi.
La seconda: la ragione si perde nei servizi deformanti di certi telegiornali. Sì perchè esiste l'in-formazione, la dis-informazione, e la de-formazione, che è ancora più grave. La musichetta che fa da sottofondo al pianto dell'amichetta intervistata non rende giustizia a nessuno, tanto meno alla comprensione pacata e razionale dei fatti, ed è peccato capitale perchè lascia che il sangue abbandoni il cervello e si rifugi nell'intestino. E' mai questo il compito dell'informazione?

lunedì 12 novembre 2007

Italiano lingua internazionale?

Un frequentatore del forum della rubrica Scioglilingua (dubbi e curiosità sulla lingua italiana) sul Corriere.it scrive:
Scrivo per chiedere il pensiero del “forum” su un quesito che mi sono posto da diverso tempo. A me pare che la lingua italiana sia l’unica al mondo (considerando i paesi più significativi) che si parla come si scrive. In base a questo, secondo me, dovrebbe essere adottata come lingua internazionale. E’ vero che ci sono diversi problemi come la coniugazione dei verbi, gli accenti e tanti altri, ma per ognuno di questi ci può essere una soluzione. Per renderla accessibile a tutti penso che per prima cosa si debbano programmare diversi livelli di conoscenza – faccio un esempio: Livello 0 (o Italiano makeronico) in cui vengono selezionate cento parole base che si consiglia di imparare a memoria il meglio possibile più un piccolo dizionario in cui sono indicate queste cento parole nella lingua di origine e le corrispondenti in Italiano, più altre trecento parole utili che all’occorrenza vengono usate consultando il dizionario, ed ancora i numeri da 1 a 100. I verbi vengono usati solo all’infinito e per gli accenti si può riportare nel dizionario qualche indicazione affinché vengano pronunciate il meglio possibile, ed altre semplificazioni per le quali ci si può ispirare al linguaggio ke i ragazzi usano nei messaggi SMS (esempio: k al posto del ch, come ho già fatto io volutamente, e diverse altre). Un turista russo di questo livello che viene in Italia si può esprimere in questo modo: io volere mangiare makeroni – io volere stanza, due letti – tu dare a me pane – quanto costare questo? ecc. E’ ovvio che se questo turista va invece in Canada deve dialogare con gente del suo livello o livelli superiori e questo è possibile se l’Italiano diventa lingua internazionale. Livello 1 - le parole base diventano duecento e quelle nel dizionario cinquecento più qualche elementare regola grammaticale. E così via con livelli sempre più impegnativi fino ad arrivare ad arrivare a far parlare l’Italiano in modo corretto. Ritengo che inizialmente siano sufficienti tre livelli con dizionari per il maggior numero di lingue diverse. So che ormai è l’Inglese la lingua internazionale che tanti dicono di conoscere ma che in realtà per la maggioranza parlano in modo “makeronico”. Penso però che per un extracomunitario o un emigrato di qualsiasi nazione sia più facile farsi capire e capire gli altri con il sistema sopraindicato.

Mia risposta, pubblicata sul forum del Corriere il 16 novembre:
Riguardo alla proposta di Romano Scaglioni (l'italiano come lingua internazionale), vorrei evidenziare alcuni aspetti.
1) La pronuncia non è la prima né la maggiore difficoltà nell’uso di una lingua. La pronuncia e la lettura della lingua tedesca, ad esempio, è relativamente semplice. Eppure la struttura logica e grammaticale non è di banale iniziazione. Nella scelta di una possibile lingua internazionale la pronuncia non gioca il ruolo di priorità massima, o, ad ogni modo, non lo gioca da sola, svincolata dalla grammatica.
2) A prescindere dalla difficoltà della definizione di una procedura sistematica e coerente per la semplificazione di una lingua, bisogna notare che una semplificazione euristica ed intuitiva avviene già da parte di molti immigrati, inevitabilmente, e proprio come negli esempi indicati dal lettore. Siamo sicuri che i (probabili) vantaggi comunicativi derivanti da una semplificazione metodica superino gli svantaggi derivanti dallo snaturamento di lessico, verbi e strutture che sono la forza e la ricchezza dell’italiano? Sappiamo tutti che l’uso di una lingua la condiziona e la fa evolvere: non sarebbe una involuzione, nel caso in questione?
3) C’è un problema di prospettiva, non si può guardare il problema da un punto di vista italiano. I popoli del centro e nord Europa, ad esempio, hanno molti meno problemi di noi italiani con la pronuncia di quanto possiamo immaginare. Inoltre, l’italiano fa parte delle lingue derivanti dal latino, ma questo non è né l’unico né forse il maggiore ceppo linguistico. Le lingue slave e russe hanno pochissimo da spartire con il latino; tedeschi, danesi e olandesi hanno una forte derivazione sassone; la penisola scandinava ha un’altra storia ancora. Per non parlare dell’Oriente, non solo europeo. L’inglese è una miscela di francesismi e parole di derivazione sassone, con una grammatica relativamente molto semplice: la soglia di ingresso per la comprensione e la produzione dell’inglese è bassa, e non solo per gli italiani. Cordialmente,Stefano Cicetti

domenica 11 novembre 2007

Che fine hanno fatto?

La Franzoni, Beppe Grillo, la guerra "imperialistica" USA. Per dirne alcune. Potere dei media. Magici, subdoli, con effetti fortemente non lineari. Finchè ne parlano diventiamo tutti istantaneamente esperti, e soprattutto interessatissimi e incazzatissimi. In quelle due, tre o quattro settimane di esposizione mediatica della controversia socio-politica (ma anche giuridico-religioso-economico-culturale-musicale-civile-ambientale) "l'uomo comune" mostra una competenza e una devozione alla causa che sembra essere eterna tanto è convinta. Diventiamo tutti dei piccoli Giordano Bruno, potremmo morire per il nostro idealismo combattente. Ma solo in quella piccola finestra temporale, per carità. Poi passa tutto. La Casta resta lì (è l'unica poi?), la guerra "imperialistica" sempre lì (è l'unica poi?), il caso giudiziario irrisolto della Franzoni sempre lì (è l'unico poi?), ma "l'uomo comune" si dimentica presto, appena giornali e tv cambiano argomento la nostra ira si placa, anzi si orienta verso i nuovi argomenti. Perchè sì, in quei giorni che se ne parla potremmo immolarci anche per i DICO, la calotta polare che si scioglie e inonda Venezia, i nipoti della Regina d'Inghilterra che si drogano alle feste e si lasciano con la fidanzatina.

Destra e divorzi

Ma chi l'ha detto che leader politici divorziati non possano difendere l'istituto della famiglia? Ferrara è ateo, e difende in modo sublime, sincero e convincente l'istituto della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. La coerenza intellettuale è ab soluta e avulsa dalla contingenza dei fatti privati.

Prima presentazione

Mi piace imparare e vivere esperienze formative, di quelle che fanno crescere e consentono l’Apertura al Nuovo e al Diverso. Adoro la Cultura e la Conoscenza, perché ci rendono liberi. Adoro le serate con gli amici veri, e confrontarmi con le persone che stimo. Mi interessa ascoltare, perché l’Ascolto arricchisce la mente. Mi interessa profondere Passione in ogni azione, poiché ogni minuto merita di essere vissuto “alla grande”.Amo l’Autoironia e il Buonumore, perché sono virtù delle persone serene e sane di spirito. Amo quei beni rari e preziosi quali la Semplicità, l’attitudine a Giocare e il desiderio di Sognare: ce l’hanno i bambini, e i bambini sanno ancora ciò che i grandi hanno spesso dimenticato.