martedì 30 marzo 2010

Il conflitto di Fitto

Sfitto il posto del ministro afflitto Fitto, trafitto dal fatto che il suo candidato Palese è stato palesemente sconfitto.

Bersani mucho

Al seggio, Bersani è apparso sorridente e rilassato ai giornalisti che gli chiedevano chi fosse.
Il segretario del Pd è andato a votare con moglie e figlia. Per ricordarci che anche lui tiene famiglia.
Bersani: “Ho dormito benissimo”. E per tutta la campagna elettorale.

via Spinoza

Godurie elettorali


Veicoli elettorali

La Escort è l'auto preferita dagli italiani, più della Mercedes e dei carrozzoni a carburante ibrido; le polverini sottili non fanno poi così male, e il carroccio è vecchio ma corre sempre più forte.

Tecnoscienza e felicità

Bell'articolo dove si parla di scienza, tecnologia, positivismo (robe vecchie) e di tecnoscienza e scientismo, ideologie fideistiche che strumentalizzano il povero Galileo per promettere la felicità individuale definita da un pool di esperti.

lunedì 29 marzo 2010

Vivere in Buthan

Eccolo il Paese dove funziona tutto.

Dove va la destra?

Articolo di Buttafuoco. Tema grande e complicato.
In principio fu la scoperta degli Hobbit, dopo di che gli altri cominciarono a scoprire “il noi” contenuto nella parte di mondo chiamata “destra”. Un modo di stare insieme secondo un alfabeto fatto di saghe, epiche, maghi, minuscoli guerrieri, foreste infestate di orchi e fiammeggianti sovrani della luce. Stupidaggini, forse. Proiezioni adolescenziali, magari. E tutto ciò fu rubato dalle pagine di Tolkien pur di non perpetuare il rancore di una pesante eredità: la sconfitta militare e un dopoguerra eterno annodato al collo peggio di un cappio da cui penzolare nella certezza inamovibile dell’inutilità di stare al mondo. Figurarsi quanto utile, invece, per la destra, era quel tentativo di stare nella scena politica. Qualcuno ci lasciava la pelle. Era ancora il tempo in cui c’era il regime e l’arco costituzionale. Si faceva la lotta al sistema. Non era più sufficiente risolverla con la colla e il secchio dell’attacchinaggio. Bussava alle spalle della giovinezza – Giovinezza! – il mito più che capacitante di farla finalmente estetica, la battaglia politica: e giù con i Campi Hobbit, allora. Sono i raduni di una destra “anni ‘70”, non propriamente una replica di Parco Lambro, neppure una presa di Fiume, piuttosto un esperimento riuscito di “destra”: comunitarista e non democratica, libertaria e non liberale, militante e non militarista, plurale e non occidentale, creativa e non museale e perfino anche musicale. Succedeva questo in Italia quando tutti, con faciloneria, pensavano fossero solo addestramenti paramilitari quelli dei Campi Hobbit dove, in luogo di confrontarsi “con l’egemonia degli altrui paradigmi culturali”, poter sfoggiare ray-ban e scarpe a punta. Furono – insieme a tanti convegni e al proliferare di riviste intellettuali tra le quali Elementi e Diorama Letterario – l’apice della Nuova Destra. E qualcosa di ancora più nuovo, a destra, dopo quell’esperimento che vide in Marco Tarchi l’animatore e il leader, non c’è più stato. Fu l’unico momento in cui la destra entrò in un mondo dal quale si era da sempre “autosclusa”.A maggior ragione con una “destra” al governo. Esclusa comunque. Nulla è mutato rispetto al passato. Per dirla con Tarchi, “la destra non sapeva partorire niente che andasse al di là di una produzione intellettuale di seconda scelta, una sub-cultura (in termini gerarchici), come qualcosa che si collocava sotto il livello della cultura vera”. E ancora adesso, malgrado il governo del paese, è così.E fin qui ce la caviamo con i modi del prologo. Le cose della teoria hanno i piedi per camminare e siccome tempo n’è passato da allora, il filo si riannoda a partire dall’attualità. Ecco: comunque vadano le elezioni, la destra – per come ha cristallizzato la propria fisionomia – è arrivata alla sua ultima fermata, e l’atto finale si rivela già nell’impossibilità di fare futuro (e non è un gioco di parole) oltre l’ombrello del berlusconismo.La destra-destra, qui s’intende. E’ quella derivata dalla doppia mutazione da Alleanza nazionale in Pdl e, da questo, poi, in quel che è diventato il laboratorio della fronda finiana. Domanda delle domande, però: perché, facciamo ad esempio, la Lega di Umberto Bossi è cresciuta e si è evoluta senza farsi vampirizzare da Silvio Berlusconi – anzi, sovrastandolo ma aiutandolo non poco – mentre al contrario la destra è risultata solo un inciampo e si è dissolta nell’abbraccio con Forza Italia, anzi, creando non pochissimi disastri per sparire senza resti e senza eserciti? La destra-destra non avrà futuro fuori dell’epoca berlusconiana. Magari esisterà la parola è sarà una qualsiasi immondezza di tipo nevrastenico pop (esempi, purtroppo, non ne mancano a furia di isterie xenofobe e occidentaliste) ma la destra derivata dalla tradizione culturale della vena ghibellina, quella della Tradizione, quella, insomma, risorgimentale del liceo classico, della caserma e di Guglielmo Marconi, non troverà più modo di essere contemporanea al proprio tempo per manifesta incapacità di disegnare, innanzitutto, il presente.Cerco, intanto di dare a me stesso la risposta alla domanda di prima: la Lega vince perché è prassi. Tanto per cominciare il Carroccio, che pure nasce da una comunità a guida carismatica, rende tutti gli onori al capo ma ha messo in campo fior di campioni quali Roberto Maroni – quello che materialmente sta sfasciando la mafia e la camorra –, quindi Tosi, sindaco di Verona (uno che non teme il paragone con la celebrata tradizione amministrativa delle municipalità rosse, tanto è bravo), quindi ancora un ottimo ministro come Zaia e poi ancora curiosi e ghiotti incursori della cultura, magari sconosciuti al pubblico altero dei grandi quotidiani, ma di solida tempra (sia consentita l’espressione) spirituale. Sono quelli di “Terra Insubre”. Personalmente li ho incontrati in una tavolata degna dei banchetti di Asterix e Obelix, anzi, degna dei Campi Hobbit. Ad un certo punto della discussione hanno iniziato a fare una sana litigata e se in quello stesso momento, a Capalbio, qualcuno stava accalorandosi sulle “Mine vaganti” di Ozpetek, questi almeno se le stavano ragionando le questioni a proposito del concetto di divenire: si dividevano tra hegeliani ed eraclitei. Con tanti saluti all’egemonia culturale.E tanto per gradire, poi, la Lega che predica male con parole d’ordine ai confini del razzismo e dell’islamofobia, razzola poi benissimo se si pensa che quel fantastico Gentilini, pro sindaco di Treviso, è quello che meglio di un qualsiasi prete di frontiera ha saputo gestire l’immigrazione nella sua Alabama della Marca se è vero che più del 20per cento delle partite Iva sono dei regolari extracomunitari. Gentilini è ­– giusto perché la Lega è sangue di popolo – quello che va a prendersi il tricolore di Cesare Battisti, la bandiera dimenticata nella tazza del cesso da Umberto Bossi, per stringerselo al proprio collo di vecchio alpino. La Lega è prassi mentre la Destra è tentativo senza essere pensiero, questa è l’unica risposta possibile al perché tutto quel lavoro dei Pinuccio Tatarella e dei Beppe Niccolai (sul piano politico) e dei Domenico Fisichella e dei Marco Tarchi in illo tempore (di quest’ultimo, appunto, e del suo nuovo libro adesso parleremo) sia infine sfumato nel fallimento del Pdl. E il dramma è doppio perché anche a dover vincere le elezioni regionali, il Pdl, il partito nato dalla fusione tra Forza Italia e quel che restava di An intorno alla figura di Gianfranco Fini, è crepato. Se la Lega ha approfittato dell’opportunità del berlusconismo per realizzare i propri capitoli – sia esso il federalismo, l’immigrazione o la conquista del Veneto – la destra, al contrario, in Silvio Berlusconi – fatta salva la schiera lealista e faticatrice di Maurizio Gasparri – ha avuto un padrone cui riservare solo coltellate. Non a caso Bossi, dal palco di piazza S. Giovanni, indicando il Cavaliere ha detto: “A lui io non ho mai chiesto una lira”. Se la Lega è rimasta fedele a se stessa, la destra, a partire dalla svolta di Fiuggi, ha sistematicamente distrutto “il partito”. E questo non l’ha fatto per veicolare libertà tra i propri aderenti ma per cinturare un leader e scimmiottare una contraffazione della società civile ritenendo ogni militante un pezzo di mondo da lasciare alla deriva. Perpetuando così “un senso di inferiorità”, così diceva Beppe Niccolai, “che ha fatto sì di non cercare risorse al proprio interno ma fuori dai confini”. Da Fiuggi in poi, sempre con l’eroica eccezione della sim telefonica di Gasparri dove ancora vive un sano nocciolo identitario, è venuto meno il contatto carnale con il territorio, con l’attivismo, con la base, con qualsiasi cosa che abbia a che fare con la selezione di una classe dirigente, con la convocazione di un congresso, meno che mai con il movimentismo creativo e metapolitico di un Campo Hobbit. E, dicendo questo, la prendo alla larga per arrivare al punto.Se la Lega ha incoraggiato al proprio interno la crescita di figure autonome, (anche al costo di oscurare il capo), la Destra, oltre alla buona volontà di guastatori intercettati dalla polemica giornalista, ha seminato questa malinconica stagione del berlusconismo in crisi di grigi proconsoli fedelissimi al co-capo, ovvero quel Fini, altrettanto capo carismatico ma che a differenza del senatore Bossi, non ha ancora attratto a sé uomini autonomi, progetti e un fare presente che non sia la generica adesione alla Costituzione, al Patriottismo repubblicano e alla corrente elencazione dei propositi assai in voga nell’antiberlusconismo così da guadagnare buona stampa e niente più. Un dato, questo dell’aver buona stampa, con il quale si rivela l’abolizione della passione senza sostituirla con l’intelligenza. Machiavellica va da sè. Ecco, parliamo di Tarchi. Politologo estraneo a qualsivoglia destra, ieri ideatore della più entusiasmante stagione della destra-destra (tanto da averla fatta nuova e – soprattutto – disarmante rispetto agli anatemi e ai luoghi comuni del patriottismo costituzionale di allora immutato rispetto a quello di adesso), Marco Tarchi che è uno studioso di provato spessore ha saputo scrivere un libro con la serietà propria di chi vive con distacco una stagione di cui fu il principale attore. Fu lui, infatti, a vincere un congresso contro Gianfranco Fini che dovette ricorrere a Giorgio Almirante per farsi nominare comunque alla guida del Fronte della Gioventù. Poiché la storia non si fa con i se, non perdiamo di certo tempo ad immaginare cosa sarebbe diventata la destra-destra se, giusto in quel frangente, con la leadership di un Tarchi non si sarebbe certo attardata con il vecchio armamentario: perfino “il Fascismo del 2000!”. E però, il “capire cosa potesse spingere i ragazzi che frequentavano le sezioni missine a intestare un loro raduno nazionale a un personaggio fiabesco”, è un’operazione di analisi culturale urgente specie se quasi tutta la schiera di chi era giovane allora, al fianco di Tarchi, adesso stia con Fini, su posizioni che l’attuale presidente della Camera ieri osteggiava e che oggi, al contrario, sostiene. E l’ultimo libro di Tarchi, “La Rivoluzione impossibile. Dai Campi Hobbit alla Nuova destra” (edizioni Vallecchi, euro 18,00), è un perfetto scandaglio per rischiarare una stagione altrimenti dimenticata, specie se solo attraverso questa si può capire il come, il perché e il come mai la destra-destra di oggi al governo – pur con tutti quei protagonisti, Alessandro Campi, Luciano Lanna, Flavia Perina, Umberto Croppi, Adolfo Urso e gli altri rautiani derivati da quella stagione –abbia esaurite tutte le sue potenzialità. Era un giocattolo che doveva entrare per forza nella storia della destra, quello della Nuova Destra e con i Campi Hobbit a far da sfondo non c’è un dettaglio da scapestrati, ma la strategia meta-politica, l’unica che potrebbe definitivamente forgiare la destra senza per questo sfinire d’agguati un Berlusconi che il merito fondamentale lo ebbe: porgere l’ombrello alla cui ombra rendere fresca l’assolata solitudine di tanti. Sarebbe opportuno che, in sede di analisi e di confronto, si ricominciasse da quella stagione. Scrive Tarchi: “Le eredità ideologiche sono sempre più frequentemente rifiutate dai beneficiari e i segni delle identità originarie vengono cancellate per non creare imbarazzi negli interlocutori”. Non è il caso degli Hobbit. Nessun imbarazzo deriva dai giorni di Castel Camponeschi e di Montesarchio (alcuni dei luoghi che videro i raduni), tanto meno possono essere dimenticati i convegni della Nd dove arrivavano anche intellettuali fuori area come Massimo Cacciari. Sarebbe, appunto, opportuno che si riprendesse quel filo. E che i temi proposti allora – comunità solidale, critica al liberalismo, identità plurale, la paganitas perfino – trovassero finalmente i propri tempi, questi nostri. Altrimenti ci sarebbe un’ulteriore domanda, questa: perché il partito democratico è nato e l’altra cosa lì, una destra-destra, invece, no?

Sanitese

“La prevenzione: il rilancio sulla base dell’evidenza scientifica”:
Il potenziamento della programmazione delle attività di prevenzione appare lo strumento efficace con il quale guidare il processo di revisione degli interventi di prevenzione oggi erogati. Vanno quindi privilegiati gli interventi e le azioni previsti e consolidati in specifici programmi e piani appositamente definiti, non sottovalutando comunque il ruolo e l’efficacia di norme previste a garanzia della salute collettiva.

venerdì 26 marzo 2010

Democrazia diretta

Leopardi "il Giraffa"

Altro che triste. Va a finire che Silvia era una escort.

martedì 23 marzo 2010

lunedì 22 marzo 2010

Il genio avventato

Perche' piace a volte la tirannia? Avversione alla secolarizzazione e alle degenerazioni della modernita'? Speranza di incarnazione di teorie belle, Stato giustizia e liberta'? Che' poi bisogna distinguere i totalitarismi dalle tirannidi illuminate e dalle monarchie assolute con un filo di luce soltanto, per esempio.

domenica 21 marzo 2010

Le elezioni, la piazza, le intercettazioni

Una reggenza provvisoria Petraeus in Italia? Cosi', una terza repubblica coordinata dai militari, affinche' l'italiano medio si dimentichi di eroi, santi e salvatori. Una venticinquina d'anni. Ok?

giovedì 18 marzo 2010

Foruncoli e cancrena

C'è qualcosa di più esagerato dell'ossessione di Berlusconi per Santoro (e Floris) ed è la nostra ossessione per l'ossessione di Berlusconi per Santoro (e Floris). O in generale per l'ultima malefatta di B. in ordine di tempo. Per esempio, quando abbiamo scoperto che Berlusconi andava ai compleanni delle minorenni siamo diventati tutti femministi. Tutti. Subito. La settimana scorsa ci accorgiamo che il vecchio porco ha problemi con timbri e firme e diventiamo degli appassionati di timbri e firme (il che è ancora meno credibile della frenesia femminista di un anno fa). E adesso tocca difendere Santoro. Di cosa stiamo parlando, in realtà? Di un sintomo. Uno fra tanti. Mettiamo che Berlusconi sia un'orribile malattia degenerativa che colpisce le democrazie immature. Fingiamo che questa malattia abbia numerosi sintomi: perdita della vista e dell'udito, schizofrenia e paranoia, gli arti vanno in cancrena, e sul naso qualche orribile foruncolo. Ecco, mi sembra che noi stiamo fissando un po' troppo il foruncolo. Il foruncolo poi non è mai uno solo: ne spuntano diversi; grosso modo ce n'è sempre uno più grande degli altri che attira l'attenzione di noi medici antiberlusconiani. Per esempio, l'anno scorso di questi giorni scoppiò il foruncolo del gallismo: tutti a vedere Videocracy e Il corpo delle donne. Poi il foruncolo rientrò (in concomitanza col ritrovamento di foruncoli trans su governatori di centrosinistra), e sembrò scoppiare quello mafioso: Berlusconi era colluso con la mafia, quindi improvvisamente ci ricordammo di essere tutti grandi ammiratori di Falcone e Borsellino. Il che è vero, tra parentesi, ma... fermi tutti, Berlusconi ha fatto chiudere Santoro! E Floris! è un attacco al pluralismo. Va bene, mettiamoci pure a criticare l'attacco al pluralismo dell'informazione televisiva di uno che ha il monopolio della suddetta da vent'anni. Continuiamo a strizzare foruncoli a un malato terminale; a pretendere rispetto delle regole da uno che le regole se l'è mangiate digerite e cagate da tempo; a chiedere l'intervento di un arbitro (il presidente della Repubblica, o la magistratura) che sovverta un risultato che è stato comprato anni fa. Un antiberlusconismo così superficiale è perfettamente complementare al berlusconismo: è quel tipo di rancore che lo stesso Berlusconi nutre con un dosaggio sapiente di arroganza e faccia tosta. L'importante è che le prime cinque o sei pagine dei quotidiani parlino di lui: dei foruncoli e non della cancrena.
Leonardo

mercoledì 17 marzo 2010

La critica degli aggettivi fatti

Michelle Kerns, su Examiner.com, ha messo in fila una ventina di aggettivi e formule sfruttatissimi dai recensori letterari. Variamente mescolati, producono un fai da te della critica, e volendo si può organizzare una tombola: vince il primo lettore che ne trova cinque nello stesso articolo. Perlopiù si tratta di parole che dicono e non dicono, fanno un gran polverone senza andar troppo nei dettagli, suggeriscono senza sbilanciarsi. “Provocatorio”, per esempio, si applica bene a tutto: vale per un romanzo che fa a pezzi l’etica come noi la conosciamo, ma anche per un romanzo che va controcorrente e celebra le virtù contadine. “Crudo” è appena meno maneggevole, presuppone un lettore adulto che non abbia un’idea consolatoria della letteratura e dei suoi dintorni. Ma basta accoppiarlo con “commovente” per riacchiappare i renitenti che vogliono affezionarsi ai personaggi. “Trascinante”, specialmente se il libro supera le trecento pagine, funziona come una bacchetta magica, e vale lo stesso per il neologismo “unputdownable”, impossibile da mettere giù (si intende: dopo aver letto le prime righe). “Attuale” fa da irresistibile calamita per chi legge i libri con l’intenzione di parlarne in società. Molto praticato anche il riferimento ad altri titoli di successo, che si suppone possano far scattare la scintilla: il “Codice da Vinci” ha aperto la strada a innumerevoli complotti universali, Philip Roth viene chiamato come garante appena un giovanotto ebreo debutta con il suo primo romanzo.

Gli ex post missini sono mejo

Un po' vaga, la Flavia.
Serve o no una svolta di moralizzazione nella politica italiana? Come si determina? Il tema dell’immigrazione può essere affrontato solo con un approccio securitario? È giusto o no che i ragazzi stranieri nati in Italia siano cittadini a tutti gli effetti? Un partito che si chiama “della libertà” può occuparsi, oltreché di intercettazioni, di regolamentare la libera scelta di chi convive? Di dare speranze alle giovani donne e uomini che cercano una prospettiva per il futuro? Crediamo o no nella laicità dello Stato? Crediamo o no che vada premiato il merito più che i diritti di casta? Che tutti debbano avere uguali opportunità? Che la politica non sia casting ma impegno, e anche missione? Che leadership significhi guidare processi politici e non solo accodarsi ai sondaggi?

martedì 16 marzo 2010

Olimpo da Sassoferrato

Penso un pensier qual pensa se pensate /
pensate dica al sempre pensier mio /
mio pensier che sol pensa si me amate /
amate come v'amo d'ognora io /
io che pensando penso si bramate /
bramate contentare il mio desio /
desio de servir voi, voi sol mio scudo /
scudo nel quale ogni pensier mio chiudo.
Da Pensar d'Olimpo, Pegasea. Il liuto e l'anima.

domenica 14 marzo 2010

Sessuofobia erotica

Fino al fatale 1958 il peccato rese gloriosa ogni cosa: una sbirciata alle gambe di una ragazza in bicicletta, su su fino al buio dove qualcosa di bianco pareva intravvedersi, conduceva difilato nel regno infero ove da vivi solo gli eroi omerici avevano avuto accesso. Però, però, esistevano davvero le candide fanciulle da insozzare con le nostre bramosie? Magari! Le birbe uscivano sì dalle scuole delle suore ma non vedevano l’ora di dartela, anche nell’androne del loro palazzo, in piedi. Le borghesi si scandalizzavano solo del fatto che tu pensavi di scandalizzarle e le contessine erano le più svelte coi preservativi. Eri costretto a contartela su, a sforzarti di vederle sante, oppure dovevi cercarle altrove, tra le proletarie comuniste. Lì trovavi le ragazze timorate di quel gran dio onnipotente e misterioso che è… il Capitale, e che tu, per grazia ricevuta, rappresentavi. Le vedevi combattere coraggiosamente le piccole commissarie del popolo, tormentate dubitavano, chiedevano consiglio persino al parroco, finché, tra le lacrime, ti donavano il corpo e l’anima, che tu ne facessi quel che volevi nella garçonnière che spartivi con due rampolli dalla faccia da schiaffi.

Quando morì Papa Pacelli, nel fatale 9 ottobre del 1958, lo stesso mese e anno in cui la legge Merlin chiuse i bordelli, l’archiatra pontificio Riccardo Galeazzi Lisi, novello Griso, tradì il suo padrone fotografandolo in punto di morte e consegnando l’odioso bottino ai giornali. Fu la prima pubblica dissacrazione della più sessuale intimità: l’agonia e morte di un semidio. Ebbe così inizio l’inesorabile decadenza dell’eros in occidente. I figli dei fiori e il libero amore, le comunità promiscue e fumate, il culto della perversione, la tivù scollacciata e la moda burina, hanno propiziato la catastrofe. Che per eccitarsi, con risultati deprimenti, si faccia ricorso alle cassette porno, alla pedofilia e a tutto il resto, la dice lunga ma anche brevissima, dice frigidità. Sesso in pillole, pillole del giorno dopo che dovrebbero cancellare ogni conseguenza dell’amore e invece cancellano solo l’amore e il bambino generando odio e mostri; droghe che sforzandosi di potenziare l’eros in realtà lo anestetizzano, sicché l’urlo interiore: “chi sta scopando al mio posto!?”. La parola d’ordine è “non pensare!”, ma senza pensiero la sessualità langue. E’ il pensiero di compiere qualcosa di peccaminoso, di audace, d’irreparabile, di unico ed eterno, che conferisce all’atto sessuale una gloria incancellabile nonostante tutti gli accorgimenti. Il peccato provoca, interroga, costringe a pensare, fa sudare, stringe in una morsa dolorosa; scrollarsi di dosso il peccato, per molti l’unico appiglio al simbolico, comporta svaporare nell’immaginario più sfrangiato.

U.Silva

venerdì 12 marzo 2010

Manifestamente inutile

Simplex est sigillum veri: anche i politici manifestano e non è una sinecura. Ci fu un tempo invero un po' sinistro in cui studenti, giovani operai e rinfocolatori di professione manifestavano una volta a settimana per far vedere che c'erano due società contrapposte e una di queste era molto incazzata. Tutto si esaurì per crollo nervoso. Da quel concime, venen fuori la pianta no global e pacifista, sfiancata in poco tempo dall'impossibile raggiungimento di qualsiasi obiettivo.

E' cominciata a scendere in piazza anche la cosiddetta prima società, quella tutelata dal sistema dei partiti. I girotondini, i tre milioni accorsi al Circo Massimo per difendere l'articolo 18, anche Walter Veltroni chiamò e fece un bel pienone. Sembrava che finalmente le magnifiche sorti e progressive eccetera eccetera: i girotondini ballarono una sola estate, Moretti si è rimesso a fare cinema d'autore per il suo piacere e per il nostro, Cofferati ha fatto qualche anno il sindaco a Bologna con poco piacere degli amministrati, Walter si è messo a scrivere romanzi dolenti. Questo per dire che manifestare è una fiammata di voluttà: incanta ma non porta da nessuna parte. E non sempre porta bene.

Il Family Day doveva essere un tornado per il centro destra: non lasciò tracce. Eugenia Roccella è sempre lì, Savino Pezzotta è nell'opposizione, la politica per la famiglia langue.

Ora sfilano Bersani, Di Pietro, il popolo rosso, rosa, verde, rosso verde, rosa verde, rosso rosa verde. E viola. Se si mettessero d'accordo almeno su un colore sarebbe già un passo avanti. Si presenta a seguire anche il Cav. che però ha una particolarità: questo paese lo governa, è il premier. Da mesi e mesi non trova il tempo per parlare nell'aula di Montecitorio ma quello per manifestare sì. Strano paese.

L.Pace

lunedì 8 marzo 2010

Il golpe e l'uva



Napolitano ed i dirigenti del PDL hanno organizzato il golpe in questo modo.

Schizofrenia biologica

Ma il tre, quella cifra davanti allo zero, non era il numero perfetto? Me ne sento a volte 20 a volte 40, di anni, ma 30 mai.

domenica 7 marzo 2010

Un'estate fa

L'elogio di Langone dell'ultimo libro conservator-chic di Camilla Baresani.

Supergolpe

Ma a Di Pietro non gli prende mai un golpe?

sabato 6 marzo 2010

Segnali preoccupanti

E' piu' preoccupante Wilders in Olanda o gli estremisti islamici in Europa?

E così s'inventarono l'Italia

Strana Storia

La Storia è la scoperta dell'Altro da sé. E la più bella di tutte è la Storia Antica, perché gli Antichi erano veramente diversi da noi. Non extraterrestri, ma quasi. Diciamo che finché non si potranno studiare forme di vita extraterrestri a scuola, l'ora di Storia Antica sarà la cosa che si avvicina di più al concetto. Gli Antichi si comportavano in modi veramente strani. Non portavano pantaloni, il che a otto anni è già abbastanza sbalorditivo – si può fondare un Impero senza portare i pantaloni? Sacrificavano animali a Dei capricciosi. Non avevano l'alcol per disinfettare ma avevano già la metafisica. Costruivano piramidi e non avevano l'acqua corrente. Il passato è un pianeta stranissimo. La Storia secondo me dovrebbe insegnare soprattutto questo: a mettere da parte il buonsenso, a pensare che le cose sarebbero potute andare in modo molto diverso, a ragionare sull'Altro. A mettere del distacco tra noi e noi, perché questo distacco alla fine ci servirà anche quando vorremo riportare l'obiettivo su di noi.

giovedì 4 marzo 2010

Terza repubblica?

Certe cose, però, sono vere. Sono vere e basta.

Sono vere indipendentemente da come le chiami, le strumentalizzi, le getti in caciara elettorale. Ossia: il tasso di democrazia interna ai partiti non è mai stato così basso. Le inchieste giudiziarie sono mine vaganti. La magistratura si muove apertamente contro il governo mentre il governo si muove apertamente contro la magistratura. Il Parlamento non è mai stato così irrilevante, professionalmente squalificato, succube di decisioni prese altrove in base a sondaggi volanti. L’opposizione storica non è mai stata così infiacchita, impotente. Il Pdl sembra una monarchia in subbuglio. La cancellazione per un mese di molti programmi giornalistici, in effetti, non si era mai vista: una censoria stupidaggine che favorirà le disaffezione degli elettori già a rischio astensione. Ogni istituzione è delegittimata. I Di Pietro e i guastatori professionali soffiano su ogni fuoco. Eccetera.

Detto questo, io non ho tanto paura che in questo Paese possa esserci una svolta autoritaria: ho paura che possa esserci qualsiasi svolta senza che neppure ce ne accorgiamo. Ho paura che, presi dalla faziosità, non riusciamo più a chiamare le cose – vere – col loro nome. Ho paura che questo Paese affoghi ancora di più nell’ignavia, nell’accidia, in quell’indolenza molto italiana che, mischiata alla crisi e alla paura, è prodromo di ogni peggio.

F.Facci

Liste lasche

Un pdl confuso; un pdl senza padri; un pdl di incompetenti; un pdl fantasma e un pdl vero.
Insomma, una figura dimmerda. Pero' c'e' anche il precedente dei radicali.

Vampiri liberal

Adesso anche il vampiro ci viene proposto in tutte le salse, moltiplicato, pluralizzato, serializzato. Ci manca solo la Barbie vampira nel suo castello di Moplen con tanto di gothic-Jacuzzi e poi abbiamo visto tutto. Così il vampiro si inflaziona e perde il suo charme; diventa il vicino di casa un po’ scemo che invece di fare la spesa al supermercato ogni tanto si succhia qualche ragioniera di passaggio. Praticamente uno sfigato con dei disturbi alimentari. Per non parlare poi di quando smette anche di essere cattivo. Che dire di quei poveretti di Twilight che, siccome sono vampiri sì, ma con il senso di colpa, succhiano solo lepri, caprioli, cervi e altri mammiferi della fauna nordamericana? Ma siamo matti? Cos’è, una versione ematica del metadone? Il vampiro dev’essere cattivo, santo cielo! Va bene che siamo in tempi di relativismo e che abbiamo capito che l’unica certezza è che non ci sono certezze, ma se cominciamo anche a sindacare i miti è veramente la fine. Adesso che perfino l’Inter si è messa a vincere non ci sono proprio più certezze. Poi dice che i ragazzini crescono sbandati in mancanza di parametri di riferimento…

martedì 2 marzo 2010

Tutto sugli anni '80

Si parte dall'arresto di Paul McCartney il 7 gennaio 1980 a Tokyo per possesso di marijuana, per chiudere il 29 Dicembre 1989 con Havel e Dubcek che si affacciano in piazza San Venceslao a ringraziare i coraggiosi connazionali protagonisti della commovente "rivoluzione di velluto".
In mezzo, tanti eventi che ci guideranno lungo la fine della guerra fredda, dell'aphartheid e di tante dittature sudamericane ed attraverso strabilianti invenzioni quali Cd Rom, videogiochi, web.

lunedì 1 marzo 2010

Tutelare l'homus

Le donne, specie le giovani d'oggi, vogliono e sanno far coesistere carriera e successo con famiglia e ruolo di genitrice. Il quadro generale descritto dal professor Matthias Franz lascia poche speranze. Vediamolo: ben più ragazzi che non ragazze (60 su cento) interrompono gli studi. Le donne in media vivono 5 anni più a lungo. Sanno condurre una vita più sana, indulgono meno dei maschi ai malsani piaceri di fumo, alcol e droghe, sono colpite più raramente da infarto o altre malattie cardiovascolari. A scuola e nelle università sono più brave, si applicano con più concentrazione, e con idee più chiare su cosa vogliono fare da grande. "Insomma, nell'istruzione, nella salute ma anche quanto a conoscenza della propria identità, i maschi offrono un quadro desolato". E senza un aiuto, istituzionale e politico, rischiano di non farcela.

Politica e Geografia

Panebianco conferma la mia lettura di una politica indissolubilmente legata alla geografia e alla storia del popolo. Di piu', al carattere di una nazione. Questo scrivevo qualche tempo fa a proposito delle polemiche sulla via per Craxi.
"Poveri noi che crediamo al potere moralizzatore della politica, che non sappiamo che siamo vittime della nostra storia e del nostro carattere, che non ci ricordiamo che non serve invocare giustizia e puritanesimo per la casta se noi giusti e puritani non siamo. Da noi la Riforma non c'e' stata. Gli italiani sono controriformati, barocchi, arzigogolati, anche un po' greci e bizantini. Da noi esiste la confessione che tutto salva, il nord-Europa e l'America non ce l'ha."

Da Asterix ad Avatar

Secondo Leonardo l'impero romano non si studia piu'.
L'articolo rimane sul vago ma ci sono un paio di idee interessanti.

Carduccite

«Il mì Giosuè, poverino, ha consumato la gioventù curvo, giorno e notte, sui libri, senza conoscere l’amore. Così, ora, quando gli capita a tiro un po’ di ciccia disposta al letto si rifà con tutti gli arretrati». Il «Giosuè» è Carducci, il poeta Vate del Risorgimento italiano mentre la fabulatrice delle sue tarde scoperte sessuali è la moglie, Elvira Menicucci, madonna popolana e fiorentina. Una signora materna, bonaria e cornificata più volte dal poeta con la «ciccia carnosa», come si dice in Toscana delle donne floride. A leggere il ritratto che Gian Carlo Fusco verga su Carducci, nel suo viaggio - I mille e una notte - al di là dell’osceno risorgimentale, c’è di che sdilinquirsi. «In fatto di sesso - nota - a quel che risulta Carducci fu un tardivo. Nella sua prima gioventù le uniche donne con le quali se la fece (e per le quali, forse, se le fece) furono impalpabili o meglio ancora, non palpabili: Venere, Diana, Circe, Nausicaa, le ninfe boscherecce...».
M.Lenzi