giovedì 17 settembre 2009

Regimetta di bellezza

Si parla tanto di regime, regime di qua, regime di là. Ecco: miss Italia è proprio la classica emissione di regime. Il trionfo del perbenismo, di quella lussuria morbosa ma controllata, confinata nel registro istituzionale. Le nostra brave, sane ragazze italiane, stuzzicanti ma in fondo tutte future spose, mamme, però anche moderne, al passo coi tempi, “determinate”, quante volte la si è sentita questa maledetta parola!, che significa solo decise a passare su ogni cadavere pur d'arrivare. Con le brave famiglie italiane intente a vigilare, a tifare, a lottare insieme a loro: “determinate” le mamme quanto e più delle figlie. Davanti a una giuria che non è una cosa seria, come in tutti i concorsi all'italiana. Sotto gli occhi dei signori dottori direttori generali, ben avvitati in prima fila. Con la regione furbetta che vota al cellulare a manetta, così promuove la sua figlia prediletta (e poi dicono che il sud ha problemi di cinghia). E la Carlucci è la perfetta conduttrice di regime: perbenista, perbenina, affettuosetta, ma quando occorre sbrigativa con le stalentate. Rassicurante nella sua implacabile prevedibilità. Mediocritas non aurea. Ma di regime sì.
Massimodelpapa

Non inneggio all’ignoranza, ma alla diversità, al diritto di essere orgogliosi perché belli e perché la bellezza può essere strumento di successo, senza doversene vergognare. E invece sembra doveroso e moralmente corretto dire: «È bella ma anche...», come se quel ma anche che si aggiunge consenta un riscatto da quella cosa immorale e antiegualitaria che è la bellezza. Questo prudente atteggiamento moralistico lo si è visto anche al concorso di Miss Italia. Le ragazze da premiare non devono essere soltanto belle, per carità! E allora ecco le giovinette in fiore declamare le loro virtù e le loro conoscenze per mostrarsi belle e colte, belle e grondanti moralità.

Miss Italia diventa un’offesa ideologica alla bellezza. Un paio di gambe, un sedere, un seno due occhi intensi e una bocca sensuale non possono essere semplicemente belli e la proprietaria di questo ben di dio non può essere premiata solo per questa sua fortuna. No, deve essere anche bella dentro, essere belle fuori non basta. Si faccia allora un concorso per le belle dentro e si rispetti il millenario significato culturale della bellezza che appare e si manifesta gloriosa ai nostri sguardi. E gli ipocriti non vadano a fare i giurati dei concorsi di bellezza.

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