Che significa "da qualche parte".
Siamo sempre da qualche parte. Solo che la mente e il cuore ci arrivano prima. Sono dannatamente più rapidi dei nostri piedi.
"...e gli confida di considerare il suo principale alleato irrispettoso di qualunque istituzione: sia essa il Quirinale, il Parlamento o la Corte Costituzionale...".
Fini si è dimenticato di aggiungere il Corpo Elettorale (che è fatto da quelli che, come me, nella Destra credono - ed oggi si sentono Figli di un Dio Minore - e non coincide, come pensa Don Silvio, con le tette e le anche delle escorts...).
Fini ha sbagliato, ma - cazzo - ha detto quello che qualsiasi Italiano non ancora del tutto rimbambito dal calcio di Sky e dai programmi RAI e Fininvest vede, ascolta e, alla fine, pensa.
l’iniziativa di Fini che in una prima fase forse poteva essere giudicata tentativo di arricchire culturalmente e dunque politicamente il centrodestra, è divenuta poi operazione più complessa. In realtà, sin dall’inizio mi è sembrato difficile separare la proposta culturale dalla manovra in un politico come Fini: senza dubbio era molto europea l’idea di integrare un’anima laica a quella più attenta alla sensibilità religiosa nel centrodestra italiano anche su questioni controverse come quelle del “fine vita”.
Però farlo mentre si tentava di costruire un nuovo rapporto con l’Udc, aveva un’arietta di intrigo che tanti fatti successivi hanno confermato: compreso il fatto che Fini abbia cercato una mediazione con gli uomini di Pier Ferdinando Casini piuttosto che con quelli del suo stesso partito.
La stessa impressione me l’ha data l’idea di agitare la questione dell’immigrazione soprattutto per colpire il rapporto tra Pdl e Lega, indebolendo così Giulio Tremonti, che veniva nello stesso momento messo sotto tiro dai fininiani schierati con il partito della “spesa pubblica”.
Né – diciamo così – mi ha convinto l’uso delle accuse a orologeria delle procure campane per regolare pubblicamente i conti con Nicola Cosentino. Tutto questo intrecciarsi di grande respiro culturale, manovrette con stile un po’ da sicari, qualche reggicodismo delle procure militanti non mi sembra costituire la base opportuna per costruire un nuovo partito più democratico e partecipato di cui pure c’è il massimo bisogno nel centrodestra. Concordo che si è esagerato nel rumore per le ultime dichiarazioni finiane.
Però lo stile del presidente della Camera ricorda sempre più quello di Claudio Martelli nel 1992, che anche lui non diceva cose in sé esorbitanti (per esempio sull’onore da ridare ai socialisti) ma che erano ispirate solo ed esclusivamente dall’anteporre le questioni della propria immagine a quelle dell’affrontare l’asprezza e le urgenze dello scontro politico.
Il tutto aggravato in Fini da un inelegante mescolare ruolo istituzionale ad attività da capocorrente: il che non solo non c’entra con Nilde Jotti, che mai avrebbe organizzato una corrente siciliana contro il Pci di allora, ma neppure con Casini che perlomeno usava Marco Follini per evitare di sporcarsi le mani. Naturalmente la politica deve avere una sua autonomia rispetto all’etica, alla psicologia e persino all’estetica, e dunque sarebbe opportuno che il centrodestra – se è ancora possibile – trovasse la forza per uscire da questa fase senza rese dei conti.
Ma a occhi chiusi (e senza la possibilità di sciogliere le Camere in caso di nuovi agguati giustizialisti) non si va da nessuna parte. Certo non si supera il vitalismo un po’ pre-istituzionale berlusconiano, non si resiste però neanche alle offensive di Repubblica né si rimedia alle manovre “sotto le parti” di Fini.
Sono ignorante, lo ammetto senza alcun problema. Ho letto il pezzo di Festa (un pò di sfuggita). E poi l'ho riletto (con calma). E poi ho (ri)letto con attenzione alcuni passaggi che mi sembravano critici.
Morale: di quello che intendeva/voleva/sperava di dire, io non ho capito un cazzo.
Caro Stefano, si: verissimo. Ma è (anche) per questo che, a costo di passare per qualunquista (cosa che non sono), dico che, in questo povero Paese, parlare e/o scrivere di "politica", ormai, è diventata cosa per "dotti" o "addetti ai lavori". E questo, secondo me, non è giusto.
Io non sono un "politico", in senso tecnico, ma seguo - e con Passione! - le cose del "popolo" - ergo le vicende del mio Paese.
Possibile che, quando si tratta di spiegare le "cose della Politica", chi dovrebbe illuminarci, alla fine, ci "aiuta" a capire ancora di meno?!?
Secondo me, qui, c'è un problema. Un GROSSO problema. Un problema che, probabilmente (e qui faccio il dietrologo), si vuole che rimanga tale.
Quale problema?
Quello della comunicazione e comprensione.
E si: perchè il giorno in cui anche i "non-addetti ai lavori" capiranno il linguaggio della Politica, per una generazione di papponi sarà, inevitabilmente, la fine...
...e tra i "papponi" ci metto anche quelli che, pur non essendo dei Politici (tecnicamente), SULLA Politica e sulle sue "cose", ci scrivono (senza farsi capire) e ci mangiano (senza meriti e senza pudore)...
p.s.: non conosco il Sig./Dr Festa, ma se tanto mi dà tanto...
6 commenti:
"...e gli confida di considerare il suo principale alleato irrispettoso di qualunque istituzione: sia essa il Quirinale, il Parlamento o la Corte Costituzionale...".
Fini si è dimenticato di aggiungere il Corpo Elettorale (che è fatto da quelli che, come me, nella Destra credono - ed oggi si sentono Figli di un Dio Minore - e non coincide, come pensa Don Silvio, con le tette e le anche delle escorts...).
Fini ha sbagliato, ma - cazzo - ha detto quello che qualsiasi Italiano non ancora del tutto rimbambito dal calcio di Sky e dai programmi RAI e Fininvest vede, ascolta e, alla fine, pensa.
Il commento di Festa:
l’iniziativa di Fini che in una prima fase forse poteva essere giudicata tentativo di arricchire culturalmente e dunque politicamente il centrodestra, è divenuta poi operazione più complessa.
In realtà, sin dall’inizio mi è sembrato difficile separare la proposta culturale dalla manovra in un politico come Fini: senza dubbio era molto europea l’idea di integrare un’anima laica a quella più attenta alla sensibilità religiosa nel centrodestra italiano anche su questioni controverse come quelle del “fine vita”.
Però farlo mentre si tentava di costruire un nuovo rapporto con l’Udc, aveva un’arietta di intrigo che tanti fatti successivi hanno confermato: compreso il fatto che Fini abbia cercato una mediazione con gli uomini di Pier Ferdinando Casini piuttosto che con quelli del suo stesso partito.
La stessa impressione me l’ha data l’idea di agitare la questione dell’immigrazione soprattutto per colpire il rapporto tra Pdl e Lega, indebolendo così Giulio Tremonti, che veniva nello stesso momento messo sotto tiro dai fininiani schierati con il partito della “spesa pubblica”.
Né – diciamo così – mi ha convinto l’uso delle accuse a orologeria delle procure campane per regolare pubblicamente i conti con Nicola Cosentino.
Tutto questo intrecciarsi di grande respiro culturale, manovrette con stile un po’ da sicari, qualche reggicodismo delle procure militanti non mi sembra costituire la base opportuna per costruire un nuovo partito più democratico e partecipato di cui pure c’è il massimo bisogno nel centrodestra.
Concordo che si è esagerato nel rumore per le ultime dichiarazioni finiane.
Però lo stile del presidente della Camera ricorda sempre più quello di Claudio Martelli nel 1992, che anche lui non diceva cose in sé esorbitanti (per esempio sull’onore da ridare ai socialisti) ma che erano ispirate solo ed esclusivamente dall’anteporre le questioni della propria immagine a quelle dell’affrontare l’asprezza e le urgenze dello scontro politico.
Il tutto aggravato in Fini da un inelegante mescolare ruolo istituzionale ad attività da capocorrente: il che non solo non c’entra con Nilde Jotti, che mai avrebbe organizzato una corrente siciliana contro il Pci di allora, ma neppure con Casini che perlomeno usava Marco Follini per evitare di sporcarsi le mani. Naturalmente la politica deve avere una sua autonomia rispetto all’etica, alla psicologia e persino all’estetica, e dunque sarebbe opportuno che il centrodestra – se è ancora possibile – trovasse la forza per uscire da questa fase senza rese dei conti.
Ma a occhi chiusi (e senza la possibilità di sciogliere le Camere in caso di nuovi agguati giustizialisti) non si va da nessuna parte. Certo non si supera il vitalismo un po’ pre-istituzionale berlusconiano, non si resiste però neanche alle offensive di Repubblica né si rimedia alle manovre “sotto le parti” di Fini.
Sono ignorante, lo ammetto senza alcun problema.
Ho letto il pezzo di Festa (un pò di sfuggita).
E poi l'ho riletto (con calma).
E poi ho (ri)letto con attenzione alcuni passaggi che mi sembravano critici.
Morale: di quello che intendeva/voleva/sperava di dire, io non ho capito un cazzo.
Povero me...
Festa qui puo' sembrare sibillino o farraginoso. Ma anche le manovre di Palazzo lo sono.
Caro Stefano, si: verissimo.
Ma è (anche) per questo che, a costo di passare per qualunquista (cosa che non sono), dico che, in questo povero Paese, parlare e/o scrivere di "politica", ormai, è diventata cosa per "dotti" o "addetti ai lavori".
E questo, secondo me, non è giusto.
Io non sono un "politico", in senso tecnico, ma seguo - e con Passione! - le cose del "popolo" - ergo le vicende del mio Paese.
Possibile che, quando si tratta di spiegare le "cose della Politica", chi dovrebbe illuminarci, alla fine, ci "aiuta" a capire ancora di meno?!?
Secondo me, qui, c'è un problema. Un GROSSO problema.
Un problema che, probabilmente (e qui faccio il dietrologo), si vuole che rimanga tale.
Quale problema?
Quello della comunicazione e comprensione.
E si: perchè il giorno in cui anche i "non-addetti ai lavori" capiranno il linguaggio della Politica, per una generazione di papponi sarà, inevitabilmente, la fine...
...e tra i "papponi" ci metto anche quelli che, pur non essendo dei Politici (tecnicamente), SULLA Politica e sulle sue "cose", ci scrivono (senza farsi capire) e ci mangiano (senza meriti e senza pudore)...
p.s.: non conosco il Sig./Dr Festa, ma se tanto mi dà tanto...
Posta un commento