Più la sento e più mi piace. Parlo del ministro Gelmini, democraticamente bollata come troia e puttana dagli ottimi studenti, ma anche da professori e perfino da maestri delle elementari che rimandano a casa gli alunni con lo zainetto colmo di volantini propagandistici della Cgil scuola. O che fanno loro intonare i canti di lotta e di protesta concludendoli con l'avvertimento in stile “anni formidabili” alla ministra-velina. O che incitano gli studenti a diffamarla, quando non la minacciano loro stessi, via internet, spacciandosi per allievi. Se i contradditori sono di questo spessore, trattasi di medaglie al valore. Anche l'ultima uscita della Gelmini mi trova concorde: i bidelli che ci stanno a fare? È ammissibile che si debba buttare dalla finestra oltre un miliardo di euro in appalti esterni per le pulizie? Con gli istituti che regolarmente piangono miseria.
Bazzico il pianeta scuola da dieci anni, e mi sono reso conto che il livello generale è pessimo. Certo, non mancano gli insegnanti di vaglia, e con alcuni ho anche avuto la fortuna di lavorare (voi sapete chi siete). Ma sono i primi a patire (ammettendole fra i denti) le mortificazioni di un corpo docente imbarazzante: i nipotini del '68, di prodigiosa militanza e ignoranza, frustrati a brandelli, autentiche nullità chiamate a costruire l'educazione dei cittadini di domani. E senza il minimo senso di realtà e di responsabilità: si preoccupano solo e immancabilmente di se stessi, non vogliono mollare quella che considerano una cattedra dovuta (e magari è piovuta dal cielo sconfinato del clientelismo). Sindacalizzati come sono, non tollerano alcun sindacato sul loro operato, non accettano altra logica del tengo famiglia. Gente che non si preoccupa della scuola in cui lavora ma solo della sua “collocazione a sinistra”, manco fosse un imperativo categorico. Di qualche prof sono stato compagno di classe, o altrimenti in rapporti: mi piacerebbe raccontare com'erano da studentesse (o come sono ancora oggi) certe verginelle che danno della mignotta alla Gelmini, Madre di tutti gli alibi, squilibri mentali inclusi. La verità è che la stragrande maggioranza di chi la bolla coi peggiori epiteti dovrebbe solo andarsene a casa, perchè, tanto o poco che sia, quello stipendio lo ruba tutto. Incapaci di insegnare, buoni ad alimentare una intolleranza a tutto ciò che non coincide col proprio tornaconto e con le proprie banalità ideologiche, difese, anche questo potrei raccontarlo con nomi e cognomi, con attempati o infantili appelli alla lotta (armata), all'odio pregiudiziale, al diritto di zittire e di bocciare l'infame in ragione di cosa legge, scrive, pensa. Non credo che l'andazzo oggi sia tanto diverso dai miei tempi, quando facevano carriera compagni, in tutti i sensi, che nei temi infilavano, tra mille strafalcioni, il peana ipocrita e delirante per la lotta armata. Oggi ho l'assai poco vago sospetto che basti un fugace passaggio sulla “meretrice Gelmini” e lo “sporco nano” Brunetta, magari condito da un'arguta allusione alla indiscutibile pedofilia dell'altro “mostriciattolo”, per guadagnarsi il sette più, anzi otto. Del resto, lo afferma anche l'intellettuale Asor Rosa, uno dei radiosi maestri del '68, teorico della “violenza progressiva”: la scuola è l'ultimo avamposto di comunismo.
I risultati sono da anni sotto gli occhi di tutti, e si riflettono allegramente in una classe giovanile che è la peggiore d'Europa. Scuole gestite da idioti, università che sono bordelli legalizzati, giustamente umiliate nelle classifiche di merito (l'ultima, del Times Higher Education, è di ieri e pone la migliore delle italiane, quella di Bologna, in 174° posizione...). Ma nessuno vuol cambiare niente, men che meno chi impara, si fa per dire: conviene scaricare ogni colpa sul regime e le sue televisioni. Berlusconi cascherà, ormai l'abbiamo capito, e non è una gran perdita, lui le riforme (liberali) non è in grado di farle, è solo in grado di gestire l'emergenza, specie se coincide con la sua emergenza. Ma dovesse tornare al potere la sinistra, sarà la fine di ogni limite al peggio. Perchè non c'è niente da fare, la sinistra postcomunista, che nei sentimenti resta marxista o cattocomunista, ha per vocazione la tutela dell'evanescenza, del parassitismo e dell'impunità; la sua cultura è puro jovanottismo in salsa pseudorivoluzionaria (in realtà conservatrice della peggior specie). E non cambierà: basta vedere in tv certi trasandati alfieri della docenza politicamente corretta, cioè raccomandata. Hanno in sé qualcosa di irrimediabile, in quell'aspetto e quei discorsi fastidiosamente sudaticci. Ogni valorizzazione dell'èlite, della qualità, di una cultura solida, da quelle parti è bandita, perchè sanno di non poterne fare parte. La loro legge è una sola: tanto peggio, tanto meglio.
Bazzico il pianeta scuola da dieci anni, e mi sono reso conto che il livello generale è pessimo. Certo, non mancano gli insegnanti di vaglia, e con alcuni ho anche avuto la fortuna di lavorare (voi sapete chi siete). Ma sono i primi a patire (ammettendole fra i denti) le mortificazioni di un corpo docente imbarazzante: i nipotini del '68, di prodigiosa militanza e ignoranza, frustrati a brandelli, autentiche nullità chiamate a costruire l'educazione dei cittadini di domani. E senza il minimo senso di realtà e di responsabilità: si preoccupano solo e immancabilmente di se stessi, non vogliono mollare quella che considerano una cattedra dovuta (e magari è piovuta dal cielo sconfinato del clientelismo). Sindacalizzati come sono, non tollerano alcun sindacato sul loro operato, non accettano altra logica del tengo famiglia. Gente che non si preoccupa della scuola in cui lavora ma solo della sua “collocazione a sinistra”, manco fosse un imperativo categorico. Di qualche prof sono stato compagno di classe, o altrimenti in rapporti: mi piacerebbe raccontare com'erano da studentesse (o come sono ancora oggi) certe verginelle che danno della mignotta alla Gelmini, Madre di tutti gli alibi, squilibri mentali inclusi. La verità è che la stragrande maggioranza di chi la bolla coi peggiori epiteti dovrebbe solo andarsene a casa, perchè, tanto o poco che sia, quello stipendio lo ruba tutto. Incapaci di insegnare, buoni ad alimentare una intolleranza a tutto ciò che non coincide col proprio tornaconto e con le proprie banalità ideologiche, difese, anche questo potrei raccontarlo con nomi e cognomi, con attempati o infantili appelli alla lotta (armata), all'odio pregiudiziale, al diritto di zittire e di bocciare l'infame in ragione di cosa legge, scrive, pensa. Non credo che l'andazzo oggi sia tanto diverso dai miei tempi, quando facevano carriera compagni, in tutti i sensi, che nei temi infilavano, tra mille strafalcioni, il peana ipocrita e delirante per la lotta armata. Oggi ho l'assai poco vago sospetto che basti un fugace passaggio sulla “meretrice Gelmini” e lo “sporco nano” Brunetta, magari condito da un'arguta allusione alla indiscutibile pedofilia dell'altro “mostriciattolo”, per guadagnarsi il sette più, anzi otto. Del resto, lo afferma anche l'intellettuale Asor Rosa, uno dei radiosi maestri del '68, teorico della “violenza progressiva”: la scuola è l'ultimo avamposto di comunismo.
I risultati sono da anni sotto gli occhi di tutti, e si riflettono allegramente in una classe giovanile che è la peggiore d'Europa. Scuole gestite da idioti, università che sono bordelli legalizzati, giustamente umiliate nelle classifiche di merito (l'ultima, del Times Higher Education, è di ieri e pone la migliore delle italiane, quella di Bologna, in 174° posizione...). Ma nessuno vuol cambiare niente, men che meno chi impara, si fa per dire: conviene scaricare ogni colpa sul regime e le sue televisioni. Berlusconi cascherà, ormai l'abbiamo capito, e non è una gran perdita, lui le riforme (liberali) non è in grado di farle, è solo in grado di gestire l'emergenza, specie se coincide con la sua emergenza. Ma dovesse tornare al potere la sinistra, sarà la fine di ogni limite al peggio. Perchè non c'è niente da fare, la sinistra postcomunista, che nei sentimenti resta marxista o cattocomunista, ha per vocazione la tutela dell'evanescenza, del parassitismo e dell'impunità; la sua cultura è puro jovanottismo in salsa pseudorivoluzionaria (in realtà conservatrice della peggior specie). E non cambierà: basta vedere in tv certi trasandati alfieri della docenza politicamente corretta, cioè raccomandata. Hanno in sé qualcosa di irrimediabile, in quell'aspetto e quei discorsi fastidiosamente sudaticci. Ogni valorizzazione dell'èlite, della qualità, di una cultura solida, da quelle parti è bandita, perchè sanno di non poterne fare parte. La loro legge è una sola: tanto peggio, tanto meglio.
Massimodelpapa
3 commenti:
Articolo molto interessante, ricco di spunti di riflessione - ahimè - non solo credibili, ma fondati.
Però che la scuola di oggi faccia schifo a causa - prevalente - della sinistra e del comunismo io non lo credo.
La scuola fa schifo perchè i prof. sono scadenti (impreparati e paraculati, ma in maniera tale da coprire l'intero arco parlamentare) e gli studenti non hanno (in larga maggioranza) nè voglia di apprendere, nè educazione.
E questa non è una colpa del comunismo (o del fascismo).
Questo è un altro portato fattuale dei tempi in cui viviamo, i quali esaltano la proprietà (assoluta), il possesso (che vale titolo...) e l'apparenza, al pari dello status sociale (voluto, cercato o già posseduto).
L'articolo è bello, ma si presta ad atroci strumentalizzazioni.
Perchè la violenza, l'ignoranza ed il ciarpame intellettuale, così come non sono una conseguenza dei geni, non sono neppure un portato del credo politico.
Ripeto e chiudo: se si è stronzi, fancazzisti, volgari e violenti (come lo sono queste parole, scelte ad hoc), la colpa non credo che sia nè del nostro materiale biologico, nè delle nostre tendenze politiche (le quali possono "concorrere", ma NON "generare"...secondo me).
Attenzione: a creare i martiri, al pari dei mostri, non ci vuole molto...
Concordo con te. Ma continuo a credere nella divisione dell'umanita' in destra e sinistra. Il discorso e' un po' lungo, e ha a che vedere con la differente visione dell'individuo e della collettivita', e bilanciamento tra diritti e doveri, liberta' e autorita', sfera intima e sfera pubblica, fede e ragione, ismi di qua e ismi di la' et cetera.
Non parliamo di comunismi, ma di visioni diverse connaturate alla mentalita' durante le varie epoche. La destra e la sinistra le intendo come entita' civili e culturali, e come tali esistevano anche 3000 anni fa.
A parte questo, e' un dato di fatto storico e non di credo politico o di pregiudiziale partitica, che mezzo secolo di DC in Italia, condita con la catastrofe del '68 e le rivendicazioni del PCI, abbiano portato ad un sistema non piu' accettabile di casta, ad una struttura non piu' sostenibile di corporazione. Chi e' contro le riforme della scuola (e di molto altro) e' un paraculo che chiama liberta' il privilegio, e' un reazionario che difende l'ancien regime al grido di rivoluzione.
Poi e' chiaro, oltre alla storia e al nepotismo e al clientelismo e al sono-amico-del-vescovo-fammi-entrare e al ho-la-tessera-del-PSI-ci-sono-prima-io c'e' da considerare come diceva Indro l'indole degli italiani, il volemose bene e altre squisite caratteristiche di inefficienza e parassitismo insite nella storia del popolo. Ma anche questo e' un altro discorso.
Condivido (ottima la citazione del MITICO Indro!).
E poi, in fondo, anche il nostro cervello ha due emisferi, e non mi pare che essi, nonostante tutto, vadano granchè d'accordo...
Posta un commento