...dall’autore di libri pregevoli come Microcosmi ci si attende qualcosa che abbia un respiro ampio. Nel 1998 lo scrittore Martin Walser nello stesso contesto pronunciò un discorso dirompente: cari amici tedeschi, disse, ora basta con i sensi di colpa nei confronti dell’Olocausto, e soprattutto finiamola di usare le tragedie della Seconda guerra mondiale come una clava morale per delegittimare i nemici politici. Ne uscì una polemica clamorosa e importante, non ancora conclusa. Invece Claudio Magris, come si legge nella trascrizione dell’intervento pubblicata dal Corriere della Sera, ha parlato ai tedeschi di Roberto Calderoli, delle ronde e, più in generale, delle tristi condizioni in cui a suo dire versa la democrazia italiana.
Magris da «patriota» spera che la «peraltro incantevole» Italia «non sia all’avanguardia in senso negativo: il fascismo, dopotutto, in Europa, lo abbiamo inventato noi». Vane speranze, è evidente. Secondo lo scrittore, la barbarie, sotto forma di populismo e intolleranza nei confronti degli immigrati (con riferimento indiretto ma chiaro alla Lega), avanza come un carro armato. Il populismo, in particolare, è «una gelatinosa totalità sociale» che distrugge i valori fondamentali. La «gelatinosa totalità sociale» aggredisce, come il mostro alieno di Blob, il senso della giustizia: «L’insofferenza crescente per la legge che persegue i reati e la limitazione del potere della magistratura» esprimono «il torvo sogno di una vita senza legge o con meno legge possibile, ossia di una giungla, di una condizione di bellum omnium contra omnes, in cui i forti trovino pochi ostacoli nello schiacciare i deboli».
Il passaggio lascia perplessi però, alla fine, siamo sempre nell’ambito della critica al capitalismo senza regole come forma di darwinismo sociale e alle lamentele sulla democrazia senza democrazia, cioè sui regimi in cui la democrazia è solo formale e non sostanziale. Roba vecchia come il cucco. Quello che segue è invece una novità. Dopo la tirata in favore della legge e dei magistrati, Magris butta lì un esempio davvero singolare: il professore di filosofia Toni Negri, autore di «elucubrazioni pseudo-rivoluzionarie» di cui si sono «nutrite le Brigate Rosse sotto il cui imbecille piombo reazionario sono caduti molti rappresentanti dell’Italia migliore», ha dichiarato «la propria solidarietà a Berlusconi, in quanto entrambi perseguitati dalla magistratura». Pare di capire, nell’oscuro brano, che il parallelismo sia il seguente: eversivo Toni Negri, eversivo Silvio Berlusconi. E tutti e due sarebbero persone «indegne» che minacciano la giustizia e quindi la pace. Olè. Alla faccia della penetrante capacità di analisi che - dicono gli intellettuali - contraddistingue gli intellettuali.
il Giornale
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