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M'arrazzo
Spiegatemi una cosa, parlando del caso Marrazzo. Non mi ci raccapezzo. Mi sono letteralmente perduto nei suoi dintorni. Forse è perché sono preso da intensa pietà per Giuseppe D’Avanzo, una prosa politica e civile costretta per l’eternità a inseguire lo scandalo privato in materia sessuale, un grande dell’informazione criminale indotto dal destino cinico e baro a occuparsi ormai soltanto di storie d’alcova, distribuendo torti e ragioni, e richieste di dimissioni per le diverse forme, come dice lui, di sexual addiction. Forse è per questo che non afferro il busillis. Ma insomma, spiegatemi.Se fosse vero che siamo sessualmente corretti, quanto lo siamo politicamente e ideologicamente, non ci sarebbe ragione di fare tutto questo ambaradan. Non siamo estremamente evoluti? Non siamo moderni e perfino postmoderni? Non insegniamo ai pupi come si fa a mettere il preservativo? Non diciamo che ogni tipo di sesso equivale a un altro? Che ci si deve poter sposare tra maschi e tra femmine? Che anche solo criticare il comportamento sessuale non convenzionale di un’altra persona è espressione di omofobia, turpe sentimento retrogrado? Non siamo certissimi che si debba cominciare precocemente, e senza il rischio di “essere puniti” da un figlio, con l’aborto adolescente pronto anche senza l’autorizzazione dei genitori? Non decliniamo la gender culture nei termini di maschio, femmina, gay, e appunto transgender? Non abbiamo ornato le istituzioni, dal Parlamento all’Isola dei famosi, di presenze simboliche trans? Non esaltiamo la privatezza di ogni forma di desiderio, di amore, di ginnastica sessuale? E allora, che problema c’era? Lettore ipocrita, mio simile e fratello, ti rendi conto che Marrazzo avrebbe dovuto convocare una immediata conferenza stampa, subito dopo l’irruzione dei carabinieri truffaldi che lo hanno ripreso in mutande, e avrebbe dovuto dire a testa alta, altissima, che il suo desiderio erotico è diverso da quello tradizionale e che il suo stile di vita ha pregnanza esistenziale analoga a quella di un qualunque buon padre di famiglia, e che dunque nessuno può ricattarlo e lui, come uomo pubblico, deve poter restare in sella e testimoniare i sui valori di autodeterminazione, anche erotica o sessuale, senza problema alcuno? Invece non lo ha fatto, pensava di non poterlo fare, e ha implorato i suoi boia di “non rovinarlo”, di “non fargli del male”, esattamente come si sarebbe comportato un qualunque uomo pubblico in ambito puritano, preso in mezzo in una storia di caduta nel peccato. Eppure su questi temi era stato freddato il commissario Buttiglione, da quel consesso di famiglie allargate del Parlamento europeo, e la sua pretesa di distinguere sì il peccato dal resto, ma di non cancellare in quanto cattolico il concetto del peccato, era stata considerata un arnese oscurantista nelle mani di un papista indegno di far parte dell’alto consesso illuminista di Bruxelles. Ma, insomma, vi rendete conto del paradosso? La sinistra laica e colta ed evoluta ha cercato per mesi di indurre Berlusconi a vergognarsi dei suoi inviti a cena e in villa e del suo sesso un po’ a casaccio, della sua instancabilità privata divenuta favola pubblica infinita, e non ne ha ricavato alcunché, salvo un diploma a Harvard erogato a Ezio Mauro dai discendenti dei Pilgrim Fathers, ma ora che com’era fatale tocca a uno di loro, e poveraccio gli è toccato in circostanze veramente grottesche dalle quali ciascuna persona di animo buono gli augura di risollevarsi al più presto, ora sono costretti a pregiudicare anche la loro filosofia relativista del sesso, del desiderio, del piacere che non conosce disciplina moralistica, sostanza etica: ora non si può nemmeno fare l’amore in pace con un trans, bacchettoni sessuofobici che non siete altro.Giuliano Ferrara
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