L’integrazione e la sicurezza non sono un gioco di società per benestanti e benpensanti .
Al direttore - Pur non essendo della sua parte politica ho stima della sua intelligenza e a quella mi rivolgo. Il decreto sicurezza? Ma veramente pensa anche lei che la nostra sicurezza sia messa a rischio da quei poveri scalcagnati di extracomunitari che sbarcano in Italia sui barconi? E non dai narcotrafficanti e in genere dalla criminalità organizzata che ormai si è insediata (abbiamo lasciato che si insediasse) nei più diversi settori dell’economia del paese, dal movimento terra, al cemento, ai rifiuti, eccetera. I narcotrafficanti nigeriani che sono sicuramente ben potenti sono in Italia e in particolare in Campania perché i Casalesi hanno aperto loro le porte, i governi, locali e nazionali hanno lasciato fare, e non sono certo venuti sui barconi, o crede anche lei a questa favoletta? Allora regolamentare il flusso degli immigrati è sicuramente giusto, ma con realismo e saggezza (grida vendetta il fatto che debbano permanere nei centri di accoglienza che sono estremamente degradati per sei mesi, ci ha fatto un giretto?), ma in un decreto sicurezza in un paese come l’Italia al primo posto va messa la battaglia contro la criminalità organizzata che significa nuove regole per gli appalti. Marinella Pomarici
Comincio ad arrabbiarmi. La buona coscienza non mi piace. Porta l’ipocrisia e la menzogna, si mente a se stessi e poi alla comunità. Facile curarsi insensibilmente del dolore esotico, lontano, simbolico, ideologico, trascurando quello concreto. Facile aver pena del mondo, dei poveri, ed essere sordi alle pene del vicino di casa, perché è opulento. Non è una colpa essere italiani o veneti o quel che volete voi, e promuovere l’unica integrazione possibile, quella fondata sulla disciplina sociale e sulle compatibilità culturali. Penso al dolore degli imbarcati e imballati e affogati, che le agenzie dell’Onu consolano alla meno peggio, ma i respingimenti cancellano; al dolore delle vittime dell’insicurezza, che non è una bandiera xenofobica della Lega, ma una realtà di cui si prende carico un ottimo ministro dell’Interno, uno che la lotta ai Casalesi e alla mafia la fa non a chiacchiere, gentile signora. L’Italia deve attrezzarsi per combinare le misure per la sicurezza con quelle per l’integrazione, ancora troppo deboli ed inefficienti, e questa è una responsabilità del governo da sollecitare e sorvegliare. Ma che la clandestinità non sia più una condizione angelica, come pensa il mio amico monsignor Marchetto, bensì un’infrazione: questo è logico, e socialmente giusto. Sono per l’integrazione e, se la demografia lo imporrà, anche per il meticciato: ma non è un gioco di società per benestanti e benpensanti, trattasi di una cosa seria. Elefantino
La pupa e il secchione
2 mesi fa
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