martedì 21 luglio 2009

Rosin a Patrizia

Gentile signorina D’Addario,
Guardi che la sua patria è stata creata da un Re che fu un sottaniere assai meno educato, gentile e spiritoso del cavalier Berlusconi. Parlo naturalmente di quel gran cafone di Vittorio Emanuele II di Savoia, del quale io, donna Rosa Vercellana, detta “la bela Rosin” per il mio piacevole sembiante, fui soltanto la più rinomata delle sue numerose concubine. Non poche di quelle signore, tutte femmine bellocce come me, praticavano, fra l’altro, il medesimo mestiere mercenario in cui oggi, mutatis mutandis (cambiate cioè le mutande) si esercita anche lei. Però nessuna di noi osò spingere il suo patriottismo decidendo di rivelare che tipo di amante zozzone e sboccato era a letto, persino durante l’amplesso, quell’arzillo sovrano savoiardo.

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