Avviso alle anime belle. È meglio che questo libro non lo leggiate. Non troverete il buonismo, il solidarismo mellifluo, gli atteggiamenti tartufescamente «super partes», la fatidica «memoria condivisa».
Alla soglia delle sue ottanta stagioni, Piero Buscaroli con Dalla parte dei vinti - Memorie e verità del mio Novecento (Mondadori, pagg. 505, euro 24, nelle librerie domani) riscrive la storia della propria vita e della vita italiana del secolo scorso. È un libro caparbio, sincero, che non teme di essere sgradevole, fatto di tante staffilate e di poche, pochissime carezze. Un libro di parte? Sì, la parte dei vinti. Brillante inviato del Borghese, commentatore del Giornale, direttore del Roma di Napoli, coltissimo musicologo, autore di opere biografiche su Bach, Mozart e Beethoven che sono altrettante pietre miliari, Piero Buscaroli ricompone in questo libro la trama dei ricordi e delle migliaia di carte, articoli, appunti, taccuini, lettere che hanno intessuto la sua esistenza per dare alle stampe quello che a qualcuno potrebbe apparire un raffinato Zibaldone fra storia e memoria, musica e letteratura, e che invece è una dichiarazione di guerra. Lo ebbe a dire lui stesso comparendo in televisione nel 2005 accanto a Giuliano Ferrara nel sessantennio del 25 aprile. Alla solita domanda sulla sua appartenenza politica rispose: «Non mi considero un “reduce”, un “orfano di Salò”, sono un superstite della Repubblica Sociale Italiana in territorio nemico».
La pupa e il secchione
2 mesi fa
3 commenti:
http://www.ilgiornale.it/cultura/zibaldone_dun_secolo_baro_vissuto_parte_vinti/26-01-2010/articolo-id=416712-page=0-comments=1
Lo compro: MI PIACE GIA'!
Editori italiani, davvero volete pubblicare libri di storia nel 2010? Fossi in voi lascerei perdere, farei slittare le uscite all’anno prossimo. Mi è appena arrivato “Dalla parte dei vinti” di Piero Buscaroli (Mondadori), cinquecentoventuno pagine da starci svegli la notte, l’opera di una vita fra storia e memoria, politica, musica, letteratura, giornalismo, viaggi: sessantasette anni di documentatissimo, inesausto furore. Dentro ci sono spunti per dodici mesi di polemiche sulle pagine culturali, per almeno quattro interviste di Stefano Lorenzetto, per cinquantadue elzeviri di Pierluigi Battista, per trecentosessanta preghierine mie. Editori, fate luogo al maestro di scrittura e di invettiva che si confronta direttamente con Guicciardini e Leopardi, non costringete i vostri autori a un confronto umiliante.
Langone
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