venerdì 8 gennaio 2010

Patto matto

Nel Lazio patto con la
Polverini, ma non con la PDL. In Puglia patto con Boccia, ma non con Vendola
o con il PD. In Campania patto di non belligeranza con l'Italia dei Valori,
ma non accordi né con il PD, nè con la PDL, nè con Bassolino, forse con
Mastella. In Sicilia patto con chi ci sta ci sta. Ma si è già votato e
siamo pure alla terza crisi. In Sardegna patto con chi potrebbe vincere. Ma
non si vota. In Umbria patto contemporaneo col PD e la PDL, col mistero di
come siano riusciti a stipularli. In Toscana patto con chi fa programmi per
la famiglia e il lavoro. In Emilia patto con la Confindustria locale e con
l'Associazione Bagnini. In Veneto patto con tutti quelli che sono contro
Zaia. In Friuli patto strategico con la CGIL, ma è solo formalismo, anche
lì non si vota. In Molise appoggia la lista di Famiglia Cristiana ma guarda
anche a Di Pietro, che ha casa lì vicino. In Lombardia patto strettissimo
con Formigoni e la PDL, da Comunione e Liberazione non si scappa. In
Piemonte patto parziale con sinistra e libertà, anzi solo col segmento
libertà, perchè è giusto scappare dalla sinistra. In Liguria patto
alternativo con i Camalli, con un occhio però a Montecarlo. Nelle Marche
patto intensissimo con i calzaturifici (Casini veste Todd's). In Calabria
avevano cercato rapporti con liste antindrangheta, ma quando si è capito
che avrebbero perso, hanno cercato rapporti con le liste pro ndrangheta. E
così sono tredici in tutto i patti stipulati per le regionali del 2010,
più tre strategici. Politica dei due forni? Beh io la chiamerei la politica
della patta. Anzi del "patto".

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