...Non abbiamo più un passato da venerare e un futuro da aspettare, e dunque una tradizione in cui selezionare ciò che passa e salvare ciò che resta. La guerra civile tra passato e futuro si è conclusa con la sconfitta d’ambedue e la vittoria inappellabile del presente. Il culto del presente nega il capolavoro, che ha bisogno di sguardi lungimiranti oltre il muro del tempo; il presente non consegna l’Opera alla storia né tantomeno ai posteri, non elegge classici; consuma sul posto l’essere appena appare, fino a farlo sparire. Senza la dimensione della storia e la proiezione nel futuro non è possibile partorire la grande opera.... Il genio annega nel delirio narcisista dell’egocentrismo di massa, nell’invidia egualitaria, nel pari diritto al riconoscimento della genialità e nella congiura della mediocrità organizzata. Nella mediocrazia universale, nell’uguaglianza metafisica delle anime o della loro assenza, il genio è un’anomalia arcaica, frutto iniquo della diseguaglianza e cicatrice deformante della disparità. Il genio è pregiudicato e rinnegato.
1 commento:
"nihil non mortale tenemus, pectoris exceptis ingeniique bonis" (sono andato a pura memoria: se ho cannato...Sorry!)
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