Ho di nuovo sognato. C'era un vecchio amico che si tirava fuori dalle difficoltà ricorrendo alla sua maggiore risorsa: una sincerità candida, con un bell'orgoglio e un notevole coraggio. Ecco il risultato.
Onorevoli colleghi.
Ho chiesto ai signori presidenti delle Camere di riunire le assemblee per comunicazioni del governo, e mie personali, della massima urgenza. E vi ringrazio per l'attenzione.
Da alcuni mesi una intensa campagna di stampa, originata da una vicenda strettamente privata com'è un divorzio, ma pubblicamente esposta in forma esasperata e polemica da una moglie offesa, rappresenta il capo del governo come la sentina di tutti i vizi personali possibili: si insinuano rapporti impropri con ragazze minorenni, si favoleggia di una pantagruelica dipendenza dal sesso, si mettono in discussione vacanze e divertimenti privati spesso estesi a ospiti, anche di stato, e infine si suggerisce il coinvolgimento diretto e consapevole del premier in un giro di prostituzione.
Questa campagna si avvale di strumenti suggestivi, di incursioni illegali nella privacy delle mie abitazioni, di allusioni e insinuazioni che parlano chiaramente dell'inimicizia feroce, e della mancanza di scrupoli oltre che di senso delle proporzioni, con cui si conduce nel nostro paese la lotta politica a mezzo di stampa. Per via di alcuni errori di comunicazione, io stesso ho contribuito ad alimentare questo caos bene orchestrato, senza rendermi conto dei suoi scopi e del danno che poteva causare, non tanto alla mia personale reputazione, quanto alla funzione di presidente del Consiglio dei ministri che svolgo da oltre un anno e per la terza volta su mandato chiaramente espresso dagli italiani.
Me ne rammarico, e cerco di chiudere il capitolo, per quanto riguarda il governo, con queste parole che sto pronunciando.
D'altra parte, la situazione non è senza precedenti nelle democrazie occidentali, dove il confine tra la privacy e gli obblighi di status legati all'esercizio di funzioni pubbliche è labile, ma c'è.
Per citare il caso più alla portata della nostra memoria, la maggiore potenza del mondo qualche anno fa cominciò a ruotare vorticosamente per mesi intorno ad affari di sesso addebitati all'inquilino della Casa Bianca, ma la differenza dalla faccenda che ci riguarda è che il presidente Clinton ebbe la possibilità di combattere per la sua immagine personale di fronte a regolari procedure di incriminazione per ostruzione della giustizia, e la marea di dettagli sulla sua vita privata era contenuta nell'alveo di una procedura di impeachement giustificata dalla violazione di regole processuali, dall'imputazione di avere mentito davanti a una giuria. Clinton alla fine fu seriamente ferito, con un voto di censura della Camera dei rappresentanti, ma compì il suo mandato e lasciò la Casa Bianca con un forte apprezzamento, mai venuto meno, dell'opinione pubblica americana.
Questa campagna di stampa è un'altra cosa.
Ha quell'informalità selvaggia, e sprezzante del diritto individuale, che è tipica di certe ondate forcaiole che hanno attraversato il nostro paese negli ultimi vent'anni.
Ho detto sul mio onore, e confermo, di non avere mai fatto sesso con minorenni, di non avere pagato per la soddisfazione di piaceri sessuali.
Mi sono limitato a condurre uno stile di vita personale che, lo riconosco, è esposto alla malizia e alla cattiveria di chi mescola risentimenti privati e lotta politica, rancori e frustrazioni pubbliche con lo sfogatoio livido ad personam, l'attacco senza scrupoli persino all'integrità di un uomo nell'educazione dei suoi figli, quello che noi chiamiamo denigrazione sistematica e che gli anglosassoni chiamano uccisione in effigie, character assassination.
Avendo testimoniato la mia verità, ed essendo convinto di non poter essere persuasivamente smentito in alcun modo e da alcuno, respingo questa campagna scandalistica come un volgare ordito di insinuazioni malevole sulla mia privata condizione di uomo, e perfino sul mio stato di salute, che non è mai stato così buono nonostante qualche acciacco e molto malumore; e chiedo alla classe dirigente del paese di mettere da parte ogni tentazione, questa sì avvilente per le istituzioni, di sostituire alla lotta politica, anche la più aspra, la strategia del pettegolezzo e del colpo basso.
Non sarei del tutto sincero se non aggiungessi le mie scuse per eccessi e disinvolture che hanno contribuito a rendere possibile questa incresciosa situazione.
Non me la caverò con la celebre battuta del presidente americano Grover Cleveland: "Gli americani sanno di non aver eletto un eunuco".
Sono davvero rammaricato per aver cooperato oggettivamente, al di là di ogni mia intenzione specifica, al dipanarsi di questa campagna che tende a disonorare le istituzioni e il paese.
E alle scuse deve affiancarsi una spiegazione.
Il mio profilo privato è stato parte della mia discesa in campo nella politica italiana.
Quel che ho fatto, nel bene e nel male, e quel che farò, dipende dal mio status anomalo di non professionista della politica. Mi mancano certe ipocrisie dell'uomo pubblico professionale, ma anche certe accortezze e sensibilità verso la tutela dell'apparenza istituzionale.
La mia fedeltà alle istituzioni e il mio lavoro, non a chiacchiere ma nei fatti, per governare il paese e far funzionare il suo sistema politico e di decisione, questo è affare che riguarda il giudizio dei cittadini su di me e sulla cooperazione attiva, e senza ombre, con i miei ministri e con i parlamentari della maggioranza.
Da questo punto di vista intendo compiere fino in fondo il mandato che è stato affidato alla maggioranza, alla coalizione e al partito di cui sono il riferimento e la guida. Voltare pagina per il bene del paese è necessario.
Credo che la parte maggiore dell'opposizione parlamentare lo comprenda.
Credo che il passato dimostri come siano vani i tentativi di delegittimare chi riscuote il consenso degli italiani con mezzi impropri.
Ma chi volesse tenere comunque aperto il capitolo opaco dei veleni e della maldicenza, senza tener conto del carattere limpido del mio comportamento, scuse comprese, deve sapere che in questa maggioranza e in questo governo, come nel suo presidente, c'è abbastanza orgoglio per respingere ogni ulteriore attacco e abbastanza umiltà per andare avanti con tenacia e spirito di servizio, senza affatto escludere di rimettere la decisione finale agli italiani che non vogliono rivedere la spazzatura nelle strade e nelle prime pagine della stampa tabloid.
Elefantino
4 commenti:
http://www.ilfoglio.it/soloqui/2684
Silvio Berlusconi ha annunciato che è pronto un programma di governo, assolutamente serio e assolutamente concreto, per il prossimo anno.
Di sicuro la notizia farà molto piacere a tanti italiani: che proprio di serietà e di concretezza sentono gran bisogno mentre attorno a loro impazza il carnevale delle veline scosciate e delle rivelazioni carpite. Spazzatura, dice il presidente del Consiglio, e la liquida come tale: osservando che ben altri devono essere i suoi impegni e i suoi motivi di preoccupazione in un momento di vacche magre per l’Italia (e per il mondo). Ha ragione.
Poi aggiunge che questa robaccia tracimante da ogni pubblicazione non vale la pena di leggerla: e qui sono di parere diverso.
Meglio porre attenzione a quel fango.
Ne può anche derivare un insegnamento sugli atti e sui detti, pur privi di qualsiasi rilevanza oltrepassante il pettegolezzo, che i potenti devono evitare.
Ma il punto iniziale - usciamo dal garbuglio della maldicenza osé, guardiamo alle vere scommesse e incognite del futuro - rimane pienamente valido.
Il Paese ha una forte voglia di ripartire, dopo una lunga stagione di ristagno e di ripiegamento. Se il Cavaliere, l’uomo del fare, dà il via alla carica dei 60 milioni che porterà il Paese a nuovi traguardi può essere certo d’avere con sé la stragrande maggioranza degli italiani.
Però sia l’incalzare della recessione - la si ritenga o no ai suoi ultimi colpi di coda - sia l’infuriare del pecoreccio impongono l’urgenza per la ripartita.
Non è una scoperta. Lo sa benissimo anche Berlusconi: il quale ripete, ogni volta che gliene si offre l’occasione, d’essere come premier senza poteri.
E sottolinea che le riforme istituzionali non possono avere una matrice unicamente partitica, e ancor meno apparire faziose. Per motivi ideali e per motivi procedurali esigono un consenso molto largo che è difficile ottenere.
Sacrosante verità.
Ma è triste pensare che non ci sia proprio scampo e che il Parlamento, capace di trovare miracolose unanimità per aumentarsi i soldi non le trovi mai, o quasi mai, per modifiche costituzionali e legislative che tutti sanno non solo utili ma indispensabili.
Nella sua chiacchierata dopo il voto il Cavaliere ha ricordato alcuni meriti del governo - rifiuti di Napoli, Alitalia, la riforma del processo civile - e ha lodato la bravura dei ministri, in blocco.
L’Italia peraltro aspetta ancora che Berlusconi superi il sesto grado superiore di difficoltà governativa. In vista del quale tanti governi della Repubblica si sono rassegnati alla sconfitta: ossia la riforma della pubblica amministrazione. Senza di essa l’azione dello Stato si impantanerà sempre nell’inefficienza di chi dovrebbe portarla a compimento.
Diciamolo con franchezza. Del gossip c’è sempre importato poco.
Ma se davvero Silvio ci farà questo regalo, la riforma delle riforme, non ce ne importerà più nulla di nulla.
Saranno anche problemi minori.
Ma davvero vorrei che il presidente operasse da chirurgo sulle spropositate indennità di troppe cariche elettive, e che lo facesse anche a costo di attirarsi mugugni e magari rifiuti di eurodeputati, deputati nazionali, senatori, consiglieri regionali.
L’uomo approdato alla politica dall’esterno - come disturbatore - ha qualche volta dato l’impressione d’essere stato cooptato dal Palazzo.
Ed è l’ultima cosa che i suoi elettori vogliono. Insieme a questo modesto ma sincero suggerimento, un altro vorrei indirizzarne al Cavaliere (sia chiaro che è esclusivamente farina del mio sacco).
Rinunci a ogni iniziativa parlamentare che possa anche trasversalmente e indirettamente essere collegata a suoi interessi o difficoltà. Ho la convinzione ad esempio che una materia come la legislazione penale, in ogni sua forma, vada maneggiata con la massima circospezione.
Per tante altre cose - voglio citare il disboscamento della giungla legislativa - la ripartita può procedere al galoppo. Sarà accompagnata da una standing ovation degli italiani.
Mario Cervi
Addio Quirinale.
Più che portare ad elezioni anticipate - «non converrebbe nemmeno al centro sinistra» - i festini a palazzo Grazioli e villa Certosa rischiano di far sfumare il viaggio del premier - «Papi l'aprostata» - verso il Colle, verso la poltrona di presidente della Repubblica.
Ne è convinto Roberto D'Agostino, voce graffiante di Dagospia, il sito che grazie a quella che D'Agostino ribattezza «sputtanopoli» ha raggiunto i 770 mila contatti (pagine aperte) in un giorno solo.
E dietro «i bassifondi di Bari», che solleticano i pruriti degli italiani c'è un intrigo di potere che va ben aldilà dei confini italiani.
D'Agostino si aspettava che da Noemi saremmo arrivati all'inchiesta di Bari?
Non mi stupisce perché se uno ha dieci fanciulle può tacitarle con un posto in tv e qualche carica istituzionale, ma se le ragazze diventano molto più numerose difficilmente può accontentarle tutte. Significa un po' andarsela a cercare.
Soprattutto se prendi in casa chiunque, senza alcun controllo.
Dietro lo scandalo c'è più della denuncia di una ragazza?
Mi pare chiaro. Questo scandalo sarebbe potuto scoppiare già un anno fa.
E invece i poteri forti aspettano, tengono tutto nel cassetto fino al momento giusto.
Berlusconi si è messo contro i poteri forti che lo vedono come un rivale d'affari.
Ci saranno pesanti ripercussioni politiche nel Paese?
Il vero scopo di questo operazione non credo sia la caduta del governo.
L'opposizione stessa è cauta perché rischia di rimetterlo comunque in sella.
Quello che Berlusconi perde è piuttosto la poltrona di presidente della Repubblica dopo Napolitano.
Lui perde e vince Fini che fa l'uomo delle istituzioni: è più capo dello Stato lui di Napolitano.
Quindi niente elezioni anticipate?
Potrebbero anche accadere se Berlusconi vedesse che il suo consenso si erode in tempi brevi, ma non è detto che Napolitano lo assecondi.
Potrebbe preferire un governo tecnico anche perché sa che il centro sinistra non è pronto a governare. D'altro lato abbiamo la Lega che ha conquistato il Nord e rischieremmo di avere le ronde padane in piazza. Se la politica è intelligente le conviene tenersi Berlusconi sotto schiaffo.
Gli italiani le sembrano scandalizzati per quel che sta accadendo?
Per niente, non siamo puritani ma cattolici...chi è senza peccato scagli la prima pietra, no.
Quello che vediamo uscire dai bassifondi baresi è la superficie.
Sotto ci sono gli affari, non si scappa.
Dietro la campagna moralistica di Repubblica c'è De Benedetti che non può più comprare una centrale elettrica perché il governo gli ha bloccato tutto.
I figli di Berlusconi l'hanno difeso in una prima fase, crede che interverranno ancora?
Non credo. Possiamo dire che per una volta le colpe dei figli si ripercuotono sui padri.
Se all'epoca Berlusconi avesse venduto Mediaset e la Mondadori, aziende oggi bollite, non avrebbe avuto conflitti di interesse e avrebbe evitato la reazione dei poteri forti.
Cosa ha colpito di più gli utenti di Dagospia di tutta questa storia?
C'è stato un grande dibattito sulla prostata sul fatto che anche se Berlusconi è stramiliardario il tumore alla prostata, diagnosticatogli nel '96, gli ha tolto l'erezione che per un uomo è tutto.
Come scrive Ida Magli il pene rappresenta il potere. Tutto ciò che esprime il potere è verticale.
Il viagra ha portato una rivoluzione perché consente agli uomini di vivere appieno la sessualità fino a un'età avanzata.
Chi però affronta l'intervento alla prostata non prova più questo e cerca altre forme.
Sembra che la crisi dell'Italia sia un problema di prostata...
Non solo dell'Italia. È da sempre così. Mitterrand ha preferito morire piuttosto che operarsi.
Qual è la battuta più bella che le hanno scritto i lettori di Dagospia?
Quella che mi è piaciuta di più è «Per fortuna che Berlusconi ha un problema alla prostata se no a palazzo Grazioli doveva aprire un asilo nido».
http://www.francobechis.it/
Berlusconi-Sircana e il ddl sulla prostituzione...
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