Cosa c'è dentro di me? Rispondono i bloggers
La coscienza è la lente dell'universo su se stesso
Il post del cosmologo Amedeo Balbi
Abbiamo girato la domanda: 'Cosa c'è dentro di me?' ai bloggers più influenti. Sulla carta si stanno esercitando sul tema della coscienza i filosofi, i docenti e gli scrittori con pagine bianche a disposizione, su invito del direttore.
Ecco l'appello di Ferrara:
"Questa è l'estate di Susan Boyle e del suo paradigma. La domanda alla quale siamo invitati a rispondere, se solo lo si voglia e con molto disincanto, è semplice: che c'è dentro di me. La coscienza è la regina della nostra epoca. Regina abissale, ignota, dalla quale prendiamo tutto quello che ci serve per autorizzare la nostra libertà di decidere che cosa è bene e che cosa è male. Ma la coscienza è anche il ponte tra teologia e psicoanalisi, tra la creatura umana che si pensa divinamente pensata e l'Io che scava sotto di sé alla ricerca della particella naturale, animale, che agisce e reagisce in proprio, a caso o sotto la legge dell'evoluzione creatrice. Quando ci si domandi "che c'è dentro di me", il tema dell'estate come una volta la canzone dell'estate, si è già teologi e psicoanalisti, e si meritano 14000 battute (spazi inclusi) per esibire talenti profondi, come quelli dell'anima di un Agostino d'Ippona o di Susan Boyle, al cospetto del nostro riverito pubblico. Buon lavoro".
Sul sito osiamo di più: condensare la risposta nel post di un blog. Lo abbiamo chiesto a chi i post li fa quasi di mestiere. Oggi è la volta del cosmologo Amedeo Balbi, che ha un blog.
Può sembrare strano chiedere a un cosmologo di occuparsi di un tema come la coscienza. L'ambito naturale della cosmologia è ciò che è fuori di noi, non dentro. E però, almeno un paio di illustri cosmologi contemporanei, Roger Penrose e John Barrow, hanno riflettuto seriamente sul posto che occupa la nostra coscienza nell’universo.
Nessuno ancora sa spiegare completamente come, dopo miliardi di anni di evoluzione, dagli stessi ingredienti e dalle stesse leggi fisiche che tengono insieme una stella o un cristallo, possa essere emerso un grumo di materia che pensa, si auto-osserva, e si interroga sul suo posto nel cosmo; né se ciò sia avvenuto solo una volta, qui, su questo sasso umido che gira intorno al Sole, o se sia un fenomeno onnipresente, una conseguenza necessaria dell’evoluzione cosmica.
Noi siamo un pezzo di universo, ma la complessità delle relazioni che legano fra loro gli atomi di materia nella nostra scatola cranica è inimmaginabile, se paragonata a quella che troviamo in qualunque altra parte del cosmo.
Per cui, non trovo sintesi migliore per definire la coscienza che questa: è il modo che l’universo ha trovato per conoscere se stesso. (Mi piacerebbe tanto averla inventata io, questa definizione; ma ho solo parafrasato un altro astrofisico, Carl Sagan.)
1 commento:
Io non credo che la Coscienza Umana abbia qualcosa a che vedere con l'Universo, nel senso di "nexus". Piuttosto penso che l'Universo possa essere in parte esplorato attraverso la Coscienza, nel senso che Essa è una sorta di shuttle che può superare i limiti imposti alla nostra fisicità da Tempo e Spazio. Certo, prima di usare la Coscienza come una sorta di space shuttle...ce ne vuole!
Non credo neppure nelle frasi, belle ma fini a se stesse, che tendono a vedere la Coscienza (sempre Umana) come "specchio" dell'Universo. Se così fosse, allora la Coscienza Umana sarebbe un Unicum dell'Universo. Il che non credo proprio che sia (e penso che sia assurdo anche il solo pensare che l'Unicum Universale risieda su questa palla che chiamiamo Terra...).
Come tutti gli studiosi del Cosmo, però, in fondo mi picco di essere anche - almeno un pochino - un asceta, a volte un mistico ed a volte un filosofo (ammesso che i tre suddetti termini non esprimano, in fondo, vari aspetti del medesimo fenomeno). E quando indosso quell'abito, ecco che la Coscienza inizia a recitare un ruolo dominante, nel flusso dei miei pensieri e delle mie congetture.
Ma l'Universo...l'Universo è là fuori, e osserva. E si osserva.
L'Universo è Teatro. Ed io...Io sono solo uno spettatore pagante. Ed il prezzo che si versa per vedere lo spettacolo, si sa, si chiama Vita.
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